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Autore: lulette    12/09/2021    5 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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4844 parole
Capitolo III




PARLAMI D'AMORE













Artù si schiarì la voce un paio di volte.

"Hai ricevuto il tuo primo bacio da un ragazzo...Ti ha colto alla sprovvista e l'hai allontanato?... Sei rimasto immobile per lo stupore?"

Merlino si chiese se quel somaro del re avesse davvero inteso quel che lui gli aveva appena detto.

'Dea, più chiaro di così!'

"Non credo sia andata cosí o non me ne avresti parlato, giusto?" chiese il sovrano.

Merlino tacque. Artù aveva finto di non capire ma ancora una volta aveva centrato in pieno il bersaglio.

"Io ti capisco Merlino, se non ti senti di parlarne. Ammetto però che vorrei tu lo facessi."

Il re non aveva fatto una piega, di fronte al discorso di Merlino. Com'era possibile?

"Artù, non siete sconvolto per ciò che vi ho detto?"

Il re gli rivolse un piccolo sorriso.

"Sconvolto? No. Sono ben altre le cose che mi sconvolgono. Mi sconvolgono la guerra, le epidemie, la crudeltà gratuita di alcuni regnanti, la fame del mio popolo. Qui parliamo di sentimenti, di desiderio, di appartenenza, forse di amore. Che sono tutte cose belle. Le cose belle della vita. Non credere che io sia così ottuso e antiquato come talvolta tendi a considerarmi!"

Merlino sorrise a sua volta e il sovrano continuò:

"Sorpreso sì, però! Moltissimo! Non l'avrei mai detto e faccio piuttosto fatica a immaginare te con un ragazzo, sai?"

"Ma, sire, voi non dovete affatto immaginarmi assieme a un ragazzo. Questo é molto più di quanto potrei sopportare" disse il ragazzo arrossendo violentemente, suo malgrado.

"Perché? Se anche mi capitasse, tu cosa centreresti? Sarebbero cose mie!"

"Ehm, no! No, Artù! Credo che siano più mie..."

"Pensaci, Merlino, se io pensassi a te che baci un uomo che ti possiede con ardore..."

"Artú!"

"Ah, ho capito, scusa... se io pensassi a te che baci un uomo che fai tuo con una certa potenza..."

"Artú, vi prego" mormorò con poca voce, il servo.

"Questo fatto non ti toccherebbe minimamente... non ti dovrebbe toccare minimamente!"

"Se lo dite voi!" farfugliò Merlino con una mano a coprire gli occhi, per l'imbarazzo peggiore della sua vita.

"E comunque è una cosa che mi viene naturale: é più forte di me. Non preoccuparti, mi capita spesso quando si parla di passione e di amore."

"Quindi davvero immaginate le cose che vi dico su questo argomento? Che tutti vi dicono? Non era solo un'ipotesi?"

"Purtroppo non é colpa mia. Mi capita e non posso farci nulla. Vedo che avrei fatto meglio a non dirti niente. Mi sembri alquanto turbato. Sappi solo che la situazione rimane sotto il mio controllo."

"Non avrei mai creduto che esistesse una malattia simile."

"Non è una malattia! Non so cosa sia, ma non é una malattia. E poi, cosa vuoi che sia se immagino te con un uomo? La cosa può risultare persino gradevole se la paragoni a quando mio padre mi spiegò cosa successe con il troll nel suo talamo nuziale." confessò Artù sconsolato.

Ma Merlino non si fece impietosire e lo pungolò: "Siete davvero così sensibile all'argomento? Non sarà solamente ... lussuria?"

"Non mi considero un depravato per questo! Diciamo che centra sia la lussuria che il sentimento! Se però ti imbarazza l'idea che possa pensare a te mentre fai certe cose con un uomo, posso non farne più cenno."

"É... un inizio ..." mormorò il valletto con un sorriso un po' tirato.

"Devo aver toccato un tasto dolente..."

