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Autore: elyblu    12/09/2021    1 recensioni
Se nell'anime Saint Just fosse sopravvissuta all'incidente, come sarebbe stata la vita di Nanako, Kaoru e della stessa Saint Just? Storie di tre ragazze degli anni '90 e dei loro sogni...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Kaoru Orihara, Nanako Misonoo, Rei Asaka
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente è arrivata : lei, l’unica, inimitabile, sempiterna in altre parole la mitica Cherie Poupée!
 
Il vecchio è molto imbarazzato nei confronti della figlia. Prova a intavolarci una conversazione, non sa cosa dirle, come porsi, sa quanto è stato vigliacco e pessimo con lei.
Rei è altrettanto sconcertata. Lo ha sempre visto da lontano e di sfuggita fino all’età di 14 anni. In quel brevissimo periodo che soggiornò da lui dopo la morte della madre ricorda era sempre molto imbranato con lei, evasivo, ogni scusa era giusta per scappare appena la vedeva, un’urgente telefonata di lavoro, un appuntamento di lavoro, parenti da visitare con la moglie, cene di lavoro. Al contrario quando suo padre incontrava gli altri figli – guarda caso – era sempre libero; lo sentiva parlare correntemente, specie con la sorella.
Rei non sa cosa dirgli, si aspetta sia lui a dirle qualcosa, non le sembra di provare niente di particolare per lui. È suo padre, ma non è mai stato presente; è una figura che ha sempre saputo esistere ma alla fine un perfetto sconosciuto. Lo guarda, è curiosa di vedere cosa nasconde nel suo sguardo, se magari può esserci qualche guizzo di affetto, un pentimento, un interesse. Lo guarda anche per capire cosa prova davvero lei, se indifferenza, rancore, affetto perché nonostante tutto è suo padre, il padre di Fukiko, l’amatissima sorella, soprattutto è l’uomo che sua madre ha amato fino al punto di suicidarsi; la madre di Rei si suicidò per lui, per non essere stata la sua sposa, lo amò più della propria vita, fino ad abbandonare le sue figlie, persino lei che era stata fortemente voluta.
Il vecchio comincia a fare delle domande. “Allora come stai? Ho saputo che mangi poco, devi mangiare di più, sennò dopo sei troppo magra e debole, ti ammali facilmente e non rendi come dovresti a scuola”.
Rei annuisce, il torace è dolorante, parla a fatica “mangerò di più, ci tengo alla mia salute”, risponde.
Inizia una serie a raffica di gaffe da parte del vecchio. “Vedi Rei oltre a mangiare, devi andare a scuola regolarmente, non devi né fumare né bere alcolici, devi smettere di prendere le pillole, sei una ragazza intelligente, spigliata, non capisco perché ti sprechi così e butti via la tua vita. Poi sei graziosa, perché vesti a lutto? Devi frequentare di più tua sorella Fukiko, ha lo stesso buon gusto per i vestiti di mia moglie, saprà darti ottimi consigli”. Rei è delusa, non una parola di conforto, non una parola di incoraggiamento, non una parola sulla sua salute, ma solo ramanzine sì in teoria anche meritate, ma non era questo il momento, visto anche come sta male fisicamente e visto che ha rischiato la vita. Inoltre, che c’entrano i vestiti?
Dal canto suo il vecchio siccome non sa che dirle, è capace solo di dare consigli a caso, persino sui vestiti, argomento assolutamente fuori luogo così come di pessimo gusto è il riferimento al buon gusto di Fukiko per l’abbigliamento ereditato dalla madre adottiva. Non avrebbe dovuto fare confronti fra sorelle mostrando come migliore quella delle due che ha allevato; ha poi descritto la propria moglie come madre di Fukiko, come colei che ha trasmesso il buon gusto per la moda a Fukiko, senza pensare che la vera madre di Fukiko non è sua moglie ma la madre di Rei.
“Sai adesso ti farò avere un bel po’ di soldi da quest’incidente; il parapetto del ponte sopra la ferrovia da cui sei caduta era troppo basso, altre persone prima di te hanno perso l’equilibrio e sono cadute, le autorità non lo hanno costruito a norma. Metterò tutto in mano a un mio amico legale e faremo vedere noi chi siamo agli uffici competenti, così imparano e una volta per tutte sistemeranno a regola d’arte questi ponti sulle ferrovie impedendo nuovi incidenti in futuro!” Questa volta Rei lo guarda veramente delusa; soldi, soldi, soldi. Rei desidera solo affetto e un rapporto umano, non le interessano i soldi. Le stanno salendo le lacrime agli occhi, le manca sua madre.
Il vecchio si sente imbarazzato, non sa più che dire.
A fatica prende la parola Rei. “Puoi dire a Fukiko di portarmi ma cherie la poupee?”
“Cosa? Chi è questa moi petit ta pouchette?”
Rei prova a scandire “Ma cherie la poupee”.
Il vecchio, che si vanta di conoscere inglese, francese, tedesco come il giapponese e di avere anche buone basi di cinese – almeno così dice… - insiste a chiedere “Chi è?”
Rei candidamente risponde “è la mia amata bambola, tengo molto a lei, mi fa compagnia, mi trasmette molta serenità e tranquillità d’animo, poi è bellissima, rischiara anche le giornate più buie e tristi”.
