Appena messo il naso fuori, Hyuga si
lanciò all’esplorazione del cortile,
infilandosi tra i cespugli per inseguire qualsiasi animaletto gli
capitasse a
tiro. Wakashimazu lo seguiva a poca distanza, immerso nei suoi
pensieri. Ora
che anche l’ultimo tentativo di riportare il capitano al suo
aspetto normale
era fallito, non sapeva davvero più che fare. Inoltre, si
sentiva ancora in
imbarazzo per quello che era successo poco prima, anche se a Hyuga non
sembrava
aver fatto lo stesso effetto, visto che si comportava come nulla fosse
accaduto. Sospirò: perché tutte le sfortune
dovevano capitare a lui? Il suo
rimuginare venne interrotto proprio dal gatto che, sbucando fuori da un
cespuglio,
corse in direzione del campo di calcio. Anche in quello stato, il suo
capitano
non cambiava mai, in testa aveva solo il pallone!
Quando riuscì a raggiungere Hyuga, lo
trovò già intento a giocare con una
palla rimasta lì dal giorno prima. Ken non avrebbe mai
pensato che quella scena
potesse suscitargli tanta tenerezza. L’entusiasmo che il
capitano stava
mettendo in quel gioco iniziò a coinvolgere anche lui e
decise di prendervi
parte: “Ehi Hyuga, passamela!”. Iniziarono
così una serie di semplici scambi,
con Wakashimazu che passava il pallone a Hyuga che, a sua volta, lo
rimandava
indietro colpendolo col muso e con le zampe. Ogni tanto, Ken faceva un
lancio un
po’ più lungo, in modo che il gatto corresse
dietro alla palla.
Proprio con uno di questi lanci, accadde una cosa
inaspettata: Wakashimazu
aveva colpito il pallone in modo leggermente diverso, mandandolo forse
un po’
troppo in alto. Hyuga era subito scattato in avanti, calcolando la
traiettoria
della palla. Tuttavia, i suoi sensi felini avevano per un attimo preso
il
sopravvento ed era stato distratto da un insetto che gli era passato
davanti al
naso. Prima che Ken potesse avvertirlo, il pallone era caduto verso
terra e lo
aveva colpito sulla testa. In uno sbuffo di polvere, davanti allo
sguardo
incredulo del portiere, il gatto tornò ad essere umano.
Nonostante la sorpresa
iniziale, la scena era talmente comica che Wakashimazu non
riuscì a trattenersi
dal ridere: il capitano, in accappatoio e coi capelli scompigliati,
stava
seduto sull’erba e si guardava intorno disorientato, come se
non sapesse più
dove si trovava. Quando si accorse della risata del portiere, Hyuga
sembrò
risvegliarsi dalla sua confusione: “Non stare lì
impalato Wakashimazu, dammi
una mano!”.
Una volta rimessosi in piedi con l’aiuto
del portiere, Hyuga si stiracchiò.
Mentre l’attaccante si lamentava dei muscoli indolenziti, Ken
notò come anche
in quella semplice azione il capitano ricordasse un gatto che si
stirava, ma al
momento aveva una domanda più urgente: “Hyuga, mi
vuoi spiegare che ti è
successo? Come hai fatto a …”.
“Trasformarmi in un gatto? Non lo so
neanch’io”,
ammise l’altro, “Ricordo solo che stavo uscendo
dalla doccia, negli spogliatoi,
e sono scivolato. Credo di aver battuto la testa, ma sono certo che,
quando ho
cercato di rialzarmi, beh … puoi immaginarlo”.
“Allora forse è stata la mia
pallonata a farlo tornare come prima”, pensò Ken.
Come se gli avesse letto nel
pensiero, Hyuga esclamò: “Tu piuttosto, che
pensavi di fare con quel pallone?
Hai rischiato di uccidermi!”, la sua voce si
addolcì un poco, “Anche se … in
qualche modo sei riuscito a farmi tornare normale. Non so davvero come
ringraziarti”. Il portiere sorrise: “Non ce
n’è bisogno, capitano. Adesso è
meglio tornare dentro prima che qualcuno ti veda conciato
così”. Fece per avviarsi
verso i dormitori, ma …
“Senti Wakashimazu, da
quand’è che te ne vai in giro a baciare i
gatti?”.
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“Ehi, mi passi le risposte?”.
Wakashimazu fulminò Hyuga con lo sguardo
e sibilò: “Scusa? Per colpa tua e
del tuo ‘incidente’ non ho potuto studiare nulla
ieri. Come pensi possa sapere
le risposte?”. “Avanti, sei un genio in
matematica”. Con uno sbuffo, Ken spostò
il foglio in modo che Hyuga potesse vederlo.
Non riusciva proprio a negargli nulla.
Terminato il compito, i due uscirono in corridoio.
Svoltando l’angolo,
Wakashimazu borbottò: “A volte penso che saresti
perso senza di me”. “Oh
andiamo, lo so che mi adori!”, ridacchiò Hyuga,
scompigliandogli i capelli.
Ignorando il rossore sulle guance del portiere, Hyuga corse fuori:
“Ti aspetto
al campo, muoviti!”. Wakashimazu scosse la testa, divertito.
Per quanto potesse
amare una vita tranquilla, senza il suo capitano le sue giornate
sarebbero
state decisamente più noiose.
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Disclaimer: nessun gatto è stato maltrattato durante la stesura di questo capitolo XD
Come promesso, ecco a voi l'ultimo capitolo della storia! Vi è piaciuto? Spero di sì.
Da parte mia, mi sono divertita a scrivere questa fanfiction, nonostante sia qualcosa di molto diverso da quello che faccio di solito, ma anche sfide come questa aiutano a migliorare (almeno spero XD).
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito fino ad adesso e anche quelli che, se vorranno, recensiranno anche questo ultimo capitolo. Alla prossima!
p.s. Da un po' ho aperto una page instagram su Captain Tsubasa, (captaintsubasa.incorrect). Se vi va, fateci un salto ;)