"Non fraintendetemi Artù. Mi fa piacere che anche voi mi confidiate le vostre manie ... cioè ... i vostri pensieri più profondi. Inoltre pensavo sareste rimasto scioccato dalla mia confessione e sono ben felice di essermi sbagliato!"

Merlino lo stava guardando, con un oceano al posto degli occhi. E il re non riusciva a staccare lo sguardo dal suo. 

'Ci risiamo!'
rifletteva il sovrano. Era sempre stato così tra loro, questo continuo guardarsi, ma la cosa era andata via via degenerando. Secondo lui ne avevano preso coscienza anche i cavalieri, Morgana, Ginevra, Gaius, suo padre (quando ancora c'era), suo zio, i servi, Hunith... gli sembrava quasi di essere sotto incantesimo, come se il suo servo lo avesse stregato. Che scemenza!
'Merlino mi guarda per dovere. Mi guarda per poter capire o addirittura prevenire un mio ordine, per poterlo eseguire al meglio e celermente. Mi guarda per farmi capire che sto esagerando e mi guarda per accertarsi che io sia al sicuro in ogni momento.'
E fin qui non c'era niente di così strano. Perché anche se imbranato, Merlino era diventato la persona piú leale, fedele e devota che avesse al suo fianco, al pari, anzi ancora di più, dei suoi fidati cavalieri. Chiunque poteva percepire osservandolo, che il servitore aveva fatto del suo lavoro, una missione, anzi la missione della sua vita.
'E io perché lo guardo? Lo guardo per vedere che sia al suo posto pronto per un eventuale comando. Lo guardo per capire se sto esagerando. Lo guardo per vedere se mi guarda, perché se lui mi guarda riesco a fare meglio ciò che devo, mi impegno di più, trovo più gusto e più senso in quello che faccio. Lo guardo perché il suo sguardo su di me mi fa sentire ... al sicuro!'

Aveva spesso pensato che questi fossero i motivi: fiducia, complicità, senso del dovere ma anche vanità e orgoglio. Quella serata però stava ribaltando tutte le convinzioni maturate in quegli anni e Artù si sentiva piuttosto confuso. Eppure non avrebbe cambiato quella sera per niente al mondo.


"Quanti anni avevi quando successe?" domandò il re, poco dopo.

"Io sedici. Lui aveva un anno meno di me."

"Quindi era di Eldor anche lui?"

"Sì, é sempre stato il mio migliore amico, fin da bambino. Mia madre diceva che eravamo 'sempre con la testa insieme'. Lui era molto più vivace di me. E spericolato, anche! Ma é grazie a lui se sono diventato meno timido e più aperto. E anche più allegro."

"Ti va di dirmi come andò questo famoso bacio?"

"Io gli volevo molto bene e mi piaceva come persona, ma non mi era mai capitato di pensare a lui in quel modo ... Quell'estate fu una delle più ... strane della mia vita ... Sto per dirvi cose, Artù, che mai ho detto ad anima viva ... Non vorrei rischiare di perdere il vostro rispetto. Tenete a mente che ero un ragazzino, il ragazzino più ingenuo del mondo. E se ciò che dirò dovesse darvi fastidio in qualche modo, vi prego di fermarmi."

Il sovrano scherzò per cercare di alleggerire l'atmosfera che avvertiva farsi più pesante, man mano che Merlino proseguiva nel racconto.

"Così gravi, Merlino? Più di quelle che mi hai già detto? Stasera mi sembra quasi di essere uno di quei druidi che confessano i malfattori pentiti."

"Malfattori? Mai!" e tirò un cuscino al re per gioco. Poi si accucciò sul morbido tappeto, per sfuggire alla vendetta di Artù che sarebbe arrivata quanto prima. Infatti Artù gli circondò il collo con un braccio mentre con le nocche dell'altra mano chiusa strisciava velocemente sulla sua testa.
Ogni tanto il re glielo faceva, quando lo vedeva giù di morale. Merlino lo adorava, ma ovviamente fingeva ogni volta di aversene un po' a male, anche se poi non riusciva mai a trattenersi dal ridere.

"Svelami tutti i tuoi peccati, ragazzo!" 