E qui arriva la gaffe più pietosa “ma cara hai 17 anni, sei grande per giocare con le bambole, che richiesta ridicola, non essere infantile, dopo questo incidente specialmente devi mostrarti matura e responsabile e pensare solo alla tua salute e alla scuola”.
“Io non gioco con le bambole ormai da anni; ma cherie la poupee però non è una bambola come le altre, ha un infinito valore affettivo, me la regalò Fukiko 3 anni fa quando mi trasferii alla maison d’etoile, mi disse che proprio attraverso ma cherie la poupee mi sarebbe stata sempre accanto e che quando sentivo la sua mancanza potevo parlare con ma cherie la poupee come se avessi parlato con lei, è stata un sostegno morale in tante occasioni, lei per me è importante”.
“Ma Rei che sciocchezze, basta con le bambole, ora puoi parlare con tua sorella di persona quante volte vuoi senza bisogno di sostituirla con un bambolotto, codesta petì puscè o come si chiama donala a una scuola materna o chiudila in soffitta, fanne ciò che vuoi ma liberatene perché sei grande e hai cose ben più importanti a cui pensare”.
Rei sta davvero per cominciare a piangere. Il vecchio se ne accorge, e da ottuso qual è rincara la dose “Figlia mia, devi studiare il più possibile, prendere ottimi voti dappertutto, fare una sfolgorante carriera, prendi esempio da Fukiko, hai la fortuna di avere una sorella formidabile; fuori dalla scuola dedicati all’arte, alla musica, alla moda, ai gioielli, e fra qualche anno inizia a pensare a un fidanzato, basta bambole, l’infanzia è finita, devi crescere. E basta coi capricci per il mangiare. Sai cosa faccio ti ordino un bel piatto di anko mochi (n.d.r. dolce giapponese con marmellata di fagioli rossi azuki) che ti dà forza e sostanza, altro che petì puscè”.
Fukiko, Fukiko, Fukiko, persino a Takashi, il figlio maggiore, porta sempre di esempio la sorella Fukiko, ma un conto è portarla di esempio a Takashi che ha visto crescere da sempre, un conto a Rei, quella figlia mai conosciuta davvero e solo vista qualche volta da lontano e di sfuggita, che aveva molto sofferto e che era stata ingiustamente abbandonata. Mushanokoji Ichinomiya, due lauree, grande uomo di affari, affermatissimo imprenditore internazionale, su tutto il resto è veramente un ebete, un cervello ristretto e banale; lui è la conferma che l’essere umano è settoriale, può essere molto bravo in dei campi e il nulla in altri, a dispetto di titoli di studio e carriera.
Inoltre – altra gaffe – raccomanda a Rei di dedicarsi alla musica; se avesse avuto un po’ di attenzione e riguardo verso l’assistente sociale non avrebbe mai fatto tale raccomandazione; l’assistente aveva detto che Rei era bravissima  a musica, sapeva suonare ben 3 strumenti.
Se avesse avuto poi un minimo di umanità e comprensione, avrebbe capito che Rei non era capricciosa col cibo, ma non mangiava per il dolore spirituale patito continuamente per essere abbandonata a se stessa, per il rifiuto subito dagli altri. Così come avrebbe capito che per colpa sua Rei aveva lasciato troppo presto spensieratezza e svago, ed era cresciuta troppo alla svelta, senza una guida. Non capisce nemmeno che un oggetto può avere un importante valore se ci ha accompagnato in momenti particolari della nostra vita. O forse il vecchio sa tutte queste cose, ma siccome tale pensiero porterebbe a galla al massimo i suoi sensi di colpa, si inventa altre scuse.
Entra l’infermiera che si mette a ridere appena il vecchio le chiede di portare alla figlia l’anko mochi; “dottore sua figlia deve mangiare solo liquidi tiepidi, ancora non può mangiare nulla di solido, tanto meno un piatto appiccicoso come l’anko mochi, rischierebbe di soffocarsi. Posso giusto portarle un brodino”.
Il vecchio in fondo sa di essere stato pessimo. Si congeda con imbarazzo “Ciao piccola, ci vediamo presto, tanto con la camera a pagamento posso vederti quando voglio”. Ancora, soldi, soldi, soldi…
Rei fa un cenno col capo, alla fine sente di volergli bene perché è suo padre e legge il suo stato d’animo pieno di imbarazzo, sa che a modo suo le vuole bene, ma capisce anche che con lui sarà difficile se non addirittura impossibile instaurare un vero rapporto padre/figlia.
