Cap. 2: In a heartbeat
Once
again, all I know is I'll be fighting alone
Count another day to waste without your call
Begging for you to return
Begging for you to return
Just to see how it feels to collide
I was close enough to miss a heartbeat
With no wings, it's not easy to fly
But to see you I'd leave in a heartbeat
Can't tell what's fake from what is real
Can't see that light ahead
(But) I feel you in the dark
Can't tell what's fake from what is real
I feel you in the dark!
(“In
a heartbeat” – Volturian ft. Giada “Jade” Etro)
Bjorn e Gunnhild avevano organizzato un
banchetto per accogliere nel modo migliore gli ospiti Rus’ e, quella sera, c’era
festa nella Sala Grande. A dirla tutta, Bjorn non era poi così entusiasta
all’idea di mostrarsi tanto ospitale con gente che, pochi mesi prima, aveva
tentato di conquistare la Norvegia e poi continuava a diffidare di Ivar, che
pareva tutto culo e camicia con la
Principessa Katja e il giovane Principe Igor. Questa volta non aveva potuto
contare sui saggi e preziosi consigli di Aethelred che, praticamente, era
caduto in una sorta di stato catatonico dopo aver visto Katja, sconvolto
all’idea che fosse giunta fin lì dalla lontanissima Kiev per riprendersi Ivar
e, così, ne aveva parlato con Gunnhild e con Erik, uno degli Jarl che aveva
combattuto al suo fianco proprio contro i Rus’ e che poi aveva deciso di
rimanere a Kattegat come consigliere del Re. *
“So che non ti fidi di Ivar e delle sue
parole, marito mio, ma credo veramente che il Principe e la Principessa dei
Rus’ siano venuti in pace” disse la Regina. “Sono stati loro, in fondo, a
tramare per uccidere Oleg che era il nostro vero nemico e, comunque, se
avessero cattive intenzioni, non sarebbe stato astuto da parte loro giungere
qui personalmente. Chi gli assicura che non potremmo prenderli come ostaggi?
No, se davvero avessero voluto attaccarci sarebbero arrivati con un esercito e
di sicuro loro non si sarebbero mostrati così disinvoltamente.”
“Gunnhild ha ragione” confermò Erik. “Anzi,
ritengo che un’eventuale alleanza con i Rus’ potrebbe essere preziosa per
Kattegat, visto che ancora non sappiamo un bel niente delle intenzioni di Re
Harald.”
Così il banchetto era stato preparato e vi
erano intervenuti tutti quelli che lo desideravano. Bjorn si rese presto conto
che, o Katja e Igor erano i candidati perfetti per l’Oscar come miglior attrice
e attore protagonista (posto che sapesse cosa fossero gli Oscar!), o Gunnhild e
Erik avevano perfettamente ragione ed erano davvero venuti in pace, o meglio,
per proporre un’alleanza tra i loro Paesi.
“Oleg aveva mire espansionistiche, ma il
Principe Dir e il Principe Igor vogliono soprattutto consolidare il potere dei
Rus’ e difendersi dalle scorrerie delle tribù orientali che spesso attaccano i
viaggiatori che si spostano da Kiev a Novgorod e viceversa” spiegava Katja.
“Inoltre sappiamo che Kattegat vorrebbe farsi conoscere come città commerciale
sulla Via della Seta, per cui potrebbe esservi utile la protezione dei nostri
soldati per i vostri mercanti in viaggio.”
“Noi vogliamo la pace, altrimenti non saremmo
diversi da Oleg” chiarì il giovane Principe che, seppure ancora ragazzino,
sembrava avere una gran determinazione. “Se i nostri Paesi diventeranno amici e
alleati, potremo soccorrerci a vicenda in caso di attacchi, da qualsiasi parte
provengano.”
Ad Ivar brillavano gli occhi nell’ascoltare
quelle parole. Era felice di vedere il suo giovanissimo amico Igor così fiero e
già calato nel suo ruolo di sovrano, inoltre sperava proprio che i loro popoli
potessero stringere un’alleanza, così entrambi sarebbero stati più forti e
magari lui avrebbe potuto far visita a Igor, ogni tanto, e Igor viaggiare fino
a Kattegat. Era compiaciuto anche perché pensava che, alla resa dei conti, il
suo legame con i Rus’ non era stato un male per Kattegat e anzi, proprio grazie
a lui Norvegia e Rus’ sarebbero diventate nazioni amiche.