"Come volete, maestà! Uomo avvisato..."

"...mezzo fregato! Ho capito Merlino" disse il re sorridendo.

"Lui era un ragazzo estremamente smaliziato e riusciva a farmi fare cose che da solo non mi sarei mai sognato di poter fare. Comunque era anche colpa mia, perché con lui ero debole e non riuscivo mai a dirgli di no."

"Esattamente come con me!" lo interruppe Artù tra il divertito e l'amareggiato. Merlino fece finta di non aver sentito. Gli conveniva.

"Lui ... conosceva dei luoghi ... quelli dove andavano le coppie ad amoreggiare. In genere  si trovavano nei campi, in piccole radure riparate da cespugli oppure nei punti più fitti dei boschi attorno a Eldor. Una sera volle a tutti i costi portarmi con sé. Ero spaventato e così mi ritrovai in quella situazione un po' squallida ma anche ... stimolante. In pratica da quella volta tutte le sere andammo a caccia di coppie di amanti."

"Hai capito, Merlino!? E io che ti ho sempre visto come un angioletto, come uno di quei putti alati ignudi dei dipinti cristiani."

"Forse sarebbe meglio che mi fermassi qui ..." disse il servo alzandosi in piedi.

"Ho capito! Non ti interrompo più! Siediti, dai, per favore."

"Voglio sgranchirmi un po' le gambe. Non sono abituato a 'oziare' così tanto, come voi."

Artù incassò il colpo e non disse nulla.

"Alcune coppie si baciavano e basta; altre facevano sicuramente di più! O almeno sembrava. Quasi sempre era buio pesto e per lo più sentivamo solo gemiti, respiri e qualche parola. Quando però c'era la luna d'agosto, si riusciva a intravedere qualcosa. Una sera di queste, quando la visibilità era migliore del solito, grazie anche al plenilunio, ci appostammo vicino ad una coppia particolarmente appassionata. Si sentiva chiaramente la voce dell'uomo che ansimava rocamente e diceva parole sconnesse. Ci avvicinammo ulteriormente. L'uomo stava sdraiato per terra, la donna era seduta a cavalcioni su di lui. La voce della donna però non si sentiva ed era strano, perché in questi frangenti, le donne sono in genere più loquaci degli uomini. Sussurrano frasi d'amore, dolci richieste, cose romantiche ..."

"Ad esempio?"

"Artù, state diventando morboso!"

"Non sono morboso. É solo che sto morendo dalla curiosità."

"Le solite cose, insomma!" minimizzò Merlino.

"Le solite cose per te, che spiavi le coppiette."

"Volete farmi intendere che voi non l'avete mai fatto? Oh, Artù, se le ho spiate io, chissà cosa dovete aver combinato voi, da ragazzino."

"Questa poi! Non ho capito perché se tu sbagliavi, io avrei dovuto fare peggio di te, a prescindere."

"Perché sì, Artù!"

"E va bene! È capitato qualche volta, ma solo perché Morgana era una vera despota!" urlò il re contrariato.

"Cosa centra Morgana adesso? ... No, non potete incolpare lei per le vostre nefandezze."

"A parte che queste nefandezze le facevi pure tu, non puoi saperlo. Neanche c'eri. Da fuori lei sembrava tutta occhi lucenti e languidi sorrisi, ma mi ricattava, mi minacciava e se mi rifiutavo di fare ciò che lei mi ordinava, era capace di ... rovinarmi!"

"Povero cucciolo!"

"Non mi credi? Non importa! Comunque, mi faceva andare in avanscoperta e dovevo salire su questi tavolini traballanti posti nei corridoi davanti alle stanze, spiando all'interno di esse attraverso le grate. Le spiegavo la situazione e se la riteneva di suo gradimento, mi raggiungeva. Sempre di giorno, perché di notte con le candele spente non si riusciva a vedere niente. Morgana invece voleva osservare tutto e bene! Ci mancava solo che si mettesse a prendere appunti: rimaneva immobile e concentrata per tutto il tempo. Io non so come facesse. A me venivano dei caldi!"