Rimasta sola, piange, le manca molto sua madre, le sue coccole, il suo affetto, le sue premure, era stata lei a trasmetterle la fisicità negli affetti attraverso abbracci, baci e carezze, stile molto più europeo che giapponese, sua madre la capiva; piange perché ripensa a quando vedeva di nascosto sua madre addolorata per suo padre, a quando si era ammalata di depressione, al suo suicidio, piange perché vede imbarazzo intorno a sé, i suoi fratelli sono imbarazzati, non riescono a celare i sensi di colpa, persino Fukiko col suo orgoglio appare sempre contrita; la sua cherie poupee le darebbe molta forza, è come un totem protettivo, la vuole con sé, a volte quando la prendeva in braccio si sentiva quasi osservata da lei, mentre la stringeva al suo cuore avvertiva sempre un braccio o una manona di cherie poupee appoggiata su una sua costola o su una spalla, e si sentiva protetta; sa perfettamente che è una semplice bambola, un soprammobile, ma il valore affettivo è talmente grande che le sembra di essere corrisposta nel suo affetto, quasi gli oggetti, le cose, quando particolarmente amati e curati, avvertano la cura dei proprietari e ricambino in qualche modo l’amore ricevuto come in una sorta di ilozoismo, come se le cose avessero un’anima; forse più semplicemente si tratta di una sorta di suggestione psicologica personale per sentirsi meno sola.
Rei all’inizio dell’anno scolastico aveva poi conosciuto Nanako che – guarda caso – era molto simile di viso alla sua cherie poupee, e le aveva dato un grandissimo affetto; una piacevole e sorprendente coincidenza questa somiglianza, quasi una personificazione della sua cherie poupee.
Non aveva mai messo un nome alla sua bambola. È semplicemente la sua cherie poupee.
Preme lo gnomo della collanina regalata da Kaoru, l’indomani chiederà ai suoi fratelli o alle sue amiche più care di portargliela, ha bisogno della sua cherie poupee. Tanto immagina – giustamente – che suo padre non direbbe mai ai suoi fratelli di portarle sa cherie la poupee.
Con questo senso di nostalgia e malinconia, Rei si addormenta, fa tenerezza, ne ha passate troppe in 17 anni, eppure non ha mai perso la sua bontà e dolcezza. Merita un futuro più sereno.
 
L’indomani la prima cosa che Rei chiede a Fukiko appena arriva è di portarle la sua cherie poupee. Fukiko non si mostra molto comprensiva sulla bambola. È affettuosa con la sorella, usa toni molto gentili ma le spiega “Rei lascia perdere la bambola, la rivedrai quando sarai dimessa e la porterai a casa con noi, ora non te la porto, è un po’ polverosa, te devi stare in un ambiente assolutamente pulito e lindo, asettico, poi ormai le bambole non sono più adatte a noi, tutt’al più sono oggetti da collezione. Oltretutto, che bisogno hai della bambola? Te la regalai perché tu avessi l’impressione di avermi sempre con te, ma ora saremo sempre insieme, non hai bisogno di sostituirmi con una bambola, ora io sono qui con te, non ti lascerò più, cherie poupee non serve più. Nei prossimi giorni potrai piano piano cominciare a rimetterti in pari con le lezioni degli ultimi giorni che hai perso a scuola. Per fortuna poi inizia la pausa estiva e quindi rimarrai meno indietro col programma. Farai una fisioterapia ottima, ti riprenderai prima del tempo, ci siamo potuti permettere il miglior centro di fisioterapia e i migliori fisioterapisti della città, proprio perché tu torni presto in sesto. Fra esercizi, visite, la nostra presenza, e i compiti non avresti tempo per la bambola. E poi te lo ripeto : ora hai me di cui tra l’altro non ti libererai facilmente”; quest’ultima frase è detta con molto affetto. Rei capisce che la sorella è davvero pentita e tiene a lei.
Interviene anche Takashi “Io non avrei mai il coraggio di portartela, mi fa paura, io e Takehiko l’abbiamo soprannominata la bestia, perché ci trasmette un senso di inquietudine”.
I fratelli ridono tutti e tre, si sta instaurando un bel rapporto. Rei è meno malinconica. Effettivamente con la camera singola i fratelli trascorrono anche solo a turno diverse ore tutti i giorni con lei, ha conferme del loro calore. Ma Rei non demorderà nella sua richiesta.
Pensa molto anche alle sue amiche, spera possano tornare quanto prima a visitarla.
 
Il giorno dopo, Rei è momentaneamente sola, sta guardando fuori dalla finestra.
Sente bussare….è la sua grande amica Kaoru. Rei è felice; Kaoru è la sua sorella spirituale. Kaoru si siede accanto a lei, è diversa, però, ha un’aria cupa, non ha l’aria serena, allegra e spensierata di sempre.
Con uno sguardo si capiscono reciprocamente, sono amiche dalle scuole medie, c’è un’intesa speciale fra loro.
Kaoru - con tutto il rispetto - è contenta di essere venuta in un momento in cui non ci sono i fratelli di Rei così le può parlare molto più liberamente. La settimana precedente, quando Rei era in camerata, Kaoru poteva passare pochissimo tempo con lei, farle poco più di un saluto, oggi invece può trascorrerci più tempo insieme.
“Sono venuta appena mi sono liberata dalle verifiche; finalmente da oggi siamo in vacanza fino a tutto agosto. È stato un periodo molto impegnativo, fra le verifiche finali e le partite di basket, ma non smetto mai di pensarti e ora potrò stare più tempo con te. Come stai?”
“Un po’ meglio, ma ho tanti dolori ancora, ogni giorno possono somministrarmi le flebo con gli analgesici solo per alcune ore, e quando finiscono le flebo mi sento tanto dolorante, debole”. “Vedrai che quando ti sarai rimessa, ci divertiremo moltissimo con gli allenamenti e le partite. Devi fare veloce, perché senza di te la squadra non decolla. Inoltre, mancano a tutte i tuoi mini concerti. Senza Saint Just l’educandato Seiran non è più lo stesso!!”
