MARE

L'aveva sempre segretamente amata ma non aveva mai trovato nè il tempo nè la voglia per dirglielo.
Ora lei non c'era più, non sarebbe più tornata, non lo avrebbe più seccato dicendogli: "Shikamaru sei uno scansafatiche!" e lui non avrebbe più ribattuto "Sei una seccatura, Temari", non avrebbe mai saputo quanto invece lui l'amava.
Era morta durante una battaglia, lei che era così abile nell'arte della guerra non lo era stata abbastanza!
Shikamaru l'aveva trovata in fin di vita nel bosco, neppure in quel momento era riuscito a confessarle il suo amore, neppure quella volta.
"Fammi un favore, Shikamaru" gli aveva sussurrato.
"Anche ora, sei sempre la stessa Temari. Che seccatura!" sorrise triste, non era serio, non lo pensava davvero e Temari lo aveva capito. Lo conosceva bene.
La ragazza rise, sebbene lo sforzo le costò non poca fatica.
"Sei il solito fannullone! Ascolta, voglio che il mio corpo diventi cenere e desidero che le ceneri vengano disperse nel deserto di Suna, la mia casa. Lì sono nata, lì ho vissuto e lì desidero, una volta morta, vagare per sempre, trasportata dal vento, in grado di poter sentire quella terra ancora più mia. Lo farai, Shikamaru?" gli chiese.
Lui sbuffò. Non perchè fosse seccato di esaudire quel suo piccolo desiderio, ma perchè non aveva alcuna voglia di parlare della morte, della SUA morte, della donna che aveva scoperto di amare.
"Un' altra cosa, Shikamaru" e sorrise "lo sai vero che ..."
"Che?"
"Che io ti a ..." morì col sorriso sulle labbra. Sapeva che Shikamaru avrebbe capito che cosa stava per dirgli.
"Finisci la frase, Temari, ti prego!" Shikamaru la scosse inutilmente, senza risultato. La sua anima aveva già lasciato quel corpo, ed ora era libera di andare, così almeno si disse Shikamaru, in un posto migliore.

Ora Shikamaru fissava l'orizzonte da una scogliera, un vaso di ceneri in mano, tutto quello che restava della più forte e della più rompiscatole delle donne.
Sarebbe dovuto andare a Suna, nel deserto, e lì spargere le ceneri di Temari, come lei aveva chiesto, ma non lo fece.
"Non mi è mai piaciuto il deserto, lo sai, Temari e poi mi sarei scocciato ad andare fin lì" disse ad alta voce Shikamaru, come se stesse parlando con la ragazza, come se si aspettasse che lei lo rimproverasse. Ma non era vero, non era quella la ragione, lo sapeva lui e lo avrebbe capito anche Temari se fosse stata viva e se l'avesse visto. Gli occhi tristi, il viso inespressivo, addolorato. "Io amo il mare ed è qui che desidero che le mie ceneri siano sparse quando morirò. E' qui che dovrai aspettarmi" sorrise improvvisamente felice "un giorno ti raggiungerò, Temari, un giorno ci rincontreremo, lo so, tu dovrai sopportare le mie lamentele ed io le tue prediche." Aprì con delicatezza il vaso e sparse le ceneri di Temari in mare, alcune però se le prese il vento, trasportandole in un posto ignoto, forse nel deserto che aveva tanto amato. "Arrivederci, Temari. A presto" disse malinconico. Quando era viva non glielo aveva detto, quando era in punto di morte non glielo aveva detto, però lo fece ora. Il mare suo unico testimone, ma in cuor suo sapeva che Temari lo avrebbe sentito, che avrebbe capito.
"Ti amo" sussurrò mentre le ceneri venivano inghiottite dal mare.
Shikamaru aveva sparso le ceneri di Temari dove sapeva l'avrebbe reincontrata, con la speranza di dirle ciò che si era pentito di non aver detto quel giorno.
"Che noia dover aspettare tutto questo tempo" pensò, sbuffando!