Tanto entusiasmo, però, non era condiviso da
Aethelred. Non che avesse qualcosa in contrario riguardo ad un’eventuale
alleanza con i Rus’, ma non leggeva nella mente, non sapeva dunque cosa stesse
pensando Ivar e, vedendolo così felice e soddisfatto accanto a Igor e Katja, si
sentiva il cuore lacerato da mille spine. Era chiaro che Ivar era molto legato
al Principe e alla Principessa dei Rus’ e loro a lui, si vedeva anche quanto i
due Rus’ lo stimassero e lo amassero: Ivar per loro era un eroe, li aveva
liberati dalla tirannia del crudele Oleg e, grazie a lui, i Rus’ avevano
davanti un futuro ricco di promesse. A Kattegat Ivar non aveva veri amici, la
gente continuava a considerarlo con sospetto e i suoi stessi fratelli parevano
non nutrire fiducia in lui; quello stesso pomeriggio Ivar aveva rivelato a
Aethelred di non trovarsi bene nella cittadina e di desiderare di partire… e se
avesse deciso di seguire Igor e Katja a Kiev? Sicuramente Ivar avrebbe chiesto
al giovane Sassone di partire con lui, ma poi come sarebbe stata la loro vita
tra i Rus’? Ivar avrebbe continuato ad amarlo oppure si sarebbe avvicinato
sempre di più a Katja, che era evidentemente molto attratta da lui?
Con profondo dolore e una gelosia che gli
avvelenava il sangue, Aethelred dovette ammettere che Katja era davvero una
donna speciale e che Ivar avrebbe avuto tutte le ragioni per innamorarsi di
lei. Somigliava a Freydis, era vero, ma questo era solo un dettaglio che poteva
spingere Ivar verso di lei superficialmente, mentre i veri pregi della
Principessa dei Rus’ erano ben altri: Aethelred stesso la trovava bellissima,
molto più di Freydis, il suo volto era più fiero, i suoi occhi più luminosi, in
lei non c’era niente del modo di fare ambiguo e sottilmente subdolo della
defunta moglie di Ivar. Parlava con disinvoltura e affrontava tranquillamente
argomenti politici e sociali, dimostrando di essere una donna fuori dal comune,
libera e forte proprio come Gunnhild o Lagertha.
Tormentato da uno strazio che non riusciva a
soffocare, Aethelred giunse alla conclusione che Katja sarebbe stata la moglie
perfetta per Ivar e che, per lui, la vita tra i Rus’ sarebbe stata molto più
piena e felice di quella che avrebbe potuto avere a Kattegat. Il pensiero lo
sopraffece e il giovane Sassone si alzò da tavola, scusandosi con i vicini e
accennando a un malessere passeggero. Non poteva resistere ancora a lungo in
quel salone, gli mancava il respiro, doveva uscire…
Ivar, in quel momento, era impegnato in una
discussione animata con Igor e non si accorse del disagio del suo compagno,
cosa che ferì ancora di più Aethelred. Sentiva lacrime bollenti pungergli gli
occhi e spade affilate trafiggergli il cuore mentre usciva dalla Sala Grande e
si dirigeva fuori, all’aria aperta, sperando di riuscire a riprendere un minimo
di controllo.
Devo pensare al bene di Ivar, solo al bene di Ivar. Se è
questo che lui vuole… io lo amo tanto e voglio solo che lui sia felice, anche
senza di me, anche se io… anche se io morirò senza di lui!
“Aethelred, stai bene?” una voce accanto a
lui lo fece trasalire. Si trattava di Tiago, un ragazzo di diciotto anni che
era stato liberato dalla schiavitù quando il Principe Sassone aveva proposto a
Bjorn di concedere la libertà a tutti gli schiavi di Kattegat. Tiago era stato
catturato cinque anni prima dai Vichinghi durante la spedizione che Bjorn aveva
organizzato insieme a Hvitserk e Floki nella città di Algeciras, nella Spagna
islamica **; allora era soltanto un
ragazzino orfano che viveva di espedienti per strada e finire a servire nella
casa di Bjorn non era stata poi la peggiore delle sorti che poteva toccargli. Era
sempre stato trattato bene tanto che, anche dopo la liberazione, aveva scelto
di restare nella dimora regale e rendersi utile in qualsiasi modo, Bjorn e i
suoi fratelli gli erano molto affezionati e Aethelred lo aveva preso
particolarmente a cuore, visto che erano entrambi giovani stranieri in un mondo
molto diverso dal loro.
“Sì, sto bene, è solo che… la Sala Grande è
troppo affollata e avevo bisogno di un po’ d’aria. Non preoccuparti, adesso
rientro” rispose Aethelred, cercando di nascondere la sofferenza. Era
pallidissimo e aveva gli occhi cerchiati, però, e Tiago non si lasciò
ingannare. Fissandolo serio con i grandi occhi neri non si mosse da dove si
trovava.
“Sei sicuro? Vuoi che vada a prenderti un po’
d’acqua? O magari dovrei avvertire Ivar che non ti senti bene…”
“No!” la foga con cui replicò lo tradì.
