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Autore: lulette    22/09/2021    5 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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4319 parole


CAPITOLO IV




- Prima di te -





Dopo la rivelazione dell'identità del primo amore di Merlino, dopo la tristezza per la sorte di Will, ma anche per quella del suo servo, dopo il senso di colpa dovuto al sacrificio di Will nei suoi confronti, Artù per la prima volta quella sera si sentì giù di morale.

Quella sera, così particolare, di cui non avrebbe cambiato una virgola e che fino a poco tempo prima gli aveva donato conforto, lo aveva riempito di speranza, lo aveva intrigato e divertito con nuove rivelazioni e un nuovo modo di stare vicino al proprio servo, gli presentava adesso un conto un po' salato da pagare.

Aveva esagerato?

Sì e Merlino?

Anche lui, ma di meno, perché il suo ruolo di re prevedeva in ogni caso, responsabilità maggiori rispetto a quelle del valletto. E ora, se anche avesse voluto scherzare di nuovo con Merlino, si sarebbe sentito sciocco e inopportuno.

Inoltre, Merlino non se n'era neanche accorto, la gelosia che aveva provato per lui, prima che scoprisse l'identità di Will era stata a momenti così forte che avrebbe urlato e sarebbe andato dal vecchio amante del servitore per spaccargli la faccia a suon di pugni, ovunque fosse. Ma la cosa più grave era che, anche dopo aver saputo che si trattava di Will, Artù era stato geloso. Di quell'abbraccio che aveva visto coi suoi occhi, dei sorrisi che si erano scambiati, della loro vicinanza fisica, dell'intimità evidente tra loro e delle loro non meglio specificate 'sperimentazioni'. 

E infine Merlino, quel traditore: perché aveva scelto qualcun altro che non fosse lui?

Ma il re non era uno stolto, capiva che erano pretese assurde eppure ne soffriva: 'Che assurdità senza fondamento! Come avrebbe potuto Merlino aspettarmi se nemmeno sapeva della mia esistenza, né io della sua. E Merlino sa che mi piacciono le donne, gliel'ho sempre ribadito. Anche se... Io e Merlino? Amici? Sì, siamo questo. Migliori amici persino ma noi non saremo mai altro. Stasera é sembrato diverso, ma domani tornerà tutto come prima' pensò quasi con un senso di perdita.


Artù ritenne che parlare con Merlino quella sera fosse stata un'esperienza unica, anche se poteva ferire. Non gli era mai capitato di sentirsi così legato mentalmente a qualcuno, nemmeno con Gwen nei tempi migliori ed era abbastanza convinto che anche per l'altro fosse così.


Il re riempì due coppe e ne diede una a Merlino.

"Merlino ci vuole un altro brindisi, se sei d'accordo."

"Sì Artù, lo sono" disse afferrando il calice.

"Alla tua vita futura e a un nuovo amore felice per te!"

A Merlino brillarono gli occhi per un istante.

"A voi, maestà, e alla futura regina!"

Il re non apprezzò più di tanto la dedica del servo. Non aveva detto ancora nulla di Gwen a Merlino, perché in quel momento non aveva nessuna voglia di pensarci.

"Allora, dimmi Merlino, se tu dovessi operare una scelta, meglio i ragazzi o le ragazze?"

"State per caso tentando di scoprire cosa penso al riguardo, in quanto più esperto di voi in un certo ambito, per poter ampliare la rosa delle possibilità, oltre che a future regine anche ad eventuali futuri regini? Non so come chiamarli."

"Eh?"

Merlino si stava divertendo un mondo: Artù era proprio un babbeo! 

"Volete un consiglio da me per capire se vi potrebbero interessare anche gli uomini oltre alle donne?"

"E io che ti do pure retta!" mormorò Artù fingendosi offeso.

Merlino si alzò in piedi e cominciò a camminare su e giù; era stufo di stare sui cuscini o sul tappeto, ormai da qualche ora. Artù cambiava posizione in continuazione; alcune erano anche un po' sconce e poco adatte a un re, come adesso, per esempio, che stava lì semisdraiato con le gambe spalancate. Ma lui in qualità di ospite o di servo era obbligato a darsi un contegno. 

