Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: FairyCleo    17/09/2021    1 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ti racconto una storia
 
Aveva avuto bisogno di prendersi una pausa dal lungo viaggio che aveva intrapreso per capire dove fosse arrivato e, soprattutto, perché non ne avesse memoria.
Genio era confuso, disorientato, e tremendamente preoccupato. L’ultima cosa che ricordava, prima di aver avvertito una delle sensazioni più strane mai provate in vita sua, era di essersi trovato in un bosco, tra alti pini, intento a riposare dopo una camminata che sembrava interminabile. Avvertiva ancora l’odore della resina e la sensazione del fresco che sfiorava la sua pelle, ma attorno a lui non vi erano pini o qualsiasi altra conifera, bensì una distesa di ciliegi prossimi a fiorire. La temperatura era cambiata, e il cielo era attraversato da stormi di uccelli migratori che Genio fissava con curiosità e preoccupazione. C’era una strana energia nell’aria, poi, ma non sapeva riconoscerne la natura. Non avrebbe saputo bene come spiegare ciò che avvertiva, perché era una delle sensazioni più strane che avesse mai provato: era come se qualcosa si fosse alterato, come se l’essenza stessa dell’universo avesse subìto una mutazione improvvisa e apparentemente inspiegabile. Ma Genio, esperto conoscitore delle cose che riguardavano il mondo (e non solo), non aveva impiegato troppo tempo prima di scoprire cosa fosse realmente accaduto. Gli era bastato dare uno sguardo alle sue mani per capire tutto in meno di un istante, per rendersi conto di quanto ben congegnato fosse il piano che il suo allievo aveva messo in atto.
 
“Ragazzo mio, perché ti ostini a voler proseguire con questi terrificanti propositi? Perché non sfrutti questo straordinario potere per il bene comune? Che amarezza…”.
 
Si era lasciato cadere su un sasso, sedendosi a piedi uniti. Aveva entrambe le mani posate sulle ginocchia, Genio, teneva la testa alta, gli occhi chiusi, alla ricerca della massima concentrazione. I suoi sensi erano attenti, pronti a captare ogni minimo spostamento d’aria, ogni singolo cambiamento che avrebbe ulteriormente sconvolto quel mondo, quella realtà. Era vicino alla meta. Lo sapeva, lo sentiva, così come sentiva di aver fallito con Goku. Non aveva certezza della sua evasione, ma sentiva nel profondo del suo cuore che il suo allievo prediletto avesse abbandonato il luogo in cui lo aveva relegato per cadere nella trappola che gli era stata tesa. Il rango che aveva tessuto quella tela era molto, molto esperto, e sicuramente era più furbo delle ingenue prede che aveva puntato.
 
“Sei qui attorno… Lo sento… Hai fatto tutto questo per farci avvicinare a te, questo perché sapevi che ti avremmo trovato. Era tutto scritto, tutto previsto e…”.
 
“Adesso tu mi spieghi che cosa sta succedendo, o giuro sulla mia sfera che ti cambio i connotati”.
 
Dallo spavento, Genio era scivolato dalla roccia su cui si era accomodato e aveva sbattuto con non poca violenza il deretano sulla terra brulla.
 
“Ohi-ohi-ohi! Le mie povere ossa! Ma dico io, che modi sono questi? Far spaventare così un povero vecchio! Non ti vergogni?”.
“Per niente. Soprattutto ora che ho la certezza che il vecchio in questione ha a che fare con tutto quello che è successo fino a ora”.
 
Baba se ne stava lì, inginocchiata sulla sfera di cristallo, intenta a fulminarlo con lo sguardo.
 
“E tu che cosa ci fai qui?”.
 
Genio, che aveva seriamente rischiato di morire di infarto, non credeva ai propri occhi: tutto avrebbe potuto immaginare, fuorché l’arrivo di sua sorella Baba, con tanto di cappello, sfera di cristallo ed espressione da toro imbufalito dipinta sul volto rugoso.
 