Merlino si mise a ridere: "Immagino."

"Sinceramente non ricordo di aver mai sentito pronunciare grandi parole da queste coppie; qualche sospiro, qualche mugugno o poco più. Forse perché eravamo più concentrati sulla vista che sull'udito, al contrario di voi. Per questo volevo sapere queste famose frasi dette dalle donne nell'atto supremo dell'amore. Illuminami, Merlino, vuoi?"

Il servo, a causa del disagio provato, cominciò a proferire le frasi con una certa freddezza.

"Erano piuttosto banali, come: - Non lasciarmi mai - sei mio - ti amo -  baciami."

"Che romantico che sei, Merlino. Sembra che tu stia leggendo la lista delle verdure da comprare al mercato!"

"Quindi voi sareste in grado di fare meglio di me?" lo sfidò il servo.

"Decisamente, caro!"

Artù si mosse, alzandosi dal tappeto e avvicinandosi al servo che era rimasto in piedi da prima. Cinse la vita del suo valletto con un braccio e con l'altro circondò le sue spalle, subito sotto la nuca di Merlino. Poi lentamente piegò il busto in avanti verso quello dell'altro che fu costretto a piegare la schiena all'indietro, trovandosi sorretto solo dalle braccia del re. Il timore del servo era quello di cadere e si aggrappò con le mani alle spalle di Artù.

Ma questa volta Merlino non sarebbe andato in panico. Se fosse successo solo un'ora prima, avrebbe sicuramente dato di matto, ma quello che aveva confessato al sovrano, gli aveva stranamente dato una maggior sicurezza. Sapeva di essere stato coraggioso e di certo l'aveva percepito anche il re. Forse per la prima volta si era sentito in vantaggio rispetto ad Artù e probabilmente a quel babbeo la cosa non andava affatto bene, anche se sembrava aver accettato la sua inclinazione per gli uomini.

"Artù?" fece Merlino con un piccolo sorriso. 

"Sssh..." rispose suadente il re, serrando poi le labbra per non sorridere e aggrottando le sopracciglia con l'intenzione di apparire il più romantico e realistico possibile.

"Non lasciarmi mai!" - "Mai, Artù!"

"Sei mio!" -  "Sono vostro!" Il sorriso di Merlino si allargò.

"Ti amo!" Il valletto scoppiò in una risata sonora, tuttavia riuscì a rispondere: "Anch'io vi amo!"

"...Baciami!" e Artù avvicinò il suo viso a quello di Merlino che smise di ridere. Prima che il servo potesse dire o fare qualcosa, il re aprì le braccia con cui cingeva il servo che cadde a terra. 

Fortunatamente quel sadico di Artù aveva fatto in modo di farlo cadere sui cuscini e il suo atterraggio fu morbido. Però Merlino si era preso un accidente di spavento. E non era per niente contento. 

Innanzitutto perché Artù gli aveva dimostrato ancora una volta di poterlo sopraffare come e quando voleva. Quanto si era divertito a illuderlo e poi a umiliarlo, ora che sapeva quello che sapeva di lui? Merlino era arrabbiato anche con se stesso. Si era piaciuto fino a un certo punto dello spettacolino, ma poi, per un breve attimo aveva sperato. Purtroppo nell'abbraccio di Artù si era sentito bene e al sicuro, anche se era ben conscio della farsa messa in atto dal re. Da quanto tempo non era stato così vicino ad un uomo? Otto anni? Nove?

'Maledetto Artù: se ne approfitta perché sa di essere così... E ci manca solo che per superbia o presunzione cominci a stuzzicarmi anche in questo senso!'

