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Autore: Sapphire_Raven    16/09/2021    3 recensioni
Ken Wakashimazu amava la sua vita normale: frequentava una buona scuola, aveva degli ottimi amici e, allo stesso tempo, giocava a calcio in una delle squadre giovanili più importanti del Paese. Non avrebbe cambiato nulla della sua quotidianità, ma il destino o chi per lui decise di metterci lo zampino, trascinandolo in una delle situazioni più assurde che si possano immaginare.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena messo il naso fuori, Hyuga si lanciò all’esplorazione del cortile, infilandosi tra i cespugli per inseguire qualsiasi animaletto gli capitasse a tiro. Wakashimazu lo seguiva a poca distanza, immerso nei suoi pensieri. Ora che anche l’ultimo tentativo di riportare il capitano al suo aspetto normale era fallito, non sapeva davvero più che fare. Inoltre, si sentiva ancora in imbarazzo per quello che era successo poco prima, anche se a Hyuga non sembrava aver fatto lo stesso effetto, visto che si comportava come nulla fosse accaduto. Sospirò: perché tutte le sfortune dovevano capitare a lui? Il suo rimuginare venne interrotto proprio dal gatto che, sbucando fuori da un cespuglio, corse in direzione del campo di calcio. Anche in quello stato, il suo capitano non cambiava mai, in testa aveva solo il pallone!

Quando riuscì a raggiungere Hyuga, lo trovò già intento a giocare con una palla rimasta lì dal giorno prima. Ken non avrebbe mai pensato che quella scena potesse suscitargli tanta tenerezza. L’entusiasmo che il capitano stava mettendo in quel gioco iniziò a coinvolgere anche lui e decise di prendervi parte: “Ehi Hyuga, passamela!”. Iniziarono così una serie di semplici scambi, con Wakashimazu che passava il pallone a Hyuga che, a sua volta, lo rimandava indietro colpendolo col muso e con le zampe. Ogni tanto, Ken faceva un lancio un po’ più lungo, in modo che il gatto corresse dietro alla palla.

Proprio con uno di questi lanci, accadde una cosa inaspettata: Wakashimazu aveva colpito il pallone in modo leggermente diverso, mandandolo forse un po’ troppo in alto. Hyuga era subito scattato in avanti, calcolando la traiettoria della palla. Tuttavia, i suoi sensi felini avevano per un attimo preso il sopravvento ed era stato distratto da un insetto che gli era passato davanti al naso. Prima che Ken potesse avvertirlo, il pallone era caduto verso terra e lo aveva colpito sulla testa. In uno sbuffo di polvere, davanti allo sguardo incredulo del portiere, il gatto tornò ad essere umano. Nonostante la sorpresa iniziale, la scena era talmente comica che Wakashimazu non riuscì a trattenersi dal ridere: il capitano, in accappatoio e coi capelli scompigliati, stava seduto sull’erba e si guardava intorno disorientato, come se non sapesse più dove si trovava. Quando si accorse della risata del portiere, Hyuga sembrò risvegliarsi dalla sua confusione: “Non stare lì impalato Wakashimazu, dammi una mano!”.

Una volta rimessosi in piedi con l’aiuto del portiere, Hyuga si stiracchiò. Mentre l’attaccante si lamentava dei muscoli indolenziti, Ken notò come anche in quella semplice azione il capitano ricordasse un gatto che si stirava, ma al momento aveva una domanda più urgente: “Hyuga, mi vuoi spiegare che ti è successo? Come hai fatto a …”. “Trasformarmi in un gatto? Non lo so neanch’io”, ammise l’altro, “Ricordo solo che stavo uscendo dalla doccia, negli spogliatoi, e sono scivolato. Credo di aver battuto la testa, ma sono certo che, quando ho cercato di rialzarmi, beh … puoi immaginarlo”. “Allora forse è stata la mia pallonata a farlo tornare come prima”, pensò Ken. Come se gli avesse letto nel pensiero, Hyuga esclamò: “Tu piuttosto, che pensavi di fare con quel pallone? Hai rischiato di uccidermi!”, la sua voce si addolcì un poco, “Anche se … in qualche modo sei riuscito a farmi tornare normale. Non so davvero come ringraziarti”. Il portiere sorrise: “Non ce n’è bisogno, capitano. Adesso è meglio tornare dentro prima che qualcuno ti veda conciato così”. Fece per avviarsi verso i dormitori, ma …

“Senti Wakashimazu, da quand’è che te ne vai in giro a baciare i gatti?”.

 

--------

“Ehi, mi passi le risposte?”.

Wakashimazu fulminò Hyuga con lo sguardo e sibilò: “Scusa? Per colpa tua e del tuo ‘incidente’ non ho potuto studiare nulla ieri. Come pensi possa sapere le risposte?”. “Avanti, sei un genio in matematica”. Con uno sbuffo, Ken spostò il foglio in modo che Hyuga potesse vederlo.  Non riusciva proprio a negargli nulla.

Terminato il compito, i due uscirono in corridoio. Svoltando l’angolo, Wakashimazu borbottò: “A volte penso che saresti perso senza di me”. “Oh andiamo, lo so che mi adori!”, ridacchiò Hyuga, scompigliandogli i capelli. Ignorando il rossore sulle guance del portiere, Hyuga corse fuori: “Ti aspetto al campo, muoviti!”. Wakashimazu scosse la testa, divertito. Per quanto potesse amare una vita tranquilla, senza il suo capitano le sue giornate sarebbero state decisamente più noiose.

 

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Disclaimer: nessun gatto è stato maltrattato durante la stesura di questo capitolo XD

Come promesso, ecco a voi l'ultimo capitolo della storia! Vi è piaciuto? Spero di sì. 

Da parte mia, mi sono divertita a scrivere questa fanfiction, nonostante sia qualcosa di molto diverso da quello che faccio di solito, ma anche sfide come questa aiutano a migliorare (almeno spero XD).

Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito fino ad adesso e anche quelli che, se vorranno, recensiranno anche questo ultimo capitolo. Alla prossima!

p.s. Da un po' ho aperto una page instagram su Captain Tsubasa, (captaintsubasa.incorrect). Se vi va, fateci un salto ;)

   
 
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