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Autore: All_I_Need    13/09/2021    6 recensioni
John ha un incidente nel laboratorio della struttura militare di Baskerville. Mentre aspettano che gli scienziati trovino una soluzione, lui e Sherlock devono riesaminare la natura della loro amicizia mentre si destreggiano nella vita quotidiana e nel Lavoro, il tutto cercando di rispondere alle domande veramente importanti: va bene accarezzare il tuo coinquilino se al momento è un cane? E come chiedi esattamente le coccole a un autoproclamato sociopatico?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sally Donovan, Sherlock Holmes
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ventiquattro

"Ehilà!" gridò la signora Hudson mentre saliva gli ultimi scalini fino al 221b, circa due settimane dopo. "Siete decenti, ragazzi?"

John sollevò lo sguardo dal giornale e roteò gli occhi verso Sherlock. "Sono il solo a pensarlo o sembra sempre un po’ delusa quando non ci sorprende a sbaciucchiarci?"

Sherlock sogghignò. "No, penso che lo sia davvero."

"Non sono sorda, ragazzi," li ammonì la signora Hudson, entrando nel soggiorno e sembrando davvero delusa di vederli seduti ai lati opposti della stanza. "E alcuni di noi stavano aspettando che voi due vi metteste insieme da un bel po’ di tempo."

Sherlock e John si scambiarono uno sguardo, chiedendosi entrambi quanto potesse essere lungo l'elenco dei nomi nascosti dietro ad ‘alcuni di noi.’

"Voleva qualcosa in particolare?” chiese Sherlock.

"Mh?" La signora Hudson fece una pausa per sistemare un cuscino sul divano. "Oh, sì! Le foto sono pronte! La figlia della signora Turner è passata prima ed è andata a farle sviluppare. Sai che non ho la più pallida idea di come far funzionare queste macchine alla 007. Ai miei tempi, dovevamo spedire i rullini e ci volevano settimane per svilupparli e trascorrevamo tutto il tempo sperando che nessuno avesse il pollice sopra l’obiettivo quando erano state scattate le foto.”

"Che foto?” chiese John, confuso.

"Le tue foto!" esclamò lei, sventolando una busta come se questo spiegasse tutto.

Sherlock, naturalmente, fu più veloce ad afferrare. "Sono quelle di Johnny?"

John avrebbe voluto poterlo rimproverare per l'odiato soprannome, ma la luce negli occhi di Sherlock al ricordo del suo ‘cane’ lo privò effettivamente della capacità di parlare.

La signora Hudson annuì. "Non le ho ancora guardate. Pensavo che avremmo potuto esaminarle insieme, se vi fa piacere."

John non aveva bisogno di vedere lo sguardo sul viso di Sherlock per sapere quale sarebbe stata la risposta. Ripiegò il giornale e andò a raggiungerlo sul divano, lasciando un po’ di spazio in modo che la signora Hudson potesse sedersi in mezzo a loro.

"Oh, non essere ridicolo, voi due dovreste sedervi vicini,” disse lei, rifiutandosi di prendere posto finché non si fossero spostati. "Ecco, Sherlock, tieni le foto e cerca di non sfogliarle in un secondo."

"Come no," mormorò Sherlock.

John lo spinse scherzosamente con il gomito. "Dai, muoviti."

La signora Hudson si sedette accanto a Sherlock e consegnò le foto.

John sentì una scintilla di eccitazione quando Sherlock aprì la busta e tirò fuori le fotografie. Si era quasi dimenticato che la signora Hudson aveva scattato delle foto e ora era curioso di vedere che aspetto avevano avuto lui e Sherlock insieme dal punto di vista di un estraneo. Tutte le foto che Donovan gli aveva mostrato sul suo telefono erano state solo di John.

Sherlock voltò la piccola pila e fissarono la prima immagine.

Erano loro due sdraiati insieme sul divano, la forma allungata di Sherlock rilassata, l’espressione leggermente divertita mentre guardava la telecamera. John era disteso tra le gambe del suo amico, la testa appoggiata sull'addome di Sherlock.

Per lo spettatore occasionale, sembrava adorabile, un cane e il suo proprietario accoccolati insieme. Visto dal punto di vista di qualcuno che sapeva che il cane di solito non era un cane, implicava molto.

John sbatté le palpebre. "Huh, immagino che questo spieghi perché Greg mi ha urlato contro."

"Lestrade ti ha urlato contro?” chiese Sherlock, sorpreso. "Quando?"

"Quando siamo passati dallo Yard dopo che sono stato ritrasformato. Si era davvero fissato su questo,” disse John, annuendo alla foto. "Ha detto che non dovevo illuderti." Sogghignò. "Guardando la foto ora, posso capire perché pensava che potessi inviare segnali contrastanti.”

