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Autore: Stormwind    12/09/2021    7 recensioni
La verità è un brutto vizio: una volta che inizi a dirla non smetti più e Ryo Saeba lo sa bene. Costruirsi una intoccabile fortezza attorno al cuore potrebbe non bastare a proteggere e a proteggersi. Basta un incontro durante una notte come tante e ciò che credi al sicuro non lo è più. Un nuovo caso per il nostro duo preferito metterà a dura prova City Hunter da ogni punto di vista. Quella che sembra una richiesta di protezione come tante diverrà un pericolosa mina pronta ad esplodere. Riusciranno Ryo e Kaori ad uscirne illesi? Non vi resta che scoprirlo!
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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2) Un nuovo caso per City Hunter

 

Ryo sorseggiava il suo caffè senza dare troppo peso alle risate che risuonavano vivaci dalla stanza della sua partner. Era stata una mattinata difficile la sua, fin troppo, a causa di quel “piccolo” incidente. Tra un sorso e l’altro ci si soffermava più e più volte non riuscendo a fare a meno di scacciar via l’immagine delle labbra di Kaori così vicine alle sue. Impedirsi di baciarle era risultata una vera impresa, la più difficile avrebbe azzardato e probabilmente lo avrebbe fatto se non fosse stato interrotto dalla voce di Kyoko; sarebbe bastata una frazione di secondo in più, una soltanto. Sorrise amaramente a tali pensieri. “Mai innamorarsi” era la sua regola, una semplice scappatoia per assicurarsi di essere longevi nel campo e possibilmente di non lasciarci la pelle. Aveva promesso a Makimura di occuparsi di sua sorella, di proteggerla ad ogni costo. Concedersi ai suoi sentimenti sarebbe stato un impiccio non di poco conto. Lei era troppo per quel suo mondo meschino e tenerla a debita distanza era l’unico modo che conosceva affinché potesse mantenere la parola data al suo defunto amico. Finito il caffè si accese una sigaretta, l’ennesima della giornata e guardò fuori dalla ampia finestra. Doveva assolutamente dimenticare quell’episodio. Ma come?

Gli risultava dannatamente difficile ascrivere ad un solo momento il quando e il perché di quei sentimenti, forse per la paura di arrendersi alle evidenze che tanto voleva sconfessare. Kaori era entrata come un tornado nella sua vita scombussolandola in una maniera che mai avrebbe immaginato.

Venne richiamato sul pianeta Terra dal soggetto dei suoi pensieri. – Ryo, Kyoko si sente pronta a parlarci.

Prese posto sulla poltrona in silenziò e adocchiò la donna misteriosa che gli sedeva composta di fronte. I lunghi capelli neri, lasciati liberi di ricadere sulle spalle, ne facevano risaltare ancor più la carnagione diafana. Gli occhi, grandi e vispi, ricambiavano il suo sguardo con maggiore forza di quanto avessero fatto la notte passata. Le labbra cercavano di condurre un filo immaginario dei pensieri dispiegandosi di volta in volta in piccole, impercettibili, smorfie. Indossava dei vestiti di Kaori: un maglione e un paio di jeans, eppure pensò che la sua partner li valorizzasse meglio nella loro mondana banalità.

–Allora? Sto aspettando – esordì dopo poco spazientito. Il tempo di un lungo respiro e poi un racconto. – Come già sapete mi chiamo Kyoko Sato. Sono una, anzi ero, una ricercatrice e mi occupavo di neuroscienze. Sono stata purtroppo complice, non per mia volontà, di atti mostruosi e criminali e chiedo il vostro aiuto per rimediare ai miei torti– esordì prendendosi poi qualche secondo, visibilmente in difficoltà nel rivivere quei dolorosi eventi. – Ero parte di un programma sperimentale sotto Nova Pharma.

– Nova Pharma? Parliamo dell’azienda smantellata cinque anni fa? – la interruppe Kaori. – Ne ho letto sui giornali recentemente dopo le condanne definitive ai membri del consiglio di amministrazione per spionaggio industriale e compravendita di dati sensibili. Pare che i brevetti siano stati rilevati il mese scorso da un misterioso imprenditore.

– Sì, proprio quella – annuì Kyoko sommessamente. – In team con altri scienziati lavoravo ad un esperimento sul condizionamento mentale a scopo terapeutico. Credevo di poter aiutare le persone, quella era la mia missione. Avessi saputo… – si fermò nuovamente sentendosi gli occhi bruciare.

– E poi è andato tutto storto – aggiunse Ryo, ch’era rimasto in silenzio tutto quel tempo, – hanno usato le ricerche per altri scopi, vero?

