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Autore: elemandorla    17/09/2021    0 recensioni
La ModyCampbell. Bastava quel nome per incendiare l'animo di qualsiasi giovane under 30.
Cinque sconosciuti si ritrovano a condividere un destino comune. Incontratosi sulla crociera dei sogni, inebriati dall'entusiasmo caotico dell'estate, non sospettano minimamente ciò che gli aspetta.
Cinque ragazzi completamente diversi, uniti dalla stessa sorte.
Amore, insidie, tradimenti ed un'isola.
C'è soltanto una regola: sopravvivere.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4: “Trevor”

-Stai bene?-
Ci misi qualche secondo più del solito a rispondere ad una domanda di per se così banale. Forse perché l’uomo che me l’aveva posta era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto.
Scrutai con ostentata calma i suoi lineamenti: dalla mascella scolpita, alle labbra serrate. Dagli occhi glaciali, allo sguardo severo ma apprensivo che aveva mentre aspettava una risposta.
Notai ogni particolare in quei secondi che mi parvero infiniti: dall’orecchino dorato che aveva sull’orecchio destro, alla catenina placcata che scendeva fino a sfiorargli i pettorali lisci e nudi, coperti solo da una camicia bianca slacciata.
Non sappi dire se fosse per via della mente annebbiata dall’alcol, ma il suo viso mi parve stranamente famigliare.
Non era uno sguardo sconosciuto quello che mi stava fissando con due occhi color del ghiaccio imperturbabili.
-Sto bene. E grazie per avermelo levato di dosso, era davvero insistente- rispondi con sincera gratitudine.
-Si bhe, penso che se una ragazza si veste in un certo modo si debba aspettare quel particolare tipo di attenzione- snocciolò lui con una punta di venata critica porgendomi un bicchiere d’acqua.
-Bevi- aggiunse. -Sei ubriaca-
Il suo sguardo sereno e tranquillo eseguì una rapida radiografia del mio corpo per poi tornare ad incatenarmi gli occhi.
Fermi tutti.
Sbaglio o mi aveva detto che essendo vestita in modo succinto significata che la mia volontà era quella di farmi stuprare in mezzo alla pista?
-Una ragazza può anche andare in giro vestita come le pare e piace, ciò non implica che voglia attirare le attenzioni di voi maschi e i vostri comportamenti da tredicenni arrapati- risposi a tono incrociando le braccia.
-Se non volevi essere abbordata da nessuno stasera, potevi evitare di metterti così in mostra. Tutto qui. E adesso bevi-
Ma chi diavolo si credeva di essere per poter pensare di sputare sentenze e darmi ordini?
-Io mi vesto come cazzo mi pare. Non siamo noi donne a doverci coprire ma voi uomini ad imparare a tenerlo nei pantaloni. E quel bicchiere ficcatelo nel culo-
Okay. Ammetto che avrei potuto risparmiarmi l’ultima frecciata, ma l’adrenalina che l’alcool alimentava era incontenibile e mi faceva sentire cento volte più disinvolta.
Lo vidi ghignare nel modo più sexy che abbia mai visto fare e ciò, oltre a provocarmi una dannata voglia di saltargli addosso, mi fece irritare ancora di più.
Alzai i tacchi e feci per andarmene ma lui mi cinse la vita e mi attirò a sé, premendo il suo corpo contro la mia schiena.
-Dico solo che sei una bellissima ragazza Kimberly. Ci sarà sempre qualcuno che ci proverà senza buone intenzioni. Sta’ attenta-
Mi sussurrò tutto ciò ad un centimetro dal mio collo, provocandomi un brivido.
Quando sentì la sua presenza allontanarsi mi voltai di scatto e guardai la pista allarmata.
Beatriz! Merda!
Quello stupido battibecco con mister simpatia mi aveva totalmente fatto dimenticare il fatto che la mia migliore amica fosse tra le grinfie di un predatore pochi minuti fa.
