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Autore: White Gundam    01/09/2009    5 recensioni
Cloud Strife dopo l'ennesimo fallimento per entrare a far parte di SOLDIER decide di abbandonare la Shinra. Senza il coraggio di tornare a Nibelheim e dichiarare il suo fallimento decide di restare a Midgar, dove si comincia a vociferare di un'orgnizzazione chiamata "Dream" in cui il giovane decide di entrare, senza sapere cosa essa sia in realtà...
Genere: Drammatico, Thriller, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Cloud Strife, Zack Fair
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Terzo aggiornamento della ficcy^^ (la storia mi sta prendendo molto e di conseguenza, come potete vedere aggiorno piuttosto velocemente)… Ringrazio HolyAerith per aver inserito questa ficcy tra le preferite e Lilian Edwards per averla inserita tra le seguite^^ E ancora un ringraziamento particolare a Lirith che mi ha recensita^^ Spero vivamente che anche i miei lettori silenziosi prima o poi scrivano due righe, mi aiuterebbe molto a migliorarmi :) detto ciò vi lascio al terzo capitolo, sperando possa piacervi ^______^

 

 

 

Capitolo 3

Hai talento ragazzo, hai talento

 

 

Mentre lo seguiva da lontano, Cloud osservò l’uomo che come lui si stava dirigendo verso la sede dell’organizzazione Dream. Era parecchio più grande di lui, avrebbe potuto avere il doppio dei suoi anni, si aggirava più o meno sulla trentina; ispidi capelli color del rame gli ricadevano a ciocche sul collo sudato, era alto e muscoloso.

Non ho speranza di entrare se ci sarà bisogno di un’elevata forza fisica.

Pensò il ragazzino, continuando a squadrare l’uomo.

Spero proprio che non sia così…

In fondo lui di organizzazioni conosceva solo la Shinra, se tale la si poteva definire; e lì la forza contava eccome. Al bar avevano detto che era davvero difficile entrare a far parte della Dream, Cloud sospirò, sperando potesse funzionare meglio che con la Shinra.

Roteò gli occhi per spostare lo sguardo al cielo, ma sopra la sua testa vide soltanto un gigantesco piatto di metallo. I bassifondi erano opprimenti per quel motivo; già il cielo di Midgar era grigio come l’asfalto, ma quel piatto era anche peggio. Nella mente tornò indietro con gli anni a quando era ancora un bambino. Sopra Nibelheim, la città della sua infanzia, il cielo era di un azzurro limpido, come fosse anch’esso impregnato di Mako.

Scosse la testa con lentezza, scrollandone via i pensieri legati al passato. Ultimamente gli sembrava di pensare a Nibelheim fin troppo spesso, e non ne capiva il motivo. Era scappato da quel piccolo paesino dove ognuno conosce ciascun abitante per nome e dove ogni piccola notizia vola da una bocca all’altra nel giro di una sola giornata. Era arrivato a Midgar poco più che bambino e aveva scoperto la città, caotica e grigia ma molto meno pettegola.

Il giovane non ebbe però il tempo di rimuginare ancora molto a lungo su quei pensieri. Notò a malapena che l’uomo stava svoltando in un piccolo viottolo scuro. Lo seguì senza fermarsi a pensare e vide che egli stava accelerando l’andatura.

Cloud cominciò a correre per stargli dietro, mentre il suo sguardo saettava smarrito da una parte all’altra del vicolo. Non si era immaginato un posto di quel genere per un’associazione che pagava un mucchio di soldi ai suoi dipendenti. Le pareti del viottolo erano incrostate e sporche e non avevano un aspetto per nulla rassicurante.

Il ragazzino tirò un sospiro di sollievo quando la vide. Una specie di villa che interrompeva la strada. La casa era ampia di un color crema pallido con le tegole rosse di mattone, fuori vi era un piccolo cortile in mattonelle, dalla forma tondeggiante al cui centro zampillava una piccola fontana i cui spruzzi d’acqua avevano creato un tenue arcobaleno intorno alla stessa.

E’ bellissima!

