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Autore: luvsam    19/09/2021    1 recensioni
Quella mattina il buonumore di Dean gli stava dando veramente ai nervi e Sam avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo tacere, ma papà era ancora arrabbiato per la scenata del giorno prima e non poteva certo permettersi di iniziare un combattimento anche con suo fratello.
E dire che fino a poche ore prima si era sentito davvero felice perché il coach Maverick aveva diramato le convocazioni per la finale di calcio under 16 ed era dentro, non poteva crederci. Era stato su di giri per tutta la giornata discutendo con i suoi compagni degli avversari, di schemi ed eventuali rigoristi, e già si immaginava a correre sul campo.
Uscendo da scuola aveva visto l’Impala e aveva riconosciuto subito suo padre. Era una rarità che andasse a prenderlo alla fine delle lezioni e aveva pensato che ne avrebbe approfittato subito per chiedere il permesso per andare ad Austin con la squadra, ma qualcosa nella postura rigida del genitore lo aveva messo in allarme. Si era avvicinato e aveva riconosciuto il signor Rhodes e da lì tutto era andato storto.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Famiglia Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il desiderio del cacciatore fu accontentato e suo figlio riuscì a riposare per un po' nonostante le ferite e la posizione non del tutto confortevole.
Anche John aveva dormito a tratti e durante una delle pause di veglia aveva notato che la stanza era tornata quasi del tutto al buio. Si era voltato leggermente per controllare se i ragazzini erano ancora visibili e si era sentito meglio quando non era riuscito a vederne nemmeno uno, almeno avrebbe avuto un problema di meno da gestire quando Sam si sarebbe svegliato. Si era preoccupato di tenerlo il più possibile al caldo coprendolo con la sua felpa, soprattutto da quando, passandogli una mano sul viso per una veloce carezza, aveva scoperto che aveva una leggera febbre e aveva pregato che Dean e Bobby si sbrigassero a portarli fuori di lì.
Erano rimasti tranquilli per un bel po', poi un rumore mise in allerta John, che stette però immobile sperando così di non svegliare il suo ragazzo.
La sua premura però risultò inutile perché, forse a causa dell’addestramento ricevuto, Sam tornò immediatamente vigile non appena sentì scattare la porta della stanza in cui erano tenuti prigionieri. Sbarrò gli occhi, e terrorizzato dall’idea che Abyzou fosse tornata per riprendere a torturalo, si aggrappò al padre.
Contrariamente a quello che temevano i due Winchester, però, il demone non fece la sua comparsa e si trovarono davanti alcuni bambini, che si fermarono davanti alle sbarre di fronte a quelle a cui erano appoggiati.
John vide che portavano del cibo e la cosa gli sembrò positiva, almeno Abyzou aveva intenzione di tenerli ancora in vita e il tempo era tutto ciò di cui avevano bisogno per scappare da quell’incubo.
A quel punto l’idea di bandirla lo aveva quasi del tutto abbandonato, tutto quello che voleva era restare incollato a Sam per poterlo trascinare via con sè. Si disse inoltre che probabilmente lui e Lenora non si sarebbero ricongiunti e da solo la gestione dell’esorcismo sarebbe stata più complessa, quindi il suo unico obiettivo era rimanere con suo figlio.
Guardando però i bambini davanti a lui, non poté impedirsi di provare pena per loro e sapeva che si sarebbe sentito in colpa per averli lasciati indietro.
Avrebbe voluto dare loro la pace e liberare anche quelle anime prigioniere nelle teche, ma da ex marine sapeva che bisognava mettere al centro la missione senza badare ai danni collaterali e il suo compito era riportare a casa Sam.
John abbassò lo sguardo su suo figlio, che, nascosto tra le sue braccia, stava mormorando qualcosa e tremava visibilmente.
“Non farmi portare via, non farmi portare via”
“Sammy”
“Non farmi toccare, ti prego”
“Non è Abyzou, stai calmo”
Il ragazzo alzò il capo e voltando lo sguardo, vide i bambini. Li fissò scioccato per qualche secondo, poi disse:
“Non hanno le pupille”
“No”
“Chi sono?”
“Altri bambini che il demone ha rapito”
“Che cosa vogliono?”