Rei è felice di questa visita “Ieri è venuto mio padre…”, dice pensierosa.
“Ah ho già capito…” è il commento di Kaoru.
Rei parla poco perché ha ancora difficoltà respiratorie, ma riassume in maniera esaustiva il loro pietoso incontro. Kaoru cerca come può di rincuorarla “Gli adulti a volte commettono gravi errori e non vogliono riconoscerlo per orgoglio, per paura, per vergogna, chi lo sa. Lui sicuramente ti vuole bene, ma deve imparare a mostrartelo, sempre se sa come si fa, e vista l’età se non ha imparato finora, dubito che ancora sia in tempo a impararlo. Però devi pensare che ora la tua famiglia ti è vicina, hai tutta la vita davanti, un’infinità di progetti, che bello, beata te…”.
“Anche te hai un’infinità di progetti; ci realizzeremo insieme” risponde Rei.
Dice a un tratto Kaoru “Lo sai che il giorno dell’incidente mi sei apparsa mentre cercavo di fare un canestro? Sembrava tu fossi lì davanti a me”.
“Effettivamente mentre cadevo dal parapetto oltre a mia madre ho pensato anche a te; che cosa buffa; siamo proprio telepatiche! Sono felice di questa cosa”.
“Mi manchi Rei”.
“Perché scusa? Sei qui con me, guarirò, farò la fisioterapia, starai ancora con me; stammi vicina come puoi perché non sarà facile”, Rei vede Kaoru con le lacrime agli occhi, non l’ha mai vista così, è cupa, sembra logorarsi, è piuttosto pallida, nonostante sia una sportiva, forse è stanca per i compiti e lo sport… Alla fine Kaoru parla.
“Devo fare degli esami di controllo perché è passato un anno dal mio intervento di tumore al seno…poi ho spesso delle fitte dolorose al seno…non capisco, perché stavo benissimo…all’improvviso ho queste fitte… Io … Io…non capisco…Ma io…” Rei la guarda stupita, l’ha sempre vista forte, risoluta e ottimista, non capisce, o per meglio dire preferisce non capire “Io ho paura” Kaoru finisce la frase e comincia a piangere.
Rei tocca la sua mano; anche se Kaoru non ha un’affettività fisica, immagina che in questo caso le farà piacere. La guarda, vuole infonderle coraggio, capisce quanto ha rischiato di buttare via la sua vita con pillole, tabacco e alcool, senza rendersi conto che la salute è il bene più prezioso che abbiamo, e che per nessuna persona al mondo dobbiamo sprecarla.
“Non lasciarmi” le dice Rei, “abbiamo il nostro gnomo” cerca di ironizzare “voglio farmi riportare ma cherie la poupee, lei è un totem protettivo, lo sarà anche per te”.
“Io non voglio morire, non voglio soffrire, non è giusto” piange Kaoru, Rei la ascolta, le tocca le mani, sa che un gesto d’affetto vale più di mille parole e frasi fatte.
TOC TOC, si sente bussare, Kaoru si asciuga di corsa il viso e dice “avanti”. La porta si apre … SORPRESA … è Nanako, la versione reale di cherie poupee!!!!!
 
Kaoru avrebbe voluto proseguire i suoi discorsi, ma li interrompe perché Nanako non è a conoscenza della sua malattia, solo Rei conosce la sua malattia e solo con Rei può parlarne. In teoria Kaoru potrebbe essere seccata dall’arrivo di Nanako, ma al contrario è contenta di vederla perché Nanako le è molto simpatica, sente una grande sintonia con lei e anche un forte istinto di protezione. Ha capito che è una ragazza estremamente sincera e genuina, trasparente, buona d’animo e particolarmente altruista, che si è unita a lei per soccorrere Rei nei momenti di difficoltà, che non si è tirata indietro di fronte alle chiusure a riccio, ai mutismi e alle reazioni a volte aggressive di Rei, che è capace di grande amore e disponibilità verso gli altri, una persona meravigliosa. Proprio per questo Kaoru si è sempre dispiaciuta e ha cercato di aiutare e stare vicino a Nanako quando alla Sorority era vittima dei dispetti ora di Fukiko-Lady Miya ora delle altre componenti della Sorority come Lady Monnalisa e Lady Borgia, quando Aya Misaki le faceva i dispetti per vendicarsi del fatto che era stata ammessa alla Sorority a scapito suo, quando si accorse che Nanako soffriva per non essere corrisposta nel suo amore da Rei all’epoca concentrata solo sulla sorella Fukiko. Kaoru conosce però grazie a Rei un altro particolare : Nanako è la sorella di Takehiko, il suo ex fidanzato da lei lasciato a causa del tumore al seno.
Chissà se troverà mai la forza di confidare anche a lei il suo tormento.