Un triste sorriso confermò la sua supposizione. – Sì, è andata proprio così. Ma noi volevamo fare la differenza in meglio non creare un nuovo MK-Ultra… io credevo, tutti in realtà, credevamo nella bontà del nostro operato.

– MK-Ultra? Cos’è? – domandò Kaori.

– Si tratta di un vecchio esperimento ideato dai servizi segreti americani messo in piedi per ricercare soggetti a loro dire sovversivi. Controllo della mente, siero della verità, lobotomie, non si facevamo mancare nulla quei simpaticoni – le rispose Ryo accendendosi un’altra sigaretta. L’intera faccenda cominciava ad infastidirlo e non poco per un motivo imprecisato. Esalò i suoi pensieri in una fitta nuvola grigiastra – un bel casino, non c’è che dire.

– Sotto la guida del professore Masatoshi Kokubo, luminare nel campo della psichiatria, avevamo ideato un profilo terapeutico per curare, come dicevo, gravi casi di disturbi della personalità con un mix di impulsi audiovisivi e medicinali. I primi trials si rivelarono da subito come molto positivi… poi ci arrivò l’ordine di estenderli a soggetti perfettamente sani e con altri scopi – continuò la donna tutto d’un fiato, - fui vittima come tutti i miei colleghi di forti pressioni da parte degli investitori, il potenziale di poter controllare la volontà altrui era una occasione troppo ghiotta per quei bastardi!

– È terribile – commentò Kaori trattenendosi a stento dal lasciare il suo posto in preda ad un forte senso di nausea. Tutta quella storia gli ricordava in un certo senso della Union Teope e della polvere degli angeli, uno strumento di controllo e morte. Pensò a Maki e non si trattenne – è il sogno del criminale più schifoso questo, la vita non ha alcun valore per mostri del genere.

– Già – convenne con lei la scienziata ad occhi chiusi. Non voleva piangere. Era inutile piangere. La sua missione era di fermarli e non poteva concedersi il lusso di farlo, le sue mani erano sporche di sangue e la sua coscienza gridava mai paga ogni notte pietà. – Kokubo rassegnò le dimissioni… o fu costretto a farlo dopo essersi opposto a quella follia. Venne ritrovato morto qualche mese dopo nel suo appartamento, suicidio scrisse la stampa. Presi il suo posto a capo del progetto. Non potevo rifiutare o mi avrebbero uccisa.

- Comprensibile. Eri da sola, non ti biasimo. Non deve essere stato facile.

–No, non ero sola, Kaori. Grazie ad una soffiata fatta dal professore prima di morire, la polizia prese ad indagare su Nova Pharma ottenendo vari arresti importanti. Ma non bastò, anzi fu l’inizio della fine. Il progetto venne smantellato in fretta e furia, tutti i testimoni chiamati a deporre mentirono trasformando il processo in una grossa farsa, la stessa memoria di Masatoshi venne infangata – spiegò Kyoko rossa in viso, come se fosse in collera col mondo intero, – “il genio decaduto infanga l’azienda che aveva creduto in lui”, ricordo ancora commenti del genere. Che schifo! Non se lo meritava, Masatoshi era un uomo buono, un’anima troppo candida per quel mondo di squali. Ricordo ancora le sue lacrime di gioia al telefono quando mi annunciò di aver ottenuto i fondi da Nova Pharma per la sua ricerca – concluse la donna sull’orlo del pianto.

Ryo, d’altro canto, aggrottò le sopracciglia, molto incuriosito dalle ultime frasi pronunciate. – Hai cambiato tono, che strano. Kyoko dimmi la verità. Non era solo un rapporto professionale il vostro, mi sbaglio? – spense il mozzicone nel posacenere prima di sporgersi in avanti col busto quasi fosse pronto ad un interrogatorio. Un leone pronto a balzare sulla preda. – E scommetto che hai testimoniato il falso al processo pur di non rovinare definitivamente la reputazione del professore pazzo che gioca con le menti di poveri fanciulli ignari. Proprio un peccato che…

SMACK

Non fece in tempo a finire la frase che venne colpito da un sordo ceffone al viso. – Sei un bastardo! Non osare mai più parlare di Masa in questo modo! – gridò ella con tutta la forza che aveva in corpo prima di scappare via dalla stanza in lacrime, diretta verso quella ch’era stato il suo rifugio la notte scorsa.

Ryo… che cavolo ti prende?!