Merlino si sedette cercando di riprendersi e volle bere un bel calice pieno, per rendere sordo il dolore dello smacco subito e dimenticare il calore di Artù che ancora si portava addosso. Vederlo così da vicino: come poteva non essere turbato? Dèi, era bello anche spettinato e con le gote leggermente cadenti a causa della gravità.* 'Non é possibile! Nessuno é bello in quelle condizioni!' Quando non era riuscito più a reggere lo sguardo del re, aveva abbassato gli occhi ed era stato anche peggio. La visuale del vertiginoso scollo della camicia del re che si era aperto ad hoc, mostrava le delizie del busto di Artù, che unito al caldo odore proveniente da quella zona del giovane uomo che lo abbrancava, gli aveva provocato piacevoli brividi e giramenti di testa. Merlino, in quel momento si era morso le labbra, per evitare di gemere ad alta voce, e si era sfogato con una delle sue risate. Perché a peggiorare il tutto c'erano state quelle frasi d'amore che il sovrano gli aveva rivolto, per giunta in maniera così naturale e convincente. Il valletto aveva pensato che non gli sarebbe dispiaciuto morire in quel momento, dopo aver infilato ovviamente la testa dentro quell' involucro di carne e stoffa rappresentato dal generoso scollo di quella camicia.

Dov'era finita la sua stupida vocina interiore? Quella che in un momento come questo avrebbe dovuto sguazzare? Forse anche lei era ubriaca come una ciozza** o magari nella caduta, era perita sul colpo.
 
Artù si sedette sul cuscino vicino a quello di Merlino. Sapeva di aver esagerato ma alla fine era soddisfatto. Non era un caso se l'aveva abbracciato a quel modo: voleva stupire Merlino, voleva che capisse quanto sapesse essere romantico, se voleva, visto che il servo sembrava dare alla cosa molta importanza. Senza contare che per Artù era molto difficile esporsi in quel modo. Il re preferiva agire poiché le parole complottavano sempre un po' contro di lui, in particolare per quello che concerneva i sentimenti e l'amore. Ci aveva provato, si era davvero impegnato e quel rammollito aveva cominciato a ridere e a fare lo scemo. Si era sentito offeso e da lì a decidere di mollarlo a terra era stato un attimo.  E pensare che c'era stato un momento in cui si era sentito così vivo, all'inizio, quando Merlino gli aveva risposto di sua volontà, guardandolo con occhi luminosi e il viso arrossato, con il collo in evidenza e le invitanti labbra rosa molto vicine.


"Eravamo nella posizione del cavaliere a cavallo" esordì Artù qualche istante dopo. 

"Noi non eravamo in nessuna posizione" ribatté Merlino imbronciato. Poi si ricordò del discorso precedente al "ballo" di Artù.

"Con la donna muta e l'uomo che rumoreggiava per due" spiegò il sovrano.

"La donna non era muta e l'uomo faceva il rumore di una persona sola..." disse Merlino aspettando che il sovrano ci arrivasse.

"Oh, ... non c'era nessuna donna, bensì..."

"...due uomini, sire. Le spalle e la schiena della 'donna' erano decisamente virili e i movimenti del cavaliere erano molto diversi da quelli delle altre donne spiate. Quando intesi ciò che stavamo guardando, mi premetti una mano sulla bocca per non farmi scappare nulla e guardai il mio compagno d'avventura che mi fissava con un enorme sorriso impudico. Io avrei voluto andare via ma lui mi trattenne per un braccio, stringendosi nelle spalle come per dire 'Ormai ci siamo, tanto vale rimanere.' Cosa che facemmo. La vicenda mi turbò così tanto che per diversi giorni mi senti infelice, arrabbiato e un po' sporco."

"Perché sporco? Forse la cosa ti aveva disgustato?"

"Perché percepivo la miseria di quello che avevo fatto, ma soprattutto perché fu da quel momento che iniziai a pensare che potevo essere diverso dagli altri ragazzi. Quella sera io avevo provato delle emozioni,... Artù, è difficile parlarne..."

"Ho capito Merlino, vedere quei due uomini insieme era stato eccitante."

Merlino, non lo guardò e non riuscì a dire altro.

"Più eccitante delle volte in cui avevi spiato le coppie uomo-donna" concluse Artù.

"Dopo ... dopo quella sera, noi ... non ne parlammo più, anche se ogni tanto tornavamo là, sperando e temendo, almeno io, che i due amanti ci fossero ancora. Ma non li vedemmo più. Forse erano due viandanti. Non erano di Eldor."

