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Autore: Kimando714    08/09/2021    0 recensioni
La vita da ventenni è tutt’altro che semplice, parola di sei amici che nei venti ormai ci sguazzano da un po’.
Giulia, che ha fin troppi sogni nel cassetto ma che se vuole realizzarli deve fare un passo alla volta (per prima cosa laurearsi)
Filippo, che deve tenere a freno Giulia, ma è una complicazione che è più che disposto a sopportare
Caterina, e gli inghippi che la vita ti mette davanti quando meno te lo aspetti
Nicola, che deve imparare a non ripetere gli stessi errori del passato
Alessio, e la scelta tra una grande carriera e le persone che gli stanno accanto
Pietro, che ormai ha imparato a nascondere i suoi tormenti sotto una corazza di ironia
Tra qualche imprevisto di troppo e molte emozioni diverse, a volte però si può anche imparare qualcosa. D’altro canto, è questo che vuol dire crescere, no?
“È molto meglio sentirsi un uccello libero di volare, di raggiungere i propri sogni con le proprie forze, piuttosto che rinchiudersi in una gabbia che, per quanto sicura, sarà sempre troppo stretta.
Ricordati che ne sarà sempre valsa la pena.”
[Sequel di "Walk of Life - Youth"]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 1 - THE START OF SOMETHING NEW


 
 
Against the sky
Streams of light
Call out to me and you
We leave as one
We’ve just begun
To find the solace we’re due
This is the life we must choose
 

L’aria gelida di inizio gennaio la faceva rabbrividire, nonostante nell’appartamento ci fosse ormai un tepore piacevole. Giulia staccò lo sguardo dalla finestra, lasciandosi alle spalle la visione dell’inverno rigido che era calato su Venezia: sembrava quasi che stesse per iniziare a nevicare e, probabilmente, durante quella stessa notte sarebbe accaduto.
Mosse qualche passo, guardandosi intorno e lasciando nascere un sorriso soddisfatto a disegnarle le labbra: l’appartamento era ancora piuttosto spoglio, e il resto del trasferimento le avrebbe portato via le ultime energie che le rimanevano. Per ora, in ogni caso, poteva dirsi contenta di come stavano andando le cose.
Passò in rassegna con lo sguardo le pareti della sala dipinte a nuovo, con i suoi colori preferiti: quel giallo tenue le dava la sensazione di pace che cercava. Si sentiva finalmente a casa, nella sua casa.
Era soddisfatta anche dei mobili nuovi, appena comprati e montati durante la settimana appena passata. Mancava ancora un divano, il forno della cucina, e qualche sedia in più, e diverse altre cose, ma lo stretto necessario c’era già: il letto matrimoniale, l’armadio, i mobili per il bagno e quelli della cucina. Di sicuro qualcosa lo avrebbe riciclato anche dall’appartamento che ancora condivideva con Caterina, ma per ora andava bene così. Ancora qualche settimana, e poi quell’appartamento sarebbe diventato perfetto.
Si sentiva anche un po’ stanca, e le sembrava ovvio, dopo aver sistemato tutte quelle cose in così pochi mesi, ma allo stesso tempo si sentiva rilassata, in pace con se stessa.
Sentì un rimbombo di passi provenire dalla stanza accanto, ed alzò lo sguardo solo quando li sentì farsi più vicini. Filippo avanzava verso di lei, i ricci scuri appena un po' spettinati e l’aria un po’ stravolta: avevano passato tutta la mattina e il pomeriggio a sistemare e pulire le ultime cose, ed ora, quando era finalmente calata la sera, la fatica aveva cominciato a farsi sentire.
-Fosse per me salterei volentieri la cena e mi butterei direttamente a letto- bofonchiò Filippo, raggiungendo finalmente Giulia, e buttandosi sopra alla prima sedia che aveva trovato.
-Ti rendi conto che questa è, di fatto, la prima notte che dormiremo qui? Nella nostra casa?- domandò Giulia, sorridente e a tratti un po’ ansiosa: le faceva ancora un po’ strano definire quell’appartamento come la loro casa. Ci avrebbe dovuto fare l’abitudine, d’ora in avanti.
-Mi sa che devo ancora realizzare bene questa cosa- ribatté l’altro, disorientato. Sembrava anche lui alquanto stranito, proprio come lei: entrare nell’ottica di quel cambiamento sembrava più difficile che mai.
-Anche io- ammise Giulia, sedendosi a sua volta in una delle tre sedie rimaste, e appoggiando i gomiti sul tavolo – Ma allo stesso tempo mi sento ... Felice. Sì, direi che è l’aggettivo giusto-.
L’unica risposta che ricevette fu il sorriso luminoso di Filippo, che rimase in silenzio stringendole una mano tra le sue.
Giulia ricambiò la stretta, il calore della pelle di Filippo che scaldava la sua; era sicura di aver riconosciuto nei suoi occhi la stessa felicità di cui aveva parlato un attimo prima.
Sì, si sentiva davvero felice.
 


- Caterina mi ha appena scritto-.
Alessio avanzava velocemente, a passi svelti lungo le calli del sestiere di Santa Croce. Aveva un freddo cane, e sperava di sentirlo meno camminando in modo così sostenuto. Di certo non correva perché erano in ritardo, certo che no: quello era solo un dettaglio piccolo e insignificante.
-E che dice?- domandò a sua volta Alice, cercando di mantenere il ritmo dell’altro, e facendo così svolazzare appena i lunghi capelli rossi.
-Che lei e Nicola sono già arrivati, e sono gli unici ad essere già lì-.
-Allora non siamo gli unici being late. Non che questo mi faccia sentire meno in colpa, you know that-.
-Siamo quasi arrivati, in ogni caso- replicò Alessio, svoltando in una calle alla sua sinistra. Riconobbe subito il posto, e finalmente poté tirare un sospiro di sollievo: erano arrivati praticamente a destinazione.
Si voltò verso Alice, le cui guance erano ormai arrossate per il freddo e anche per la camminata veloce, allungandole una mano per stringere la sua: la trascinò dietro di sé, incitandola a incedere ancor più celermente per fare prima.
Erano quasi giunti al portone del palazzo a cui erano diretti, quando, poco prima di aprirlo, Alessio notò altre due persone provenienti dalla direzione opposta a quella da dove erano giunti lui ed Alice: acuì lo sguardo, e dopo pochi secondi fu quasi sicuro di riconoscere nella figura alta e slanciata proprio Pietro. Dovette poi trattenere un moto di disgusto, nel notare la persona da cui era accompagnato.
-Non sapevo venisse anche Giada- gli sussurrò piano Alice, dietro di lui, guardando a sua volta l’altra coppia in arrivo.
-Io speravo sparisse proprio dalla faccia della Terra- sbottò di rimando Alessio, trattenendo a stento una smorfia infastidita. Accennò a spingere comunque il portone per poter entrare senza aspettarli, ma Alice lo bloccò prontamente, lanciandogli uno sguardo di rimprovero:
-Aspettiamoli, almeno-.
-Pietro lo aspetterei volentieri, ma non la cougar- replicò di nuovo lui, poco prima che Pietro e Giada fossero ad una distanza che permettesse loro di udire ciò che si stavano dicendo.
Alessio non si premurò nemmeno di fingere un sorriso di circostanza: lanciò un cenno di saluto a Pietro, ma non degnò nemmeno di un’occhiata la donna che gli stava a fianco.
-Ciao a tutti e due!- li salutò invece Alice, allegramente e sorridente; scuotendo la testa, Alessio non poté fare a meno di pensare che la sua ragazza era fin troppo buona. Non si sarebbe mai mostrata neanche lontanamente maleducata senza un valido motivo. Lui, invece, non riusciva nemmeno a fingere indifferenza di fronte a Giada.
-Pensavamo foste già arrivati- rispose subito proprio lei, ricambiando il sorriso di Alice e lanciando un’occhiata veloce ad Alessio – Ci sembrava di aver fatto un po’ tardi-.
-Infatti è così. Siamo in ritardo noi, e quindi anche voi- replicò secco Alessio, non attendendo nemmeno una risposta prima di aprire il portone d’ingresso del palazzo.
All’interno non vi era più caldo rispetto a fuori, ma di certo non tirava nemmeno la brezza gelida che li aveva investiti lungo le calli. Alessio avanzò a grandi passi senza aspettare nessuno, nemmeno Alice: ora che anche Giada si trovava lì il suo umore era decisamente peggiorato, e preferiva di gran lunga rimanere da solo, piuttosto che nel raggio di pochi metri di distanza da lei.
Prese a salire le scale, diretto al primo piano; gli altri tre lo seguivano a ruota, e sebbene Alessio non si fosse girato nemmeno una volta dietro di sé, era sicuro di sentire lo sguardo di Pietro osservarlo. Per un attimo fu tentato di fermarsi un attimo, attendere l’amico anche per poter scambiare con lui qualche parola; ma fu soltanto una tentazione passeggera, alla quale resistette. Non sopportava gli sguardi enigmatici di Giada quando si fermava a parlare con Pietro in sua presenza.
Non appena giunse sul pianerottolo notò subito due persone in piedi, accanto ad una porta in fondo al corridoio di destra: accelerò il passo, sentendosi sollevato nel constatare che Nicola e Caterina erano già arrivati. Si sarebbe potuto rifugiare da loro, perlomeno.
-Finalmente! Come al solito non vi sbrigate mai- lo rimproverò subito Caterina, a bassa voce, per non creare rimbombo nel corridoio.
-Siete qui da tanto?- domandò a sua volta Alessio, fermandosi di fronte ai due amici.
-Dieci minuti circa- rispose prontamente Nicola, le mani nelle tasche del cappotto.
Dopo pochi attimi giunsero anche Pietro, Giada ed Alice, che sembravano aver proceduto con parecchia calma.
-Siete sicuri che siano in casa?- Pietro si sfregò le mani infreddolite, fermandosi tra Nicola ed Alessio – Non vorrei che tutto questo si rivelasse un misero buco nell’acqua-.
-Sono qui, ne sono certa- Caterina non sembrava aver alcun dubbio su ciò che stava dicendo, ed appariva piuttosto sicura di sé – Giulia mi aveva detto che dovevano dare una pulita all’appartamento, prima di rimanere a dormire qui stanotte. Non credo possano aver finito da tanto-.
-In ogni caso non ci resta che provare a bussare- concluse Alessio, sperando di fare più in fretta possibile: cominciava a sentirsi un po’ troppo in gabbia, stretto tra Pietro e Giada, sotto lo sguardo di entrambi.
Nicola non attese molto: tirò fuori una mano dalla tasca, e bussò immediatamente alla porta bianca che si ritrovavano davanti.
Ora non rimaneva che attendere che qualcuno aprisse loro.
 