“Osi anche farmi una domanda così sciocca, fratellino? Fammi capire cosa state combinando e di chi è la colpa, perché tutti, nell’Aldilà, non fanno che domandarsi come sia possibile una cosa simile”.
“Come dici?”.
“Dico che voglio sapere chi è il mostro che è in grado di controllare lo scorrere del tempo”.
 
Controllare lo scorrere del tempo. Genio non si era scomposto più di tanto nell’udire le parole pronunciate dalla sorella, questo perché aveva già intuito che qualcosa di simile fosse avvenuto: trovarsi in un altro posto senza averne memoria, sentire che qualcosa era profondamente mutato, avvertite con chiarezza lo sconvolgimento delle componenti dell’universo erano stati tutti segnali che portavano a una ovvia conclusione. Solo che, sentirselo dire, faceva un certo effetto. Soprattutto se, a dirlo, era un vecchia e pericolosissima strega incazzata come non mai.
 
“Allora? Che hai da dire? Te ne starai lì seduto a gambe incrociate in eterno? Parla, fratello, perché so che c’entri qualcosa, in tutta questa storia, e c’entri dall’inizio! Ah! Che tragedia! Chi dispone di un potere talmente grande? Chi? Controllare il tempo… Ma, dico io, come?”.
 
Convinto che non sarebbe uscito vivo da quella situazione, Genio si era messo seduto più comodamente in attesa di trovare le parole giuste per dare a Baba le spiegazioni che meritava. Sapeva che avrebbe rischiato di farle venire un infarto, ma non poteva più mentirle. Era giunto il momento di alleggerire il peso che sentiva sul cuore.
 
“Ti conviene portare pazienza, sorella mia… La storia che vuoi sentire è molto più lunga e complessa di quanto tu possa immaginare”.
“Oddei…”.
“Tirare in ballo gli dei non ci aiuterà, purtroppo. Questa, è una faccenda che riguarda solo noi poveri esseri umani, i nostri doveri, i nostri propositi e i nostri sciocchi sentimenti. E che gli dei non me ne vogliano, ma mai potranno comprendere quanto essi possano distruggerci”.
 
Così, con pazienza e non senza un nodo in gola, Genio aveva raccontato a sua sorella tutto, ma proprio tutto quello che era accaduto a lui, ai suoi compagni e al suo primo vero allievo senza omettere alcun dettaglio. Aveva raccontato di come lo aveva trovato, allevato, addestrato, di come gli avesse conferito piena fiducia e di come lui l’avesse gettata alle ortiche, maledicendo se stesso e i suoi compagni. Il Vecchietto delle Tartarughe aveva parlato con tono neutro, distaccato, quasi come se stesse parlando di qualcosa che non lo riguardava da vicino. Ancora una volta, aveva ringraziato i suoi fedeli occhiali scuri, ma era certo che sua sorella non avesse tardato nell’indovinare cosa si celasse dietro quelle spesse lenti inviolabili. Chiunque lo conoscesse almeno un minimo non poteva fingere di non aver notato che quella sua posa rigida, quel suo parlare in maniera così impostata, fossero tutti segnali di un profondo malessere.
Sul viso di Baba, invece, le emozioni erano palesi e desiderose di apparire: stupore, meraviglia, rabbia, sconcerto, odio, orrore, dolore, dispiacere. Suo fratello aveva sofferto le pene dell’Inferno e continuava a patirle, considerando che aveva assunto il peso di quella enorme responsabilità solo su di sé. Se c’era una cosa che Baba, però, proprio non riusciva a capire, era una: come poteva non essersi accorta di niente? Come poteva non averne memoria? Neppure re Kaioh o re Yammer sembravano ricordare quell’episodio… Per quale ragione?
 
“So già cosa ti starai chiedendo…” – aveva parlato Genio, senza guardarla negli occhi – “E sappi che c’è una risposta anche a questo…”.
“Sono ansiosa di ascoltarla…”.
“Oh, lo so bene… Così come so che non ti piacerà la risposta che ti darò…”.
 