Pensò Cloud, guardando a bocca spalancata quel posto. Ripensò alla Shinra ed alla sua struttura imponente e metallica che non riusciva ad arrivare a quel semplice fascino. Guardò verso terra: decorazioni astratte formate da linee curve serpeggiavano sulle mattonelle posizionate in modo da formare grandi cerchi che si rimpicciolivano man mano che si avvicinavano al centro, cingendo infine in un abbraccio la fontana. Rimase a guardarle estasiato ancora per qualche secondo quindi notò che l’uomo che lo precedeva era già entrato. Si avviò alla porta: un’imponente rettangolo di legno massiccio coi cardini in ottone, come i due grossi anelli che facevano da maniglie; sopra di esse troneggiava un’imponente D intagliata nel legno a caratteri gotici. Vicino alla porta vi era un campanello anch’esso in ottone e una tavoletta di metallo aureo con incisa a lettere svolazzanti la parola Dream.

Cloud restò imbambolato ancora qualche minuto prima di pigiare con l’indice il campanello. Attese davanti al citofono per qualche secondo:

“Chi è?”
Chiese la voce. Era una voce maschile dal timbro adulto e cortese.

“Ehm…”

Il ragazzino tentennò, diede un debole colpetto di tosse per aggiustarsi la voce e rispose:
“Mi chiamo Cloud Strife, volevo provare ad entrare nell’organizzazione.”

“Prego entri. Le mando qualcuno ad aprirle la porta.”

Rispose la voce. Cloud udì un suono veloce e ritmico. Qualcuno stava scendendo le scale di corsa. Ad aprirgli venne una ragazzina, aveva lunghi capelli biondo cenere i cui due ciuffi laterali erano legati in fini treccine intrecciate tra loro dietro la testa; aveva gli occhi chiari color verde acqua e vestiva con un abito lungo e bianco, finemente ricamato sui lati. Era davvero bella. Il giovane rimase imbambolato per qualche secondo:
“Avanti, entra.”
Gli disse lei e Cloud la seguì sulla lunga scala a chiocciola fino al piano superiore.

 

Dalla porta più vicina il ragazzino vide uscire l’uomo che aveva seguito per raggiungere quel luogo. Stava imprecando sottovoce. A quanto pareva non l’avevano ammesso all’organizzazione. Cloud deglutì prima di bussare alla porta.

“Avanti.”

Disse la voce dell’uomo. Poi si rivolse alla ragazzina:
“Shyla, per piacere, porta due caffè; uno per me e uno per il signorino.”

La giovane assentì e sparì nel corridoio. Cloud entrò nella stanza. Era una stanza grande arredata in maniera essenziale ma raffinata.

“Sono qui perché vorrei provare ad entrare nell’organizzazione… Ho bisogno di soldi e sono pronto a guadagnarmeli.”
Disse con un leggero imbarazzo nella voce. L’uomo sorrise; aveva i capelli brizzolati di media lunghezza e gli occhi verde smeraldo.

“Sì, certo; non si preoccupi alle prove passiamo dopo, intanto mi dica qualcosa di lei.”

Cloud si sedette dinnanzi alla scrivania a cui era seduto l’uomo e cominciò a intrecciarsi nervosamente le dita delle mani. Non amava parlare di sé a Zack, figuriamoci ad uno sconosciuto. Cercò di tenersi sul vago:
“Mi chiamo Cloud Strife, ho quattordici anni e vengo da Nibelheim.”

L’uomo lo guardò e Cloud abbassò lo sguardo.

“E’ una bella cittadina Nibelheim, ci sono stato un tempo in vacanza. Un posto tranquillo, come mai hai deciso di trasferirti nella caotica Midgar? Così piccolo per giunta…”

L’uomo probabilmente stava cercando di metterlo a proprio agio, ma Cloud odiava le domande personali e poi temeva che l’uomo lo giudicasse troppo giovane per entrare a far parte dell’organizzazione:
“E’ un problema la mia giovane età?”

Chiese, evitando di rispondere alle domande poste dall’uomo. Egli rise con una risata cristallina:
“No, certo che no… Se ti dimostrerai in grado di far parte della Dream la tua età non avrà importanza, a noi interessano le tue capacità.”

Allora posso anche andarmene.

Pensò Cloud con una punta di amarezza, l’unico che gli aveva mai detto che aveva grandi potenzialità era Zack. Tuttavia tacque, evitando ancora una volta di rispondere.

L’uomo gli sorrise con cordialità e nel mentre la ragazzina che rispondeva al nome di Shyla entrò appoggiando loro il caffè sul tavolo.

