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Autore: Lita_85    17/09/2021    2 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il mio corpo ormai alla mercé di Azzurra,  si muoveva in funzione di quel bisogno, di quella voglia, di quel capriccio sotto forma di pacco regalo. Quel regalo immaginario si strusciava su di me ricordadomi che quella metafora mi allettava sempre di più. Il suo sedere ormai appiccicato al mio pacco avanzava senza sosta e senza paura innescando in me quella voglia irrefrenabile che mi aveva accompagnato da sempre. Sorridevo come un idiota mentre le sue mani sapienti mi accarezzavano il viso per poi agganciarsi dietro la mia nuca. Le sfiorai le braccia con le nocche per poi scendere sui suoi fianchi quando sentii qualcosa attraversarmi il cuore da parte a parte. Alzai il capo come se mi stessi svegliado in quel preciso momento, e fu all'ora che incontrai i suoi occhi. I suoi meravigliosi occhi blu-verdi mi guardavano delusi facendomi tremare le ginocchia.
Lei, negò con il capo quasi tra le lacrime per poi correre via nel più totale silenzio. Merda! Esclamai ritornando in me. All'improvviso mi sentii un imbecille.Tolsi le mani dalla mercanzia di Azzurra e mi buttai all'inseguimento di Anita senza dire altro. Corsi per tra la gente per poi lanciarmi verso la porta aprendola di botto. Ancora con il fiatone, mi guardai in torno portando le mani sopra la testa per poi vederla mentre si allontanava tra gli alberi del boschetto di fronte. 

« Anita!  », la chiamai con tutto il fiato che avevo in corpo facendola fermare per un secondo per poi continuare la sua corsa senza meta.

Corsi verso di lei accorgendomi che aveva difficoltà a camminare tra la terra dove i suoi tacchi a spillo affondavano

« Anita ti prego vuoi fermarti!! »

« Perché dovrei farlo?! Cosa vuoi da me?!? »

« Voglio spiegarti come stanno le cose...  »

« Ho visto bene come stanno le cose!  »
« Non è quello che sembra...  »

« Ah no?! Quindi il tuo pisello non era attaccato al suo sedere?!  »,

« Ok, è quello che sembra... Ma non significa niente per me! Lei non è niente per me! Ero arrabbiato!  »

« Eri arrabbiato?! Eri arrabbiato?!?! Ma fammi il piacere! »

« È colpa tua! Sei andata via con il damerino dopo averlo baciato e io non ci ho capito più nulla! »,

« Si dia il caso che sono uscita con lui solo perché volevo troncare... Volevo chiudere quel rapporto che non c'è mai stato! E quel bacio dato a stampo settimane fa, non ha aveva nessun significato per me! »,

« Cosa...? »

« Hai capito benissimo! Ho chiuso con lui! E tu... tu non hai perso tempo! Mi fai schifo! », gridò avvicinandosi a me mollandomi uno schiaffo sulla guancia destra. 

Mi diede quello schiaffo con tutta la forza che aveva lasciandomi di stucco.
Lei, ritirò la mano portandosela al petto con gli occhi pieni di lacrime non cadute prima di girarsi e riprendere il cammino. Sentivo che la stavo perdendo, sentivo che ero arrivato ad un nuovo livello di idiozia. Dovevo rimediare.

« Anita... »

« Vattene via idiota! », ricominciò la sua corsa  tra gli alberi e le luci che sembravano adesso tante piccole stelle, quello che non avevo visto prima. Come quello che era successo con Anita, non avevo guardato oltre la mia gelosia.

Corsi nuovamente verso di lei prendendola per le spalle facendola adagiare ad uno degli alberi che ci circondavano. Lei presa da una rabbia incontrollata inizio a spingermi e a menare di brutto fino a quando riuscì a prenderle i polsi portandoli sopra la sua testa. 
Tutto quel trambusto ci aveva provati e privati della lucidità e della forza che avevamo in corpo. I nostri respiri si susseguivano spalancando la bocca, come a voler riprendere fiato più in fretta possibile. I nostri sguardi non si lasciavano un attimo, nessuno dei due voleva mollare la presa, nessuno dei due voleva perdere quella silenziosa faida. Il suo decoltè lasciato libero dal cappotto aperto fece scattare dentro di me una serie di pensieri peccaminosi incontrollati