E, infatti, non aveva avuto torto. Il racconto che aveva fatto era stato dettagliato, forse anche troppo, e aveva scatenato in Baba dapprima un forte istinto omicida, in seguito un moto di tenerezza seguito nuovamente un fortissimo, irrefrenabile istinto omicida più forte di quello avvertito in precedenza.
 
“Tu cosa hai fatto? Tu… Tu cosa? Tu come…? Ma dico, ti è dato di volta il cervello? Ma a cosa stavi pensando, dico io? A cosa? Ah! Tu vuoi farmi venire un infarto!! Vuoi farmi morire?”.
“Stai calma, sorella, ti prego… Ormai, le cose sono andate in questo modo. E tu, a prescindere, ormai sei a conoscenza della verità”.
“E veramente pensi che questo possa bastare?”.
“So che non è così… Ma non posso più rimediare a ciò che ho fatto quando ero giovane e sprovveduto”.
 
Quello che aveva sconvolto Baba al punto da farle credere di essere prossima alla tomba era stata la rivelazione del terribile segreto che Genio custodiva da tutto quel tempo e di cui lei era stata vittima e causa allo stesso tempo.
Con parole semplici e accorate, Genio le aveva raccontato di come avesse deciso di essere l’unico e solo custode di quel segreto decidendo di compiere un atto vigliacco ma necessario: rubare l’incantesimo che la sua stessa sorella stava progettando per causare l’oblio della mente.
Genio non era uno stregone, ma aveva imparato i rudimenti della magia osservando con attenzione proprio Baba, che sin dalla nascita aveva dimostrato di possedere un talento non indifferente verso la stregoneria e le pozioni. Aveva agito da solo, in un momento in cui sua sorella era lontana, sapendo che si sarebbe infuriata se lo avesse scoperto. L’incantesimo era complicato, ma la sa caparbietà e il suo desiderio di gettarsi tutto alle spalle gli avevano infuso coraggio e determinazione, e lo avevano fatto a tal punto da consentirgli di metterlo in pratica.
Purtroppo, il trambusto che aveva causato il suo allievo era stato tale da aver attirato una serie di curiosi presso le porte della Caverna in cui lo aveva imprigionato, e Genio non poteva permettere a nessuno di liberarlo o – peggio ancora – di entrate in possesso dei segreti della loro congrega. L’incantesimo di Baba avrebbe causato una perdita di memoria a tutti coloro che avevano visto o sentito, e questo lo avrebbe reso l’unico e solo custode di quel luogo e di quel segreto. Non c’era più molto tempo, i nemici e i curiosi continuavano ad arrivare a frotte, incuriositi dai tesori della “caverna delle meraviglie”, e questo aveva giocato un punto a suo sfavore: purtroppo per lui, nello stesso istante in cui stava per lanciare l’incantesimo, sua sorella era giunta per fermarlo e ne era stata investita in pieno, dimenticando completamente non solo l’accaduto, ma anche di aver realizzato quella formula così spaventosamente efficace. Baba, insieme a tutti coloro che si trovavano nei pressi della grotta – e non solo – avevano dimenticato ogni cosa riguardante quel posto, quello spaventoso evento e chi ne era stato protagonista. L’allievo, la scuola e la grotta non esistevano più. C’era solo Genio. Genio e nessun altro.
Quell’incantesimo, però, aveva avuto due effetti, uno uguale e uno contrario: la sfera, collegata al regno dell’Aldilà, aveva permesso al flusso dell’incantesimo di raggiungerne le porte, agendo anche sulle divinità che, però, avevano subito perdita solo di parte della memoria – e qui Baba aveva potuto spiegare il perché re Kaioh le avesse raccontato di un antico nemico di cui si era perso anche il nome; l’effetto contrario, invece, era stato quello avuto dalle donne terrestri, la cui memoria, si era rinforzata, quasi espansa, a discapito di quella degli uomini.
Adesso, finalmente, Baba era a conoscenza di ogni singola cosa riguardante quel cataclisma che aveva sconvolto il mondo: sapeva della grotta, della setta, di Genio, del suo allievo, dell’incantesimo e della condanna che si era inflitto per tenere al sicuro l’umanità da quella minaccia inimmaginabile. Avrebbe dovuto essere furiosa – e in parte lo era – ma proprio non era riuscita non avvicinarsi a lui e a dargli una tenera pacca sulla spalla. Forse da un’altra sorella, ci si sarebbe aspettato di più, ma non da lei, non da Baba, ma Genio aveva avvertito pienamente il calore di quel gesto così lieve eppure così intimo, e si era sentito rincuorato. Forse, alla fine, sua sorella non lo avrebbe ucciso.
 