"Comunque non so bene chi preferisco tra i due, maestà. Più che le differenze per me conta la persona che hai davanti. E poi, non mi sono mai spinto oltre i baci con le ragazze."

"Ho capito, ma ti dovrai pure essere fatto un'idea su ciò che ti piace di più, in amore."

"Dunque ... io considero le ragazze più dolci, più gentili, a volte più fragili e in generale più fedeli, credo. I ragazzi sono più rudi, forse anche un po' più brutti...no...quello dipende...alcuni sono belli in effetti, hanno dei muscoli: avete presente quelle statue di Ercole? Ecco, così!"

"Non c'é bisogno di scomodare gli antichi eroi, Merlino. Tu quante volte mi avrai visto nudo, da quando lavori per me?"

"Eh? Ah, mediamente...un giorno sì e l'altro pure" rispose il servo disorientato.

"E?" chiese Artù allargando le braccia.

"E?" domandò a sua volta Merlino imitando il gesto del re, senza capire.


Artù alzò gli occhi al soffitto, spiegando: "Cosa ne pensi, visto che apprezzi le peculiarità di un corpo maschile?"

Le guance del servitore era diventate di un bel fucsia acceso quando rispose in modo goffo e impacciato: "Se ho capito quello che volete intendere ... in effetti ... si può dire che siete ... ben messo ... cioè ... ben dotato!"

"Sei uscito dal seminato, Merlino!" ad Artù veniva da ridere.

"Perché?" a Merlino veniva da piangere.

"Non era certo questo che volevo sapere da te, ma solamente come ti sembravo fisicamente!"

Il servo distolse lo sguardo, maledicendosi! Avrebbe tanto voluto nascondersi sotto il letto per non uscirne mai più.

"Siete in forma, Artù, per la vostra età!"

"Merlino, ... ma quale età? Ho ventotto anni" soffiò avvilito Artù.
 
"Dove eravamo?" chiese Merlino al limite della sopportazione. 

"I ragazzi sono brutti, ah, no, sono belli!" rispose il sovrano asciutto.

"Ah, sì ... i ragazzi sono meno romantici, purtroppo, però sono più ..." il valletto si concentrò gesticolando ampiamente; non gli veniva il termine giusto "energici, ma non é una cosa solo fisica ... impetuosi, sì! Credo sia questo che me li faccia ... prediligere." 

Il servo si girò e si ritrovò Artù a mezzo metro da lui. 'Ma quando si é alzato l'asino?'

Artù gli prese le braccia con forza, poco sopra i gomiti: "Intendi così? Impetuosi così?"

'Almeno una cosa l'ho capita: mai alzarsi in piedi con Artù nei paraggi!'


"Sì, una cosa del genere!" disse Merlino completamente a caso.

Il servitore sentì che il sovrano, invece di lasciarlo andare, strinse di più le mani sulle sue braccia. 

"Ho detto energici, non aggressivi, sire!" e per allontanarlo spinse leggermente le mani sui bicipiti del re, che si contrassero all'interno dei suoi palmi. E rimase incredulo e sconcertato dalla reazione inattesa del suo corpo. Un forte brivido di eccitazione lo attraversò da capo a piedi, fermandosi dove non avrebbe dovuto.

Artù vide Merlino a capo chino e lo lasciò andare. 

"Ti ho fatto male? Non credevo fossi così delicato! Mi dispiace."

"No, Artù,... credo sia il vino!" mentì.

Il re fece il gesto di volerlo accompagnare a sedere sorreggendolo.

"Grazie, sire, ma credo sia meglio che faccia da solo, perché il capogiro va e viene e so io quando é il momento giusto per muovermi. Non vorrei cadere."

Merlino pensava fosse buffo il fatto che la serata della sua grande confessione, fosse anche quella delle mille piccole bugie.
 
