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Autore: ClostridiumDiff2020    16/09/2021    0 recensioni
Una notte fredda, in un vicolo oscuro Jennefer si incontra e si scontra con William e così...
Lei è anaffettiva e insensibile a qualsiasi stimolo, dotata di poteri telecinetici e soprattutto vede spettri. Nuovi ma soprattutto quelli antichi senza volto e molto pericolosi.
Lui è un groviglio di emozioni, incapace di controllare la rabbia ma soprattutto ferito e agonizzante.
Due universi in collisione.
(Prendere Billy Russo e lanciarlo in una nuova avventura)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billy Russo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Il Silenzio
 


 
William ripose il libro e si sedette, appoggiandosi con la schiena agli scaffali, massaggiandosi la gola. Era passato un anno ma ancora non era riuscito ad abituarsi al silenzio che era calato sulla sua vita, né a quanto gli potesse mancare il suono della sua voce, dei suoi discorsi persuasivi. Ne che potesse sentirsi così tanto strano, quasi menomato in quel silenzio forzato.
 
E stare così tanto in attesa, gli sarebbe parso pura follia, invece eccolo là, ingabbiato in un giorno uguale all’altro in una biblioteca. Quantomeno la compagnia era gradevole, i libri non gli rinfacciavano niente.
 
Quando Jennefer gli aveva offerto una stanza era rimasto sorpreso, per poi comprendere che lei era incuriosita da lui quanto lo era lui da lei.
La ragazza sembrava incapace di esprimere qualsiasi emozione, la sua non era una recita, non era eccessivo autocontrollo era realmente insensibile a qualsiasi stimolo, anche doloroso. Ma non quando passavano del tempo assieme. Da quella notte in obitorio, spesso la ragazza aveva riferito di vivere di emozioni riflesse. Lui le esprimeva e lei riusciva a percepirle come proprie. Dall’incontro con l’Antico erano cambiate così tante cose che William a stento riusciva a raccapezzarsi. Una parte di lui sentiva di essere morta in quel vicolo, in quel cassonetto, e la restante si muoveva come per inerzia. Il soprannome che Jennefer gli aveva dato se gli calzava a pennello, Zombie.  
  
L’insofferenza di lei al dolore fisico William lo aveva scoperto in un modo stranissimo, quando strappandogli il pugnale a scatto di mano con il suo potere se lo era inavvertitamente conficcato nella coscia. Lei lo aveva osservato con indifferenza ma poi aveva sorriso. “È strano, sento un formicolio…Oh ti prego fallo ancora”
Questa era Jennefer, una persona che lo sottoponeva continuamente a stimoli istigandolo a dar libero sfogo a tutte le sue emozioni mentre le assorbiva come una spugna.
 
Lo aveva salvato, afferrandolo in quel vicolo mentre stava scivolando tra le braccia della morte. E poi aveva incontrato uno spettro, altra cosa che pareva capitasse spesso attorno a quella strana ragazza. E così era morto, rinato e uno spettro gli aveva tolto la voce ed ad un anno di distanza se ne stava seduto nella sua tana prediletta, circondato da molte storie a sentirne la mancanza.
Era cose se senza la sua voce parte di sé fosse morta in quel vicolo.
O forse in un altro luogo ancora, forse si era ritrovato davanti a lui, la sua nemesi, quel teschio rosso che alla fine lo aveva divorato.
 
“Ehi Zombie, non sai cosa mi ha appena detto il tuo… suoeriore” 
William si voltò esasperato verso Jennefer che si era affacciata tra gli scaffali.
Lui si portò un dito alle labbra e lei sorrise divertita imitandolo.
Gli sedette accanto finché lui non le fece cenno di riprendere.
Lei gli si avvicinò abbassando la voce. “Mi ha detto che sei il suo miglior dipendente, il più silenzioso senza ombra di dubbio… Deve essere questo a renderti tanto prezioso, raramente si trovano persona che sanno dare valore al non detto”
A quelle parole William incrociò le braccia sul petto.
“Lo so… Ci sto lavorando… Ma non so dove possa essere finito il nostro Antico, ma ti giuro che lo sto cercando!”
William si portò una mano alla gola.
“Lo so che ti manca la tua voce, io l’ho appena sentita e in effetti non era così male. Giuro, la riavrai…”
 
William prese il suo zaino, quaderni, dove cercava di radunare i propri pensieri, trascrivendo le parole che non riusciva ad esprimere.
Cercò tra le pagine finché non trovò un ritaglio di giornale.
Una foto, una donna dai capelli neri. La allungò verso Jennefer.
Lei la prese, avevano parlato molte volte di lei. O meglio lei aveva letto nei suoi pensieri lasciando che le emozioni la travolgessero.
 