“Ci hanno portato da mangiare”
“Perché i loro occhi sono bianchi?”
“Sono sotto l’influsso di Abyzou, sono suoi prigionieri”
Le rotelle del cervello del giovane Winchester cominciarono a girare e velocemente arrivò alle giuste conclusioni.
“Lo ha fatto anche a me, vero?”
John deglutì chiedendosi cosa rispondere, poi davanti allo sguardo profondo di suo figlio decise che aveva il diritto di conoscere la verità.
“Sì, Sammy, eri come loro, ma poi sei tornato”
“Come?”
“Mi ha sfidato a riportarti indietro e ho vinto io”
“Non capisco”
L’uomo raccontò al suo ragazzo che cosa era successo nel periodo in cui non era cosciente, omettendo la parte in cui lo aveva torturato, e quando ebbe finito, lo vide molto in difficoltà.
“Non ricordo di essere stato come loro”
“Meglio così”
“Ho fatto qualcosa di male?”
“No, Sammy, stai tranquillo”
“E le ubbidivo?”
“Sì, non sapevi nemmeno chi fossi”
“Come è possibile?”
“Sam, lascia perdere e vediamo che cosa offre il menu della casa”
“Ma papà…”
“Da quanto non mangi qualcosa?”
“Non lo so, forse da casa di Bobby”
“Da quando abbiamo cenato da lui?”
“Credo di sì, ma comunque non ho voglia di mangiare”
“Devi sforzarti”
“Sul serio, papà, non mi va”
“Beh, io invece ho fame e intendo dare un’occhiata”
John si alzò e con sorpresa notò che non solo i vassoi erano adesso all’interno della cella, ma anche che i bambini erano spariti. Si avvicinò al cibo e prese un piatto con quelli che sembravano dei pancakes, sperando così di stuzzicare l’appetito del figlio. Ne assaggiò un pezzetto, poi tornò indietro e si sedette accanto a lui porgendogliene uno.
Sam scosse la testa e si massaggiò distrattamente la spalla.
“Ti fa ancora male?”
“Un po'”
“Devo dargli un’occhiata”
John mise giù il piatto e tastò l’articolazione del figlio.
“Mi sembra che sia okay, ma devi togliere felpa e maglietta”
Sam ubbidì e il padre continuò la sua ispezione non trovando nulla di significativamente sbagliato.
“Ti sta uscendo un bel livido e non dovresti avere la spalla priva di un sostegno, ma nel complesso direi che sopravviverai”
“Buono a sapersi”
“Hai un po' di febbre però”
“Sto bene”
“Ragazzino, sei molto lontano dallo stare bene”
“Anche tu sei conciato male”
“Vero, ma parlavamo di te! Rivestiti e prendi questo pancake”
“Non ho davvero voglia di mangiare”
“Sai che novità, tu e il cibo siete nemici giurati da sempre”
“Non è vero”
“Ah no? Dillo al tuo povero fratello a cui hai sputacchiato di tutto addosso quando eri piccolo”
“Davvero?”
“Certo che è vero e se l’Impala potesse parlare, te ne canterebbe quattro per tutte le pappine che hai rispedito al mittente ogni volta che ci fermavano per mangiare”
Il giovane Winchester sorrise e chiese:
“Ero una peste da piccolo?”
“No, non proprio, almeno fin quando non hai cominciato a camminare. Da lì in poi è stato un placcaggio continuo per evitare che ti facessi male, accoppiato all’inseguimento per farti mangiare. Sembrava che niente ti convincesse ad aprire la bocca e Dio solo sa quanti giochi e distrazioni abbiamo provato. Non mi capacitavo del fatto che ti bastasse l’aria per vivere, soprattutto perché Dean è sempre stato un mangione”
“Beh, sono cresciuto lo stesso”
“Sì, perché ad un certo punto ho cominciato a fare la voce grossa e a minacciarti di farti delle siringhe per tenerti su”
“E ho ceduto?”
“Sì, l’amore per il tuo sedere ha prevalso”
John sorrise e gli porse di nuovo il pancake.
“Non ho siringhe a disposizione, ma posso sempre inventarmi qualcosa”
Sam rispose al sorriso di suo padre e si sforzò di mandar giù qualcosa, ma il suo stomaco aveva altre idee. Mandò un segnale di avvertimento ai piani alti con un conato e il ragazzo smise immediatamente di mangiare.