“Grazie, bambina mia.”

Disse l’uomo prendendone un sorso. Shyla intanto uscì silenziosamente dalla stanza.

“E’ sua figlia?”

Chiese Cloud, guardandola allontanarsi.

“Sì… Carina non è vero?”
Il giovane si sentì avvampare e tornò a guardare verso il basso. L’uomo rise di nuovo apertamente, quindi gli sorrise bonario:
“Non le piace molto parlare di sè stesso e non ama le domande, non è vero?”
Cloud annuì in silenzio e bevve il suo caffè. Il sapore non gli piaceva, era amaro e fin troppo caldo ma non disse nulla.

L’uomo parlò di nuovo:
“E allora non si preoccupi, cercavo solo di metterla a suo agio. Le spiego subito in cosa consentirà il lavoro: stiamo cercando delle guardie del corpo, gente veloce di gambe e di mano; le prove a cui la sottoporremo saranno di corsa e di spada, vuole tentare?”
Cloud annuì. Tentare in fondo non costava nulla. Un inserviente lo accompagnò sul retro della cosa dove vi era un’enorme spazio rettangolare, anch’esso ricoperto con le medesime mattonelle che aveva visto all’entrata.

 

Quando finì le prove era stanco e sudato. Aveva corso ed aveva scattato; aveva affondato ed aveva parato. Dopo l’avevano fatto rientrare, si era seduto su una poltrona dai ricami vagamente floreali e aveva aspettato come gli era stato detto di fare.

“Cloud Strife, prego entri.”

Disse la voce dell’uomo con cui aveva parlato prima. Il ragazzino si alzò dalla poltrona, aprì la porta della stanza in cui era stato che aveva l’aspetto di essere l’ufficio e si era seduto nuovamente alla scrivania. Teneva gli occhi bassi perché immaginava la risposa che gli avrebbero dato. Anche alla Shinra aveva fatto allenamenti di quel genere e non aveva mai passato l’esame. L’uomo aprì la bocca per parlare e Cloud si preparò ad alzarsi ma le parole pronunciate da egli erano ben diverse da quelle che il giovane si aspettava:
“Hai talento ragazzo, hai talento.”

A quelle parole il ragazzino sentì un sorriso affiorargli sulle labbra. Era bello sentirsi dire quelle parole, ma per essere sicuro preferì chiedere conferma:
“Davvero?”

Chiese, e si accorse che la sua voce era euforica; preoccupato si tappò la bocca con una mano. L’uomo invece sorrise di nuovo:
“Sì e sarei molto onorato se lei volesse entrare a far parte dell’organizzazione Dream.”

Il sorriso sul volto del giovane si allargò.

“Molto volentieri!”

Rispose stringendo la mano che l’uomo gli porgeva.

“Bene si presenti qui domani alle dieci di sera; mi raccomando, sia puntuale.”

Gli disse il suo datore di lavoro:
“Sissignore, lo sarò!”
Rispose Cloud tutto d’un fiato, si congedò da colui che era diventato il suo capo e richiuse la porta dietro di sé. Scese di corsa le scale a chiocciola e percorse ancora correndo tutto il vicolo e ancora su fino al Settore 1 di Midgar e poi ancora avanti verso la pensione. Si fermò solo quando la raggiunse, ansimando e col sorriso ancora sul volto.

Ho del talento.

Pensò, e quelle parole lo riempirono d’orgoglio.

 

 

 

Uff… Ho faticato davvero parecchio per scrivere questo capitolo, ma mi sembra che sia uscito piuttosto bene (poi ovviamente mi rifaccio ai vostri pareri^^)… Come vedete la storia sta pian piano entrando nel vivo, fatemi sapere che ve ne pare ^______^  Ora passo a rispondere alla recensione di Lirith e poi vi lascio in pace (beh fino al prossimo capitolo si intende XD).

 

@Lirith: sono davvero contenta che mi seguirai *.* grazie mille *.* Sono contenta che la storia continui ad interessarti e spero di averti incuriosita ancora di più con questo chappy^^ Per quanto riguarda Zack si è ben accorto che c’è qualcosa che non va, ma per adesso non vuole impicciarsi troppo negli affari dell’amico… Più avanti… Beh lasciamo perdere, devo stare zitta, leggerai ^_^

 

 

   
 
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