 
Nanako è felice di vedere la sua amatissima Rei anzi Saint Just – le piace chiamarla Saint Just - in condizioni di salute sempre migliori. Nonostante l’alimentazione carente e le analisi del sangue con diversi valori sballati, Saint Just dimostra di essere forte fisicamente e dopo poco più di una settimana si sta riprendendo. Quando la vede, Nanako si perde nei suoi occhi viola, nella sua voce, vorrebbe abbracciarla all’infinito per darle conforto e amore, ma non può perché Saint Just è dolorante, ha un braccio ingessato, è ancora impedimentata; quando pensa che una caduta diversa poteva farla morire, quando ripensa a quegli incubi terribili durante il suo svenimento il giorno dell’incidente si sente mancare; non riesce a immaginare la sua vita senza la sua Saint Just.
Aveva sperimentato di persona quello che le disse una sera dopo l’incidente alla festa di Lady Miya; sì era proprio vero : non poteva vivere senza la sua Saint Just, sarebbe morta senza di lei, sarebbe morta se a Rei fosse successo qualcosa. Ancora sta in ansia a ripensare a quelle ore di attesa prima dell’esito dell’operazione.
Fortunatamente Tomoko le era stata vicina anche dopo l’incidente per aiutarla a riprendersi. Anche se Rei stava migliorando, Nanako doveva riprendersi dal tremendo choc. Soltanto il giorno prima per distrarla Tomoko l’aveva portata in piscina, al fast food e al cinema.
Nanako desidera fare le stesse cose anche con Saint Just, ma la strada è ancora lunga perché c’è una importante fisioterapia nel mezzo da effettuare. Ma come sarebbe stato bello dopo diventare tutte amicone, un unico gruppo, Nanako, Tomoko, Mariko, Kaoru e Saint Just ….
Per Saint Just però c’è un affetto speciale.
Nanako si autoesamina : Tomoko è l’amica sorella, quella con cui sono affiatate, si sono conosciute in prima elementare, con cui è cresciuta insieme, formandosi a vicenda il carattere, passioni in comune come la cucina e le torte, non riesce a immaginare la sua vita senza di lei; Mariko è un’altra grande amica, conosciuta in prima liceo, molto affettuosa, capace di amare molto le persone e di stare dalla loro parte costi quel che costi; Kaoru – detta principe Kaoru – è una ragazza fantastica, generosa, sportiva, solidale, estremamente buona d’animo; a loro tre vuole bene nella stessa maniera, un grande amore amicale, per Tomoko più sororale; ha altre amiche ma con loro il rapporto è meno approfondito; da una parte nel suo liceo ci sono diverse rivalità e competizioni, quindi è difficile farsi un numero elevato di amiche; inoltre, c’è sempre una marea di compiti da fare a casa, non c’è tempo per coltivare hobbies o avere una vita sociale regolare e questo è un altro ostacolo nell’incrementare il numero di amicizie per lei e le altre educande del Seiran; alla fine le sue amiche per causa di forza maggiore sono essenzialmente le sue compagne di scuola.
Con Saint Just però non sente solo affetto. Il suo cuore batte quando la vede, sente tanti campanellini intorno a lei fin dalla prima volta in cui l’ha vista, come un colpo di fulmine, quella ragazza così eterea, soprannaturale; ha delle emozioni indescrivibili, felicità e nello stesso tempo sconcerto, allegria, esaltazione e paura del vuoto, di una perdita, di non essere corrisposta, entusiasmo e farfalle allo stomaco, quasi un senso di nausea. Sì, ne è innamorata, è inutile negarlo, la ama, la ama da morire; tuttavia, si ricorda di come Saint Just reagì quasi con fastidio quando glielo disse, si infastidì fino ad allontanarsi. Non glielo dirà più, ma non può reprimere i suoi sentimenti, la amerà per sempre, quell’amore è così grande che la riempie di gioia; quell’amore è così grande che per lei è sufficiente che la sua amata Rei le sia solo semplicemente amica, che le rivolga la parola o abbia un gesto di affetto.
Saint Just le aveva detto che le voleva bene, cosa poteva volere di più dalla vita? Vuole assolutamente riabbracciarla, ma non è il momento per i postumi dell’incidente. Nanako però non vede l’ora di poterla abbracciare di nuovo e spera avvenga quanto prima; a volte se lo immagina…come sarebbe bello poter fermare il tempo, immortalare gli attimi speciali, quell’abbraccio la sera prima dell’incidente al parco che si affaccia sul panorama della città fu magico, il momento più emozionante della sua vita, un abbraccio pieno di amore….quanta paura finisse tutto con l’incidente…quanta gioia nel sapere che potrà accadere di nuovo, non ora, ora c’è da pensare al recupero, alla fisioterapia, ma poi ci sarà un nuovo abbraccio, perché dopo la tempesta torna sempre il sereno.
Comunque fossero andate le cose, avrebbe avuto l’amicizia di Saint Just, l’amicizia c’era ed era assicurata, ora più che mai le sarebbe stata vicina. Ama a tal punto la sua Saint Just che le basta starle vicina, godere della sua presenza e della sua bellezza, essere ricambiata con affetto, confidenze, amicizia, per essere felice. Se poi l’amore sarà corrisposto tanto meglio, sarebbe una gioia talmente grande che non riesce a immaginarla e che forse non potrebbe essere contenuta nel suo cuore che pure è grande.