Si sedette e si coprì l'inguine con un cuscino, cercando di muoversi con naturalezza per non destare sospetti. Come mai era successo? Non voleva perdere il controllo del suo corpo in questo modo. Lo faceva sentire vulnerabile. Non capiva perché non fosse successo ad esempio quando il re lo aveva tenuto tra le braccia e invece ora sì.


"C'è una cosa che non mi torna, Merlino. Questo grande impeto che ti piace così tanto dei ragazzi é comunque il motivo per cui hai lasciato Will" fece Artù, sorridendo amaro.

"Io non lo lasciai. Litigammo malamente ma continuammo a frequentarci. Forse ci vedevamo un po' meno, e tra noi non era più lo stesso di prima. Finché non mi toccò né mi baciò più. Io però gli volevo ancora bene e anche lui credo, anche se temo che per parecchio tempo mi abbia odiato."

"E tu hai lasciato che si allontanasse senza fare niente?"

"Sì, non avevo cambiato idea. Non mi sentivo ancora pronto e il fatto che lui si fosse intestardito in quel modo, non mi aiutò certo ad andargli incontro e a fare quello che lui voleva da me."

"Lo ammetto Merlino, faccio un po' fatica a capire le tue motivazioni, ma rispetto le tue idee."

Il servo pensò che non c'era un vero motivo per non essersi concesso completamente a Will. E non sapeva neppure spiegare perché Will si fosse arrabbiato così tanto. In fondo come coppia avevano sperimentato un'ampia gamma di pratiche sessuali più che soddisfacenti per entrambi.

Artù si fece scappare uno sbuffo divertito:

"Sei vergine, quindi?"

Merlino aveva ancora il calice in mano e lo scolò fino all'ultima goccia. Poi con sarcasmo rispose:

"Perdiana, Artù, siete acuto come una faina" e aggrottò le sopracciglia sulla difensiva ma il sovrano ancora una volta lo stupì: 

"Non credo sia un male, sai? Sarà un bel dono in più per colei o colui al quale deciderai di donare il tuo cuore e tutto te stesso. Personalmente non mi darebbe fastidio, anzi lo apprezzerei."

Il servitore si sentì attraversare da una miriade di piccoli brividi e i suoi avambracci appena scoperti mostravano i pori in rilievo di cui il re si accorse senza tuttavia dire nulla.

Merlino scosse la testa e proseguì:

"Questa storia della verginità credo sia più un'invenzione per tenere sotto controllo la sessualità delle persone e in particolare delle donne. Un modo di condizionarle facendole sentire donne per bene o sgualdrine. Trovo che questo sistema sia vergognoso e personalmente lo detesto. La verginità per me é una questione mentale, privata, un'idea che ciascuno dovrebbe custodire e tenere per sé e che non dovrebbe riguardare nessun altro, nemmeno un eventuale amante."

"Una cosa così non l'ho mai sentita dire prima da nessuno. É una visione interessante, molto moderna e libera. Quindi con Will, tu davvero non desideravi farlo?"

"Dal punto di vista fisico, l'avrei desiderato, eccome!"

"Quindi perché?"

"Non lo so, Artù! Credo che un motivo ci sia, ma non l'ho ancora realizzato... ma se mi viene in mente, ve lo farò sapere" terminò Merlino, con fare leggero, perché stava diventando tutto molto serio e non voleva rischiare di inalberarsi in quei discorsi un po' populisti in cui occasionalmente si cimentava, fino a farsi ingrossare le vene del collo per la foga che ci metteva e con la gente che tendeva a spaventarsi.

"E così ti piacciono i biondi, Merlino? Hai buon gusto, non c'é che dire!" sorrise il re sornione.

"No, Artù, il colore dei capelli di una persona non ha alcuna importanza per me. E poi Will era castano."

"Guarda che era proprio biondo, forse non come me, ma c'era molto vicino!" 

"Con rispetto parlando, maestà, ma con tutto quello che ci ho fatto, volete che non sappia di che colore fossero i suoi capelli?"

"Se la metti su questo piano, allora non posso competere" rispose Artù leggermente alterato dalle parole di Merlino.

Il re stava per aggiungere qualcos'altro ma appena provò ad aprire bocca, il servo lo anticipò.

