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Autore: sunflower_23    22/09/2021    0 recensioni
"Avrei parlato così della mia più grande dipendenza a chiunque me lo avrebbe chiesto, e probabilmente non avrei trovato parole migliori per descriverne l’effetto che questa aveva su di me, ma oggi sono da sola a stropicciarmi il cuore, a passeggiare da ferma con ricordi che fanno rumore."
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In queste pagine semplicemente me.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre amato il profumo del caffè che ti sveglia al mattino, sin da piccola in realtà, quando a svegliarmi era il suono della caffettiera sul fuoco che riempiva tutta la stanza.Mi piaceva il suo colore, il suo aroma, la panna fresca che papà metteva nella sua tazzina per poi farmela mangiare tutta quanta senza farsi vedere da mamma perché per lei quella rimaneva una bevanda “proibita”. Perché? Perché crea dipendenza, diceva.
Che poi io questa cosa delle dipendenze non l’ho mai capita fino in fondo, un pò come la dipendenza dal fumo.
Non ho mai avuto il vizio di fumare eppure conservo sempre un pacchetto da venti nella tasca interna della borsa, per quando sono nervosa, per quando ho una delle mie giornate no, per quando tutto sembra andare per il verso sbagliato o per quando, tra milioni di persone, non riesco ad incontrare un tuo sguardo, un tuo sorriso.
Caffè e sigaretta, un classico. Due delle più grandi dipendenze difficili da lasciar andar via; da abbandonare. Eppure io potrei stare giorni senza bere un’espresso e settimane intere senza accendere decine di piccoli pezzi di carta per poi avvicinarli alla bocca, ma non potrei mai stare un solo istante senza pensarti. Che forse è peggio, che forse sei tu la dipendenza peggiore.
Chissà se mi pensi mai. Chissà che cosa ne hai fatto di tutti i nostri momenti insieme, perché sai, io li rivivo tutti i giorni. In un caffè, in una sigaretta, in un silenzio, in uno sguardo. Li tengo stretti, perché non si perdano nella banalità della quotidianità. Li custodisco per tirarli fuori nei momenti in cui mi chiedo che fine hai fatto, la fuori nel mondo, senza di me.

Mi ricordo di quella sera, di quando avrei voluto baciare quella bocca almeno un centinaio di volte. Invece stavo li, seduta a pochi centimetri da te, a fissarti negli occhi.
Faceva freddo, c’è freddo. In un solo bacio avrei trovato il caldo che ci si aspetta in una serata di giugno, avrei trovato tante risposte e mi sarei convinta che questi momenti sarebbero rimasti nostri e li avremmo rivissuti a settembre. Invece tu mi lasci così, con un pugno di domande, le labbra secche e il cuore vuoto.

Ci sono dei giorni in cui sono malinconica senza ragione, in cui il fumo gratta nella gola più del solito e in cui la testa pesa di domande più grandi di me, e che non necessariamente devono avere una risposta. Ma ogni tanto mi prendo la libertà di pensare, di pensare a come sarebbe stato poter girare il mondo insieme, farlo per la prima volta in una casa vista tramonto, uno di quelli che scompare nel mare dove una linea immaginaria separa l’azzurro del cielo dal blu delle onde. Esiste forse una linea immaginaria che separa anche noi due? [...]

Vorrei scriverti. Vorrei scriverti tante volte e mi viene da ridere se penso a quanto sembro stupida. “Ehi...com’è?” Cancello. “Che brutta giornata che ho avuto.” Cancello e chiudo tutto. Penso a quelle sere in cui le parole erano troppe e le ore troppo poche. E adesso i minuti scorrono lenti e le frasi di circostanza hanno un’aspetto così sbagliato. Improvvisamente vorrei solo tornare al mare a godermi tutte quelle albe che mi sono persa senza averti vicino. Senza averti per me.
Vorrei non dare tutto questo peso alla sabbia appiccicata alle gambe o ai segni zodiacali. Vorrei un tramonto insieme. Meno lacrime e più sorrisi, di quelli che forse baceremmo entrambi. Meno momenti brutti, meno voglia di fumare, meno sigarette e meno caffè, che poi forse sono solo una scusa.
Vorrei meno pensieri e di conseguenza meno cose da dire perché se i pensieri sono tanti e le cose da dire pure, diventa complicato e quando ami qualcuno complicare tutto diventa la cosa più semplice del mondo.
A volte vorrei dirti tante cose, ma poi quando ti guardo non riesco a dire niente. Vorrei fare come nei film, quando nell’ultima scena il protagonista fa un gesto eclatante tirando fuori tutto ciò che sente. E’ che per me tirare fuori tutto è così difficile. A volte non so nemmeno io quello che sento perché faccio di tutto per scordarmelo, perché fa troppo male. Ci sono momenti in cui vorrei sentirti dire che per te vado bene così come sono, anche se sono incasinata, quasi sempre distratta, spesso distrutta, anche pessimista, quasi lunatica, pensierosa, timida, imbarazzante e imbarazzata. A volte vorrei solo essere imbattibile per te. Tipo l’unica persona che tu sceglieresti sempre. Ogni sconfitta sarebbe meno dolorosa, ogni fitta meno fastidiosa. Potrei non essere, per un po’, sempre così arrabbiata se per esempio tu mi abbracciassi così da poter dire
che, a volte, la vera magia sono le cose semplici.

