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Autore: eddiefrancesco    17/09/2021    1 recensioni
Quando scopre che la nonna, eccentrica gentildonna con il vezzo del mecenatismo, ha una nuova dama di compagnia, Marcus, conte di Hawkridge, si precipita nel Devon.
Gli basta un'occhiata per capire che la ragazza in questione non è la solita approfittatrice, ma questo non significa che la giovane non abbia qualcosa da nascondere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Il sorriso scomparve dal viso di Hawkridge in un battibaleno. «Non è affatto divertente, Pel. Trovatelo tu, Jennings. E digli che se vuole continuare a gestire il Green...» Si interruppe, perché lo sguardo gli era caduto sull'insegna appesa sopra la porta. Tutti tranne Nettlebed seguirono il suo sguardo. «Frog?» esclamarono in coro, con espressioni che variavano dall'oltraggio all'incredulità. L'immagine di un grasso, tronfio rospo verde dondolava nella brezza. «Stavo per avvertirti. Per questo le signore del Comitato erano così eccitate. A qualcuna di loro è venuto in mente che Green Frog, il rospo verde, avesse più senso che Green Man, l'uomo verde, e hanno messo in croce il povero Jennings perché cambiasse nome al locale. Il poveretto ha appeso la nuova insegna mezz'ora fa. Ora sta annegando i suoi dispiaceri in cantina.» Disse cupo Nettlebed. «Misericordia!» sbotto' Hawkridge. Afferrò Amy per un polso. «Pel, la signora Chantry e io abbiamo una commissione urgente. Rintraccia Jennings e fagli togliere quella ridicola insegna. Digli che perderà tutti i clienti, se cambierà nome alla locanda. Digli quello che vuoi. Ma fallo!» Strappò il cesto ad Amy. «E per quanto riguarda lei, signora Chantry, se ha finito di ricevere complimenti da tutti gli uomini del villaggio, ce ne andiamo prima che il comitato faccia sculettare le anatre di pietra per il cortile.» «Le statue non sculettano» lo informò Amy sussiegosa. «E io non stavo...» Fu trascinata per il cortile a un'inaudita velocità. «Insomma, milord!» Non aveva neanche il fiato per protestare. Fissò la salita davanti a sé e decise di rimandare il resto della filippica a quando fosse arrivata a Lavender Cottage. Non ci sarebbe voluto molto, di quel passo. «Spero che si renderà conto che lord Colborough e lord Nettlebed ci stanno fissando a bocca aperta e che lord Eversleigh è piegato in due dal ridere» iniziò, quando giunsero a destinazione. Marc si girò. Dato che il Cottage era situato su una collinetta da cui si godeva un'eccellente vista sul piazzale, gli bastò una rapida occhiata per appurare che aveva ragione. Si acciglio', aprì il cancelletto con un calcio e trascino' Amy per il vialetto. «Mi fa piacere che Pel trovi la situazione così divertente» brontolo', bussando con un pugno perentorio. «Stavo solo cercando di essere gentile, milord. Non c'era bisogno che lei si mettesse a brandire la clava.» «Brandire la clava?» «Uhm...» Questo, lei non aveva alcuna intenzione di spiegarglielo. «Non importa. Ho afferrato il concetto.» Fece lui cupo. Non ebbe il tempo di approfondire. La donna apparsa sulla porta lo guardava con occhi lucidi d'aspettativa. Tornò indietro con la mente di un paio di decenni e rispolvero' un nome. «Buongiorno, signora Fidler. Come sta?» «Non riesco a credere che si ricordi di me, milord! Giuro che non era più di uno scolaretto quando lasciai il mio impiego presso lady Hawkridge per sposare il signor Fidler. Sto molto bene, signore, grazie. Il lavoro qui mi piace. Mi tiene impegnata, dato che mio marito è deceduto due anni fa.» Sorrise a Amy.