Giulia si riscosse improvvisamente quando sentì distintamente qualcuno bussare alla porta d’ingresso. Si volse verso Filippo, e poté constatare che anche lui sembrava altrettanto sorpreso: non aspettavano alcuna visita – non si erano ancora trasferiti definitivamente lì, e in pochissimi conoscevano l’indirizzo esatto dell’appartamento-, e non aveva idea di chi potesse essere. Il pensiero andò subito a Caterina, ma un attimo dopo Giulia ricordò che doveva essere a Padova con Nicola, per passare un pomeriggio fuori casa. E non credeva potesse essere Alessio, l’unica altra persona a sapere dove si trovasse l’appartamento: non se lo immaginava a venire a bussare così, senza preavviso e senza alcuna motivazione apparente.
Sentì bussare nuovamente, e a quel punto non poté fare a meno di alzarsi:
-Forse è meglio se vado a controllare chi diavolo c’è-.
-Vengo con te- aggiunse subito Filippo, alzandosi a sua volta e seguendola verso l’ingresso.
Giulia rimase immobile davanti alla porta per qualche secondo, interdetta: sperava non fosse una trappola di un qualche malintenzionato. Magari era solamente qualcuno che aveva sbagliato appartamento, o magari era davvero qualcuno che cercava proprio loro; in un caso o nell’altro, non le rimaneva che aprire e scoprirlo.
Fece scattare la serratura, e rimase per un attimo del tutto ammutolita, quando con una vivace esclamazione di “Sorpresa!”, si ritrovò davanti agli occhi Caterina, Nicola, Alessio, Pietro, Alice e Giada.
-Ma voi due non dovevate essere a Padova?- borbottò Giulia non appena si fu ripresa dallo sgomento, lanciando sia a Caterina che a Nicola uno sguardo torvo.
-Diciamo che il programma è cambiato all’ultimo minuto- rispose subito lei, cercando di trattenere le risate.
-Siete venuti a farci una visita di cortesia?- domandò Filippo, da dietro le spalle di Giulia, molto più sorridente e divertito rispetto a lei.
-Oh no, siamo solo venuti a controllare che non vi steste divertendo in modi piuttosto piacevoli- replicò Pietro, scatenando l’ilarità generale, e ricevendo l’ennesimo sguardo minaccioso da Giulia – Ma visto che, a quanto pare, non stavate facendo nulla di così interessante, penseremo noi a rallegrarvi e movimentarvi il resto della serata-.
Giulia non fece in tempo a rispondere nulla: dovette farsi da parte, esattamente come Filippo, per lasciar passare tutto il gruppo che le si era presentato alla porta. Notò che Caterina, Nicola e Pietro tenevano in mano diverse sporte di plastica, e non le ci volle molto per intuire che avevano intenzione di fare. Caterina, avendo già visitato l’appartamento, si era diretta con sicurezza verso la cucina, sistemando delicatamente le sporte che aveva in mano sul tavolo.
-Immagino dobbiate ancora preparare la cena- disse, non appena anche Nicola ebbe raggiunto il tavolo –In tal caso, abbiamo pensato noi a comprare qualcosa. Ci sarà una festa, qui, stasera!-.
-E questi sono alcuni pensieri per voi- aggiunse Pietro, indicando le buste che aveva portato, appoggiate ora accanto al muro della stanza – Vi suggerirei di ammirarli più tardi. Avrete delle belle sorprese-.
-Altre sorprese ancora?- esclamò indignata Giulia, spalancando gli occhi, e facendo girare lo sguardo su tutti i presenti – Ho come il presentimento che ce ne siano già state troppe questa sera-.
-Non essere troppo malfidente, in fin dei conti Filippo non mi sembra molto contrariato- si intromise Alessio, lanciando un sorriso divertito all’altro, che rispose con un cenno piuttosto allegro.
-Avreste comunque potuto avvisare!- continuò Giulia – Insomma, è ancora tutto così in disordine! E poi ci sono solo quattro sedie, chi rimane senza dovrà mangiare in piedi-.
-Oh avanti, non fare troppo la difficile- Filippo le passò un braccio attorno alle spalle, come per tranquillizzarla – Una festa di inaugurazione dell’appartamento ci voleva-.
Giulia rimase senza parole, attonita: effettivamente, se da una parte si sentiva presa alla sprovvista da quell’arrivo in massa dei loro amici, dall’altra non poteva non ammettere di esserne compiaciuta. Forse avrebbe davvero preferito essere avvisata di un’idea del genere, ma in fin dei conti andava bene anche così: sarebbe stato un bel modo per passare quella prima serata lì dentro, nella loro casa.
 