“Non l’ho vista…” sussurrò restituendogliela. “Però hanno fatto un bel discorso da me all’ospedale, le commemorazioni delle colleghe defunte sono il loro forte. Sono stati molto accorti a sorvolare sulle condizioni in cui è avvenuto l’incidente che poi l’ha uccisa. In fondo non sapevano proprio niente, quindi potevano anche evitarsi…”
 
William le afferrò un polso e lei si zittì di botto. “Scusami…” sussurrò mentre lui le si aggrappava al braccio. “Vedi è tutto nuovo per me… non sono abituata a questo a preoccuparmi delle emozioni degli altri.”
Poteva sentire il suo cuore accelerare, anche se non aveva bisogno della telepatia per percepire il suo cuore ferito e triste. I suoi occhi scuri erano ridotti, delle pozze di tenebra ricolmi di lacrime amare.
“Sai ti preferisco arrabbiato che triste…” borbottò lei.
 
Jennefer lo osservò incerta, non sapeva mai cosa dirgli e detestava quell’incertezza. Non aver provato nulla per tutta una vita non aiutava di certo e lei voleva solo vederlo di nuovo reattivo, anche se si sentiva decisamente in colpa per questo. È che adorava le emozioni filtrate attraverso William.
“Ti va di fare esplodere delle cose?”
Un enorme sorriso si allargò sul viso di lui e Jennefer comprese di aver fatto centro.
 
Lo tirava sempre su di morale fare qualche pericolosa insensata idiozia con lei.
Come quando aveva voluto provare a bloccare una bomba a mano con i suoi poteri telecinetici. All’inizio aveva sgranato gli occhi e lei gli aveva chiesto se stesse per aver un infarto, ancora non era brava a capire le emozioni del suo volto, ma in un anno si era decisamente perfezionata. Anche se non riteneva di saperlo fare al 100%. Ancora non comprendeva fino in fondo quell’alone di tristezza che alle volte vedeva apparire nei suoi occhi.
 
Lei si era sentita in obbligo di spiegargli che non era pazza, solo… Che non aveva mai sentito niente e adesso che standogli accanto il velo di apatia si sollevava voleva provare tutto.
 

 
 
L’esplosione li fece sobbalzare. William la guardò aprendo le braccia.
“Sì scusa, stavolta credevo di farcela…”
Lui si dette un colpetto alla testa e lei sbuffò.
“Te lo ripeto, non sono matta e sì lo so che è pericoloso, credevo fosse questo il bello no?”
William rise silenziosamente e per un attimo Jennefer desiderò sentire la sua voce, sentir vibrare la sua risata.
“Ancora?” chiese lei cercando di distogliere da quel pensiero, ma anche pe William.
 
Quell’anno di silenzio era stato particolarmente duro, come se perdere la voce gli avesse strappato ogni motivazione. Lo vedeva la mattina osservare il mondo fuori dalla finestra e lo leggeva nei suoi occhi, gli risultava estraneo.
Che la mancanza della voce fosse solo un sintomo d’altro? Forse il contatto con l’antico gli aveva impiantato qualcosa. Il germoglio di un disagio.
Mi sento morto, nonostante cammini, respiri… Mi sento distante dalla vita.
Le aveva scritto una volta.
 
Così lei aveva iniziato a far esplodere cose. Forse era egoista, ma quando aveva sentito accendersi nel proprio petto la medesima gioia che vedeva scintillare nel volto di Billy, aveva compreso quanto adorasse quella sensazione.
 
Ogni tanto le chiedeva di andare assieme in cerca di spettri, forse sperava di imbattersi nel medesimo ladro di voce.
Lei non aveva il cuore di dirgli che non aveva così tanta voglia di trovarlo.
Non si era mai sentita tanto legata a qualcuno, temeva che se avessero incontrato di nuovo l’Antico questi avrebbe potuto dividerli e lei sarebbe sprofondata di nuovo nell’apatia lasciandole solo un profondo senso di malinconia e mancanza
 
A William piacevano gli spettri, gli aveva confessato di sentirsi più simili a loro che ai viventi.
Sono come loro, sfioro la vita senza mai farne davvero parte.
Jennefer aveva desiderato obbiettare ma non aveva trovato il coraggio.
Avrebbe voluto che si sentisse a casa con lei, ma non glielo avrebbe mai imposto.
Quando le afferrò la mano indicandole il vicolo una scarica la attraversò.
Lui le indicò con un mezzo sorriso la strada, fu un attimo, nei suoi grandi occhi scuri lei lo vide, riflesso nel profondo vi era l’Antico. Non aveva un volto e la sua sagoma era qualcosa di indistinto avvolto dalle tenebre, e la stava indicando.
 
Fu la stretta di Billy alla sua mano a riportarla alla realtà, lo spettro era scomparso, rapido come era apparso.
Jennefer voleva fingere che non fosse accaduto nulla, ma il proprio battito le rimbombava ancora nella testa. Perché aveva indicato lei? perché si celava dentro William? Perché li aveva connessi rubando a lui la voce? Ogni domanda che non osava esprime le premeva per uscire. Ma le ricacciò indietro. A costo di farsi esplodere un’emicrania non avrebbe detto nulla. Strinse la mano di William e gli sorrise di rimando “Andiamo a cercare qualche spettro interessante prima dell’alba”
   
 
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