"Basta, Artù! Vi prego! Credo di avervi detto tutto quello che c'era da sapere sul mio passato amoroso."

"É di quello presente che avrei voluto mi parlassi adesso. Mi concedi almeno un'ultima domanda?"

Merlino inspirò: "E sia!"

"C'é qualcuno che ti interessa al momento?"

Il servitore sentì il cuore aumentare il numero dei battiti, ma era una sensazione ancora controllabile. Non avrebbe mentito del tutto, ma non poteva nemmeno scoprirsi più di tanto, quindi parlò velocemente per poter accantonare la questione il prima possibile.

"Sì, Artù, e non centrano le ragazze di cui ho parlato prima. E no, non vi dirò mai chi é!" 

Il sovrano la sentì chiara e forte, la nuova fitta all'addome, molto più dolorosa di quelle provate fino a poco prima. Questo era un colpo basso da parte del servo e non se l'aspettava. Aveva creduto che il suo amico gli avrebbe detto di non aver nessun interesse per chicchessia.

"Quindi sei innamorato di lui, anche adesso?" mormorò il re.

"So cosa volete farmi dire!" rispose Merlino con un po' di insofferenza nella voce.

"Certo, sono tuttora innamorato, ma non vi ho affatto detto se si tratta di una dama o di un cavaliere. E comunque non c'é mai stato nulla tra noi: é il classico amore impossibile."

Artù, ancora turbato, provò a radunare le idee a voce alta: 

"Dunque, una persona d'alto rango, probabilmente sposata o comunque legata, in qualche modo. Conoscendoti non gli avrai minimamente mostrato il tuo interesse, quindi il fatto che non sia un amore corrisposto é una tua idea. Non puoi saperlo per certo. É di sicuro un uomo. Un cavaliere, direi, che ho conosciuto o incontrato almeno qualche volta."

Merlino scoprì che a dispetto di ciò che sembrava, Artù era molto perspicace per quanto riguardava le questioni di cuore.

Fu tentato di chiedergli come facesse ad avere tutte queste informazioni su di lui, ma qualcosa gli diceva che non avrebbe dovuto scavare maggiormente a fondo. Provava un po' di rancore verso il re, ma cercò di trattenersi.

"Bene, sire, argomento chiuso! Si sta facendo tardi". E si alzò in piedi, stando attento ai movimenti di Artù, stavolta.

Merlino spiegò: "Dobbiamo riprenderci da tutto quello che é successo oggi. E poi sarà meglio che vada: quel vino mi ha sciolto la lingua anche troppo!" concluse con una leggera risata.

Artù non voleva che il suo servo se ne andasse, a nessun costo! Aveva ancora una carta da giocare, una carta che senza ombra di dubbio avrebbe tenuto incollato per ore al tappeto, il suo servitore.

Purtroppo per lui, voleva significare tirare fuori argomenti di cui non andava fiero, tematiche delicate e contenuti forti e rischiosi. Per amore anzi, come diceva Merlino, per soddisfare la lussuria, aveva superato i limiti dell'abuso, ignorato le proteste di una parte del suo popolo, calpestato i propri valori morali di cui era sempre andato orgoglioso.

Aveva sbagliato e sbagliato ancora. Tante volte. Troppe. Lo aveva capito, si era pentito, ma i rimorsi lo tormentavano ancora. Non era sicuro che Merlino l'avrebbe compreso e perdonato, non questa volta. L'avrebbe perso? Se il suo servo non si fosse aperto con lui così come era successo poco prima, era certo che nemmeno lui l'avrebbe fatto.

Merlino era già sulla soglia e si piegava per fargli un inchino e accomiatarsi. Artù non ce la fece più:

"Pensavo che anche tu volessi farmi qualche domanda sul mio passato?" 

Il servo spalancò occhi e bocca: "Scherzate?" e fece due passi in avanti.

"No, sai, tu ti sei fidato di me. E stasera avrai capito che siamo qualcosa di più del solito re col suo servitore, e qualcosa di più di due buoni amici che si consolano con il vino e delle chiacchiere sulle reciproche pene d'amore. 
Sto parlando di due confidenti, di due persone che si conoscono già bene e che forse per la prima volta non temono di aprire all'altro parti segrete del loro animo."