Preso da una forza incontenibile la baciai racchiudendo dolcemente le mie labbra sulle sue. Quest'ultime calde e morbide entrarono subito in contrasto con il freddo che ci circondava facendomi impazzire all'istante. Continuai ad infrangermi su di lei baciandola sempre più preso e ansimando ogni volta che la mia lingua toccava la sua. Lasciai le sue mani, che avevo tenuto in ostaggio, per accarezzarla, per toccarle la nuca, per sentire sotto la mia pelle la sua vellutata. Completamente preso dal momento strisciai con la mia mano destra seguendo un percorso che conoscevo bene, viaggiai assaporando con il tatto quel corpo che amavo alla follia. Volevo che sentisse che l'amavo pur non dicendo una parola. Strinsi il seno sinistro accentuando il tocco con il palmo della mano come se fosse nudo, per poi scendere verso il suo sedere arpionandolo accostando anche l'altra mano. Le gemette forte a quella presa inaspettata afferrandomi per la nuca pettinando i miei capelli con passione. Gemetti anche io tra i suoi baci, ero sopraffatto da lei, la volevo ardentemente. La desideravo con tutto me stesso. Mi fiondai sul suo collo baciandola come se fosse un gelato, volevo assaporare il gusto della sua pelle mentre le mie mani, comandate ormai quel cervello fuori uso, sollevarono il vestito da sotto strisciando le mani su di esso.

« Dario...? », sibilò con un filo di voce mentre mi conduceva verso di lei stringendo il mio viso tra le sue mani.

Mi guardò con i suoi meravigliosi occhi  blu-verdi cercando una risposta nei miei, risposta che non tardò ad arrivare.

« Anita... io ti voglio adesso... ti desidero... »

« Cos...a?... »

« Mi hai chiesto di "farlo"... e... e io voglio farlo adesso... », risposi con un filo di voce prendendo il profilattico che avevo in tasca poggiandolo con forza sull'albero dietro di lei « Ma solo se tu lo vuoi... Se mi vuoi...»

Ci guardammo per un tempo indefinito, nel quale i nostri corpi fremevano per quella mia richiesta azzardata. Il suo respiro accentuato dal movimento del suo seno mi suggeriva che forse avevo calcato un po' la mano.

« Anita... io... », stavo per fare marcia indietro quando lei parlò.

« Lo voglio... Ti voglio... », affermò sotto voce stringendo nuovamente il mio viso tra le sue mani. 

I suoi occhi si chiusero senza paura mentre si lasciava andare in un altro bacio lento ma passionale. 

L'amavo. L'amavo più quanto io stesso potessi comprendere. E io, mi ero comportato da perfetto stronzo. L'avevo fatta soffrire ancora una volta con la mia gelosia, con quel sentimento che stavo imparando a conoscere ma che non sapevo gestire.  E adesso, che l'avevo tra le mie braccia, non avrei mai voluto lasciarla. Era mia, totalmente mia.

                               ***

Le sue mani tornarono ad alzare il mio vestito stringendo le estremità delle mie mutandine portandole giù. L'aiutai nell'impresa e lui se le mise nella tasca anteriore dei jeans.  
Lo guardai dritto negli occhi, quegli occhi azzurri che mi facevano tremare il cuore e l'anima. Le mie mani, che bramavano il contatto con il suo corpo, si appoggiarono nuovamente sul suo viso sfiorando le sue labbra la quale furono subito attraversate dal suo respiro quasi affannato, prima di farle scendere sul suo collo lambendo il pomo d'Adamo e successivamente soffermandomi sulla sul torso coperto dalla camicia che indossava. Prosegui senza indugio lungo quel corpo che ormai conoscevo bene sbottonandogli  jeans, e toccando l'interno provocando un imprecazione da parte sua. Sorrisi prima di aiutarlo a liberarsi dei suoi indumenti.Tutta quella situazione era una pazzia, una pazzia paralizzante, ma nonostante tutto, volevo assaporare ogni singolo momento. 
Lo amavo. Non mi importava cosa avesse fatto su quella pista da ballo, non mi importava la sua gelosia smisurata e immotivata, e non mi importava il suo comportarsi da stronzo. Lo amavo, lo amavo da perdere il fiato e questo non sarebbe mai cambiato. Mai.