– Lasciami stare. Sono stanco di queste cazzate. Ti ricordo, Kaori, che ogni fottuto istante mettiamo in gioco le nostre vite, e io la mia non la metto all’asta per chi non è sincero fino in fondo. Fallo tu se proprio hai tanta voglia, mi confermeresti che non sei portata per questo mestiere! – l’attaccò lui sentendosi abbandonato ingiustamente da chi avrebbe dovuto spalleggiarlo.

– Non puoi immaginare cosa abbia passato… sei stato uno stronzo. Devi chiederle scusa, ora!

– Scordatelo. Vado a fare due passi.

Il tonfo d’una porta che andava chiudendosi fu l’indegno finale di quella discussione. Kaori trattenne a stento un grido prima di scagliare il primo oggetto trovatosi sotto mano contro la nuda parete.  

 

 

****

 

– Che hai combinato questa volta, eh?! – lo ammonì la donna dietro il bancone. Perfetto, che giornata di merda, pensò. Di male in peggio. – Lascia perdere! Se Kaori la smettesse di credere agli elfi e ai folletti andrebbe già meglio – ribatté scanzonato lo sweeper venendo però fulminato con lo sguardo dall’altro uomo poco distante dalla scena. – Da quando in qua in questo bar si maltrattano i clienti, uh? – continuò senza darsi pace. – e tu scimmione togliti quel ghigno dalla faccia o ci penso io! –

-Provaci, ti aspetto!

L’ennesima rissa al Cat’s Eye venne per fortuna sventata dall’arrivo dell’ispettrice Saeko Nogami. Tempismo perfetto. – Sempre i soliti–. Venne accolta con mille feste dall’irriducibile cascamorto che, come prevedibile, non riuscì a trattenersi dal provarci spudoratamente.

– Ciao Saeko, ti vedo in gran forma. Vieni qui a sederti vicino al tuo Ryo – la chiamò facendo ampi gesti. – No, non ho tempo di fermarmi, mi spiace.

– Che palle! Non puoi proprio? – si lamentò lui col tono d’un bambino deluso. Come una vecchia commedia i due recitavano la stessa parte da anni e la cosa in fondo era divertente per entrambi. – No caro mio, però ho qualcosa che può interessarti.

Nelle mani dell’ispettrice c’era un vecchio faldone pieno di documenti, su di esso una etichetta riportava una sigla indecifrabile. – Ho i documenti che cercavi sul caso di cui mi parlavi al telefono. Se sapessero che te li ho consegnati passerei un brutto quarto d’ora. Siamo pari ora, Ryo. Anzi, mi correggo. Sei in debito – sorrise maliziosamente. Aveva vinto ancora una volta.

– Certamente.

Pagato il conto, lo sweeper più famoso di Shinjuku si congedò senza troppi convenevoli. Aveva ottenuto cosa stava cercando. Era tempo di vederci chiaro.

 

****

 

Rincasò poco prima di cena e scivolando via furtivo s’era rinchiuso nella sua stanza evitando qualsiasi interazione. Prese a sfogliare il dossier con cura di non mancare nulla: lì dentro non c’erano mica tutte le risposte ai suoi quesiti, questo lo sapeva bene, ma erano i dettagli a fare la differenza in casi del genere. City Hunter viveva di mezze verità, di tentennamenti, bugie e reticenze. Evitarle era impossibile, e l’unico modo per scardinarle era immergersi in quella fanghiglia che spesso lo nauseava per riemergerne più consapevole, più pronto ad accettare che le brutture del mondo erano tante quanto le sue bellezze. Non è che non credesse a Kyoko, lo faceva solo che… a metà, ecco. La storia dietro c’era anche se lacunosa: erano il fine e la parte del salvatore, da lui ipoteticamente rivestita, a mancare.

Cosa vuoi da me, Kyoko. Cosa mi nascondi?

Leggendo i vari rapporti sulle indagini ne emerse che era vero quanto raccontato dalla donna: Nova Pharma era stata portata a processo per corruzione di pubblico ufficio nel garantirsi fondi illeciti e per compravendita illegale di cartelle mediche. Oltre ciò, però non si accennava al lato più oscuro della faccenda, nessuna menzione del misterioso e terribile esperimento. Sparito tutto, proprio come narrato dalla misteriosa ospite. Un altro punto a favore di Kyoko.

 Notò con grande arguzia, riordinate le trascrizioni dei principali interrogatori, come tutti i soggetti narrassero del profondo legame tra il Prof. Kokubo e il fondatore dell’azienda, un tale Genzo Kobayashi, ora in carcere.