"Chi siete? E che ne avete fatto del mio re? Ho capito, siete stato rapito dall'aura spirituale vivente di Chrétien de Troyes!*"

"Chi?"

"Un grande poeta e scrittore moderno. Dovreste invitarlo a Camelot, potrebbe scrivere le vostre avventure, Artù!"

"Va bene, ma solo se accetterà di farti comparire come protagonista."

"Allora meglio di no" rise Merlino.

"Perché no? Tu sei molto espressivo. Sei addirittura coreografico!" disse sorridendo Artù.

"Non so se ritenermi lusingato o offeso!"



"Senti, Merlino ti dispiacerebbe preparare anche per me una coppa di quel tuo intruglio?"

"Avete cambiato idea?" disse allegramente il servo.

"Sfido io! Quando prima l'hai assaggiato sembravi preso da uno stato di estasi tale, che per un momento ho pensato che saresti venuto ... apiùmiticonsigliconglideistessi!" accelerò sul finale Artù, accorgendosi di avere oltrepassato i limiti della decenza.

"Cosa?"

"Ecco ... sembravi in paradiso!"

"Ah!" annuì leggermente Merlino, mentre cominciava a preparare due coppe della sua bevanda.

"Artù mi fa piacere che vi fidiate di me, come io mi sono fidato di voi. Sono davvero curioso; non so cosa immaginarmi!"

"Ma cercherai di essere tollerante, discreto e molto comprensivo? E non devi ridere."

"Lo prometto, sire, anche se qualche risata assieme a voi, temo dovrete concedermela." 

Merlino lo guardò con una devozione così sincera e profonda che il re si sentì un po' a disagio e quasi commosso.

"Artù, ... stasera voi siete stato ...perfetto! Mi avete ascoltato con interesse, senza mai farmi sentire giudicato: é molto importante per me sapere che per voi non sono diverso da prima, dopo quello che vi ho rivelato di me."

"No, non sei diverso per me. E comunque ... io non voglio che tu cambi. Io voglio che tu sia sempre ... te stesso!"

Ora era Merlino ad essere commosso. Senza guardare il re in volto, gli porse la sua coppa in silenzio e spiò la reazione del sovrano che stava annusando il liquido profumato dentro il suo calice.

"Mmh" gemette Artù sorpreso, dopo aver preso un sorso e masticando adagio i pezzi di frutta "É buonissimo! Ammetto che prima sono stato ingiusto!"

"Adesso siete voi che sembrate essere sul punto di venire ... a più miti consigli ... com'era?"

"Merlino!" sobbalzò Artù.

"Cos'ho detto? Non é lo stesso modo di dire che avete usato voi prima?"

Il re sospirò affranto: "Non é un modo di dire. Devo essermelo inventato lì per lì e siccome potrebbe risultare poco chiaro, forse é meglio non ripeterlo."

Merlino annuì ignaro e Artù fu grato agli dei di avere per servo il ragazzo più ingenuo del mondo, almeno in quel momento.


"Maestà, è vero quel che si dice, cioè che avete avuto moltissime donne, nella vostra vita, prima che io giungessi a Camelot?"

Artù respirò profondamente, si sentiva un po' nervoso.

"Sicuramente meno di quel che si vocifera in giro, tuttavia, sì, ne ho avute parecchie."

Il sovrano esitava, non era sicuro di voler raccontare tutto al servitore. Voleva fidarsi di lui, con tutto se stesso, ma questa volta forse sarebbe stato troppo anche per lui.

"Non so se hai mai sentito parlare, Merlino, di quel diritto chiamato 'Jus primae noctis' e cioè il diritto alla prima notte?"

"Ne ho sentito parlare, sire. Quel diritto secondo il quale la prima notte di nozze di ogni coppia, facente parte del popolo, il re aveva diritto di giacere con la sposa. Ma mi fa piacere dirvi che é un falso storico. Non é vero niente. Quale popolo avrebbe potuto sopportare una sorte del genere per le proprie donne? Era un inganno, una voce messa in giro per spaventare, insinuare il dubbio e chissà per quali altri loschi motivi."