Pochi giorni dopo eravamo al fiume, come ogni giorno d'estate, e facevamo il bagno senza vestiti. Era normale: tutti i ragazzi facevano così a Eldor."

Era, insomma, un giorno come ogni altro, con l'unica eccezione che non c'erano altri ragazzi in giro. Io stavo parlando e lui, dal nulla, mi baciò. All'inizio ero rigido come l'inverno. Poi mi resi conto di quello che significava e provai tante emozioni, tutte insieme. Poi tutto divenne chiaro: sembrava così giusto e così bello che mi lasciai andare e ricambiai il bacio."

"Caro il mio Merlino, che 'parto', arrivare fino a qui!"

"Che parto, per me, vorrete dire! Voi avete solo assistito."

"Ma ti ho soccorso e ti ho aiutato! E sono rimasto con te per tutto il tempo!"

"Per rendere tutto più faticoso, semmai!" sorrise Merlino.

"Così impari a farti ingravidare!" rise Artù maligno.

Merlino ridacchiò anche lui. Ora si sentiva più tranquillo, anche se parlare di questo con Artù aveva tuttora dell'assurdo.

Il valletto aveva pensato che sarebbe morto con questo suo segreto, ma non aveva tenuto conto di Artù e, accidenti, era così liberatorio poterne finalmente parlare con qualcuno!

"Merlino, hai ricevuto il tuo primo bacio in assoluto, da un ragazzo. Un bacio con la lingua, mentre eravate entrambi nudi e bagnati. Per essere il ragazzo più ingenuo del mondo, ti sei sviluppato in fretta!"

"Chi ha mai parlato di lingua?"

"Vuoi forse farmi credere che dopo mezzo minuto che stai con la bocca di un altro premuta sulla tua e decidi di ricambiarlo, lo fai con un bacetto a schiocco? E non dimenticare che ho un debole per i baci passionali"

"E perché non dite semplicemente 'baci passionali'? Lo preferirei grandemente."

"Uh, Merlino, lo farò. Non credevo di avere detto una cosa così esagerata."
"Quello che vi ho detto stasera, non me lo farete mai dimenticare, eh?"***

"Mai! Ma solo quando saremo soli, non devi preoccuparti."

"Voi non lo sareste al posto mio, intendo, preoccupato?"
ma Artù era già ripartito:
"Posso chiederti fin dove vi siete spinti? Voglio dire, non vi sarete solo baciati, no? Non che poi abbia tutta questa importanza."

"Disse il re curioso-non-morboso." scherzò Merlino.

"Lo sai che ti ho sempre considerato un enigma e adesso che ho l'occasione di sapere di più su di te, pensi che possa lasciarmela sfuggire? E in fondo lo sai che con te, tendo ad essere un po' possessivo."

"Chissà mai perché!? Forse un giorno me lo spiegherete, Artù? Probabilmente perché sono l'unico che vi sopporta! E comunque non mi sembrate così possessivo, come dite, nei miei confronti. Mi avete sostituito almeno due volte con altri servi più capaci e accondiscendenti di me, a quanto pare. Devo ricordarvi Cedric? O George?"

"Sei geloso Merlino?"

"Se anche fosse? Voi potete essere possessivo nei miei confronti, e io non posso essere geloso nei vostri?"

Artù non se l'aspettava e si sentì un po' sciogliere all'interno. Guardò Merlino: in quel momento sembrava così coraggioso e battagliero che lo trovò letteralmente 'da mangiare'.

"Era giusto per stuzzicarti un po' Merlino! Ti giuro che non ho mai pensato di scambiarti con loro veramente!" 

"Anche perché il primo voleva farvi fuori e impossessarsi del vostro regno e il secondo era l'uomo più noioso del mondo, capace di parlare del bronzo per ore, parole vostre."

"Dell'ottone Merlino! Ecco perché tu sei il mio preferito! Ma... tornando alla mia domanda su voi due?"