Perdersi è semplice e agli adii io non sono mai stata pronta. Forse si metabolizzano meglio quando vengono urlati, detti, sussurrati, scritti... ma quando sono silenziosi è decisamente più difficile accettarli. Si passa dal condividere tutto al condividere soltanto i silenzi che sanno ferire più di quanto possano fare le parole. Anche quelle non dette. E’ questo che mi spaventa e che mi fa essere così scettica: la paura dell’abbandono, l’ansia del dover fare i conti con un’altra cosa irrisolta, lasciata a metà, lasciata morire. Il più delle volte senza motivo e senza uno straccio di spiegazione. Forse il nostro è un altro tipo di addio, anche se fa male uguale perché ti lascia comunque stringere in mano un mucchio di niente.
Mi hanno insegnato a non dire sempre tutto ciò che penso perché a volte è più facile così. Allora ho pensato che dire un “ti amo” potrebbe essere più doloroso di un “ti voglio bene”, che un “mi manchi” è inopportuno se dall’altra parte non è lo stesso, che dire un “non lasciarmi andare” si può dire in tanti modi. Non so se imparerò a star zitta, perché di cose fuori luogo ne dico tutti i giorni. Ma sto imparando a riformulare la frase. A trovare un posto che mi colmi le mancanze senza doverle esternarle, a come amarmi da sola e a quanto faccia bene lasciar andare se non c’è nulla a cui aggrapparsi.
Mi hanno insegnato a non dire sempre tutto ciò che penso e quando ti rivedrò sono sicura che mi verrà naturale non dirti niente di speciale, lasciare che siano i nostri occhi a raccontarsi cosa si sono persi.
Perché la verità è che io non sono ancora pronta. Non sono ancora pronta a dirti addio.
Diciamo che un giorno tu trovi qualcosa di meglio, giri l’angolo ed io non ti trovo più. Diciamo che un giorno tu non mi guardi più con gli occhi di adesso e che ti chiedi “ma io qui che ci faccio?”, che pensi sia difficile starmi vicino perché ogni volta che cambio umore all’improvviso, tu vuoi scendere dalla giostra e avere un po’ di pace, quella che io non conosco. Allora come faccio? Come mi sveglio ogni giorno sapendo che non ti vedrò sorridere insieme a me, per me e grazie a me? Come posso non immagine di raccontarti un brutto sogno, di passare la notte col cuore che batte forte perché presto ti rivedrò? Come? Il bene è innegabile, ma sei una cosa così forte che se finisci, io finisco con te, perché ti amo e non posso smettere. [...] -

Avrei parlato così della mia più grande dipendenza a chiunque me lo avrebbe chiesto, e probabilmente non avrei trovato parole migliori per descriverne l’effetto che questa aveva su di me, ma oggi sono da sola a stropicciarmi il cuore, a passeggiare da ferma con ricordi che fanno rumore.
Rivivo in silenzio il non fatto e il non detto, rimanendo poi a lungo distratta e pensierosa raccontandomi una serie di mille favole sempre con la testa tra le nuvole, ben sapendo che sopra le nuvole c’è il sereno.

Non so dirti se sto bene o se sto male, ma posso solo dirti che so ancora meravigliarmi, che so trovare nella bellezza delle piccole cose un qualcosa che sappia calmarmi. So ancora meravigliarmi quando ascolto certe canzoni o quando esco a camminare per il centro facendo un giro nuovo.
Oggi sono sola a pensarti un po’ più del solito e so che quando si pensa a qualcuno bisognerebbe dirglielo, ma non lo farò, non questa volta. Questa volta aspetterò altri occhi che sappiano meravigliarmi ancora. Romanticismo? Si, ma era meglio prima.

   
 
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