«E la signora Chantry l'ha portata qui per vedere l'ultimo progetto di sua signoria? Più che giusto, direi. Buongiorno, signora.» «Buongiorno a lei, signora Fidler. Possiamo entrare?» «Cielo! Che sciocca. Mettermi a chiacchierare sulla porta! Vorrete vedere i bambini, no? Cora li ha portati in giardino per le lezioni.» «Che bella idea. Si, mi farebbe piacere vederli. Potrebbe mostrare l'istituto a lord Hawkridge, mentre io esco.» Approvò Amy. «Con piacere. Sono i vestiti che ci aveva promesso lady Hawkridge, milord? Li appoggi pure lì e venga con me.» Mentre Amy approfittava della situazione per sparire lungo un corridoi, Marc si rassegno' a un minuzioso giro della casa. Per fortuna era piccola. Vide e sentì tutto quello che c'era da vedere e da sentire in venti minuti. Furono sufficienti perché venisse informato che, grazie all'influenza di Amy, Lavender Cottage era una casa che non aveva uguali in tutta la contea. Liberandosi infine con la scusa che i suoi cavalli avrebbero potuto innervosirsi, uscì in giardino. Anche questo era piccolo, ma ben curato, con cespugli di rose e un gelsomino che si arrampicava su un arco. Ovunque guardasse c'erano fiori di lavanda che ondeggiavano lievi nella brezza, permeandola di un profumo cosi intenso che gli faceva girare la testa. Fu per questo, forse, che non appena scorse Amy, fu come se avesse preso un pugno in pieno petto. L'aria gli uscì dai polmoni e i colori del giardino furono avvolti da una nebbia che lasciò limpida solo la figura di Amy, incorniciata da un cerchio di luce incandescente. Lui si fermò, stringendo gli occhi per ripararli dalla luce. Il cerchio si allargò e lui vide che Amy era seduta su una seggiolina in mezzo a una decina di bambini. Leggeva un libro che teneva in grembo. Tutti i faccini rivolti verso di lei avevano la stessa espressione di rapita attenzione. Li capiva, pensò a un tratto. Sarebbe potuto restare seduto lì anche lui per sempre ad ascoltare il dolce tono della sua voce. Non era desiderio lo strano languore che l'aveva pervaso, anche se il desiderio lo attanagliava ferocemente ogni volta che la vedeva. Il sentimento che provava era qualcosa di più profondo, qualcosa che faceva parte di lui a tal punto che se mai gli fosse stato strappato, la perdita avrebbe compromesso la sua stessa anima. La amava. «Ci sa fare con i bambini, signora Chantry» osservò qualche minuto dopo, mentre uscivano dal giardino. «Grazie, milord. Se non le dispiace aspettare un attimo, vado a salutare la signora Fidler e...» «Mi sono preso la libertà di farlo a nome suo. La signora Fidler è una donna eccellente, ma ha la tendenza a chiacchierare troppo.» «Oh, non credo...» «Ovviamente, le chiacchiere a volte sono utili. Ci sono altre due ragazze che vivono qui, vero?» «Si. Jane ed Ellen.» Amy si ammoni' che coinvolgere Hawkridge nel progetto della contessa era di gran lunga più importante del suo confuso stato emotivo. Ma le era difficile scordare la penetrante intensità dei suoi occhi grigi, quando l'aveva sorpreso a fissarla. «Jane ed Ellen?» sollecito' lui. Amy trasali'. «Oh, si! Hanno trovato lavoro come cameriere, signore. Non possono badare ai loro figli durante il giorno e per questo li ospitiamo a Lavender Cottage. Le ragazze contribuiscono ai loro mantenimento con quello che guadagnano e Cora insegna loro a leggere e scrivere.» «E la storia di Cora?» chiese lui, tenendole aperto il cancelletto. «Anche troppo comune, temo. È stata sedotta e abbandonata dall'uomo che aveva promesso di sposarla, e poi ha perso il lavoro quando la sua padrona ha saputo delle sue condizioni.» Lui le lanciò una rapida occhiata, mentre cominciavano a scendere lungo il sentiero. «Una storia davvero tristemente comune. Molto simile a quella di sua madre, a parte il fatto che fu la morte di suo padre a lasciarla sola.» Amy provò una stretta alla gola, anche se si era aspettata che Hawkridge dicesse qualcosa di simile da quando aveva scoperto lo scopo di Lavender Cottage. «In caso se lo stia chiedendo, lady Hawkridge non sa nulla né di mia madre né delle circostanze della mia nascita. Ammetto di avere intercesso quando la povera Cora è stata sorpresa mentre tentava di mungere una delle sue mucche, ma...» «Non la stavo