"Bene allora...ci baciavamo ogni volta che potevamo. Spesso, dopo, mi dolevano i muscoli della mandibola, avete presente, Artù?"

"Perfettamente, Merlino!" rispose annuendo anche se a lui non era mai capitato ed era la prima volta che ne sentiva parlare.

"Però non abbiamo mai fatto...non abbiamo mai avuto rapporti compiuti, comprendete, sire?"

"Certamente" rispose Artù indulgente. Merlino era una continua sorpresa. Questa notizia buttata lì a caso dal suo servo era un piccolo vulcano che esplose nel cuore del re. Una novità assoluta, senza che lui chiedesse niente e questa notizia egoisticamente non gli dispiacque affatto.

Il servitore proseguì: "Eravamo così giovani ed entrambi non eravamo pronti. Dopo qualche tempo, come spesso accade, i baci non ci bastarono più e così abbiamo provato a... sperimentare qualcosa.

"Va bene, va bene, Merlino" disse il re sorridendo in modo un po' seccato, versandosi un'altra coppa di vino e bevendo con avidità. Che diamine gli era venuto in mente di fargli certe domande se poi non era in grado di sopportare quasi nessuna risposta. Le nuove visioni dei due amanti anche se poco chiare, a causa della reticenza del servo lo avevano innervosito. Almeno con se stesso non volle girarci intorno: si trattava di gelosia bella e buona e ogni nuova fitta era un po' più forte di quella precedente.

"Mi dispiace Artù, ho parlato troppo e vi ho turbato. Capisco che un uomo mascolino come voi, possa trovare sgradevoli questi particolari da ... invertiti."

Il sovrano colse l'equivoco e scoppiò in una risata sincera.

"E prima vi ho chiesto di non immaginare nulla!"

"Non lo faccio mica apposta, cosa credi?" Il servitore rimase di sasso più per il tono acido del re che non per la risposta.

Artù cominciava a vedere Merlino, in modo diverso, però non in modo negativo, come temeva il servo. Aveva dimostrato un coraggio che forse lui non sarebbe riuscito ad avere. E gli piacevano gli uomini. Questo avrebbe potuto cambiare in qualche modo il loro rapporto? In quale direzione? Gli faceva piacere o sperava che tutto rimanesse come prima? Il sovrano non lo sapeva, ma ciò che gli aveva confessato, l'aveva letteralmente ribaltato all'interno, nonostante si fosse trattenuto dal mostrarlo per il bene di Merlino.

Artù si sdraiò a pancia sotto sostenendosi sui gomiti:

"Come mai é finita?"

"Diciamo che, a un certo punto, lui era pronto e io no!" rispose il servo, fermandosi a guardare il sovrano: in quella posizione, era così a suo agio e con la magnifica stanza di Artù sullo sfondo, sembrava una visione, un dipinto, un sogno! Merlino era stato così concentrato sul ricordo di Will, che si era per un po' dimenticato di dove si trovasse e della bellezza dell'uomo di fronte a lui. Per qualche istante rimase con il fiato sospeso.

"L'ho mai conosciuto?" Artù era molto bravo a fare domande scomode, ma stavolta Merlino aveva già pensato di dirglielo. Sapeva purtroppo che il re non l'avrebbe presa bene.


"Sì, maestà, l'avete conosciuto!" e fece una pausa lunghissima, sperando scioccamente che Artù ci arrivasse da solo, così da non doverlo dire, ma senza esito.

"Si trattava di Will."

Il re sgranò gli occhi e rimase immobile come un blocco di ghiaccio, poi si mise una mano su fronte e occhi quasi per nascondersi.

"Will! Certo...avrei dovuto immaginarlo. Sembravate molto legati, molto...complici. Non so perché non l'abbia capito da solo" farfugliò confuso.

Artù ricordava quel ragazzo che lo aveva pubblicamente sfidato, così scontroso con lui e così affabile con Merlino. 

Rabbrividì al doloroso ricordo di Will, che a sorpresa li avevi raggiunti in battaglia per dare loro manforte. 

Will, che si era letteralmente parato davanti ad Artù quando quel criminale di Kanen aveva cercato di infilzarlo con la sua spada. 