E io l’avevo lasciata da sola!
Cercai disperatamente una chioma rossa tra la folla e mi agitai quando non la vidi.
Pochi passi dopo sbattei contro una petto più che muscoloso.
-Guarda dove vai- ringhiai al malcapitato che mi aveva quasi investita.
-Kim?-
Alzai gli occhi sentendo pronunciare il mio nome e fui sollevata nel vedere il viso amichevole di Nate che mi sorrideva.
-Nate! Grazie a Dio. Hai visto Beatriz?- chiesi trafelata.
-È ai divanetti con Chase, anche lei non ti trovava e ha mandato me a cercarti. Stai bene?-
Rilassai il viso e sospirai nel saperla al sicuro.
Sapevo di essere paranoica ma le mie ansie non erano affatto infondate.
-Sto bene grazie e scusa se prima ti ho risposto male. Puoi portarmi da lei? -
Nate annuì e mi porse il suo cocktail, poi mi premette delicatamente la mano sulla schiena per guidarmi.
Quando fummo fuori dalla calca imbizzarrita, mi condusse nell’enorme terrazza al di là delle vetrate.
Al centro troneggiava una piscina limpida e ad accerchiarla piccoli divanetti neri a gruppi di tre.
Avevo smesso di stupirmi del lusso di questa nave quando avevo visto una sala ristorante solo per i cani dei passeggeri.
Intercettai la chioma focosa di Beatriz e la osservai mentre gettava indietro i folti ricci aprendosi in una risata fragorosa, evidentemente divertita da qualcosa che Chase le aveva detto.
Osservai anche i tre bicchieri da cocktail vuoti sopra il tavolino ai suoi piedi e mi annotai mentalmente di tenerla d’occhio.
Nate Mi porse una sigaretta che accettai con gratitudine e dopo aver tirato una profonda boccata di fumo mi scrutò.
-Ho visto che stavi parlando con Trevor prima-
Trevor?
Cazzo, Trevor. Il ragazzo a cui avevo sbottato addosso poco fa.
Lo stesso ragazzo che mi aveva chiamata per nome.
Ma io il mio nome non glielo avevo mai detto.
-Mi ha dato una mano in una situazione complicata- risposi stringendomi nelle spalle. -Che tipo è?- azzardai, ammettendo a me stessa che quel ragazzo mi aveva stillato una scintilla di curiosità dentro.
-È un tipo particolare. Di poche parole, sta sempre sulle sue e si fa molto i cazzi suoi- iniziò Nate incamminandosi verso la balaustra.
-Sembra piuttosto arrogante- aggiunsi per poi fare un sorso di quello che classificai come un quattro bianchi.
Il liquido mi scese in gola bruciandomi la trachea.
-Tra le tante cose- ridacchiò lui.
-E come lo conosci?-
-Compagni di college-
Annuì, non sapendo cosa dire.
-Come mai tutto questo interesse per Trevor?- chiese Nate voltandosi a guardarmi negli occhi.
Mi parve di percepire una nota di fastidio nel modo in cui mi aveva posto quel quesito.
-Pura curiosità- dissi più a me stessa che a lui.
Lo vidi sospirare e farsi più vicino al mio viso.
La luna brillante era alta in cielo e gli illuminava quel suo bellissimo viso. I suoi occhi grandi color cioccolato mi sondavano l’anima.
-Sei stupenda stasera-
Quel complimento inaspettato mi fece imporporare le guance.
Balbettai qualcosa di incomprensibile che assomigliò più ad un grugnito che ad altro e osservai incantata il suo corpo farsi sempre più vicino.
Mi cinse delicatamente la vita e annullò la distanza tra noi.
Santa Carolina!
Mi sfiorò le labbra e studiò la mia reazione.
Non persi tempo per fargli capire che non aveva bisogno del mio consenso e gli venni incontro, premendo la bocca contro la sua.