*
 
-Mi sento quasi scoppiare-.
Giulia si buttò poco elegantemente su una delle sedie, massaggiandosi la pancia e respirando profondamente dalla bocca. Sul tavolo, ormai, rimanevano solo poche cose, quelle che erano avanzate e che ancora non erano state mangiate: Caterina aveva comprato di tutto, dagli antipasti fino al dolce, senza dimenticare lo spumante per festeggiare, e una bottiglia di buon prosecco. Si erano letteralmente abbuffati tutti, ed ora, a poco meno di mezz’ora dalla fine di quella cena, Giulia sentiva di aver mangiato davvero troppo.
Dette un’occhiata al tavolo, parecchio disordinato e invaso da piatti e bicchieri di plastica: si erano rivelati un acquisto importante, visto che in casa non c’erano ancora piatti di ceramica e bicchieri sufficienti per tutti.
-Proprio tu lo dici, che di solito hai fame ogni secondo di ogni giorno?- la prese in giro bonariamente Caterina, sedendosi accanto a lei, e guardandola con aria soddisfatta – Comunque, ammettilo: abbiamo avuto una grandiosa idea a venire qui di sorpresa-.
-Oh sì, Filippo ne è stato felicissimo- convenne Giulia, tutt’altro che ironica: erano passati già dieci minuti, da quando Filippo aveva sequestrato Alice e Giada per far vedere loro il resto dell’appartamento, e Giulia aveva il forte sospetto che non li avrebbero visti ritornare molto presto. Nicola e Alessio se l’erano cavata solo con la scusa di prendere un po’ d’aria,  facendo compagnia a Pietro mentre fumava fuori in balcone.
-Non avevo idea, comunque, che sarebbe venuta anche Giada- riprese Caterina, con fare pensieroso: aveva lo sguardo perso, e sembrava aver parlato più a se stessa che a lei.
-In effetti è stata un po’ una sorpresa vederla qui- convenne Giulia. In fin dei conti Pietro, quando usciva ancora con loro, non si era mai premurato troppo nel farsi accompagnare da lei, e in due anni che si frequentavano Giulia non era ancora riuscita a vedere un legame davvero solido tra di loro. Forse era perché non li vedeva spesso insieme, forse perché, nonostante il tempo passato, non poteva dire di conoscere bene Giada e perché non le ispirava molto altro se non indifferenza, ma non riusciva a ritrovare in lei e Pietro l’amore che ci sarebbe dovuto essere in una coppia di lunga data.
E poi, era inutile negarlo: probabilmente Giada stessa preferiva non frequentarli, consapevole di non essere mai stata troppo ben accetta – come Alessio, d’altro canto, si premurava sempre di ricordarle, ostile nei suoi confronti, se per la differenza d’età tra Giada e Pietro, se per il carattere di Giada o per qualsiasi altro motivo, Giulia non l’aveva ancora capito fino in fondo. Forse era proprio lui ad essere il problema maggiore, lo scoglio da superare e che la frenava irrimediabilmente.
Ed era altrettanto vero che anche il resto del loro gruppo, pur non avendo mai fatto nulla per dimostrarle ostilità, si era sempre fermato ad un certo disinteresse verso di lei. Non c’era alcun legame, doveva ammettere Giulia, a malincuore.
Filippo era forse stato l’unico a fare qualche sforzo, aperto e socievole com’era con tutti, l’unico che cercava di coinvolgerla di più, tentando più volte di avvicinare le due parti ed appianare i conflitti. Molto spesso aveva visto fallire i suoi buoni intenti.
D’altro canto, quella situazione sembrava andar bene a Pietro quanto a Giada stessa: non avevano fatto molto per cambiare i loro giudizi – forse perché, in fondo, si potevano contare sulle dita delle mani le volte in cui Giada era comparsa durante le loro uscite collettive.
Era sempre stata un po’ un mistero.
 