"Beh, forse era una finzione, ma mio padre si inventò qualcosa di simile, una specie di "Jus prìncipis" e cioè diritto del principe, come regalo per festeggiare il raggiungimento da parte mia della maggiore età**"

"Vostro padre, sicuramente vi voleva bene, ma ha fatto tante cose sbagliate durante il suo mandato di re. Voi siete l'uomo più nobile che abbia conosciuto. Cosa gli avete detto per convincerlo a desistere da questo suo folle progetto?"

Il re si azzittì. Non sapeva cosa dire o cosa fare:'Dei, e se poi non mi guardasse più allo stesso modo?

Merlino non si aspettava che il re esitasse così a lungo e cominciò a sospettare che il re non avesse rifiutato.

'No, non ci voglio credere. Questo non é da Artù!'

Il suo sovrano era un uomo d'onore. Con la sua ricchezza, potenza e bellezza, avrebbe potuto avere chiunque volesse. Non si sarebbe mai abbassato ad una meschinità simile.

Il re continuò, cercando una giustificazione, un modo meno duro di presentare la faccenda al servo.

"Mio padre disse che questo 'dono' avrebbe contribuito a fare di me un uomo completo in tutti i sensi e che come futuro re avevo il diritto/dovere di fare tutto ciò che era necessario a rendermi un uomo più maturo e sicuro di me."

"E voi accettaste?" domandò Merlino, tentando di non far trapelare la sua apprensione.

"Merlino!" ribatté il re con una punta di rabbia "ero poco più che adolescente e non facevo che pensare ai rapporti amorosi tutto il giorno e tutti i giorni, da anni. Non mi era mai stato consentito di rimanere da solo con una ragazza neanche per un minuto. Non avevo mai baciato nessuno. Era stato tutto studiato a tavolino da mio padre e dal consiglio. Troppo rischioso, mi dissero! Per certi versi eri molto più libero tu, libero di amare e di fare ciò che volevi con la persona che volevi. Tu mi hai chiesto di essere comprensivo a causa della tua giovane età e inesperienza. Ora sono io a farlo, Merlino! Chiediti quanti ragazzi avrebbero rinunciato, se avessero avuto loro questa possibilità! Oh, no, non sto parlando di te. Tu non potresti mai. Tu sei troppo nobile, troppo pulito, troppo perfetto. Ma prova a chiederlo a Gwaine o a Elyan? Tu credi che avrebbero rifiutato?"

Il valletto si sentì punto sul vivo. Non meritava l'astio del re, anche se a certe cose non aveva assolutamente pensato. Non doveva essere stato facile vivere sotto l'egida del padre, soprattutto a quella età.

"Sapevo che non era una cosa così onorevole come mio padre voleva far sembrare, ma accettai e senza neanche pensarci troppo."


'Anch'io ci pensavo sempre all'amore. Tutti i ragazzi a quell'età ci pensano, ma secondo me questo estremo non é accettabile, anche se molti altri avrebbero detto di sì.'

Artù ricominciò: "Ricordi com'ero quando ci conoscemmo, ormai più di tre anni fa?"

Merlino sorrise malignamente: "Come potrei non ricordare. Eravate il più grande bifolco, testa di piolo della storia!"

"Ehi, chi é volgare ora?"

Il servo fece il finto tonto. Probabilmente stava esagerando ma aveva questo malumore sotto pelle che quasi non gli importava, anzi forse desiderava che Artù capisse quanto lui si sentisse ferito dal suo comportamento passato.

Artù spiegò: "Ti dirò che da ragazzino ero molto peggio di quando mi hai conosciuto."

"Non credo sia possibile!"