Infilò il profilattico non perdendomi di vista. I suoi occhi che intravedevo attraverso i suoi capelli corvini mi scrutavano provocandomi un brivido lungo la schiena. 
Alzò senza preavviso la mia coscia sinistra trattenendola con il il braccio destro facendomi sussultare, per poi entrare dentro di me gemendo forte sulle mie labbra. Risposi in egual modo stringendolo a me avvolgendolo con le mie braccia. Poggiai la parte sinistra del mio viso tra capo e collo ansimando e respirando quel profumo di bergamotto quasi fosse l'unico ossigeno per me. Ad ogni spinta sbattevo contro la corteccia strisciandoci contro in un turbinio di emozioni. Era tutto tremendamente eccitante, nulla paragonato a quello che avevo provato con Edoardo.Tutto di lui era diverso. Era travolgente, passionale, impetuoso e irresistibile. 
Cercò nuovamente il contatto visivo scostandosi da quella mia morsa come a volersi sincerare che io stessi bene.
Annuì rispondendo a quello che aveva sussurrato con gli occhi. Lui, con le labbra socchiuse per lo sforzo accennò un mezzo sorriso per poi chinarsi verso le mie labbra accennando un bacio. Ma non era proprio un bacio, era quasi una supplica, un chiedere quella grazia aspettata da tempo, invocare quei santi del paradiso in attesa del miracolo. Il suo respiro caldo sulle mie labbra tremanti si accentuò accompagnato dal mio nome che sentivo rimbombare nella mia bocca. Il  suo ritmo continuava a crescere come la la tornado che ci stava per travolgere. 
Le sue parole, sempre più frammentate nella mia mente, si allontanavano dalla ragione lasciandomi in balia di quei tremori che preannunciavano l'inizio della fine. 
 
Strinsi forte la sua nuca gemendo. Il mio corpo, del tutto privo di inibizioni, si accalcava ancora su di lui trasportata dai quei lasciti trasmessi da suo corpo. 
Lui, si accasciò sulla mia spalla destra riprendendo fiato. La sua mascella liscia sfregò contro di essa dolcemente.
Sentii il calore del suo respiro sulla mia pelle, prima lasciarci tanti piccoli baci. Trattenni il respiro stringendo più a me la sua nuca.

« Dario... », lo chiamai con voce tremula mentre mi spostavo verso i suoi capelli dalla nuca.

Volevo dirglielo. Gli avrei detto che lo amavo, che volevo fare l'amore con lui senza chiedermi del domani, e che lo avrei aspettato anche cento anni. 

Lui, si alzò piano dalla sua posizione rilassata per poi tuffarsi nuovamente nei miei occhi.

« Anita... », sussurrò spostando una delle mie ciocche che si erano attaccate al mio viso mentre ci amavamo.

Ci guardammo senza timore, senza fretta, senza quella irrequietezza che pervade gli animi quando non si ha quello che si vuole appieno.

« Dario... io...t », proprio in quel momento un acquazzone ci sorprese facendoci staccare.

Iniziammo a ridere come due bambini divertiti da tutta quella situazione. Alzai le braccia continuando a ridere, ero inspiegabilmente felice.
Dario si alzò subito i jeans così com'era e prendendomi per mano disse:

« Anita dobbiamo andare via da qui! La mia macchina non è molto distante! Andiamo! », mentre diceva quelle parole rideva con la pioggia che batteva sul suo viso

Prese la la mia mano cercando di trascinarmi, ma io avevo ancora un ostacolo che mi intralciava i passi.

« Dario! Non posso correre con questi tacchi! Li tolgo subito! »

Tolsi quei trampolini dai piedi e incoraggiata da lui mi feci guidare correndo tra gli alberi e le luci che erano stati testimoni di quel momento tanto bello tanto passionale.
Entrammo di fretta e furia dentro la macchina ridendo come pazzi. 
Ci guardavano divertiti per come eravamo conciati. Lui, sposto subito i suoi capelli all'indietro e togliendosi gli occhiali si guardò i jeans.

« Dario hai ancora il... »

« Già... », rispose divertito gettando gli occhiali zuppi nel vano portaoggetti « Posso dirti che non mi era mai  capitato di portarmi a casa il profilattico come souvenir! », continuò accentuando le ultime parole tra una risata e l'altra.