Ha imparato a vivere giorno per giorno, perché tutto può cambiare in un attimo. Intanto, ora che non c’è più il vincolo di orario del passo ospedaliero, può parlarle di più e godere di più di lei quando va a trovarla.
Le piace farsi bella per lei, oggi si è messa un vestito arancione sgargiante, delle scarpe viola, dei fermagli a forma di fiori turchesi in testa e come trucco soltanto un lucidalabbra e un po’ di rimmel. Sua madre le ha fatto notare che quei colori cozzano male, ma Nanako porta così bene i colori che anche gli abbinamenti più stravaganti su di lei sono brillanti e di buon gusto.
Non sa che la sua adorata Saint Just sta iniziando a ricambiarla con “la stessa moneta”…perché ancora non l’ha realizzato neppure Saint Just….
 
Le ragazze chiacchierano, ridono e scherzano; Rei in realtà ancora parla poco per i dolori al torace, racconta che il giorno prima dell’incidente aveva comprato una bella torta cremosa, perché aveva deciso di ricominciare a mangiare con regolarità, e innanzitutto di addolcirsi con una torta, e in futuro avrebbe voluto condividere una torta con le sue amiche.
“Possiamo farne una insieme Saint Just quando ti rimetti, sai che facciamo? Organizziamo un bel pranzetto fra amiche, cuciniamo insieme e facciamo un bel dolce farcito multistrato con creme” propone Nanako. Tutte ridono. Rei a questo punto formula la fatidica richiesta a Nanako. E chi meglio della cherie poupee in carne e ossa può esaudire il suo desiderio?
“Nanako tu che sei la sosia di ma cherie la poupee potresti portarmela? Ti do le chiavi della mia casa, avrei piacere se me la portassi tu, lei per me è importante, te sei sensibile, mi capisci”.
Nanako non riesce a credere alle sue orecchie, una richiesta così importante è stata fatta proprio a lei, che onore, che gioia!!!!
“Certo che te la riporto!” esclama piena di entusiasmo “dammi subito le chiavi e te la porto, non vedo l’ora, senza ta cherie la poupee non riesco a immaginarti, lo so che valore affettivo hanno gli oggetti” e subito Nanako pensa ai mozziconi di sigarette di Saint Just che ha conservato con scrupolo quasi religioso, che contempla, che ogni tanto prova a fumare, è come se poggiando le labbra dove le ha poggiate la sua Saint Just la baciasse; ora più che mai sono importanti quei mozziconi visto che non può abbracciarla. Portarle la cherie poupee è come se l’abbracciasse, tante sono le volte che Saint Just ha coccolato e preso in braccio la sua cherie poupee; questo non può dirglielo, è il suo piccolo segreto!
Interviene Kaoru “è vero ti assomiglia, avete la stessa bocca, occhi, sguardo simili; ecco cosa avevi di familiare!”, ride, un attimo di distrazione seguito da malinconia. Kaoru capisce tutto, capisce l’animo umano, intuì subito già mesi fa che Nanako era innamoratissima di Rei, e ora intuisce che nella sua amica Rei qualcosa sta cambiando, non sembra più prigioniera della sorella, ma soprattutto vede che Rei guarda Nanako con un brillio negli occhi, e lei sa di che si tratta….un anno fa lo provava anche lei…
“Almeno lei diventerà felice, vivrà l’amore comunque vada…io invece … chissà che mi aspetta…chissà se fra un anno sarò ancora qui o chissà cosa starò facendo, dove sarò…la vita cambia all’improvviso, è come una montagna russa, un attimo sei alle stelle e un attimo dopo alle stalle…” che pensieri tristi per una diciassettenne…non adatti a lei.
“Ciao ragazze, io vado” è pallida, triste.
“Che cos’hai principe Kaoru? Sono inopportuna?”, chiede Nanako.
“No, sono sempre molto felice quando ti vedo, ma ho da fare, nei prossimi giorni devo fare molte cose”.
“Perché non le racconti anche a lei le cose che hai da fare?” dice con un filo di voce Rei.
Kaoru pensa “Nanako è brava, potrei parlare e confidarmi anche con lei, ma ora no”, risponde quindi “ma non devo fare nulla di che, solo cose noiose…”, si salutano…Kaoru va a un appuntamento a cui non può sottrarsi…vedendo Nanako e Rei ricorda se stessa e Takehiko solo un anno prima…nostalgia nostalgia nostalgia…ora c’è il tumore…lo spettro…
Saint Just e Nanako le due ragazze più o meno inconsapevolmente innamorate rimangono insieme, Nanako ha tante cose da dirle…la sua Saint Just non le basta mai.
 
Nanako già il giorno dopo va a casa di Saint Just per prelevare la bambola. Deve essere già passata nei giorni precedenti Lady Miya, perché quando entra trova l’armadio socchiuso, per curiosità dà un’occhiata, è curiosa di vedere se oltre a pantaloni e giacche nere Saint Just ha anche vestiti diversi; vede che i vestiti a cominciare da pigiami e camicie da notte non ci sono più, così come in bagno manca lo spazzolino da denti e la spazzola a conferma che è già passata Lady Miya. Trova solo in un cassettone qualche vestitino molto piccolo ripiegato con cura da una parte, un cappello altrettanto minuto, chissà…
La casa è perfettamente in ordine, linda, pulita, in cucina deve essere stato ripristinato l’impianto elettrico perché finalmente si accende la luce.