Una bella recita di gruppo, un piano per ora perfetto, non c’è che dire. Ma organizzato da chi? Segnò con la penna un grosso punto interrogativo su di un foglio.

 Un morto può mica difendersi, no? Fece delle supposizioni sul modus operandi delle forze dell’ordine. La soffiata trapelata agli sbirri sarebbe stata secondo lui interpretata come l’ultimo gesto di ripicca di un eccellente studioso per coprire la vergogna e l’umiliazione. Ma perché non farlo prima? Cosa aveva spinto il professore a non agire con tempestività? Possibile fosse solo paura?

 Mezze verità o bugie? La polizia il suo mostro lo aveva già, perché dover rettificare? Cosa abbiamo qui…

Segnò inoltre i nomi dei vari dipendenti interrogati, più per scrupolo che per altro: rintracciare qualcuno a distanza di anni era un’impresa ardua anche per un segugio come lui. Lesse per ultimo l’interrogatorio di Kyoko. Le sue dichiarazioni, scandite il più attentamente possibile, vennero ritenute dai periti a quanto scritto come mendaci, in quanto era ben noto in tutto l’ambiente del legame sentimentale instauratosi col “presunto” suicida.  In tribunale la scienziata non ci aveva mai messo piede. Tutto molto strano, fin troppo. Nessuna prova venne trovata del fantomatico esperimento Nova 01 citato a più riprese nei verbali delle lunghe sessioni in centrale. Alcuni passaggi dell’interrogatorio, sul finire, narravano di minacce subite come ad esempio il caso d’una lettera minatoria dove le si intimava di tener la bocca chiusa. Di neanche quella c’era traccia.

Merda, qui non torna un cazzo!

Un particolare alla fine dell’ultimo foglio lo fece trasalire sin quasi a cadere dal letto ove era disteso da un paio d’ore oramai. Una firma recitava: “Hideyuki Makimura”.

Maki si è occupato di questo caso?

Non fece in tempo a ricomporsi che venne ripreso dalla voce di Kaori che risuonava ovattata da dietro la porta: – Ryo so che sei lì, posso entrare?

E ora?

– Ho un po’ di mal di testa Kaori, parliamo domani.

- Ti prego… - gli venne da tremare a quella richiesta sino a sentirsi un verme per quanto successo poche ore prima. Non ebbe la forza di mentire una seconda volta.  – E va bene, entra.

La vide aprire lentamente la porta e intrufolarsi nella sua camera in maniera goffa. Gli occhi, gonfi per il pianto, lo squadravano senza pausa; lui ricambiava a fatica, colpito da tanta forza. Imprecò mentalmente una seconda volta. Aspettò in silenzio che si accomodasse sul letto dopo averle fatto spazio. Kaorì aprì bocca: il tono di voce era roco, sporco, quella voce che tanto amava per una volta era pronta a rammentargli dei suoi peccati quotidiani. Forse aveva ragione lei, forse era realmente uno stronzo. – Noto che stai lavorando al caso.

– Sì, più o meno.

– Progressi?

– Alcuni, cosa volevi dirmi?

– Vorrei insultarti o meglio colpirti per oggi, ma non lo farò, e sai perché?

– Perché?

– Punto primo, sono il miglior socio tu potessi desiderare mio caro. Punto secondo, un tipo molto scorbutico una volta mi ha affidato testuali parole… – enunciò energicamente prima di scimmiottare con tono drammatico un vocione da uomo vissuto – “Se il tuo cuore non è dalla parte del cliente allora non dovresti accettare il caso”.

Touché, Kaori. Ottima mossa.

– E io t’ho visto Ryo, ho visto che in fondo ci credi più di quanto vorresti ammettere a tutta questa storia. Non avresti di certo mosso un dito non fosse così.

– Kaori.

Mh?

– E se ti dicessi che c’entra anche Maki in tutta questa faccenda?

 

 

 

 

 

Fine Capitolo

 

Eccoci qui alla fine di questo capitolo. Quanti avvenimenti, eh? Prendetevi un attimo di riposo, siamo solo agli inizi! Adoro da sempre la componente investigativa/crime di City Hunter e, sin dalle prime parole gettate su d’un foglio virtuale, ho deciso che l’avrei valorizzata al mio meglio.

Il nostro eroe non ne esce benissimo da questo capitolo, ne sono conscio. Kaori, d’altro canto non gli permetterà di essere sottovalutata come una volta. E Kyoko ne avrà di cose da spiegare.

Ma i conflitti interni in tempi incerti si sa sono pericolosi e tutto può succedere. Non vi resta che seguire i prossimi capitoli. Alla prossima!

   
 
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