« C'è sempre la prima volta... », risposi sorridendo appoggiando il capo allo schienale guardandoci negli occhi nuovamente.

« Mi dispiace ti ho strappato il vestito... », disse toccando il lembo sguarciato sulla gonna, prima di distogliere lo sguardo quasi imbarazzato accendendo la macchina.

Sicuramente era successo durante la nostra performance con tanto di coscia alzata. Sorrisi toccandola anche per poi replicare:

« Non fa niente... tanto era vecchio...»

« Te ne comprerò uno nuovo... », affermò secco senza guardarmi in faccia. Doveva sentirsi tremendamente in imbarazzo.

« Dario, davvero non è un problema... », continuai cerca di di rassicurarlo. In effetti era un vecchio vestito che ormai aveva fatto il suo tempo.

« Insito! », replicò voltandosi verso di me divertito « E poi, questa situazione mi sà tanto di dejavu! » continuò continuando a sorridere e facendomi l'occhiolino.

« Guarda che tu non ti sei fatto pagare niente da me! A parte quel misero latte macchiato che ti ho portato! »

« Non sai come ho apprezzato quel latte macchiato... », rispose guardandomi ancora una volta sornione riferendosi alla nostra notte infuocata che ne venne dopo.

In realtà anche io avevo apprezzato quel latte, lo avevo apprezzato tre volte.

« O..k... Allora vada per il vestito... », sorrisi di nuovo arrossendo spostando il mio sguardo verso il finestrino tempestato da quella pioggia battente.

Per il tempo che ne venne dopo fummo sorpresi dal.ricordo della situazione surreale appena vissuta ammutolendoci entrambi.

Non potevo credere a come ci eravamo lasciati andare in un posto così scomodo e insolito. 

Arrivati sotto casa mia, Dario spense la macchina tornando a guardarmi con il mezzo sorriso in bocca.

« Eccola a casa Signorina Velletri... »,

« La ringrazio Signor Mancini.... spero di vederla presto... in altre occasioni... »,

« Io spero di vederti con le stesse modalità... », il suo viso ad un tratto diventò serio e sensuale, voleva lanciarmi un chiaro messaggio. Ma anche io non ero da meno.

« Solo se sono l'unica che ti scopi... », dichiarai  aprendo la portiera ed uscendo per metà.

Lui rimase interdetto un secondo. Non si aspettava tanta sfrontatezza da parte mia. Ma anche io per un attimo avrei riportato indietro il nastro. Mi ero lasciata andare troppo.

Lui deglutì a fatica guardandomi come se fossi un regalo di Natale.

« Sei l'unica... », sentenziò guardandomi serio.

Entrai nuovamente prendendolo per le guance e baciandolo senza preavviso. Un bacio casto, ma che sapeva di promessa. Mi scostai da lui guardandolo sorridere, era proprio al settimo cielo. Glielo leggevo negli occhi.
Mi scostai da lui e feci per uscire dall'auto quando lui attirò nuovamente la mia attenzione.

« Anita! Le tue mutandine! », esclamò prendendole tra le dita.

« Tienile come promemoria... », Replicai mettendomi le scarpe e chiudendo la portiera.

Mi guardò esterrefatto per tutto trafitto. 
Non poteva credere alle sue orecchie. 
Continuai a sorridere maliziosa come niente fosse fino a ché non entrai dentro il portone di casa mia. Mi appoggiai ad esso tremante e felice. Felice di aver messo tutto in chiaro, felice di aver fatto l'amore con lui, felice per qualcosa che forse stava cambiando. Questa volta ci credevo veramente, questa volta ero ad un passo dal suo cuore. 


Note: Capitolo Trentatré. Buonasera a tutti  bentrovati! Capitolo veramente emozionante! Posso dirvi che mi davvero molto il fiato! Scusate per la lunghezza, ma non poteva essere tagliato!. Come avete visto Dario e Anita fanno pace lì dove sembrava che non potesse accadere! Vi dico la verità, quando ho pensato la scena non avevo in mente di farla finire lì, ma Dario ha insistito! ❤️🤣 E questo è il risultato! Spero che vi sia piaciuto! Come pensate che si evolverà il loro rapporto adesso? Sarà davvero tutto semplice?! Grazie sempre a chi mi segue ❤️ E alla prossima ♥️
   
 
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