Sherlock ricambiò il sorriso. "Mmh, me l’ero chiesto al tempo in cui hai fatto questo, ma poi ho pensato che poteva essere che tu stessi solo diventando più canino nel comportamento perché essere un cane stava prendendo il sopravvento. Ero abbastanza preoccupato che tu potessi perdere te stesso se non ti avessimo ritrasformato in tempo."

John trattenne il fiato. "Non l'hai mai detto."

"Non volevo farti preoccupare," mormorò Sherlock. "E, a quanto pare, non è successo."

"Penso di preferire questo risultato," concordò John, facendogli l'occhiolino.

"Oh, voi due,” disse la signora Hudson, sorridendo.

Entrambi sbatterono le palpebre, avendola quasi dimenticata, e Sherlock passò alla foto successiva.

Faceva parte di una serie che Sherlock dichiarò immediatamente sarebbe stata chiamata "Il Massacro della Vasca da Bagno.”

"Come ha fatto a svilupparle?" rise John, guardando le foto di se stesso coperto di schiuma o con la pelliccia appena asciugata e vaporosa, proprio come la nuvola di zucchero filato a cui Sherlock aveva detto che assomigliava in quel momento.

"Inserite nella scheda SD della fotocamera della signora Hudson,” disse Sherlock, del tutto privo di rimorsi.

"Be’, sono assolutamente deliziose,” disse la loro padrona di casa. "Sono contenta che tu le abbia messe su carta, Sherlock!"

"Non metteremo questa sulla mensola del camino,” disse John, indicando un'immagine in particolare. "Sembro un roditore taglia forte mezzo annegato."

"Un cosa?” chiese Sherlock.

John sogghignò. "Ohhh, guarderemo La Storia Fantastica1. Ti piacerà."

Sherlock sembrava dubbioso, ma lasciò cadere la questione a favore di esaminare il resto delle immagini.

"Questa mi piace,” disse John un paio di minuti dopo. "Non mi ero nemmeno accorto che la scattasse, signora Hudson!"

"Oh, non sono stata io," protestò lei. "Ma avevo lasciato la macchina a foto nel vostro appartamento. Sherlock deve averla presa."

"Non mi sto scusando,” disse Sherlock in tono cerimonioso.

John sorrise. "Non vorrei che lo facessi. È adorabile."

Era una foto di John disteso in un punto soleggiato sul tappeto del soggiorno, la pelliccia che brillava bronzea al sole. I suoi occhi erano chiusi e sembrava completamente rilassato e pacifico.

"Sembravi così tanto un cane, lì,” disse Sherlock. "La posizione degli arti, l’espressione del viso...” La sia voce si abbassò fino a spegnersi.

John sorrise. "È uno scatto fantastico, Sherlock. Quella foto può sicuramente andare sulla mensola del camino... e anche quella," aggiunse quando Sherlock passò alla stampa successiva.

Era quella che la signora Hudson aveva scattato alla fine, poco prima che partissero per Baskerville. Sherlock stava sorridendo il suo vero sorriso, John sembrava l'immagine stessa di un cane felice, e c'era qualcosa di protettivo nel modo in cui il braccio di Sherlock era avvolto intorno a lui.

"Di quella ne voglio una copia,” esclamò la signora Hudson. "Dirò alla signora Turner se può chiedere a sua figlia di stamparla di nuovo."

"Dovremmo prendere quella di noi due e darla a Lestrade," rifletté John. "Solo così che ogni volta che gli Yarder dimenticano che sei umano, lui può mostrargliela."

"Quale foto di noi sarebbe?” chiese Sherlock. "Perché mi sembra di ricordare che abbiamo deciso che avrebbe messo quella di noi sul divano su ogni bacheca, e ci sono dei limiti."

John aveva scelto un'altra foto che la signora Hudson doveva aver sfilato a un certo punto fuori dal mucchio. Erano lui e Sherlock che tornavano a casa da una passeggiata. Sherlock aveva gli occhi luminosi e la coda di John era sfocata, a indicare che l'aveva scodinzolata troppo veloce perché la telecamera potesse catturarla. Sherlock stava anche guardando John con il sorriso più tenero sul viso.

"Qual è?” chiese Sherlock, avvicinandosi per vedere quale immagine aveva catturato l'attenzione di John. "Oh."

John sorrise, dando un colpetto gentile alla spalla di Sherlock con la propria. "Sai, se non l’avessimo ancora capito, penso che questa foto qui avrebbe fatto sì che ti baciassi.”

Sherlock arrossì e la sua voce era bassa quando rispose. "Potresti ancora."

Sempre sorridendo, John si chinò e gli catturò la bocca in un bacio dolce. "Idea brillante. Cosa sei, un genio o qualcosa del genere?"