criticando, signora Chantry.» Lui le sorrise, un sorriso così rassicurante che lei sentì il cuore perdere un colpo. «E sono davvero felice che mia nonna si sia fatta promotrice di un simile progetto. Il suo mecenatismo nei confronti di artisti non le aveva procurato che guai.» Per fortuna di Amy raggiunsero la locanda, evitandole la necessità di una replica. Mentre Jennings usciva di corsa, traboccante di scuse e ringraziamenti, Amy cercò di rimettere ordine nella propria testa. Sperava che non ci volesse molto. Aveva ancora davanti il lungo tragitto del ritorno. Presero la strada della scogliera. Amy non avrebbe saputo dire se Hawkridge avesse imboccato quella strada per forza d'abitudine o perché aveva creduto alle sue rassicurazioni di poco prima. Ma non ebbe tempo di chiederglielo. Avevano appena superato la casa del vicario quando lui tornò a interrogarla sul suo passato. «Mi parli di sua madre, signora Chantry.» La guardò «Se non sbaglio nel ritenere che la sua situazione sia stata simile a quella di Cora, deve essere stata una giovane donna eccezionalmente coraggiosa per allevarla da sola.» Amy rimase incerta per un attimo, poi decise che, dopo aver visitato Lavender Cottage, l'Interesse di lui doveva dipendere da una sincera preoccupazione. «La situazione di mia madre fu anche peggiore. Almeno, Cora non ha dovuto vivere in un ospizio per poveri. Non è facile trovare lavoro quando si ha un neonato tra le braccia o una bambinetta attaccata alle gonne. E ogni volta che trovava un'occupazione le venivano imposti dei... penosi compromessi.» «Che riguardavano i suoi datori di lavoro uomini?» Lei ebbe un piccolo cenno d'assenso. «Ero troppo giovane per rendermene conto, naturalmente, ma ricordo com'era spaventata o depressa, a volte. Alla fine, l'ospizio per i poveri dev'esserle parsa la soluzione più sicura.» «Ma difficile da lasciare quanto un carcere, immagino.» «Non si può uscire se non si dimostra di essere indipendenti economicamente. Ma come si fa a cercare un impiego se si è tenuti confinati e oberati di lavoro? È un circolo vizioso, soprattutto per i vecchi e i malati o i bambini, come me, privi di un'educazione formale.» «Lei ha più che un'educazione formale, signora Chantry. Merito di sua madre, immagino.» Amy annuì. «La sera, mi insegnava tutto quello che ricordava di aver imparato quando studiava.» «Persino come si comporta una signora» mormorò lui. «Lei 'era' una signora! Non solo per nascita, ma in tutti i modi che contano.» Lui abbozzo' un sorriso. «Avendola conosciuta, signora Chantry, non ho alcun dubbio al riguardo.» Un po' blandita, Amy sospirò. «Alla fine, mi presero in casa del sovrintendente come cameriera...» «Ma?» la sollecito' lui. «Crebbi, signore. Divenni abbastanza grande da attirare l'attenzione del figlio maggiore e... e dei suoi amici. Cominciai a cercare un altro lavoro. Trovai un posto all'Accademia per Signorine Appleton. Io...» Alzò il mento. Ora, almeno, gli avrebbe raccontato la verità. «Mentii per farmi assumere come maestra. Feci perfino scrivere delle referenze fasulle a mia madre...» Degluti'.«Mi rendo conto che non posseggo nessuna delle competenze che ci si attendono dalla dama di compagnia di una contessa, ma...» «Amy.» Il tono gentile di lui, il suo sguardo schietto, fecero svanire il resto del suo discorso. «Lei è una signora» affermò Hawkridge con calma. «Una vera signora in attesa della giusta collocazione.» Sostenne lo sguardo di lei ancora per un attimo, poi riportò l'attenzione sulla strada. «Immagino che il sovrintendente dell'ospizio non sia stato troppo compiaciuto del suo avanzamento di carriera.» «Gli dissi che avevo trovato un altro posto di domestica. Il che lo fece infuriare ancora di più. Mi chiamò con tutti gli epiteti che gli vennero in mente e minacciò perfino di buttare la mamma in mezzo a una strada.» Marc strinse gli occhi. «Cosa glielo impedi'?» «Mia madre era molto malata. Gli dissi che sarei andata a denunciarlo dal magistrato se non le avesse concesso di restare finché non avessi trovato un altro alloggio. Per fortuna non ci volle molto. Affittai una stanzetta in una locanda, e la mamma lavorò in cucina quando se la sentiva, in cambio del vitto. Fummo fortunate. Erano brave persone.» Lui annuì. «Lei era là quando conobbe suo marito?» Amy fissò le sue mani.