“Davvero, Tiago, sto bene, resterò qui ancora un minuto e poi tornerò dentro.
Tu raggiungi gli altri, io arriverò tra poco.”
“Come desideri” disse Tiago, ma si vedeva che
era poco convinto.
Aethelred si rese conto di aver sbagliato a
uscire così precipitosamente dal salone, avrebbe dovuto controllare meglio le
proprie emozioni e il dolore lancinante che provava, forse anche altri si erano
accorti della sua fuga, doveva rientrare…
ma proprio non ce la faceva! Gli faceva troppo male vedere Ivar così felice e a
suo agio accanto a Katja e a Igor, gli sembrava di non averlo mai visto tanto
sereno e luminoso e continuava a pensare che, se davvero lo amava, avrebbe
dovuto lasciarlo andare, erano loro la sua vera famiglia, erano loro le persone
che amava e che lo amavano davvero… E di certo non sopportava di partecipare a
un banchetto, aveva la nausea al solo pensiero di mangiare o bere qualcosa!
Chissà, forse avrebbe fatto meglio a dire a Tiago che, in effetti, si sentiva
poco bene e che si sarebbe ritirato nella sua stanza… già, ma in quel caso Ivar
si sarebbe sentito costretto a
raggiungerlo per vedere come stava e gli avrebbe rovinato la serata.
Non sapeva proprio cosa fare e intanto il
tempo passava…
Quando, finalmente, il giovane Sassone si
decise a rientrare nel salone, la maggior parte degli invitati se ne stava
andando, a parte qualche gruppetto che era rimasto per fare gli ultimi brindisi
(ogni scusa era buona!). Vide che Bjorn e Gunnhild stavano parlando con Igor e
con loro c’erano anche Hvitserk, Helgi e Erik. Probabilmente si stavano
accordando sui termini dell’alleanza ma… ma Ivar e Katja non erano con loro e
il sangue di Aethelred si gelò nelle sue vene. Quello che tanto temeva era
vero, dunque, Katja non era a Kattegat per l’alleanza, o perlomeno non soltanto
per quella: lei era venuta per riprendersi Ivar.
Aethelred non voleva spiare, non era mai
stato una persona del genere, ma il terrore di perdere Ivar e la sofferenza gli
avevano fatto smarrire momentaneamente la sua lucidità. Andò verso la stanza
che divideva con il giovane vichingo, ma si bloccò sentendo delle voci che
provenivano dalla porta socchiusa: erano proprio le voci di Ivar e Katja, Ivar
aveva portato Katja nella loro camera da letto! Un altro si sarebbe infuriato,
si sarebbe sentito oltraggiato pensando che il suo compagno avesse portato
l’amante proprio nella loro stanza, ma non così Aethelred. Il Principe Sassone
vide quell’episodio come un segno del fatto che Ivar aveva già compiuto la sua
scelta e le poche parole che udì bastarono a spezzargli definitivamente il
cuore.
“Ivar, so che questa è la tua patria e che
qui c’è la tua famiglia, ma vorrei chiederti ancora una volta di tornare con me
a Kiev” diceva Katja, in tono dolce e sommesso. La sua non era una richiesta
perentoria, bensì una semplice proposta fatta con cuore sincero.
“Me l’avevi già chiesto prima che partissi
per fare ritorno a Kattegat e allora mi dicesti anche che tu non saresti mai
venuta con me, proprio perché la tua famiglia è in Rus’, quindi come puoi
chiedermi ora di fare qualcosa che tu non faresti per me?” obiettò Ivar.
“Le cose sono un po’ cambiate adesso” ammise
Katja. “Innanzitutto mi sono accorta del fatto che tu qui a Kattegat non sei
molto amato e che neanche la tua famiglia sembra affezionata a te, mentre tra i
Rus’ tu sei un eroe, il guerriero che ci ha liberati dal tiranno Oleg. Tutti ti
amano e ti ammirano in Rus’. E poi… ecco, ho scoperto di aspettare tuo figlio…”
A quelle parole Aethelred si sentì dissolvere
in mille pezzettini e svanire in una nube oscura dove c’erano solo dolore e
sofferenza. Indietreggiò, colpì qualcosa ma non se ne accorse, voleva soltanto
allontanarsi il più possibile da lì, non sapeva dove, forse voleva solo morire.
Katja avrebbe dato un figlio a Ivar, Ivar avrebbe potuto avere una famiglia con
lei in Rus’, tra gente che lo amava e lui… lui ora non aveva più niente da
offrire. Con le lacrime che gli offuscavano la vista, il Principe cercò di
andarsene, di uscire dalla dimora regale, di sparire, svanire nel nulla,
sperando che così, almeno, anche la pena atroce che lo straziava sarebbe
svanita…
Ivar, però, aveva udito il rumore fuori dalla
stanza e aveva immaginato che potesse essere Aethelred, che aveva sentito
proprio ciò che non avrebbe dovuto. Voleva raggiungerlo, ma prima aveva il
dovere di spiegare le cose come stavano a Katja.