“Hai sbagliato a non chiedermi di intervenire… Avrei potuto sistemare le cose… Avrei potuto aiutarti”.
“Lo so, ma sapevo anche che ti saresti infuriata, e in quel momento non avevo le energie necessarie per affrontarti. Poi il tempo è trascorso… E questo è quanto… Sono stato un codardo, perdonami se puoi”.
“Oh, ma per favore! Certo che ti perdono… Sei mio fratello, e lo hai fatto per una buona causa. Però sappi che non dovrai aspettarti la stessa clemenza da parte degli dei. Loro saranno furiosi per questa cosa. Prevedo grossi guai!”.
“Lo immaginavo…”.
“Questo, però, non chiarisce ancora bene il perché di questo balzo temporale. Siamo andati avanti di quasi un anno, sai… Come è avvenuto?”.
 
Genio si era preso un momento per pensare.
 
“Non ne sono certo, ma credo che lui sappia già ogni nostra mossa. È molto astuto, sorella mia, e ha avuto tanto tempo per pianificare ogni cosa nel minimo dettaglio. Però, vedi, credo che abbia fretta, smania di raggiungere i suoi obiettivi. Per questo, ha deciso di creare questo sbalzo temporale. O, almeno, questo è quello che credo”.
“Potrebbe avere senso… Ma lui, quindi, vuole impossessarsi del corpo di Goku, no?”.
“Temo proprio di sì, mia cara. Vuole il nostro Goku. Una volta ottenuto il suo corpo e la sua potenza, credo che nessuno di noi potrà fermarlo”.
“Non esiste un guerriero che abbia la sua stessa forza fisica, ne sono certa Sarebbe una catastrofe se mettesse le mani su di lui”.
“Già… E la cosa peggiore è che temo non manchi molto tempo… Purtroppo, credo che il nostro ragazzo raggiungerà il posto in cui si trova il nemico prima del previsto. A quel punto, penso che il primo che verrebbe a cercare sarei proprio io, e non è difficile capire il perché”.
“Oh, fratello…”.
“Stai tranquilla: sto bene. Sono preparato a questo. Lo sono da molto tempo”.
 
Era palesemente una bugia, ma Baba aveva lasciato correre. Non voleva stressare eccessivamente Genio con i suoi dubbi e le sue paure. Adesso era a conoscenza della verità e poteva aiutarlo a fermare quel mostro e sconfiggerlo una volta per tutte.
Era di suo fratello che si trattava – oltre che del destino del mondo, era chiaro – e lei non aveva intenzione di tirarsi indietro. Avrebbe combattuto a testa alta al suo fianco, come avrebbe dovuto fare dall’inizio, e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea.
 
*
 
Vegeta aveva una gran confusione in testa, ma proprio non riusciva a comprenderne il motivo. Avvertiva come una sensazione di vertigine mista a nausea e gli facevano male le ossa, un fastidio non indifferente, purtroppo. Era come se fosse stato investito in pieno da una delle Energie Sferiche del decerebrato – e sì, sapeva benissimo cosa si provava – ma proprio non riusciva ad attribuire quei fastidi a niente in particolare. Aveva lavorato nei campi duramente, era vero, la temperatura era ancora abbastanza rigida nonostante la bella stagione, ma lui sembrava essere uscito come un rottame da una valanga o qualcosa di simile, ma non aveva tempo per pensare a quelle sciocchezze.
Prima di raggiungere i campi, doveva passare dal mercato e comprare l’occorrente per la cena. Doveva avere più fantasia nella scelta delle pietanze, lo sapeva bene, ma i soldi non sempre bastavano e i ragazzi avevano imparato ad adattarsi. Del resto, la sera prima avevano mangiato… Avevano mangiato…
 
“Che diamine ho cucinato, ieri sera?”.
 