-Ma perché non ce ne andiamo? Di sicuro li disturberemo!-.
-Pensi che si stiano già dando da fare?-.
Giulia dovette trattenere a stento una risata, nonostante Filippo la stesse guardando torvo e con aria di rimprovero.
-Non sono affari nostri, tutto qui- sbottò di nuovo lui, pur continuando a percorrere le scale dietro a Giulia – Ce la presenterà lui quando vorrà-.
-Ma sono troppo curiosa- replicò lei, voltandosi indietro verso l’altro, prima di proseguire ancora.
-Alessio avrebbe fatto meglio a tacere e non dire nulla in giro- borbottò Filippo tra sé e sé, pur venendo udito da Giulia, che rimase in silenzio a soppesare quelle parole.
Ormai era più di un mese che sentiva parlare di quella fantomatica Giada – o meglio, che sentiva Alessio sparlare di lei-, e per quanto avesse cercato di trattenersi, era troppo incuriosita: voleva conoscerla, ormai non tanto perché le interessava la nuova fiamma di Pietro, quanto per capire come mai Alessio avesse parole così sprezzanti e amare da riservarle. Non che si fosse sbilanciato troppo, nel sottolineare cosa lo infastidisse così tanto di lei – e forse era proprio per questo che Giulia si era spinta fino a quel punto. Certo era che l’idea che aveva fatto passare era che per lei non fosse nulla di serio, lo stare con Pietro. Giulia non ne era ancora convinta: dopotutto, da quel che ne sapeva, si frequentavano già da diversi mesi. Non aveva idea, allora, di che ci fosse sotto, cosa non andasse in quella storia.
-In ogni caso il regalo per il suo compleanno glielo dobbiamo dare- rispose infine Giulia, dopo interminabili attimi di silenzio. Mancavano pochi giorni al ventunesimo compleanno di Pietro, e la scusa di dargli il loro regalo per lui si era rivelata particolarmente azzeccata per l’occasione: almeno non sarebbero piombati nel suo appartamento senza una minima giustificazione. In un certo senso, tenere in mano il pacchettino avvolto nella carta colorata che altro non doveva essere che il suo regalo, la faceva sentire meno in colpa e meno invadente.
-Ma mancano ancora diversi giorni!- replicò ancora Filippo, poco prima di arrivare finalmente al pianerottolo dove si trovava l’appartamento di Pietro ed Alessio – E poi magari lei non c’è-.
-Alessio ha detto che si dovevano trovare oggi pomeriggio, qui a casa- disse Giulia, riportando alla mente le parole che Alessio le aveva detto giusto il giorno prima, a quel tal proposito – Per questo lui è uscito con Alice questo pomeriggio: non voleva incrociarla-.
-Gli sta davvero molto simpatica- ironizzò Filippo, appostandosi accanto alla porta, ed attendendo che Giulia vi bussasse per potersi fare aprire.
-Dannatamente tanto, a quanto pare-.
Giulia schiacciò il campanello due volte, sufficienti per potersi fare sentire anche qualora fossero stati distratti da certe faccende. Era quasi sicura che Pietro e Giada fossero lì dentro, nell’appartamento, come le aveva detto Alessio, eppure dovette suonare un’altra volta ancora prima di sentire un lontano rimbombo di passi, provenienti dall’interno, farsi sempre più vicini.
-Non dirmi che hai dimenticato qualcosa qui, perché ... -.
Non appena Pietro aprì la porta, la voce gli morì in gola. Rimase fermo immobile a fissare Giulia e Filippo, gli occhi sgranati e la bocca ancora semi aperta, nonostante si fosse bloccato dal parlare già da qualche attimo.
-Ma buongiorno!- esclamò allegramente Giulia, notando con la coda dell’occhio che Filippo si stava trattenendo a stento dal mettersi le mani a coprirsi la faccia – So che non abbiamo avvisato, ma possiamo entrare comunque? Abbiamo qualcosa per te-.
Pietro sembrò preso ancor più in contropiede, rosso in viso come Giulia non l’aveva mai visto. Non era difficile intuire che, effettivamente, non doveva essere solo in casa: addosso aveva soltanto una canotta e dei boxer, e i capelli scuri risultavano quanto mai spettinati e in disordine.
-Va bene-  disse infine, spostandosi dalla porta per lasciare passare Giulia e Filippo, che gli lanciò uno sguardo pieno di muto dispiacere.
-Pensavo fosse Alessio, ultimamente dimentica spesso le chiavi di casa- Pietro si schiarì la voce, mentre li guidava verso il salotto, dopo aver richiuso la porta d’ingresso.
-Stavo quasi per sfondare il campanello a forza di suonarlo- ribatté Giulia, sedendosi sul bordo del divano, seguita poco dopo da Filippo – Eri occupato a far qualcosa?-.
-Stavo ... - Pietro, restandosene in piedi di fronte agli altri due, si passò una mano tra i capelli, scarmigliandoli ancor di più – Stavo dormendo-.
Sembrava in preda all’imbarazzo più puro, ed effettivamente anche a Giulia sembrava di essere stata catapultata in una situazione del tutto surreale.
-Comunque noi volevamo solo darti il regalo per il tuo compleanno- intervenne Filippo, parlando velocemente e mangiandosi le parole, come per volersi sbrigare ad andarsene – Nulla di che, solo un piccolo pensiero. Ovviamente non ci fermeremo molto, abbiamo un impegno tra poco-.
Giulia fece per protestare, ma si zittì subito non appena Filippo le ebbe lanciato uno sguardo duro e che non sembrava ammettere alcuna replica. Si limitò a sospirare rumorosamente, e a porgere verso Pietro il pacchetto colorato che ancora teneva in mano:
-Ecco qui. Un po’ in anticipo, è vero, ma probabilmente sia io che Filippo dovremmo tornare a casa dai nostri per questo weekend, quindi ... Beh, non ci andava di dartelo tra più di una settimana-.
-Siete stati gentili- mormorò a bassa voce Pietro, afferrando il pacchetto e posandolo sul tavolino di fronte al divano, e lasciandosi andare ad un leggero sorriso. Sembrava essere un po’ meno in difficoltà in quel momento, e anche Giulia riuscì a rilassarsi a sua volta; sperava, comunque, che il suo piano non andasse del tutto a rotoli.
Il cigolio proveniente da una delle stanze li fece voltare tutti, Pietro e Filippo con un’aria preoccupata, e Giulia ormai sull’orlo della curiosità più profonda: era evidente che ci fosse qualcun altro nell’appartamento, e che quel qualcuno non fosse certo Alessio.
Lo scalpiccio di piedi nudi sul pavimento seguì subito dopo il cigolio delle molle di un materasso, e prima che Pietro potesse dire qualsiasi cosa, una donna magra e bionda e in sola biancheria intima fece capolino sulla soglia del salotto:
-Pietro, ma cosa stai... Oh, Dio!-.
Non appena si fu accorta di Giulia e Filippo sul divano, tornò indietro, le mani sul corpo nel tentativo di coprire le zone di pelle nuda.
-Beh, le stavo per dire che c’era gente, ma a quanto pare l’ha scoperto da sola- borbottò Pietro, un sorriso disperato in viso e le gote ancor più in fiamme.
Giulia non sapeva bene che fare: dentro di sé si sentiva in bilico tra il divertimento puro e l’imbarazzo più totale. Di certo non si sarebbe aspettata di vedere per la prima volta la nuova ragazza di Pietro mezza nuda.
Filippo, invece, sembrava del tutto preso dalla vergogna: si era finalmente portato le mani al viso, coprendosi gli occhi e probabilmente cercando di soffocare i mille improperi che gli stavano venendo in mente.
-Comunque ... Ehm ... – Giulia si schiarì la gola, non sapendo bene cosa poter dire – Quella non  era ...?-.
-Era Giada- concluse Pietro, un sospiro di sconforto ad accompagnare quella semplice conferma.
Non sembrava molto felice di quella situazione, e Giulia era quasi sicura che quella sua aria contrariata non fosse solamente dovuta alla figuraccia che era appena avvenuta.
Annuì in silenzio, in attesa: probabilmente Giada li avrebbe raggiunti di lì a poco, dopo essersi rimessa qualcosa addosso. Non credeva che se ne sarebbe rimasta rinchiusa nella stanza di Pietro fino a quando Giulia e Filippo se ne sarebbero andati, non ora che ormai sapevano della sua presenza nell’appartamento.
Dopo qualche minuto passato in rigoroso silenzio, Giada ricomparve lentamente sulla soglia del salotto, stavolta un po’ più esitante, e con un maglione e dei jeans addosso.
Ad una prima occhiata Giulia fu sicura di aver capito il motivo – o almeno uno dei tanti- per cui Giada non andava a genio ad Alessio.
Giada era una bella donna, non c’erano dubbi; ma non vi erano altrettanti dubbi sul fatto che dimostrasse molti più anni rispetto a Pietro. Ad una prima occhiata non le avrebbe dato più di trent’anni, rendendosi conto che, in effetti, già così sarebbero stati una decina di più rispetto a quelli di Pietro.
Alessio era forse preoccupato della non riuscita di una relazione tra due persone con una forte differenza d’età? Probabilmente qualche timore doveva avercelo, se reagiva così malamente ogni volta che saltava fuori Giada in qualsiasi argomento, anche se, in fin dei conti, dieci anni non erano poi un’infinità. E poi Giulia non ricordava Alessio come uno che si scandalizzava per cose del genere: possibile non gli andasse bene solo perché c’era Pietro di mezzo? C’era forse qualcos’altro sotto, a parte la differenza d’età?
-Scusate per prima- esordì lei, prima che chiunque altro potesse dire qualcosa – Non avevo sentito fosse arrivata gente-.
Lanciò un’occhiata eloquente a Pietro, prima di raggiungerlo e fermarglisi di fianco.
-Sono arrivati da poco- spiegò lui, indicando con un cenno Filippo e Giulia, che si alzarono dal divano cercando di apparire sorridenti, nonostante l’imbarazzo fosse ancora forte.
-Oh, finalmente conosco degli amici di Pietro che non siano il suo coinquilino- esclamò Giada, sottolineando bene l’ultima parola – Io sono Giada-.
-Questi sono Giulia e Filippo- li presentò Pietro, mentre Giulia porgeva per prima la mano a Giada, stringendogliela.
-Non sapevamo ci fossi anche tu qui oggi, altrimenti avremmo perlomeno avvisato prima di passare- snocciolò Giulia, cercando di ignorare il più possibile le occhiate di rimprovero che Filippo le stava rivolgendo di sottecchi – Volevamo solo dare una cosa a Pietro, per il suo compleanno. Una toccata e fuga, insomma-.
-Nessun problema, sono una persona a cui piacciono molto le sorprese- le sorrise di rimando Giada, che perlomeno sembrava essere sincera. Giulia si sentì leggermente a disagio, sotto lo studio attento di quegli occhi chiari: aveva uno sguardo fin troppo penetrante, che la faceva sentire disorientata.
-Beh, allora ... - Giulia si morse il labbro inferiore, totalmente indecisa su cosa dire: era calato di nuovo il silenzio, e nessuno sembrava davvero intenzionato a dire qualcosa. Si pentì subito di aver aperto bocca per prima solo per interrompere quel momento di stallo, senza però aver la più pallida idea di cosa dire.
-Pietro ci ha parlato tanto di te- farfugliò Giulia, cercando di apparire credibile – Ma non ci ha mai raccontato come vi siete conosciuti-.
Fu sicura di cogliere un moto di panico sul volto di Pietro: forse era stata troppo diretta. D’altro canto, la verità era che Pietro con loro non aveva mai parlato molto di Giada. Colui da cui avevano avuto più informazioni, in fin dei conti, era sempre stato Alessio, che però non aveva mai accennato al fantomatico primo loro incontro, anche se più di una volta aveva lasciato intendere di essere a conoscenza di quel dettaglio.
E poi, in ogni caso, quella era stata la prima cosa sensata da poter chiedere che era venuta in mente a Giulia.
-È stato alquanto banale- rispose Pietro, la voce che sembrava più insicura di quanto non sarebbe dovuta apparire.
-Ci siamo incontrati la prima volta in università- lo interruppe Giada, con determinazione. Sembrava essere di tutt’altro avviso, rispetto a Pietro, che aveva risposto restando il più vago possibile, come a non voler rispondere affatto.
-Frequentate la stessa facoltà?- intervenne per la prima volta Filippo, con ingenuità. Non seppe bene dire come o perché, ma a Giulia bastò lanciare un’occhiata sia a Pietro che a Giada – il primo nel silenzio imbarazzato più totale, la seconda molto più rilassata e a tratti con un’aria di sfida dipinta in viso- per intuire che quella non doveva essere la risposta giusta. 
-Insegnavo ad un corso che ha frequentato l’anno passato- spiegò Giada, con una semplicità disarmante. Giulia cercò di rimanere impassibile, ma le risultò complicato: ora iniziava a capire chiaramente tutte le rimostranze di Alessio verso di lei, e come faceva a sapere come si erano conosciuti. Certo, l’ipotesi che Giada potesse essere la ex professoressa di Pietro non l’aveva nemmeno mai sfiorata, e in quel momento, venirlo a sapere, la rendeva ancor più incredula.
Si sforzò di non girarsi verso Filippo: doveva essere rimasto scioccato pure lui, visto che non aveva detto nient’altro, limitandosi ad annuire in religioso silenzio.
Pietro era diventato di nuovo rosso in viso, mentre evitava il contatto visivo con chiunque. Aspettò qualche attimo, prima di prendere parola per sviare velocemente il discorso:
-Comunque devo ancora scartare il vostro regalo, ora che mi viene in mente-.
-Vero, ma puoi farlo con calma anche dopo- rispose nell’immediato Filippo, fin troppo frettolosamente per apparire credibile fino in fondo – Non vogliamo disturbarvi oltre. E in ogni caso non potremo restare ancora per molto: il cinema ci attende tra poco-.
Giulia scosse il capo: forse avrebbe dovuto trovare una scusa migliore che quella del cinema.
-Allora vi auguro che passiate una buona serata- esclamò una sorridente Giada che, Giulia ne era sicura, non sembrava essersi sorbita la giustificazione di Filippo.
Per quanto potesse sembrare banale la scusa appena usata, in ogni caso, sembrò funzionare a sufficienza per lasciarli andare senza ulteriori domande: pochi minuti dopo Giulia e Filippo erano fuori dall’appartamento, a poter tirare un sospiro di sollievo, dopo quella che era stata una delle situazioni più imbarazzanti che avevano mai vissuto.
Filippo le tirò una pacca leggera su una spalla per farla voltare verso di lui, prima di parlare a denti stretti:
-La prossima volta ricordami di non partecipare alle tue idee assurde-.
 