“Vedi? Non posso, mi viene da vomitare”
“Sono sicuro che, se ci provi davvero, ci riesci”
“Papà, perché Dean non ci ha ancora portato indietro?”
“Stai cercando di distrarmi?”
“Ci provo, ma voglio davvero andare via da questo posto al più presto”
“Il rito che ci ha portati qui funziona a tempo, non possono risvegliarci prima della scadenza”
“Vuoi dire che si è aperto una specie di portale e poi resta chiuso fin quando non arriva il momento giusto come in Stargate?”
“Stargate?”
“E’un film, papà”
“Okay, quello che sia, ma credo che funzioni proprio come hai detto.Non ricordo molto del viaggio: Lenora mi ha chiesto di portarti nella panic room, ha recitato una serie infinita di roba in una lingua strana e poi mi ha fatto bere qualcosa di forte. Mi sono disteso, ho perso conoscenza e poi mi sono ritrovato qui con lei”
“Perché è venuta con te? Tu volevi riprendermi, ma lei che motivo ha di rischiare la vita per uno sconosciuto?”
“Anche questa è una storia lunga, Sammy”
“In breve?”
“In breve anche Lenora aveva un figlio e Abyzou lo ha preso”
“Aveva?”
“Non è riuscito a salvarlo”
“Perché?”
“Non ce l’ha fatta, Abyzou è un demone molto potente”
John cercò di non dare troppi particolari sulla storia di Lenora, ma Sam Winchester non aveva mai smesso di fare domande su un qualsiasi argomento se non quando si riteneva pienamente soddisfatto, così chiese ancora:
“Se suo figlio è morto, perché è qui?”
“Sam, mangia”
“Adesso sei tu che cerchi di distrarmi. La conoscevi già?”
“No, mai vista o sentita prima. Quando Abyzou ti ha portato via, Bobby ha chiesto aiuto tra i cacciatori e lei si è presentata al Singer Salvage dicendo che poteva darti una mano. Lo ha fatto, ha provato a riportarti indietro, ma non hai risposto ai suoi tentativi e così ho deciso di venirti a prendere.
A proposito di questo, sono io che devo chiederti una cosa”
“Okay”
“Lenora mi ha detto che Abyzou ha provato a convincerti che non ti amo e che anche Dean ti considera un peso, è vero?”
Sam ricordò le parole sferzanti del demone e annuì.
“Ed è anche vero che le hai creduto e che avevi deciso di non lottare contro di lei per questo?”
“Sì”
“Sammy, tu sei importante sia per me che per tuo fratello, come te lo faccio entrare in testa?”
“Anche quando ti faccio incazzare?”
“Anche quando mi fai incazzare! Te l’ho detto e te lo ripeto, niente potrà mai cambiare il fatto che sei mio figlio e che ti voglio bene”
“Ma lei mi ha detto che…”
“Abyzou è un demone e come tutti i demoni mente. Ha distorto quello che ti ha fatto vedere per convincerti a restare con lei, voleva confonderti per tenerti sotto il suo potere”
“Okay, ho capito”
“Sei sicuro?”
“Sì, sono sicuro, ma ancora non mi hai detto perché questa Lenora è qui”
“Voleva aiutarmi visto che non era riuscita a salvare Vincent”
“Era il nome di suo figlio?”
“Sì e adesso mangia”
“Dov’è lei adesso?”
“Non lo so”
“Pensi che sia morta?”
John rimase in silenzio e nella sua mente le urla della donna tornarono a farsi sentire. Pensò che probabilmente era stata uccisa, ma non ebbe il coraggio di dirlo ad alta voce.
“Non lo so”
“Perché Dean non è venuto con te? Sono contento che sia al sicuro, ma è strano che abbia acconsentito a restare indietro”
“Non ha proprio acconsentito, ma l’ho convinto che era necessario che rimanesse con Bobby”
“Ti fidi di Lenora?”
“Beh, mi ha portato qui, quindi in ogni caso le sono debitore”
“Ma non ti piace”
L’uomo sorrise e rispose che, da uno a dieci, nella sua scala di gradimento era un cinque.