«Si. Per la precisione, lo conobbe prima lei. Lui alloggiava là, e mia madre gli si affeziono'. Era un uomo... gentile.» Marc guardò la miriade di espressioni attraversarle il volto. Capiva la tristezza e il rimpianto, ma c'era stata... esitazione. Incertezza. Come se fosse stata sul punto di dirgli di più, ma si fosse ritirata nella sicurezza del silenzio. Cercò di reprimere un moto di impazienza. Lui aveva bisogno di conoscere l'intera storia! Amy si era trovata in una situazione disperata. Aveva dovuto togliere sua madre dall'ospizio dei poveri e allontanarsi da quel bastardo del sovrintendente... Ma fino a che punto era stata disperata? Aveva mentito, e lui ne era lieto. Gli si gelava il sangue al pensiero della situazione in cui doveva essersi trovata. A quali altri mezzi era ricorsa? Lui doveva scoprirlo per proteggerla dalle eventuali conseguenze. «Era molto affezionata a sua madre, vero?» Lei annuì. «Eravamo sempre vissute insieme. Solo noi due. E quando lei morì...» Per un attimo, non si udì altro che il cinguettio degli uccelli e lo scalpitare dei cavalli. Poi lui tirò le redini e le trasferì in una sola mano. «Lo so» disse, a voce molto bassa. Poi si portò una mano di lei alla bocca, la girò e premette le labbra sul delicato intreccio delle vene sul polso. Il battito sotto la pelle di lei si fece frenetico. Un lieve rossore le coloro' le guance. «Lei... lei riesce sempre a sorprendermi, milord. Non so perché.» Lui storse la bocca in un sorriso. «Non lo sa?» chiese un po' amaro. «Data la sua opinione sulla mia tendenza a... ehm, brandire una clava, trovo difficile crederlo.» Amy si sentì arrossire di nuovo. Il calore sembrava emanare dal punto che le labbra di lui avevano toccato. All'improvviso provò un incredibile impulso di raccontargli tutto. Come se non avesse detto abbastanza! Non c'era da stupirsi se si sentiva scossa. Era come se qualcuno l'avesse presa per i piedi e scrollata per vedere cosa cadesse. Lei non si era mai fidata di nessuno. Ma con le sue semplici parole, Hawkridge le aveva fatto capire che comprendeva la sua perdita perché l'aveva provata anche lui, e che c'era una specie di... quasi d'affinità tra di loro. Un'affinità che non si era mai aspettata di poter condividere con un uomo. Per qualche motivo, questo la faceva sentire più vulnerabile che mai, come se stesse pattinando su una sottile lastra di ghiaccio. Disperatamente, cercò un terreno più solido. «Santo cielo, milord! La vista da qui è davvero spettacolare, non trova? Capisco perché lady Hawkridge fosse così desiderosa di mostrare questo punto al signor Twee...» Un'altra sottile lastra di ghiaccio minacciò di incrinarsi sotto i suoi piedi. Il sorriso comprensivo di Hawkridge fu sostituito da un'espressione pensosa. «Credo che scambiero' qualche parolina con questo Tweedy. Si da un po' troppo da fare, per i miei gusti» brontolo'. «Posso assicurarle, signore, che lady Hawkridge non corre alcun pericolo di essere irretita.» Lui la guardò accigliato. E allora, perché se ne va in giro ad ammirare il paesaggio con Tweedy?» Amy ebbe un improvvisa visione dell'irascibilita' di lord Colborough mentre discutevano dello stesso argomento. «Aspettiamo e lo sapremo» suggerì, chiedendosi se il proprio sospetto fosse corretto. Lui la guardò come se fosse matta. «Aspettare che la situazione si deteriori?» Riprese le redini e le fece schioccare sul dorso dei cavalli. «No, grazie, non fa per me.»
   
 
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