Will, che era morto per salvargli la vita, lasciando solo il suo amico che era stato anche il suo ragazzo.

Intanto il servo ripensava all'ultima volta che aveva rivisto Will. Questi lo aveva giocosamente infamato, come era solito fare, poi lo aveva abbracciato con il suo sorriso più grande. Rivedersi aveva portato gioia a entrambi. Erano rimasti amici, per anni, anche dopo la rottura. Ma tra loro non sarebbe più potuto essere come prima della loro storia. Avevano sofferto molto, ognuno a modo suo e fu uno dei motivi che spinse Merlino a partire per Camelot, non solo per il pericolo che la sua magia venisse allo scoperto. Will aveva cercato di trattenerlo allora, inutilmente.

'Will, che era geloso di Artù perché aveva capito quanto fosse diventato importante per me. Per questo lo contraddiceva ogni volta.'

'Will, che conosceva il mio segreto e che poco prima di morire, si era spacciato per uno stregone per potermi salvare!'

'Will, che mi aveva amato e mi aveva odiato così tanto. E che mi aveva regalato la cosa più preziosa. La vita di Artù!"


Merlino si sentiva a pezzi a pensare questo. Era forse grato a Will di essersi fatto uccidere per potere avere Artù vivo? E la sua vita? La sua breve e non troppo felice vita?


Artù si riscosse dai suoi pensieri e guardò il servo, che era seduto sul tappeto, abbracciato a un cuscino. Teneva la testa china e aveva uno sguardo così affranto che il cuore del re si strinse dolorosamente.

"Ehi, Merlino, posso solo dirti quanto sono addolorato per te! Vorrei che tu sapessi quanto mi dispiace!" Non sapeva che fare. Avrebbe voluto consolarlo, ma era proprio lui la causa di uno dei suoi maggiori dolori. Artù si sentiva colpevole. 

'Le persone che hai amato se ne sono andate quasi tutte.'

'E' per questo che non ti ho mai visto accanto a qualcuno.'

'Se sei solo é anche e soprattutto colpa mia!'



Il servo lo guardò.

"Non stavamo più insieme da molto tempo ormai, quando morì."

"Questo non cambia poi molto."

"È vero. Ho sofferto moltissimo quando é morto." 

Artù allungò il braccio per prendere un calice di vino. Sentiva di averne bisogno.
 
Anche Merlino sentiva di averne bisogno. 














*La gravità, qui, è un anacronismo colossale, lo so. Ho provato a renderlo in altri modi, ma non c'è pezza. Passatemelo, per favore! Ce ne saranno altri, ma non così scandalosi.

** Ubriaco come una gallina, una chioccia. Dall'antico dialetto emiliano-romagnolo.

*** Citazione di Harry Potter, quando parla ai gemelli Weasley di Ron costretto a ballare con la prof.a McGranitt (McGonagall).



Ciao ragazze, vi ringrazio ancora per le belle recensioni, a cui si è aggiunta con mio grande piacere quella di LadyKant, grande veterana del fandom.

La luna d'agosto è una luna più grande e quindi più luminosa. Anche se ci sono vari significati per questo termine.

Capitolo meno leggero degli altri due. E molto più difficile da scrivere. Nella serie Will non mi faceva particolarmente impazzire, ma c'é solo lui, per questo é così gettonato come primo ragazzo di Merlino, nelle fanfiction. Stavo per far mettere Merlino con il servo della prima puntata che corre con il bersaglio in mano. E non vi dico con chi ho messo Artù! Forse ho esagerato. E comunque Artù sarà tutta un'altra storia rispetto a Merlino e in quanto a segreti neppure lui scherza: ho voluto correggere il tiro, per non farlo così tanto stronzo! Ma questo si vedrà il prossimo capitolo. Ai loro tempi non servivano i siti porno di oggi o i giornaletti di decenni fa. Qui si riusciva a imparare qualcosa lo stesso e gli attori non fingevano😆😄

Un abbraccio forte!
Lulette
   
 
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