“Perché solo cinque?”
“Sammy, basta, troppe domande. Quello che importa è che siamo insieme e siamo ancora vivi”
“Questo potrebbe cambiare in breve tempo, mamma è tornata”
I due Winchester si voltarono di scatto e videro che Abyzou li stava guardando dall’esterno della gabbia.
“Sei felice di vedermi, bambino mio?”
L’adolescente si aggrappò al padre e lui lo strinse a sé, ma questo non impedì al demone di strapparglielo dalle braccia.
“Papà”
John si alzò di scatto da terra e si schiacciò nelle sbarre tentando di raggiungere il figlio, che veniva trattenuto dalla creatura con un braccio intorno alla gola e l’altro intorno al petto.
“Bravo, marine, sembra quasi nuovo”
“Non lo toccare, lascialo stare”
“Sei noioso, lo sai? Credevo che avessi capito chi comanda qui”
Il demone trascinò Sam al centro della stanza e in breve lo ancorò di nuovo alla trave.
“Giochiamo, bambino mio?”
“No, ti prego”
“No, ti prego e poi?”
“Che cosa vuoi?”
“Voglio che mi chiami mamma”
Il ragazzo scosse la testa e rispose:
“Non sei la mia mamma”
“Se mi chiami mamma, ti libero dalle catene e ti perdono”
“Vaff…”
“Sei proprio un figlio disubbidiente e per questo ti laverò la bocca”
Un’intensa colonna d’acqua gelida piovve dall’alto e investì il giovane inzuppandolo di nuovo dalla testa ai piedi. Il freddo intenso gli si attaccò addosso e il suo corpo iniziò subito a tremare.
“No, Sammy”- urlò John fissando inorridito suo figlio ansimare.
“Scusati subito”
Il ragazzo scosse la testa e il demone fece tendere ancor di più le catene privandolo completamente del contatto con il suolo. L’aumentata trazione riportò il dolore alle spalle, ma Sam non aveva la minima intenzione di cedere. Si morse un labbro, abbassò la testa per nascondere le lacrime e non emise un gemito.
Abyzou gli si avvicinò e gli appoggiò un dito all’altezza della laringe, poi lo fece scivolare lungo lo sterno fino all’altezza del cuore.
Non appena interruppe il contatto, Sam iniziò a sentire la sua gola chiudersi e la sua capacità di respirare ridursi. Avvertì anche un forte dolore al petto e si lamentò.
“Che gli stai facendo? Smettila!”-urlò John.
“Non è colpa mia se ha il tuo stesso caratteraccio: testardo, orgoglioso e impertinente”
Il demone rifece la richiesta di ricevere delle scuse altre tre volte e per tre volte l’adolescente rifiutò pagando la sua risposta con un’ulteriore chiusura delle vie aeree. Il suo viso impallidì e una leggera sfumatura blu comparve intorno alle sue labbra. I suoi respiri divennero sempre più difficoltosi e cominciarono ad assomigliare a dei rantoli.
“Fermati, ti prego, lo stai uccidendo”
“Tranquillo, John,la sua gola non è completamente chiusa, gli ho lasciato un po' di spazio per respirare. Non voglio che il mio bambino muoia, non sono mica quella bastarda della tua amica, ma deve piegarsi e ubbidire”
“Sam, fallo, fai quello che vuole”
“Ascolta, papà, ti sta dando un buon consiglio”
Il giovane scosse di nuovo la testa e fiero piantò i suoi occhi in quelli del suo carceriere, che strinse ancora di più strappandogli un nuovo gemito.
“Sammy, scusati e chiamala come vuole, ti sta soffocando”
John si rese conto della gravità di quello che stava chiedendo a suo figlio, ma la situazione stava precipitando e per una volta voleva che il dannato orgoglio dei Winchester se ne andasse a farsi fottere. Guardò suo figlio mentre respirava sempre peggio e lo esortò ancora a cedere, ma quello che ottenne fu vederlo perdere conoscenza all’improvviso.
“Bastarda, lo hai ammazzato”-urlò disperato.
Abyzou si avvicinò alla gabbia e rispose:
“E’ancora vivo, marine, adesso lo svegliamo”
Una seconda cascata d’acqua riportò Sam alla coscienza e John notò subito che, nonostante ansimasse per lo choc, riusciva di nuovo a fare respiri profondi.