-Strano che Alessio non abbia ancora fatto qualche osservazione acida su di lei- riprese Caterina. Effettivamente, fino a quel momento Alessio l’aveva deliberatamente ignorata: non le aveva rivolto la parola nemmeno una volta, e già quello poteva essere interpretato come un passo in avanti. Almeno non erano volate parole pesanti e offese velate come spesso accadeva quando si trovava nello stesso posto di Giada.
-A proposito, hai sentito la novità riguardo Alessio e Alice?- domandò di nuovo Caterina, d’un tratto sorridendo maliziosa all’indirizzo di Giulia, che le rispose immediatamente con un’occhiata in tralice:
-Sì, l’ho sentita. Me l’hanno detto prima, in un momento di calma-.
-Non sembri molto contenta all’idea di averlo come futuro vicino di casa- rise l’altra, non più capace di trattenersi.
-Vicino di palazzo, semmai- la corresse Giulia, con fare pignolo – E comunque ero convinta che lui e Alice avrebbero scelto un appartamento insieme più avanti, piuttosto che trasferirsi subito a casa di lei-.
-Alla fine non è una cosa molto diversa da quella che abbiamo deciso io e Nicola -.
Giulia annuì, pensierosa: effettivamente non le dispiaceva l’idea di avere due suoi amici ad abitare nel palazzo accanto al suo: si sarebbero potuti sempre dare una mano agevolmente in caso di guai o problemi. L’unica cosa che la preoccupava era quella di sopportare Alessio anche nei suoi giorni di malumore, che negli ultimi due anni si erano presentati un po’ troppo spesso. Si immaginava già sfinita e pronta ad ucciderlo dopo appena due settimane di vicinato.
-Chissà come l’avrà presa Pietro - mormorò tra sé e sé Giulia. Immaginava che non avesse appreso la notizia troppo felicemente: in fin dei conti lui e Alessio vivevano nello stesso appartamento da più di tre anni, non certo una settimana. Sarebbe stato un gran bel cambiamento, e non era affatto sicura che Pietro si sentisse poi così sereno al pensiero di dover abbandonare Alessio al suo destino.
-Cosa ti fa pensare che lo sappia già?- ribatté Caterina, seria. Giulia rimase per qualche attimo in silenzio, confusa; solo dopo qualche secondo comprese le parole dell’altra, e non poté trattenere un’espressione di profondo stupore:
-Vuoi dire che ... -.
-Non credo gliel’abbia ancora detto, no-.
Giulia restò allibita, gli occhi spalancati rivolti a quelli seriosi di Caterina.
A quanto pareva anche quell’anno sarebbe iniziato con mille problemi in vista.
 


La nebbia su Venezia stava già scendendo, benché fossero appena le dieci. Le luci dei lampioni di San Marco cominciavano ad apparire offuscati all’orizzonte, e Alessio era sicuro che di lì a poco sarebbe risultati completamente invisibili alla vista.
Si strinse un po’ di più nelle spalle, cercando di non disperdere troppo calore; dette un’occhiata alla sigaretta che Pietro reggeva tra le dita, e la vide quasi del tutto consumata. Ancora pochi minuti, e sarebbero potuti rientrare in casa.
-Dite che a Filippo sia passata la voglia di far fare a chiunque il giro turistico dell’appartamento?- domandò proprio Pietro, spostando lo sguardo da Alessio a Nicola, poggiati entrambi con la schiena contro il parapetto del terrazzo.
-Non ne sono del tutto sicuro- rispose Nicola, calmo e pacato, e con le gote sempre più arrossate a causa del freddo invernale – Ma in ogni caso non voglio congelare, quindi direi di rientrare tra poco-.
Alessio si trattenne dal dire qualsiasi cosa: nonostante anche a lui il gelo stesse dando parecchio fastidio, non aveva tutta quella fretta di tornare in casa. Non aveva voglia di ritrovarsi davanti il viso di Giada per l’ennesima volta, trattenendosi a stento dal dirle di cancellarsi dalla faccia quel sorriso idiota che aveva sempre. Se ne sarebbe andato volentieri, ma allo stesso tempo non voleva fare nemmeno uno sgarbo a Giulia e Filippo: in fondo quella era una festa in loro onore, e gli sarebbe sembrato solo maleducato mollarli lì solo perché a lui non piaceva certa gente presente.
-Tu quando hai intenzione di cominciare a traslocare?- parlò di nuovo Pietro, facendo un altro tiro dalla sigaretta, e buttando fuori una nuvola di fumo.
-Inizierò a spostare un po’ di cose la prossima settimana- Nicola rispose vagamente, come se stesse calcolando a mente tutte le cose che c’erano ancora da fare, prima di andare a vivere in quello che era stato l’appartamento di Caterina e Giulia – Dobbiamo andare a vedere per qualche mobile da aggiungere in casa, ridipingere alcune pareti ... Ma nulla che porterà via troppo tempo-.
-Sei fiducioso, vedo- lo prese bonariamente in giro Alessio, un mezzo sorriso a tirargli le labbra. A lui sarebbe andata decisamente meglio che a Nicola: l’appartamento in cui era andata a vivere Alice sei mesi prima era appena stato ristrutturato, e non c’erano altri lavori da fare, se non comprare qualche scaffale in più o cambiare qualche vecchio mobile. Per il resto, avrebbe solo dovuto preparare le valigie e portarle da lei. Nulla di più semplice e veloce.
“Peccato che dirlo a Pietro non sia altrettanto semplice e veloce”.
Alessio avvertì formarsi un groppo in gola. Ormai mancava poco al suo trasferimento, e il solo pensiero di doverlo dire a Pietro lo stava lentamente uccidendo. Gliel’aveva già accennato da tempo che andare a vivere da Alice era in programma, certo, ma era diverso dall’andare da lui con un giorno ben preciso di febbraio in mente come la data ufficiale in cui se ne sarebbe andato dal loro appartamento: il solo immaginarsi l’espressione sorpresa di Pietro a quella notizia gli causava un dolore che non sapeva nemmeno spiegare o descrivere. Non aveva mai pensato di poter sentirsi così male in un momento in cui, invece, si sarebbe dovuto sentire contento. Non era la paura per la convivenza che lo frenava, stranamente, ma era proprio la sensazione di distacco da tutto ciò che aveva vissuto fino a quel momento che lo disorientava.
E poi c’era Pietro, che gli mancava già più di quanto non fosse in grado di accettare, o anche solo vagamente di ammettere.
Per come stavano le cose in quel momento, non riusciva proprio a vedere un futuro roseo tra loro due: in quanto tempo Giada sarebbe riuscita a fargli il lavaggio del cervello, e fargli credere che sarebbe stato meglio evitare qualsiasi rapporto tra di loro? D’altro canto, lei era la sua ragazza, quella con cui forse un giorno sarebbe andato a vivere e avrebbe messo su famiglia, mentre lui non era altro che un amico come tanti altri e il suo quasi ex coinquilino, che per due anni non aveva fatto altro che denigrare e disprezzare Giada stessa davanti a Pietro. Era lei ad avere già la vittoria in mano, inevitabilmente.
-Certo fa strano assistere a tutti questi trasferimenti, questi inizi di convivenze- borbottò tra sé e sé Pietro, tirando un’ultima volta dalla sigaretta, prima di spegnerla pestandola a terra, e gettandola poi nel cestino accanto alla porta che dava sul terrazzo – Rimarremmo solo io ed Alessio a vivere come coinquilini, e non da futuri sposini-.
Alessio non rispose, mordendosi con forza le labbra; sentiva lo sguardo interrogativo di Nicola muoversi tra lui e Pietro, e sperò soltanto che intuisse che, in quel momento, sarebbe stato meglio solamente il silenzio.
-Io rientro in casa, comunque- proseguì ancora Pietro, non prima di aver gettato agli altri due un’occhiata stranita.
-Ti raggiungiamo tra poco- gli rispose frettolosamente Nicola, prima di rivolgersi ad Alessio con un insolito cipiglio infastidito, non appena Pietro si fu richiuso la porta alle spalle:
-Ti prego, dimmi che mi sbaglio e che ho capito male, e che glielo hai detto-.
Alessio abbassò lo sguardo, sentendosi come il peggiore degli amici. Dopo qualche attimo ritrovò il coraggio minimo per rialzare il capo, ed incrociare gli occhi duri e vagamente arrabbiati di Nicola: non aveva alcun torto nel farlo sentire silenziosamente in colpa come stava facendo, nonostante ammetterlo gli risultasse comunque difficile.
-Lo avrei fatto anche stasera, ma c’era Giada, e io non ... Non ci ho più pensato-.
-Cazzo, Alessio!- sbottò Nicola, e Alessio fu sicuro di vederlo davvero arrabbiato per la prima volta da quando lo conosceva – Tra poco più di un mese te ne vai a vivere con Alice, e tu non gli hai ancora detto niente? Oltre che ad essere tuo amico è anche il tuo coinquilino, e dovresti dirglielo come minimo anche solo per quello!-.
-Devo solo dirglielo in maniera ufficiale, l’ha sempre saputo che in questo periodo me ne sarei andato!- replicò Alessio, sentendosi ancora più verme nel tentare di giustificarsi in quella maniera – In fondo credo lo immagini già. Se lo aspetta-.
-Ciò non toglie che forse, e dico forse, avresti dovuto essere sincero con lui- ribatté stizzito Nicola, le braccia incrociate contro il petto con una parvenza severa, che mal gli si addiceva – Ci rimarrà male, lo sai, vero?-.
-Ormai dovrebbe averci fatto il callo, negli ultimi due anni. Credo che di delusioni gliene abbia già date parecchie- Alessio sbuffò sonoramente, gli occhi rivolti verso una direzione qualunque davanti a sé. Sapeva di essere in torto, ma non riusciva nemmeno a dimostrare quanto in colpa potesse sentirsi lui stesso in quel momento.
-E una in più ora non fa differenza, giusto?- Nicola scosse il capo, un sorriso amaro dipinto in viso – Continuo a chiedermi che vi sia successo in questi ultimi anni. Sembra sempre ci sia qualcosa sotto, ma non riesco mai a capire cosa-.
Alessio rimase in silenzio, annuendo piano. Aveva ragione Nicola: erano cambiati in quei due anni.
Erano sempre amici, ma più distanti, come d’un tratto fosse venuto a mancare qualcosa alle fondamenta del loro rapporto.
E quel qualcosa, nonostante tutto, Alessio non era riuscito ancora a capire cosa fosse.
 