Schiusi le labbra e gli diedi libero accesso alla mia lingua.
Il ragazzo non si dimostrò affatto timido perché aumentò la pressione sulla mia vita e mi strinse a sè.
Quel contatto mi accesse tanto quanto lui.
Gli allacciai le braccia al collo e gemetti quando si staccò dalle mie labbra per scendere a inumidirmi la pelle del collo.
Punto uno: Nate baciava in un modo che mi faceva venire voglia di strappargli i vestiti di dosso all’istante.
Punto due: sentivo gli occhi dei presenti sulla terrazza addosso e non me ne importava un fico secco.
-Saliamo- mi sussuró a fior di labbra.
Stavo per rispondere una cosa del tipo “Prendimi e fai di me ciò che vuoi” quando riconobbi la voce di Beatriz alle mie spalle.
-Keke! Nate!-
Mezzo secondo dopo stavo soffocando in una massa informe di ricci color del fuoco puro.
-Dove sei stata? Stasera non vuoi proprio stare con me… ti ho vista intrappolata tra le sudice mani di quell’alluppato e ho pensato il peggio-
Beatriz mi strinse tra le sue braccia e riconobbi il forte aroma di Vodka nel suo alito.
Era ubriaca marcia.
-Sto bene B, anche io ero preoccupata per te, ti stai divertendo?- chiesi accarezzandola e facendo pressione per svincolarmi da quella presa soffocante.
-Sorella guardami. Sono al quarto Vodka Sour e ho fatto zozzerie su quel divanetto. Certo che mi diverto-
Guardai inorridita l’oggetto in questione e saettai lo sguardo da lei a quel coso un paio di volte, intenta a scacciare l’immagine di Chase spalmato su di lei.
Nate ridacchiò e l’espressione spazientita che era apparsa sul suo viso quando Beatriz ci aveva interrotto sfumò all’istante.
-Gente!- gridò una voce alle nostre spalle.
Chase ci raggiunse in poche falcate e schioccó le dita per avere la nostra attenzione.
-Mi ha telefonato il capo della sicurezza, avvisandomi che tra una buona mezz’ora attraverseremo una zona fortemente colpita dall’Hurricane-
Fantastico. La più violenta tempesta tropicale dei Caraibi.
-Non ho capito un cazzo delle disposizione che prenderanno loro, mi ricordo solo che per i passeggeri è vietato fare qualcosa-
Impallidì.
-Fare qualcosa tipo cosa Chase?- lo incitai spazientita.
-Cavolo dolcezza, rilassati. Siamo alla festa, qualsiasi cosa sia proibita non c’è pericolo che venga fatta. Tieni-
Mi porse un cocktail rosa che odorava di caramelle superdolciastre.
Guardai allucinata i miei compagni. Nate era perplesso, indeciso se scomodarsi per capire più a fondo la gravità della cosa, Beatriz scuoteva la testa a ritmo di musica cercando di restare seria, per poi scoppiare a ridere da sola.
Nate mi sfiorò il braccio e cercò il mio sguardo.
-Tranquilla Kim, la MobyCampell è veterana di mille traversate, non è mai successo nulla. È una nave gigantesca, il massimo che possiamo sentire è un fortissimo vento- disse pacato cercando di infondermi sicurezza.
Annuì, cercando di non razionalizzare troppo quelle informazioni.
-Fitz, sbaracchiamo la terrazza e diciamo a tutti di entrare- ordinò poi a Chase con tono serio.
Presi le distanze dal gruppo dei miei amici e mi affacciai alla balaustra della terrazza. Scrutai l’orizzonte e captai una flebile luce che si librava a ciel sereno.
Fulmini?
La brezza tranquilla della serata cominciò a cambiare impercettibilmente, facendosi più forte.
Una brutta sensazione mi si annidò sulla Bocca dello stomaco ma la affogai traccanando l’ennesimo drink.
  
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