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Autore: dirkfelpy89    18/09/2021    5 recensioni
Che cosa sarebbe successo se fosse morto? Come avrebbe fatto Hermione a crescere sua figlia?
E lui, lui che ogni volta che la osservava se la vedeva già grande a Hogwarts, come avrebbe fatto a non vederla crescere e diventare una donna? La sua Rose…

Ron è un Auror alle prese con una missione difficilissima e con le sue paure. Hermione è una funzionaria al Ministero, alle prese con la sua prima figlia e con le sue paure.
Perché non tutti gli eroi hanno una cicatrice o decine di medaglie.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lacrime e Lampi Verdi

 



Si dice che quando si diventa padre le cose cambino, il mondo e la vita prendano una piega e una dimensione tutta diversa, nuova e imprevedibile.
Una cesura netta al passato, il pensiero rivolto esclusivamente al futuro, al benessere di ciò che sei riuscito a creare grazie al miracolo, forse ancora inesplicabile, della vita e della sua creazione.

Non esiste più un "Io" ma solo un'inesauribile e totalizzante "Noi".
E spesso quel "Noi" crea delle paure e delle incertezze che non sapevamo nemmeno di avere nel nostro profondo, perché creando una vita la nostra cambia, e dobbiamo cercare di pensare due o tre passi avanti. Vivere il presente, programmando il futuro.
Ecco perché molto spesso gli Auror non generano una prole: quando combatti il male non puoi permetterti di pensare al futuro, è vietato disporre la mente a ciò che potrebbe accadere.
Per un Auror non esiste il passato o il futuro ma solo il presente; chi combatte l'oscurità non ha il privilegio di programmare le cose della vita, deve solamente dare tutto sé stesso nel suo compito. E darlo immediatamente, quando serve
Perché se non è concentrato sul presente in un'azione sul campo, allora per lui non ci sarà futuro e le sue gesta finiranno nell'oblio del passato.
Solo le persone più forti, quelle che riescono a nascondere le loro preoccupazioni in una parte recondita e nascosta del cervello e del cuore, possono avere il lusso di pensare, fuori dal lavoro, al futuro. Perché non è facile, quando hai qualcuno che ti aspetta a casa a fine turno, porre la tua vita in gioco per combattere il male.

Quando Ron era diventato Auror, in seguito alla sconfitta di Voldemort, non aveva avuto nessun dubbio a riguardo. Miseriaccia, aveva contribuito a sconfiggere Voldemort, uno dei maghi più potenti della storia, l'accademia e la lotta agli altri maghi oscuri sembravano degli ostacoli tranquillamente superabili!
Però poi aveva sposato Hermione e le cose erano cambiate. In realtà, in pratica non c'erano stati grandi stravolgimenti nella loro routine, no ma ufficializzare la loro unione davanti alla legge, sapere che entrambi si sarebbero dovuti supportare per tutta la vita… quella era una cosa alla quale non aveva mai riflettuto troppo a lungo. Hermione era sempre stata una naturale prosecuzione del suo cuore e della sua anima.

Ma poi era rimasta incinta ed era nata la sua Rose, il suo amore più puro, il coronamento del loro sogno d'amore e il risveglio delle paure più recondite che con forza aveva cercato di seppellire nel corso degli anni.
Si sforzava di apparire sereno, di affrontare la preparazione delle missioni sul campo come aveva sempre fatto, ma la realtà cambia e non era più la stessa cosa da quando Rose aveva fatto capolino nelle loro vite: ogni volta che si trovava in azione, ogni volta che doveva affrontare un avversario temibile c'era sempre quel tarlo che lo punzecchiava.

Che cosa sarebbe successo se fosse morto? Come avrebbe fatto Hermione a crescere sua figlia?
E lui, lui che ogni volta che la osservava se la vedeva già grande a Hogwarts, come avrebbe fatto a non vederla crescere e diventare una donna? La sua Rose…

“Ron, ci sei?”
La voce di Harry lo riportaò alla realtà. L'uomo annuì e si sforzò di non pensare a chi l'aspettava a casa.
Si trovavano in un piccolo villaggio della Cornovaglia: lui, Harry e un altro giovane Auror stavano dando la caccia a un paio di Mangiamorte fuggiaschi.