*
 
Alessio rientrò in casa rabbrividendo, stringendosi nelle spalle; era rimasto fuori ancora per un po’, anche dopo che Nicola era rientrato. Aveva cercato la solitudine della notte, rimanendosene fuori completamente solo, in balia della rabbia verso se stesso e verso quel mondo che sembrava non riuscire a comprenderlo – e che lui non riusciva a comprendere allo stesso modo.
Le parole di Nicola avevano continuato a ronzargli in testa per minuti interi, portandolo alla frustrazione. Certo, Nicola aveva ragione: non poteva nascondere a Pietro una cosa del genere ancora per molto. D’altra parte, però, aveva come l’impressione che a Pietro, in fondo, non sarebbe importato molto sapere del suo trasferimento. Quell’eventualità lo infastidiva terribilmente, lo induceva a tacere ancora. Ed era sbagliato, quel pensiero, lo sapeva anche lui: doveva dirglielo, al di là di qualsiasi cosa Pietro avrebbe potuto dirgli.
Uscì velocemente dalla camera da letto, la stanza su cui dava il terrazzo, sperando di trovare finalmente Pietro da solo. Tanto valeva parlargli subito, prima di ripensarci ancora.
Percorse a passi veloci il corridoio, lanciando un’occhiata in salotto: praticamente tutto il resto del gruppo si era riunito lì, tra gli schiamazzi generali. Alessio si fermò solo per dare un’occhiata, e si sentì leggermente sollevato quando non vide Pietro nella stanza: poteva essere da solo da qualche altra parte, magari in cucina o in bagno.
Continuò a camminare, e quando arrivò alla soglia della cucina si fermò qualche attimo prima di entrare, pur non avendo ancora la certezza che Pietro si trovasse oltre quella porta socchiusa: stava agendo nel modo giusto? Di certo aveva già sprecato mille altre occasioni per parlargli, e ormai il tempo si stava restringendo sempre di più. Doveva approfittare di quello slancio causato dal rimprovero di Nicola, e parlargli sinceramente. Non credeva però di avere il coraggio e la sfacciataggine sufficienti per dirgli apertamente anche di tutto il resto, dei mille timori e le mille insicurezze che lo frenavano ancora.
Alessio prese un sospiro profondo, prima di poggiare la mano sulla maniglia ed aprire lentamente la porta.
Quando la aprì rimase immobile, il risentimento e l’ira che si facevano di nuovo strada in lui: Pietro era effettivamente lì, come aveva intuito, stretto a Giada in quello che sembrava essere stato un bacio piuttosto passionale. Si fermarono non appena videro la porta spalancarsi, e Alessio fu quasi sicuro di vedere Pietro impallidire impercettibilmente, non appena si accorse di lui; Giada non sembrava particolarmente intimorita, ricambiando lo sguardo freddo che Alessio le aveva lanciato.
-Ma qui la privacy non esiste, per caso?- sbottò Giada, prima di risistemarsi i capelli con gesti nervosi, e allontanandosi di pochi passi da un immobile Pietro.
-Fino a prova contraria non è casa vostra, questa- replicò freddamente Alessio, che a passi veloci si era avvicinato al tavolo, posto in mezzo alla sala. Aveva bisogno di bere, di bere qualcosa di particolarmente forte, abbastanza per fargli scordare tutti i buoni propositi con cui era entrato in quella cucina, e per dimenticare anche ciò che li aveva appena fatti sfumare uno per uno.
-Avresti potuto bussare- Giada continuò ancora a parlare, lanciando diverse occhiate a Pietro: forse sperava che, almeno in quell’occasione, prendesse le sue difese, ma lui appariva spento e immotivato, tutt’altro intenzionato anche solo ad aprir bocca.
Alessio la guardò con un sorriso totalmente finto e ancor più sarcastico:
-Qualche altro ordine o siamo a posto così?-.
Si pentì un attimo dopo di quella provocazione: doveva controllarsi, non lasciar trasparire troppo il nervoso che la visione di Giada e Pietro insieme aveva fatto sbocciare.
-Non possiamo lasciare stare certi discorsi e basta?- si intromise per la prima volta Pietro, avanzando verso i due, in un timido tentativo di riappacificazione.
-Oh, ma certo- rispose subito Giada, sbuffando sonoramente – M’importa poco, se la sua unica soddisfazione nella vita è quella di provocare e dar fastidio gli altri-.
Alessio rialzò subito lo sguardo, rivolgendolo verso di lei e trattenendosi a stento dall’insultarla. Si ricordò della presenza di Pietro a pochi passi da sé, e fu solo per quello che riuscì a mantenere una calma apparente, quando in realtà dentro di sé si sentiva semplicemente bruciare.
Riportò lo sguardo al bicchiere che stava riempiendo, versandone all’interno della vodka fino all’orlo. Sentiva lo sguardo di Giada ancora addosso, e la ignorò, almeno fino a quando non ebbe rimesso a posto la bottiglia di vodka sul tavolo e preso il bicchiere in mano, pronto ad andarsene. Rialzò lo sguardo, di nuovo algido e a tratti sprezzante, rivolgendolo dritto verso Giada:
-Prima o poi si renderà conto che lo stai solo plagiando-.
Alessio non attese alcuna risposta: non credeva che a lei potesse importare molto di quel che le aveva appena detto. Se ne sarebbe fregata, come di tutte le cose negative che le aveva rivolto negli ultimi due anni. Non gli servì voltarsi, invece, per capire quanto potesse aver ferito Pietro. Non lo vedeva in viso, eppure, girandosi, era sicuro che sul suo volto avrebbe riconosciuto ancora una volta lo stesso sguardo tormentato ed afflitto che aveva ogni volta in cui avvenivano quei litigi. Quelle delusioni che solo Alessio poteva infliggergli.
Alessio fece ancora pochi passi, uscendo e richiudendosi dietro di sé la porta della cucina, senza guardarsi indietro.
“Credo che di delusioni gliene abbia già date parecchie”
“E una in più ora non fa differenza, giusto?”
 