"O qualcosa del genere," mormorò Sherlock e si chinò per un altro bacio.

Non si accorsero che la signora Hudson usciva.


*****


Due settimane dopo ancora, Lestrade telefonò a Sherlock con un nuovo caso.

"È giù vicino al Battersea Park," spiegò, snocciolando l'indirizzo. "Trovato il corpo vicino ai binari del treno, ucciso a colpi d’arma da fuoco."

Sherlock sbuffò. "L'assassino ha chiaramente usato un treno di passaggio per camuffare lo sparo della pistola."

"Dev'essere stato un professionista,” convenne Lestrade. "Chiunque sia stato ha tirato fuori il proiettile dal muro in cui è rimasto bloccato."

Sherlock si rianimò. «Un'arma di grosso calibro se è passata attraverso alla vittima. Interessante." Fece un rapido calcolo mentale del traffico a quell'ora del giorno. "Saremo lì tra mezz'ora."

Riattaccò e si alzò dal divano dove era stato a dibattere dei pro e dei contro di unirsi a John sotto la doccia. Sembrava che avrebbe dovuto rimandarlo ad un secondo momento.

Aprì la porta del bagno ed entrò nel caldo muro di umidità che le docce di John generavano sempre.

"Vieni a unirti a me, dopotutto?” chiese John, sogghignando mentre sbirciava da dietro la tenda della doccia. "Mi chiedevo quanto tempo ti ci sarebbe voluto."

"Lo stavo considerando,” disse Sherlock, sentendo il suo battito accelerare in risposta al calore negli occhi di John. “Ma Lestrade ha appena chiamato per un omicidio vicino al Battersea Park. Vuoi venire?"

"Non me lo perderei per niente al mondo,” giurò John. "Sarò fuori tra un minuto."

Sherlock annuì e si appoggiò alla porta del bagno, incrociando le braccia. "Sto prendendo il tempo."

John rise e chiuse la doccia. “Oh no, non lo farai. Aspetterai fuori e metterai insieme il tuo kit per la scena del crimine. L'ultima volta che hai deciso di aspettare in bagno, siamo arrivati sulla scena del crimine un'ora più tardi del previsto.”

"Mmh, e avevo un succhiotto piuttosto spettacolare sulla gola," confermò Sherlock, sorridendo al ricordo. "Proprio sotto la mascella così la sciarpa non l’avrebbe coperto affatto."

"Anderson sembrava un po’ verde,” ricordò allegramente John. "Ora esci prima che finiamo per ripeterlo."

"Non è un grande incentivo per me ad andarmene," fece notare Sherlock, ma fece come gli era stato detto. Avrebbero sempre potuto riprenderlo più tardi.

Si mise le scarpe e il cappotto, si assicurò che il suo ‘kit da scena del crimine’, come amava chiamarlo John, fosse completamente equipaggiato e pronto all’uso, e non fu affatto sorpreso quando John emerse due minuti dopo, vestito da capo a piedi e con i capelli strofinati con un asciugamano. Per quando fossero arrivati sulla scena del crimine, sarebbero stati completamente asciutti.

"Pronto?"

"Sempre."

Scesero le scale, salutarono la signora Hudson passando e Sherlock riuscì a fermare un taxi prima ancora di aver raggiunto il marciapiede.

Ci volle esattamente mezz'ora prima che arrivassero a destinazione, proprio come aveva detto Sherlock al telefono.

"Bel posto per un omicidio,” commentò John mentre scendevano dal taxi. "Nessun testimone, molto rumore dal passaggio dei treni..." Si interruppe e aggrottò la fronte. "Dov'è Lestrade?"

Sherlock si strinse nelle spalle. "Non lo so. Di sicuro questo è il posto giusto."

"Forse sono dietro quell'angolo laggiù,” suggerì John, indicando in avanti.

Iniziarono a camminare, godendosi il sole. Sherlock allungò il braccio e afferrò la mano di John, assaporando la sua libertà di farlo. John sorrise e gli strinse le dita. In lontananza udirono abbaiare.

"Sembrano un sacco di cani,” commentò John.

"Il Rifugio Battersea per Cani e Gatti," gli disse Sherlock, scrollando le spalle. "È proprio qui di fronte."

John represse visibilmente un sorrisetto mentre giravano l'angolo e appariva l'entrata. Non c'era il minimo segno di alcuna attività di polizia.

"Che coincidenza interessante,” disse John con tono leggero. "Si potrebbe quasi pensare che non ci sia motivo per cui nessuno dei migliori di Scotland Yard sia qui."

Sherlock rafforzò la presa sulla sua mano. "John."

“In effetti,” continuò John, incapace di reprimere il proprio ampio sogghigno, “non credo che ci sia stato affatto un omicidio qui. Sembra che Lestrade ti abbia fatto uno scherzo."