Le viene in mente che Saint Just ha raccontato che aveva fatto per la prima volta una spesa degna di questo nome prima dell’incidente. Nanako ama cucinare e si divertirebbe ad accompagnare la madre a fare la spesa se non fosse che a causa dei troppi compiti non ha tempo di andare al mercato; logicamente nel poco tempo libero si vede con le sue amiche.
Il frigorifero è svuotato, la torta deve averla presa e mangiata la famiglia di Saint Just come tutto il resto.
Quella casa è comunque spoglia, non c’è un tocco di personalità, non c’è una foto, un soprammobile particolare, gira per quella casa sperando di trovare qualche ricordo, qualche traccia di Rei per conoscerla meglio, per scoprire qualcos’altro di lei, dei suoi gusti, interessi, per farle magari una sorpresa; Nanako è curiosa nel senso buono del termine, le piace approfondire le situazioni, cercare di penetrare a fondo nella mente delle persone, non lo fa per invadenza.
L’unico tocco di personalità sono i numerosi specchi e la cherie poupee che sta seduta compostamente su un tavolinetto. La prende in braccio, sarà alta fra i 50 e i 60 cm, è abbastanza paffuta e ha manone morbide, i capelli pettinati in bei boccoli, un viso sereno, occhi verde smeraldo brillanti e delle belle labbra colorate, sembra quasi una bambina vera; ha un particolare che non aveva le altre volte che l’aveva vista : una collana di perle intorno al collo.
Mentre la solleva e la prende in braccio capisce senza un motivo particolare perché Saint Just le è così affezionata, razionalmente non sa spiegarlo eppure lo sente col cuore. Sicuramente Saint Just le vuole così bene da curare che si mantenga in ottimo stato, anche agghindandola come con quella collana di perle. Non è poi per niente polverosa, anzi il vestito è anche profumato come se fosse stato lavato di recente e i capelli sono belli lucidi.
Nanako riconosce che un po’ assomiglia davvero alla bambola e mentre fissa la bambola si sente quasi riosservata da lei, ora che la guarda meglio sembra quasi le sorrida; la bambola è costruita così bene da essere espressiva non la classica bambola con lo sguardo fisso e vitreo.
Nanako nella sua bontà d’animo ha un momento di tristezza e sconforto mentre guarda la bambola e comincia a piangere. Piange perché pensa a quanto la dolce Saint Just deve aver sofferto la solitudine in quell’appartamento….a 14 anni perde la madre addirittura assistendo al suicidio… “ma come può” pensa Nanako “una madre suicidarsi sapendo che lascia da sola una figlia di appena 14 anni? ma poi come può suicidarsi davanti alla figlia stessa?”, a Nanako sembra un gesto abominevole “se non hai figli fai pure ciò che vuoi, ma se hai figli non puoi abbandonarli oltretutto per un uomo spregevole che tratta le donne come oggetti e passatempi…”; Nanako ancora non sa che la depressione è una malattia come le altre, che può portare alla morte come le altre, non lo sa perché è troppo giovane per saperlo e perché all’epoca c’era ancora il pregiudizio secondo cui la depressione fosse più uno stato d’animo che una malattia.
Pensa ancora Nanako che Saint Just si ritrovò in una famiglia che si sentiva sempre in imbarazzo con lei, la sorella da lei tanto adorata e venerata si divertiva a maltrattarla e umiliarla come fosse una colpa essere una figlia naturale, il padre la ignorava e credeva di lavarsi la coscienza coi soldi, “cosa avrà provato la sera quando tornava a casa e non trovava nessuno? Senza una famiglia che tenesse a lei, poverina, quanto avrà sofferto, per forza poi prendeva delle pillole, senza le pillole sarebbe direttamente morta dal dispiacere; era così sola da riversare tutto l’affetto su una bambola trattata non come soprammobile ma con ancora più amore rispetto a quello riservato a un animale domestico; l’unica compagnia una bambola, una semplice bambola, così sola da affezionarsi e voler bene a una bambola”; a questo punto capisce che quei vestitini e il cappellino ripiegati in un cassetto del comodino sono il corredo della bambola; Rei vuole così bene alla bambola da cambiarle il vestito; sente il suo cuore stringersi. Ripensa poi al giorno dell’incidente; finalmente Rei era contenta, si sentiva serena, e invece ora l’avrebbe aspettata una lunga fisioterapia, questa volta i suoi fratelli le sarebbero stati vicini nel modo giusto però…da oltre 3 anni non aveva mai un momento di tregua.
Piange Nanako, pensa a quanto ha sofferto Saint Just, quanto è stata divorata dalla solitudine, non riesce a vederla soffrire, non è giusto. La ama più che mai, non la lascerà mai, non deve mai più sentirsi sola, anche se ci sono i fratelli, deve esserci anche lei ovviamente con Kaoru, la proteggerà sempre perché non soffra più, non riuscirebbe a vederla versare neanche una sola lacrima, se vedesse ancora soffrire la sua Saint Just, lei ne soffrirebbe ancora di più. Amore è empatia, soffrire e piangere se la tua amata soffre e piange; questo è amore…
Prende il treno cittadino con la bambola infilata in un sacco perché non si sgualcisca il vestito e arriva all’ospedale.