*
 
Il sapore forte della vodka cominciava a dargli la nausea, ma nonostante quello continuò a bere, intenzionato a finire tutto il contenuto del bicchiere. Fuori nel freddo invernale, comunque, l’alcool lo aiutava a riscaldarsi almeno un po’; sentiva ormai la gola bruciare, e il calore nel petto farsi sempre più forte.
Quel terrazzo sembrava essere diventato il suo luogo di riflessione, il posto dove potersene restare da solo in pace. Forse gli altri stavano già cominciando a chiedersi dove fosse finito, ma non gli importava. O forse Pietro aveva detto loro che era successo – nulla di così nuovo e imprevedibile, d’altro canto-, ed avevano preferito non cercarlo affatto. Era sempre intrattabile nei momenti di rabbia, ne era ben consapevole lui stesso.
Appena formulato quel pensiero, però, udì distintamente la porta del terrazzo aprirsi. Per un attimo sperò che fosse Pietro, ma allontanò quell’ipotesi l’attimo dopo: l’unico motivo per cui avrebbe dovuto dirgli qualcosa, in quel frangente, era per fargli sapere quanto odioso e insopportabile fosse. E in quel caso Alessio non sarebbe nemmeno riuscito a dargli torto – anche lui si odiava in quei momenti.
Non si sorprese, comunque, quando di fianco a lui si fermò Alice: da come lo guardava – in apprensione e con una vena di rimprovero allo stesso tempo- intuì che doveva già sapere tutto.
-Non ti va di rientrare? Prenderai un malanno, restando sempre qui fuori- disse lei, i capelli rossi che sembravano più scuri del solito nell’oscurità della notte.
-Non ne ho molta voglia-.
-Tra poco Giulia e Filippo scarteranno i loro regali. You should be there-.
-Se la caveranno benissimo anche senza di me-.
Alice sospirò sconsolata, appoggiando la schiena al parapetto e distogliendo lo sguardo da Alessio. Per un po’ rimasero così, in silenzio e senza nemmeno guardarsi, eppure non era un silenzio teso, uno dei momenti in cui ci si sente solo a disagio. Ad Alessio andava bene anche così, anche se era consapevole che non sarebbe durato ancora a lungo.
-Non puoi continuare così con Giada-.
Dietro l’apparenza calma della voce, Alessio era sicuro che si celasse un’inquietudine che Alice riusciva ancora a celare piuttosto bene.
-Ancora non riesco a capire che ti abbia fatto di così grave per prendertela così tanto con lei-.
-Non è quella giusta per Pietro - borbottò Alessio, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, verso le luci lontane e offuscate di San Marco.
-Non puoi saperlo-.
-Ma è così, non lo vedi?- Alessio sbottò, girandosi di scatto verso Alice e controllando a stento il tono della voce – Da quando sta con lei è ... Cambiato. Sta sempre per i fatti suoi, è chiuso in se stesso. Gli sta facendo solo del male-.
-Anche se fosse, non sta a te decidere per Pietro- replicò Alice, lo sguardo più duro del solito e fermo come non mai – E in ogni caso, con gli altri non è cambiato poi così tanto. È cambiato nell’atteggiamento verso di te-.
Alessio incassò il colpo in silenzio, rimanendo per la prima volta davvero senza parole. Si specchiò negli occhi verdi di Alice, e vi lesse di nuovo l’apprensione e il biasimo che aveva fatto trapelare, seppur sottilmente, fino a quel momento.
Era difficile ammettere che aveva ragione. Era altrettanto arduo ammettere con qualcun altro che Pietro aveva davvero mutato il suo atteggiamento solo verso di lui, negli ultimi due anni.
Si sentì ancor più spaesato, e in quel momento avrebbe solamente voluto tornare indietro nel tempo, rivedere e scoprire tutto ciò che aveva minato il loro rapporto fino a quel punto: perché continuavano a sfuggirgli mille dettagli, perché non riusciva a capire cosa fosse successo loro in quel lasso di tempo?
-Ho come l’impressione che, per quanto tutti te lo dicano, non cercherai di cambiare minimamente idea su Giada e sulla sua storia con Pietro- sospirò infine Alice, la rassegnazione visibile nei suoi occhi – Lo sto dicendo per te, perché non credo nemmeno lontanamente all’idea che ti possa piacere una situazione del genere. Perché non provi ad andare un po’ incontro ad entrambi?-.
-Non è così facile- mormorò Alessio, il viso abbassato.
“Ormai è finito da molto il tempo per riparare a tutti gli errori che ho fatto con Pietro”.
-Provarci non ti costa nulla- Alice addolcì appena la voce, prima di posare una mano sul volto di Alessio, in una carezza d’incoraggiamento – Lascia per un po’ da parte l’orgoglio, e cerca di non essere sempre così rigido. Forse ne varrà la pena-.
Alessio annuì piano, anche se non credeva molto alle parole di Alice: non vedeva molte speranze, nel recuperare tutti gli errori commessi, né riusciva minimamente a convincersi che la cosa migliore per Pietro fosse quella di stare con una donna come Giada.
Rimase in silenzio, per nulla consolato o con l’umore migliorato rispetto a prima.
-Che ne dici di tornare dentro?- domandò di nuovo Alice, un sorriso appena accennato sulle labbra piene. Alessio si ritrovò ad annuire di nuovo, più per inerzia che per convinzione.
In quella notte avrebbe preferito rimanere lì, nella solitudine famigliare che spesso aveva conosciuto in vita sua, e che ancora per molto l’avrebbe accompagnato.
 