“Sammy”
“Sai, figliolo, se non mi stessi divertendo un mondo, ti riporterei immediatamente sotto il mio controllo e ucciderei tuo padre. La tua testardaggine però mi stuzzica, quindi ti lascio qui a riflettere sul tuo comportamento in compagnia sua e degli altri, che prima di te, mi hanno disubbidito”
Abyzou inondò la stanza di luce, poi si avvicinò al suo prigioniero e lo fece ruotare di 180 gradi in modo da dare le spalle alla cella e vedere quello che suo padre aveva cercato di nascondergli.
“Li vedi? Questo è quello che ti aspetta se continuerai a disubbidirmi”
Sam sbarrò gli occhi, poi tentò di chiuderli per tenere fuori dalla sua mente quell’orrore, ma qualcosa glielo impedì. Si sentiva come se delle dita invisibili glieli tenessero aperti e a nulla valsero i suoi sforzi per riprendere il controllo del suo corpo, era bloccato. Gli sembrò di essere il protagonista di uno di quei brutti film in cui i prigionieri erano sottoposti al lavaggio del cervello attraverso la continua proposizione di suoni e immagini, ma stavolta non stava guardando uno schermo, quei ragazzi erano proprio davanti a lui.
“Fate conoscenza, mi raccomando”- fece il demone prima di sparire lasciando di nuovo da soli i due Winchester.
John, sconvolto da quello che si era appena svolto davanti ai suoi occhi e terrorizzato dal fatto che riuscisse a vedere solo le spalle di suo figlio, cercò subito di entrare in contatto con lui.
“Sammy”
Il silenzio, che accompagnò il suo richiamo, aumentò la sua agitazione perché non riusciva a capire se il suo ragazzo era cosciente e provò di nuovo.
“Sammy”- ripetè senza ricevere ancora risposta, ma poi i sussulti che scuotevano il corpo davanti a lui gli diedero la certezza che suo figlio era sveglio e stava piangendo.
“Figliolo, parlami”- pregò stringendo forte le sbarre.
“Dad”
“Sono qui, sono dietro di te. Girati, Sam, non restare a guardare”
“Non posso muovermi”
“Sei paralizzato?”
“No, ma qualcosa mi tiene fermo e mi costringe a non chiudere gli occhi”
“Riesci a spostare lo sguardo?”
“No”
John imprecò, poi si disse che non poteva perdere la calma perché suo figlio aveva bisogno di lui.
“Sam?”
“Sì?”
“So che è una domanda del cazzo, ma come stai? Fisicamente intendo”
“Le spalle mi fanno di nuovo male, ho freddo e vorrei dormire”
“Devi resistere, giurami che lo farai”
“Aiutami”
“Sono chiuso in cella, non riesco a raggiungerti”
“Papà, parlami ancora di me e di Dean quando eravamo piccoli”
“Che cosa vuoi sentire?”
“Qualsiasi cosa, ho bisogno di sapere che sei qui”
“Okay”
John sospirò, si sedette sul pavimento della cella senza perdere il contatto visivo con il suo secondogenito e iniziò a raccontare sperando che la sua voce potesse confortarlo in qualche modo. Mentre parlava di un giorno al circo e della pretesa di Dean di entrare nella gabbia dei leoni per vedere se fossero veri o di pezza, gli capitò di spostare lo sguardo sul tavolo e pensò di cercare sopra di esso qualcosa che lo aiutasse a liberarsi. Non voleva dare false speranze a Sam, così si alzò senza smettere di raccontare e si mosse silenziosamente. Diede una rapida occhiata e all’inizio nulla attirò la sua attenzione, poi notò la cintura del suo ragazzo. La prese e si disse che forse avrebbe potuto forzare la serratura della cella utilizzando l’ardiglione. Smanettò con la fibbia fino a liberarlo dalla cornice, poi si avvicinò alla porta della prigione. Stava per iniziare a forzarla quando suo figlio lo chiamò:
“Papà, dove sei?”
“Sempre dietro di te”
“Ti sei spostato”
“Sì, ma come lo sai?”
“La tua voce era più lontana, ora ti sei riavvicinato”
“Ho preso dell’acqua dal tavolo”
“Papà?”