Entra nella stanza di Rei, c’è anche Fukiko che la saluta festosa come se nulla fosse. Fukiko sembra davvero cambiata, è più semplice, alla mano “Ciao Nanako, che bello vederti, sei sempre la benvenuta!”
“Ciao Fukiko!” non sa cosa dirle, l’altra volta le aveva proibito di avvicinarsi a sua sorella e ora quasi l’abbraccia. Fukiko non si riconosce quasi; da quando è avvenuto l’incidente è sempre in t-shirt e pantaloni sportivi, al posto dei boccoli, si è lasciata i suoi capelli al naturale, cioè un liscio morbido, al posto dell’espressione austera ha un’espressione finalmente normale, prima anziché 18 anni ne dimostrava anche 25, ora dimostra la sua età.
“Immagino vogliate stare un po’ fra di voi, ne approfitto per andare a fare due passi e poi torno”. “Puoi stare Fukiko” risponde Nanako.
“Davvero, preferisco fare due passi”.
Che sorpresa, Lady Miya era sempre così egocentrica e ora invece vuole lasciare alla sorella un proprio spazio con le sue amiche; a volte certi eventi cambiano radicalmente le persone e le rendono anche più umili. Nanako non pensa solo all’incidente di Saint Just ma anche alla abolizione della Sorority.
La vista di Fukiko ha allontanato la malinconia di Nanako, l’ha rassicurata sul fatto che ora Saint Just è seguita dalla sua famiglia e soprattutto dall’amata sorella.
Guarda con amore e dolcezza la sua Saint Just, tira fuori dal sacco la bambola; Saint Just è entusiasta nel vederla, col braccio che non è ingessato la tira dolcemente a sé e appoggia la propria gota su quella della bambola come aveva fatto altre volte.
“Grazie Nanako, non sai quanto è importante per me questa bambola”; Nanako si commuove, non dovrebbe, ma le escono le lacrime dagli occhi, deve dare coraggio e ottimismo alla sua amica, piangendo sa di non aiutarla.
“Nanako non essere triste per me, io piano piano mi riprenderò, questa volta mia sorella mi è vicina, ho capito che devo tenere alla mia vita e alla mia salute; sei una persona meravigliosa, mi hai molto aiutato nei momenti difficili nonostante facessi di tutto per allontanarti chiusa come ero nel mio dolore; senza te e Kaoru non sarei uscita dal mio labirinto; è grazie a voi se non sono più sola e soprattutto ho imparato che non si può vivere senza amiche”.
“Le amiche servono a questo Saint Just, qualsiasi difficoltà non può essere superata da sole, ci vuole sempre il sostegno delle proprie amiche”, risponde Nanako.
Saint Just riprende il discorso sulla sua cherie poupee “Sei stata la persona più adatta per portarmi questa bambola hai capito l’importanza di questa mia richiesta perché sei sensibile e comprendi l’animo delle persone; questa è una delle ragioni perché ti voglio molto bene e voglio tu faccia parte della mia vita. Questa bambola ci collega, sarà pure una coincidenza ma è veramente la tua sosia, la bambola mi ha dato tanto conforto nella mia solitudine e alla fine sei arrivata tu, forse quel conforto trasmesso dalla bambola aveva una ragione trascendente, era il segnale che stava per arrivare una persona che avrebbe determinato la mia rinascita, una persona guarda caso uguale identica a questa bambola, le cose a volte forse non succedono per caso”.
“Saint Just io sono felicissima di avere la tua amicizia, anch’io ti sono legata” Nanako sta per ricominciare a piangere e sa che non deve, prova allora a fare una battuta “voglio bene anche a ta cherie la poupee, poi se vuoi cambiarle l’abito, posso tornare a casa e portarti il corredo”; Nanako non ce la fa e piange, non riuscirà a dimenticare facilmente le sofferenze patite dalla sua amica, le fa un’infinita tenerezza che la commuove, e non riesce a smettere di piangere.
A quel punto Saint Just cerca di smorzare la situazione “Tante persone perdono anni della loro vita a cercare il proprio sosia e invece tu senza nessuna fatica l’hai conosciuta grazie a me perché la tua sosia l’ho trovata io!”, provano a ridere, si guardano con amore, vorrebbero abbracciarsi ma non possono, Nanako cinge giusto con molta leggerezza le spalle di Saint Just, le appoggia una gota sulla fronte, in quel modo sente di poter proteggerla da ogni sofferenza; Saint Just con l’unico braccio libero tiene a sé la bambola, è debole, ma riesce a sollevare un braccio della bambola e lo dirige verso quello di Nanako e comincia a fare delle carezzine con la manona della sua cherie poupee sul braccio di Nanako; ancora una volta la bambola le unisce, cherie poupee è tenuta in braccio da Saint Just e accarezza il braccio di Nanako che a sua volta si appoggia dolcemente alla sua amatissima Saint Just. Nanako vorrebbe rendere eterno questo momento…… Saint Just vorrebbe rendere eterno questo momento………….
  
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