Permabilità
Mentre mi parli,
sento che soffri - che soffri così tanto,
per un padre che non ti ama,
che non ti ama più
o che forse non l’ha mai fatto,
per un marito che
è andato oltre
quella linea – per niente sottile –
che divide l’amare dal pensare di possedere,
che è forse l’aveva già fatto
eppure così no, così non si può
più.
Fiumi di parole
mai dette fra voi.
Sento il dolore uscire da ogni tua
parola.
So che fare:
ti ascolto, una mano sulla tua spalla,
un abbraccio, un caffè insieme,
poche parole di conforto.
Ma mentre mi parli,
mentre te ne vai,
mentre ci ripenso:
non provo nulla.
Penso di essere una pessima amica
a non sentire il tuo dolore,
penso di avere un cuore di pietra,
penso anche, in fondo, di essere una brava persona
perché ho imparato a difendermi dal dolore
degli atri, perché non posso indossare anche quello.
Poi lo capisco che ho solo cambiato strategia,
è cambiata la permeabilità del mio pericardio,
ora, come un terreno completamente roccioso,
lascio fuori l’acqua, si formano pozze di lacrime
sulla superficie.
Il dolore ci mette solo di più ad entrare,
ci mette solo di più a parlare
e si esprime in forme nuove
chiedendomi di
annebbiare la mente.
Non so se ci riesco a restare
in questo dolore, non so come.
Cerco conforto dall’alto, perché
- da quel che so -
se la pioggia scende
il dolore sale.