“La situazione sembra abbastanza tranquilla, forse si sono ritirati…” disse John, un'Auror appena diplomatosi all'accademia. Era la sua prima azione sul campo.
“Mai esserne troppo sicuri. Questi Mangiamorte si sono dati alla macchia da anni, non sono degli sciocchi!” rispose Harry. “Bacchette fuori e occhio agli angoli.”

Ron si sforzò ancora una volta di rimanere concentrato sulla sua missione. Dopo altri cinque minuti di camminata, in una stradina piuttosto stretta e angusta, finalmente i tre sbucarono in una piccola piazza.
“Attenzione, ci sono diversi punti dove i Mangiamorte si potrebbero essere nascosti!” esclamò Harry, occhieggiando la piazza con un’espressione di tensione mista a paura.
Ron annuì, lasciando vagare lo sguardo su alcuni punti piuttosto sospetti.
"Ci sono diversi muri e anche qualche cespuglio, controlliamoli perché potrebbero aspettarci e tenderci un'imboscata."
Non appena terminò di parlare dal nulla fioccarono un paio di lampi di luce verde e un pezzo di muro, poco lontano da John, saltò per aria.
“Sono loro!” esclamò Harry. “Al riparo!”

I tre Auror corsero all’impazzata verso il centro della piazza, nascondendosi dietro una fontana piuttosto antica.
"State giù con la testa," esclamò Harry. "Questa è gente che sa quel che fa!”
“Riuscite a vederli?” chiese John, la voce rotta dalla paura. Ron osservò il ragazzo: stava tremando ed evidentemente non sembrava pronto per il suo battesimo del fuoco. Ma dopotutto nessuno lo era mai del tutto, nonostante le preparazioni e le simulazioni di guerra.

"Ron, in quanti sono?" chiese Harry.
Il ragazzo si sporse leggermente ma immediatamente tornò al sicuro riparo; qualche secondo più tardi infatti un altro lampo di luce verde colpì la fontana, vicinissimo alla sua posizione.

“Ok, sono tre e si trovano a ore dieci, dietro quel muretto!” esclamò Ron. Harry annuì. “Ok. John, Ron, passate dalla sinistra e provate ad attaccarli nascondendovi dietro quelle macchine parcheggiate, io vi coprirò!" ordinò.
Gli altri due annuirono e si spostarono, cercando di rimanere i più bassi possibile.
Ma non appena uscirono dal riparo offerto dalla fontana ecco un altro, ennesimo lampo di luce verde che passò a pochi centimetri da Ron e colpì John in testa. Cadde a terra senza emettere nemmeno un lamento, chiaramente morto.
Ron si gettò a terra, dietro un'automobile e osservò disperato il corpo del giovane collega. La sua mente non potè non andare a Hermione e a Rose.
“Se sopravvivo do le dimissioni.” Si ritrovò a pensare, prima di rimettersi in piedi. Non c’èra tempo da perdere.

/ / / / / / /

Qualcuno stava bussando alla porta. Hermione posò il libro che aveva iniziato a leggere e scese, diretta alla porta d'ingresso.
L'aprì e si trovò faccia a faccia con Harry, un Harry emaciato, sconvolto e distrutto.
"Hermione, non so come dirtelo, quindi lo farò senza tanti giri di parole," disse con tono incerto. "Ron è morto in azione."
"Nooo!"

Hermione si svegliò di soprassalto, ansimando leggermente. Rimase per qualche istante sdraiata con gli occhi chiusi, come intontita.
Lentamente si calmò e capì che quello era stato solamente un incubo, lo stesso che la tormentava tutte le volte che il suo Ron si trovava in azione sul campo. Questo perlomeno da quando era nata Rose.