Vegeta aveva corrucciato la fronte, incerto e confuso in merito a un argomento così semplice. Non che le opzioni fossero chissà quante, ma più si sforzava meno riusciva a ricordare cosa diavolo avesse preparato per cena solo poche ore prima. Brodo? Riso e verdure? Uova? Proprio non riusciva a fare mente locale. Era come se, sulla giornata precedente, fosse sceso un sipario buio, come se qualcuno avesse cancellato quelle ore per sempre. Magari aveva solo dormito troppo poco ed era troppo stanco, allora aveva provato a ricordare cosa aveva cucinato due giorni prima, ma ancora una volta nessun ricordo era riaffiorato alla sua memoria. E per ricordi, non intendeva solo quelli legati alla cena. Era come se avesse completamente dimenticato un pezzo della propria vita, perché più provava a tornare indietro meno riusciva a trovare la luce in quella scatola nera come la notte.
 
“Tsk! Devo aver mangiato qualcosa di avariato che mi ha fatto andare in pappa cervello e ossa, o non si spiega come io possa essermi tanto rincretinito. Come cazzo è possibile che non riesco a ricordare? Tsk, roba da pazzi degna di quel mentecatto di Kaharot”.
 
Quello, però, non aveva potuto fare a meno di notarlo: era la seconda volta che, volente o nolente, nominava quella testa di rapa di un saiyan di terza classe.
 
“Mi domando dove si sarà cacciato quell’idiota. È quasi un anno che siamo qui e di lui non c’è traccia. Non che me ne freghi qualcosa, è meglio che stia lontano, ma proprio non ce la fa a preoccuparsi per suo figlio, quel babbeo. Tsk! E pensare che è proprio lui l’idiota convinto che ci sia speranza per tutti!”.
 
Solo dopo qualche istante aveva preso veramente coscienza di ciò che aveva detto. Un anno.
Era veramente trascorso un anno da quando le loro vite erano state stravolte? Era veramente passato tutto quel tempo senza lui facesse niente?
 
“Tsk! Devo aver bevuto! Devo aver preso una sbronza epocale, solo quella può spiegare tutto quello che mi sta succedendo! O forse… Bah! Forse un corno!”.
 
Non avrebbe mai espresso quel pensiero ad alta voce, un po’ per pudore, un po’ per non prendersi da solo per pazzo. Lo avrebbe tenuto per sé, così come quella sgradevole sensazione di disagio che non avrebbe mai avuto il coraggio di esternare. Non aveva voglia di andare a lavoro e, soprattutto, non aveva voglia di vedere Leon, ma non riusciva a spiegarsene la ragione. Per questo motivo, avrebbe continuato a camminare senza fermarsi, ma non senza continuare a porsi domande. Dopotutto, solo facendo domande avrebbe potuto ottenere delle risposte.
 
Continua…


Ragazze/i,
Come va? Come state? Spero bene!
La storia prosegue, e tante nuove spiegazioni ci vengono fornite direttamente dai nostri personaggi preferiti! Genio si è caricato di tante, troppe responsabilità ma, così facendo, ha creato un immenso, colossale caos.
Non me la sento di prendermela con lui, però… Del resto, voleva solo tenere tutti al sicuro.
Ora, Baba lo aiuterà, ma come?
E cosa ha intuito Vegeta? Il principe è troppo forte per cedere completamente alla magia di quel mostro o è una sua vittima come tutti gli altri?
Lo scopriremo!
 
A presto!
Un bacino,
Cleo

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: FairyCleo