"John."

"Forse qualcuno gli ha dato un suggerimento," continuò allegramente lui, trascinando Sherlock avanti con sé. “Ma che ne so io? Sei tu il detective geniale, qui. Cosa ne deduce, signor Holmes?"

Si erano fermati proprio davanti al cancello. Adesso l'abbaiare era impossibile da non notare.

Lo sguardo di Sherlock volò dal viso di John alla porta del rifugio e ritorno. "John..."

Chiaramente non poteva star suggerendo ciò che Sherlock pensava suggerisse.

"Avanti,” disse dolcemente John. "Scegline uno."

Sherlock si dimenticò di respirare, si dimenticò di muoversi, si dimenticò tutto. Tutto quello che poteva fare era fissare il viso di John che stava diventando sfocato in modo sospetto.

Alla fine, riuscì a buttare fuori con voce strozzata: "Scegliere cosa?"

Aveva bisogno di sentirlo, aveva bisogno di sentire John dirlo ad alta voce in modo che fosse vero.

"Vai e prendi un cane,” gli disse John, sorridendo.

“... Perché?"

John scrollò le spalle. “Perché ami i cani. Perché ti manca avere un cane. Perché mi manca vederti con un cane. Perché hai un cuore grande quanto Londra e in questo rifugio c’è un branco di cani adorabili che hanno un disperato bisogno di un po’ di amore.”

Sherlock sbatté in fretta le palpebre e il viso di John divenne un po’ meno sfocato. Sherlock era lontanamente consapevole che le sue guance erano un po’ bagnate.

"Ma... il lavoro..."

John sbuffò. "Se hai dimostrato qualcosa nei dodici giorni in cui sono stato un cane, è che sei perfettamente in grado di combinare le due cose.”

"La signora Hudson..."

“... mentre parliamo sta preparando l'appartamento,” John terminò la sua frase per lui. "Potremmo non essere in grado di portare il cane a casa immediatamente, dipende davvero da ciò che il rifugio pensa sia meglio, ma possiamo entrare e sceglierne uno subito."

Sherlock non sapeva cosa dire. Ecco John, che in qualche modo era riuscito ad attirarlo qui e organizzare tutto questo senza insospettirlo, solo per sorprenderlo. Solo per renderlo felice.

"Io..."

"Una condizione, però,” disse John.

"Qualsiasi cosa." Le parole gli erano uscite di bocca prima ancora che avesse avuto il tempo di elaborarle.

John sorrise. “Non dimenticare di accarezzare me ogni tanto."

Sherlock sentì qualcosa che gli saliva in petto, qualcosa di caldo e leggero, come una bolla d'aria. Pensò che avrebbe potuto prendere il volo.

"Niente cani in camera da letto,” si ritrovò a dire. “E dico sul serio questa volta. Ho già tutto quello che voglio, lì.”

John annuì. “La considero una promessa. Dai, su. È ora di incontrare il nostro nuovo coinquilino."

Afferrò il gomito di Sherlock e fece per guidarlo attraverso il cancello.

Sherlock si rifiutò di muoversi. La sensazione inebriante stava riempiendo ogni poro del suo essere.

"John..."

"Sì?"

Si leccò le labbra e lasciò uscire le parole con un sospiro. "Ti amo."

Il sorriso di John si addolcì. "Ti amo anch'io. Adesso andiamo."

Sorridendo, Sherlock si lasciò condurre attraverso l'ingresso. "Possiamo chiamarlo Johnny?"

"Sul mio cadavere."

"Mycroft? Sarebbe carino se lui seguisse i miei ordini, tanto per cambiare."

"Non credi che sia un bravo ragazzo."

"Non importa. Troverò un altro nome.”

 

 

~ Fine ~



Note al capitolo:

1) La storia fantastica (The Princess Bride in originale) è un famoso film fantasy del 1987, che viene citato piuttosto spesso nelle fanfic di questo fandom e che sia dannata se so il perché 😁

 



NdT: Eccoci all'ultimo capitolo, potevate immaginare una fine più perfetta? Io onestamente no 🥰 però la conclusione di una bellissima long comporta sempre una punta di malinconia... Anyway, tra pochi giorni linkerò i commenti all'autrice, per cui se volete dirle ancora qualcosa è il momento giusto 😉

NdT2: ding dong, avviso di servizio. Purtroppo non ho trovato una candidata da tradurre nel mio solito rating, quindi come prossima proposta del lunedì per un po' ci sarà una cosina semplice, spiritosa e leggera. Mi auguro non rimarrete troppo deluse anche se è una fic un po' fuori dal mio stile. Un grosso bacio a tutte e grazie per avermi seguito fin qui 😘

   
 
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