La giovane donna, però, aveva già capito e lo
stava guardando con un sorriso dolce e triste insieme.
“Tu non tornerai mai a Kiev con me, non è
così?” gli chiese.
“Io… Katja, mi dispiace e... sono felice che
tu aspetti il mio bambino, ma io… io non potrei mai vivere là, quello non è il
mio posto, non voglio ferirti ma…”
“La verità è che non mi hai mai amata, io lo
sapevo, ma prima di arrendermi del tutto ne volevo la conferma” replicò tranquilla
Katja, dando l’idea di essere già preparata da tempo alla risposta di Ivar.
“Sapevo che non mi amavi anche quando sei venuto a letto con me, lo hai fatto
solo perché pensavi che fossi Freydis, ma io non sono lei, non lo sono mai
stata. Le somiglio, non so per quale motivo, ma non sono lei e ho sempre saputo
che, anche se fossi rimasto con me, prima o poi lo avresti capito e mi avresti
comunque lasciata.”
Ivar era commosso dalla generosità e dalla
serenità con cui la giovane gli parlava. Aveva ragione, lui si era lasciato
sedurre da Katja soltanto perché nel suo cuore era convinto che fosse la
reincarnazione di Freydis, non era mai stata Katja quella che voleva e lei ora
dimostrava di averlo sempre saputo.
“Non sono in collera con te, anzi, ti sarò
per sempre grata sia perché mi hai liberato da quel folle di Oleg sia perché mi
hai donato un figlio. Lo crescerò raccontandogli che suo padre è un valoroso e
potente guerriero vichingo, che suo padre è un vero Re, e lui ti amerà e ti
ammirerà sempre. Chissà, magari un giorno vorrà venire a conoscerti…” Katja si
interruppe, vedendo che Ivar si guardava intorno con aria preoccupata. “Ivar,
cosa c’è? Te l’ho detto, non sono né arrabbiata né delusa per il tuo rifiuto,
anzi credo che sia meglio così. Ma chi stai cercando?”
“Io devo… ecco, credo che ci sia una persona
con cui devo parlare” fece Ivar. “Perdonami, Katja, tu sei molto migliore di me
e io so che crescerai nostro figlio nel modo migliore, adesso però io…”
Ancora una volta la giovane donna sorrise con
un misto di mestizia e tenerezza: anche quello era un chiaro segno che Ivar non
l’amava né l’aveva mai amata. Era comunque curiosa e volle seguire il vichingo
quando uscì dalla stanza.
Aethelred era già lontano, ma Ivar trovò
Tiago e chiese se avesse visto passare il Principe.
“Sì, certo, è uscito poco fa, mi sembrava che
fosse diretto verso la spiaggia e che… beh, che stesse piangendo. È tutta la
sera che non sta bene” rivelò.
Ivar si avviò verso la spiaggia con tutta la
velocità che le sue gambe ingabbiate e la stampella gli permettevano, poi sentì
che Katja lo prendeva sottobraccio per aiutarlo a camminare meglio.
“Credo che la persona che devi incontrare sia
molto importante per te” disse con dolcezza. “È meglio che ti aiuti ad arrivare
alla spiaggia prima di quanto faresti da solo.”
Ivar e Katja si diressero insieme verso la
spiaggia, mentre il giovane vichingo temeva che Aethelred avesse potuto
commettere una sciocchezza. Il suo cuore era gonfio di oscuri presagi.
Fine capitolo secondo
* Giusto due precisazioni sul personaggio di Erik. Nella
serie TV non è uno Jarl di Norvegia bensì un fuorilegge che salva la vita a
Bjorn e che dopo diventa un suo amico fidato, combattendo sempre al suo fianco.
Inizialmente io lo avevo considerato un personaggio minore che sarebbe sparito
in poche puntate e quindi non ne avevo quasi parlato nella mia storia, era
semplicemente uno degli alleati di Bjorn nella guerra contro i Rus’. Siccome,
però, questo personaggio avrà un’importanza sempre maggiore nel corso della serie
TV e non posso ignorarlo, anche perché si presta benissimo per arricchire la
storia, lo rimetto in scena qui mantenendogli il suo ruolo di amico e
consigliere di Bjorn.
** Il personaggio di Tiago è di mia invenzione e più
avanti avrà una grande importanza nella storia, il prestavolto che ho usato per
lui è l’attore Lorenzo James Henrie. La razzia nella città di Algeciras e la
cattura di molti schiavi è invece accaduta veramente nella serie TV, nella
puntata 04x16.