“Sì?”
“Davvero Dean pensava che i leoni fossero finti?”
“Sì e così dopo lo spettacolo andammo nel retro del circo per vederli più da vicino. Ricordo che mi chiese se potevamo portarne uno a casa, disse che lo avrebbe fatto dormire in camera sua”
Sam sorrise e chiese:
“E come è finita?”
“Siamo arrivati al compromesso che gli avrei comprato un peluche di leone e avrebbe potuto tenerlo con lui”
“Non era proprio la stessa cosa”
“No, ma, per quanto era grande quel pupazzo, ci siamo andati vicini. La cosa divertente fu che all’inizio Dean volle portarlo da solo, ma era davvero enorme e alla fine si stancò. Fui costretto a portare in braccio lui e il leone, mentre tua madre se la rideva spingendo il carrozzino”
“C’ero anch’io?”
“Sì, ma a te importava poco dei leoni, o delle scimmie, dormisti in braccio alla mamma per quasi tutto il tempo dello spettacolo”
“Che stai facendo? Sento dei rumori”
John scelse di nuovo di dire la verità e rispose:
“Sto cercando di forzare la porta della cella”
“Davvero?”
“Sì, non ci sono ancora riuscito, ma non credo che resisterà ancora a lungo. Dammi ancora qualche secondo e …”
Il click della serratura fu liberatorio per entrambi i Winchester e il cacciatore si precipitò immediatamente fuori. Raggiunse il figlio e si mise di fronte a lui per valutarne le condizioni.
“Papà?”
“Sono qui, Sammy, sono uscito. Adesso provo a liberarti, okay?”
“Okay”
Si guardò intorno e seguì il percorso delle catene fino ad un verricello arrugginito.
“Ci siamo, ti faccio scendere lentamente”
Dopo una manciata di secondi le ginocchia di Sam toccarono terra e John corse da lui. Gli liberò i polsi e lo strinse a sé, poi, spinto dall’urgenza di lasciarsi alle spalle Abyzou e di trovare un nascondiglio in attesa del risveglio, lo allontanò e gli disse:
“Dobbiamo andare! Pensi di riuscire a camminare?”
“Credo di sì”
“Bene, tirati su allora”
Il giovane, sostenuto dal padre, si rimise in piedi, poi i due Winchester uscirono furtivamente dalla stanza e si ritrovarono in un lungo corridoio illuminato solo da delle torce appese alle pareti. Cominciarono a camminare sperando di trovare in fretta un’uscita e dopo aver salito una breve scalinata, spuntarono in un nuovo corridoio molto simile al precedente. Giusto per essere in tema con la fortuna dei Winchester, i due fuggitivi videro che lungo le pareti c’erano decine di bambini senza pupille con il capo abbassato e le braccia cadenti.
“Questa non ci voleva, maledizione”
“Sembra che dormano”
“Sì, ma non ci giurerei! Hai visto altre uscite mentre venivano qui?”
“No, niente. Che facciamo? Torniamo indietro?”
“Purtroppo credo che non possiamo fare altro che proseguire, dobbiamo rischiare e sperare che non ci sentano. Stai dietro di me e muoviti il più silenziosamente possibile”
Sam annuì, poi aspettò il segnale del genitore per avanzare e iniziò a seguirlo. Con passo felpato si mossero per i primi quattro, o cinque metri senza intoppi, poi John diede il segnale di stop e il ragazzo si bloccò all’istante. Suo padre stette ad ascoltare per un po', poi segnalò il via libera e si mossero di nuovo.
Sam sapeva che avrebbe dovuto ignorarli, ma non potè fare a meno di guardare i bambini man mano che li superavano e di provare tanta pena per loro. Si chiese che cosa li avesse resi delle vittime di Abyzou e guardando le ampie spalle di suo padre, si sentì grato, nonostante tutto, per essere il figlio di un cacciatore perché almeno aveva la speranza di uscire dall’incubo.
L’attraversamento del corridoio procedette senza intoppi quasi fino alla fine, poi un urlo squarciò il silenzio: Abyzou si era accorta della loro fuga.
John afferrò la mano del figlio e ordinò:
“Corri, Sammy”
   
 
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