"Ero più immaturo, viziato ed ero piuttosto concentrato su me stesso. Fin da piccolo mi era stato insegnato che dovevo avere nei confronti dei sudditi un atteggiamento distaccato e sprezzante. Ma io facevo sempre quello che mi pareva. Sapessi quante volte sono stato ripreso perché dimostravo troppa simpatia e troppa gentilezza nei confronti di servi e contadini. Li adoravo, con loro potevo essere libero e sincero. A una certa età mi fu vietato di intrattenermi con loro. Soffrii parecchio e avrei dato tutto ciò che avevo per poter vivere come loro. Ti ho mai detto che se non fossi stato re, avrei fatto il contadino? Quindi dopo tutto non ero un mostro nemmeno da ragazzino."

"Questa é una cosa molto triste, Artù! Mi dispiace!"

"So di aver sbagliato Merlino ma sono passati tanti anni da allora. Quasi dieci. In certi istanti, però, sento ancora il peso della mie scelte scellerate di allora."

Il servo era combattuto tra rabbia e compassione. Nella rabbia era compresa anche una furiosa gelosia. Tutte quelle donne, quei corpi che non appartenevano ad Artú, lui se li era presi lo stesso. Cosa aveva provato? Dei, non voleva saperlo e il servo si mise le mani nei capelli. Faceva fatica addirittura a respirare. Però Artù aveva capito, aveva smesso a un certo punto. Era davvero giovane allora ed era stato manipolato da suo padre e da tutti quegli uomini che gli dicevano cosa doveva fare, compreso con chi dovesse andare a letto. Chissà forse se si fossero conosciuti prima di allora, un vero amico come lui avrebbe potuto fargli capire le cose giuste e quelle no, avrebbe potuto illuminarlo. Probabilmente anche le amicizie di Artù erano pilotate. Una vita di menzogne. Artù, burattino di Uther! Il servitore era afflitto per il suo sovrano.

Merlino disse: "Quando vi vidi la prima volta, voi foste terribile con me, ma mi accorsi quasi subito che la vostra arroganza era più che altro una facciata."

Artù sorrise con dolcezza. Era la prima cosa carina che Merlino gli avesse detto da quando Artù aveva iniziato a rivelare i suoi segreti.

"Tornando al vostro diritto 'Mi faccio chiunque, dovunque, comunque' cosa successe?" chiese.

"Sei esagerato come sempre. Prima di tutto mi vennero impartite varie lezioni teoriche sull'anatomia maschile e femminile, sull'arte amatoria, ma soprattutto sull'arte di evitare l'ingravidamento delle mie future amanti, che sarebbe stato disastroso per me, mi fu detto. Sembra che interi regni siano collassati su se stessi a causa di figli più o meno illegittimi concepiti senza discernimento."

A questo punto Artù lasciò andare uno sbuffo divertito: "Vuoi sapere chi mi impartiva queste lezioni?"

"Chi?" chiese Merlino candidamente.










*Chrétien de Troyes scrittore del XII sec. che tra i primi scrisse la storia di re Artù e degli eroi che lo accompagnarono.

**Non ho idea di quale fosse all'epoca la maggiore età, né se ci fosse. Io qui considero i diciotto anni.





Ciao ragazze, ringrazio le tre splendide donne che mi han dato molta gioia: Idalberta, Itsnotbroken e LadyKant. Le tre muse di questa mia fic!

Spero non siate deluse; in effetti del passato amoroso di Artù c'é solo l'inizio. Anche se rende l'idea. Non é poi tutto così orribile come sembra. Artù sembra questo latin lover, per non dire peggio. Voglio bene ad Artù, ma mi é uscito così! Devo dire che se una cosa così l'avessi letta nella fanfiction di un altra non so se avrei voluto leggerla, forse mi avrebbe dato fastidio. Scriverla é molto più semplice, in questo caso. Farò di tutto perchè l'errore di Artù diventi meno doloroso e più sopportabile possibile per Merlino e per le lettrici che come me sono sensibili a questi temi. In seguito però Artù si calma molto. Per pareggiare i conti, un pochino ero tentata di aggiungere storie a Merlino. Non l'ho fatto anche se ho trovato un piccolo escamotage nel prossimo capitolo per ovviare a questo inconveniente. Vi abbraccio e vi riabbraccio.

Lulette
   
 
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