Aprì gli occhi e vide la luce filtrare dalla finestra, era già giorno. Osservò l'orologio sul comodino: erano le otto del mattino.
Subito quel sentimento di ansia che aveva accolto il suo risveglio si ripresentò perché Ron sarebbe dovuto rientrare a casa per le sei. E ancora non c'era: la casa era troppo silenziosa, l'altro lato del letto troppo freddo.

"È normale, si sarà fermato ai Tre Manici di Scopa oppure si sarà trattenuto al Ministero."
Ecco la sua parte razionale cercare di scacciare via le nuvole che erano già pronte per oscurare il suo cuore.
Con uno sbuffo si alzò e la prima cosa che fece fu avvicinarsi alla culla dove Rose dormiva beata.

Aveva solo pochi mesi e già si stava rivelando una bambina preziosa, mai un capriccio oppure una notte insonne. Dormiva ancora, il dito pollice della mano destra in bocca, i capelli rossi che già si stavano allungando leggermente.
Aveva il naso di Ron ma la bocca e gli occhi sembrava le avesse editate da lei.
Osservandola si calmò leggermente, anche se non si poteva considerare ancora tranquillizzata. Odiava essere così debole, così emotiva, ma da quando Rosa era nata non poteva non aver paura che il suo Ron un giorno non tornasse a casa.
Che davvero un giorno Harry si fosse presentato a casa con quella terribile verità… e non nei suoi incubi ma nella realtà, una realtà che non sarebbe riuscita a sopportare.
Harry, per lui era diverso, affrontare i maghi oscuri ce l'aveva nel sangue e Ginny si era abituata a questo suo aspetto, impossibile da estirpare nonostante gli anni. Ma per lei era diverso, sentiva che non si sarebbe mai rassegnata ad aspettare suo marito con lo stesso senso di sicurezza che provava Ginny. E allora ecco che cercava in ogni modo di non pensare al futuro, annegando le sue preoccupazioni nel lavoro al mistero.

Adesso però non erano più solo in due e lei era ancora in maternità.
Sapeva che non sarebbe stato giusto nei confronti di Ron chiedergli di lasciare il suo lavoro perché lei non riusciva più a sopportare i pericoli che suo marito doveva affrontare.
Non poteva andare da lui e dirgli: "Caro, ti prego non fare più l'Auror, non ce la faccio più a vederti andare via in qualche missione pericolosa! Non posso passare le giornate sperando che qualche pazzo maniaco non ti faccia fuori!"
Sarebbe stata una mossa tremendamente egoista e quelle poche volte che avevano affrontato questo discorso, alla larga, Ron si sforzava di apparire tranquillo e di minimizzare i pericoli del suo mestiere. Ma lei non era una sciocca.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Hermione sobbalzò, il cuore improvvisamente schizzato da qualche parte vicino alla trachea. No, questa volta era sveglia… chi diavolo poteva essere a quell'ora della mattina?

/ / / / / / /

Scese titubante le scale, si avvicinò alla porta bianca e l'aprì, di scatto. Davanti a lui, in piedi, c'era Ron. Era sporco, la divisa da Auror era sgualcita, zoppicava leggermente e aveva un paio di graffi piuttosto profondi sul viso ma a parte quello era vivo. Hermione rimase per qualche istante in silenzio, soppesandolo e poi si rifugiò nelle braccia del marito, stringendolo forte.
"Ehi, Mione. Sono a casa."
Disse Ron, piuttosto sorpreso dalla reazione della moglie.
Hermione finalmente si staccò, prese il borsone del marito ed entrambi entrarono in casa.
Ron salì le scale senza dire una parola e dopo qualche secondo la ragazza sentì il getto della doccia. Evidentemente doveva essere stata una missione piuttosto difficile e ardua, faceva sempre così dopo una particolarmente ostica. Prese il borsone, che portò nella piccola lavanderia, e poi salì anche lei al piano di sopra.