*
 
Giulia si buttò a terra, in assenza di un qualsiasi divano o poltrona da poter usare per restarsene un po’ seduta. Il salotto dell’appartamento non era una stanza molto grande, anche se, spoglia di qualsiasi mobile, poteva sembrare il contrario; nonostante ciò, comunque, di spazio per tutti ce n’era decisamente a sufficienza, e Giulia attese con calma che si ritrovassero tutti lì prima di reclamare i regali per lei e Filippo.
Vide con la coda dell’occhio Alice rientrare, accompagnata da un alquanto apatico Alessio, inerte probabilmente quanto lo era Pietro, che in quel momento si trovava dalla parte opposta della sala.
Ora c’erano tutti.
-Allora, si può sapere che ci avete regalato, o devo tenermi la curiosità ancora per molto?- domandò Giulia, rivolta a nessuno in particolare.
-Lo scoprirai presto- le rispose subito Caterina, che aveva già recuperato dalla cucina la borsa contenente i regali. La portò di fronte a Giulia, e si sedette a terra di fianco all’amica, presto imitata anche da Filippo:
-Spero non siano regali troppo imbarazzanti- scherzò lui, sistemandosi accanto a Giulia, che aveva appena estratto il primo pacco: era piuttosto grande e pesante, e dovette poggiarlo a terra in fretta, per evitare che le cadesse di mano.
-Fate piano, o troverete il regalo a pezzi- li redarguì Nicola, che li osservava restando in piedi di fronte a loro.
Giulia si affrettò a strappare la carta colorata che ricopriva il pacco, ora ancor più curiosa: a giudicare dall’immagine stampata sul cartone della scatola, lei e Filippo avevano appena ricevuto un servizio di piatti.
-Così potrete risparmiare almeno su qualche spesa- spiegò Caterina, ricambiando i sorrisi di Giulia e Filippo.
-Ottimo, direi- esclamò Giulia, grata per quel pensiero: di certo era una cosa in meno a cui pensare, e soldi risparmiati per altre cose. E poi, in ogni caso, un servizio di piatti nuovo sarebbe ovviamente stato utile.
-Ora però dovreste anche guardare l’altro regalo- Caterina intervenne di nuovo, stavolta con un sorriso alquanto malizioso e divertito stampato in viso. Quel gesto non fece altro che insospettire Giulia più di quanto già non fosse:
-Ci dobbiamo preoccupare, per caso?-.
-No- rispose l’altra, mordendosi il labbro come per impedirsi di scoppiare a ridere troppo presto – È solo un regalo che abbiamo pensato per farvi divertire un po’-.
Giulia spalancò gli occhi, tuffandosi nell’immediato verso la borsa che conteneva altri due pacchi, anch’essi incartati con carta colorata e molto più piccoli rispetto al primo. Ne prese uno in mano, passandolo subito a Filippo, e prendendo subito dopo l’ultimo che rimaneva.
Non appena Giulia l’ebbe scartato, rimanendo fissa ad osservare l’immagine illustrata stampata sulla confezione, non poté trattenere un moto di sbigottimento. Si riprese quasi subito, dapprima lanciando occhiate torve verso tutti i presenti, per poi, finalmente, lasciarsi andare ad una risata tra il divertito e l’imbarazzato.
Filippo, al contrario suo, era rimasto allo stesso sguardo minaccioso che Giulia aveva assunto non appena scartato il pacco. Era arrossito tremendamente, e nel vederlo in quelle condizioni Giulia non poté fare a meno di ridere ancor più forte.
-Ma come vi è venuto in mente di regalarci una cosa del genere?!- esclamò stizzito Filippo, ancora paonazzo, causando le risate generali degli altri.
-La casa è ancora troppo vuota, almeno fino a quando non verrà riempita da eventuali figli- iniziò Pietro, che sembrava essere l’unico ad aver ancora fiato sufficiente per parlare – Quindi abbiamo pensato di regalarvi qualcosa per passare un po’ il tempo in maniera alternativa-.
-Ma è da pervertiti!- sbottò Filippo, ancora una volta.
-In realtà è sempre stato il mio desiderio segreto averne almeno una- intervenne Giulia, divertita e rossa in viso solamente per il troppo ridere.
-Appunto- annuì Caterina, ridendo ancora.
Giulia fece fatica a riprendersi, e a cercare di non scoppiare di nuovo in altre risate di fronte allo sguardo torvo e imbarazzato di Filippo. Gli tolse dalle mani la scatola che aveva, ed osservandola insieme a quella che aveva scartato lei: effettivamente regalare delle bambole gonfiabili era senz’altro una cosa del tutto goliardica, ideata apposta per prenderli un po’ in giro. Probabilmente Filippo si sarebbe davvero sotterrato dalla vergogna, ritrovandosele davanti agli occhi una volta gonfiate.
-Allora, che ve ne pare dei nostri regali?- spezzò il silenzio Caterina, un sorriso alquanto divertito ancora stampato sulle labbra.
-Utilissimi, direi- rispose subito Giulia, impedendo a Filippo di parlare per primo – Soprattutto uno in particolare. E non parlo del servizio di piatti-.
Filippo sbuffò sonoramente alle sue spalle, e Giulia ne approfittò subito per girarsi verso di lui e sporgersi sul suo viso, avvicinando le labbra al suo orecchio:
-Non fare il santarellino- sussurrò piano, per non farsi sentire dagli altri – Vedrai che ti farò cambiare idea in fretta, sul secondo regalo-.
Filippo si limitò ad ascoltare, deglutendo rumorosamente e annuendo in maniera appena percettibile. Aveva le gote ancora in fiamme, e se possibile erano diventate ancor più rosse proprio in quel momento.
Giulia gli sorrise ancora, prima di allontanarsi da lui ammiccandogli: non credeva di poter sentirsi meglio di quanto già non si stesse sentendo in quella serata.
 
*
 
-Finalmente soli!-.
Filippo si buttò lungo disteso sul materasso, tirando un lungo sospiro ed attendendo che Giulia lo raggiungesse. Caterina e Nicola erano stati gli ultimi ad andarsene, ed erano usciti giusto pochi minuti prima, quando era già mezzanotte. Ora, finalmente, nell’appartamento erano rimasti solo loro.
-È stata una serata divertente, però- mormorò Giulia, entrando nella camera da letto, e stendendosi a sua volta accanto a lui – E in generale è stata una bella giornata. Lunga e un po’ faticosa, ma bella-.
-Già, se non fosse stato per le pulizie e i soliti screzi tra Alessio e Giada- replicò Filippo.
Giulia non rispose, ma si ritrovò mentalmente d’accordo con l’altro: effettivamente era stata una giornata pesante, per via di tutto quello che avevano dovuto pulire e sistemare in casa. E lo era stato anche per quell’aria tesa che si era respirata a tratti dopo la cena e dopo lo scarto dei regali: era la solita storia che si ripeteva, Alessio e Giada che si lanciavano pessime frecciatine e finivano per lanciarsi sguardi di fuoco a vicenda. Alla fine erano stati lei e Pietro a cedere per primi: non se ne erano andati molto prima rispetto agli altri, ma se ne erano andati comunque per primi. Li avevano seguiti poi Alice e Alessio, che non sembrava per niente allettato all’idea di dover raggiungere Pietro al loro appartamento. A Giulia aveva fatto quasi tristezza vederli entrambi ignorarsi a vicenda, nonostante fosse palese quanto avrebbero voluto fare tutto il contrario.
-In fin dei conti, comunque, è andata bene- continuò Filippo, gli occhi chiusi in un evidente segno di stanchezza.
-Fortunatamente sì- convenne Giulia, che si girò di fianco per poterlo guardare dritto in faccia – E comunque la nottata non è ancora finita-.
-Non sei ancora stanca?- Filippo lasciò nascere un leggero sorriso sulle labbra, mentre riapriva gli occhi per fissarli sul viso di Giulia.
-Un po’- ammise lei, passando una mano tra i ricci spettinati dell’altro – Ma è la nostra prima notte qua. Dobbiamo festeggiare-.
-Da quando sei diventata così festaiola?-.
-Da questo momento-.
Giulia ricambiò il sorriso di Filippo, prima di avvicinarsi a lui e lasciargli un bacio leggero sulle labbra.
Era finalmente pronta ad iniziare di nuovo, sempre loro due insieme.
 

“L'unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante” - Cesare Pavese
 

 
We will make a brand new start
From the pieces torn apart
The break of day is before us
Cast your sorrows to the wind
Let the highway take us in
As we escape the disorder
We’ll make our way
We’ll make our way
We’ll make our way
We’ll make our way
(Alter Bridge - "Brand new start")*


 
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Ed dopo il prologo, ecco anche il primo capitolo di questa seconda parte di Walk of Life!
Siamo a inizio gennaio 2017 e l'anno nuovo sembra aver portato qualche novità. Giulia e Filippo sono ormai in procinto di andare a vivere insieme (e a quanto pare non saranno neanche gli unici) e un evento del genere merita festeggiamenti importanti... O almeno questo è quello che hanno pensato Caterina, Nicola e tutto il resto della compagnia.

Con i retroscena di questa sorpresa abbiamo anche scoperto che Alessio e Alice, ma anche Giada e Pietro, hanno resistito durante gli anni precedenti.
A quanto pare sembra una cosa piuttosto insolita che Giada si sia presentata alla festa, quando solitamente si tiene molto più defilata e in disparte. E come vediamo dal flashback presente, risalente agli inizi del 2015, a quanto pare è sempre stato così, talmente tanto che Giulia si era inventata uno stratagemma per conoscerla (con risultati alquanto discutibili)!
Tornando poi al presente, tra discorsi su traslochi vari e annessi acquisti, discorsi che mettono nero su bianco il fatto che i nostri protagonisti stanno crescendo, Alessio ancora non ha detto a Pietro della sua imminente convivenza con Alice, lasciandolo quindi all'oscuro che questo sarà l'ultimo mese da coinquilini. E subito dopo questa scoperta abbiamo anche un esempio di quel che sarebbe un suo dialogo tipico con Giada: non proprio una delle conversazioni più amichevoli ... 
Poco dopo ecco di nuovo tutti i ragazzi insieme, questa volta attorno a Giulia e Filippo alle prese con lo scarto di regali che potremmo definire "un po' particolari". Voi avreste regalato altro? 😂
Ma anche questa serata volge a termine, proprio come il capitolo, e così Giulia e Filippo possono godersi la loro casa in solitudine, mentre noi vi siamo appuntamento a mercoledì 22 settembre per un nuovo capitolo!
Kiara & Greyjoy
 
 
 
 
   
 
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