Ron era appena uscito dalla doccia, era nudo tranne per un paio di asciugamani legati alla vita, e si trovava in camera da letto, intento a osservare Rose che, disturbata dai rumori prodotti dal padre, si era appena risvegliata.
"Ron…" disse Hermione ma il ragazzo scosse la testa.
"Si è appena svegliata." Sussurrò, osservando la bimba, il suo gioiello e gioia più grande.
Hermione non poteva non sciogliersi di fronte a quei due. A volte pensava di essere un po’ gelosa del rapporto che si stava creando tra quei due: Rose smetteva di piangere solo se la cullava Ron e mangiava volentieri solo se c’era suo padre a imboccarla.
All’inizio pensava di non essere una buona madre, di star sbagliando qualcosa, fino a quando Ron non dovette partire per una nuova missione e madre e figlia dovettero rimanere a casa sole per la prima volta. E allora scoccò la scintilla e capì di quanto fosse stata sciocca.

La cosa che la preoccupava di più però, al momento, era il mutismo del marito.
“Stai bene? Quei graffi…”
“Sì, tutto bene. Un po’ di dittamo basterà,” rispose Ron, meccanicamente.
"Ron, posso sapere che cosa c'è? Perché non mi dici nulla?” sbottò infine Hermione. “Com'è andata la missione, siete riusciti a catturare quei Mangiamorte in fuga?"

Il marito non rispose ma finalmente distolse lo sguardo dalla figlia e velocemente si vestì, infilandosi una comoda tuta e una calda felpa.
" Ron... " Hermione non voleva insistere ma non aveva mai visto suo marito così strano. Era preoccupata e un po’ spaventata.
"Abbiamo catturato due Mangiamorte," disse infine il rosso. "Ma un ragazzo, John, è morto, proprio davanti ai miei occhi."
Abbassò la testa e concentrò nuovamente la sua attenzione su Rose mentre Hermione trasalì e osservò preoccupata il marito.

" Amore, io…" la ragazza non trovava le parole giuste, ma non ce fu bisogno perché il marito fece un piccolo cenno con la mano ed Hermione si zittì.
"Mentre ero sdraiato per terra, nascosto dietro un'automobile Babbana a veder volare dappertutto lampi di luce verde, non potevo non guardare il corpo di John a terra, privo di vita. Non potevo non pensare a te e a Rose." Una lacrima solitaria scivolò sul viso del ragazzo.
"Perché le cose sono cambiate da quando c'è questa batuffoletta, oggi ho davvero rischiato di morire e il primo pensiero che ho avuto non è stato per me e, lo ammetto, neanche per te, Mione, ma per la piccola Rose."

Un'altra lacrima cadde solitaria per il voto arrossato del ragazzo; Hermione stava in piedi, immobile, a pochi passi da lui.
Non c'era bisogno di parlare, di interrompere quello sfogo che, ne era sicura, Ron covava dentro da tanto tempo.

"Io mi sono detto che se fossi tornata a casa da questa avventura," continuò, "avrei smesso con il mio lavoro e... come vedi sono qua…"
Hermione con due passi colmò il vuoto fra di loro e ancora una volta si abbracciarono, non c'era bisogno di concludere quella frase, non avevano bisogno di nient'altro.
“Ne sei sicuro? Se lo fai per me…” disse la ragazza.
“No, ‘Mione, non lo faccio per te” rispose Ron, sorridendo, “O per i miei. Lo faccio per me, perché non ce la faccio più. Non voglio vedere… altro. E lo faccio per Rose. Non voglio che crebba senza…” si interruppe, un’altra lacrima traditrice cadde lungo il volto.

Ancora una volta Hermione abbracciò forte il marito.
"Ti amo Ronald Weasley.”
“E io amo te, ‘Mione Granger.”

/ / / / / / /

Questa piccola fic è dedicata a paige95, gliel’avevo promesso da mesi e spero che questa one-shot le possa piacere .-.
Non ho mai scritto una Ron/Hermione, nonostante sia una delle mie coppie preferite, quindi spero che i personaggi possano risultare IC e credibili. Non sappiamo bene quando Ron terminò la sua carriera da Auror ma l’ho sempre fatta terminare, idealmente, con la nascita di Rose, la prima figlia.
Una motivazione piuttosto forte per chiunque, immagino :D

"Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"

  
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