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Autore: ClostridiumDiff2020    23/09/2021    0 recensioni
Questa Storia Partecipa alla 365 Writing Days Challenge 2021
365 finestre...
365 storie, una raccolta di racconti, una raccolta di vite.
Ogni giorno, partendo da una parola, si aprirà una porta verso qualcosa, verso qualcuno...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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268 - la chiave



Mia cara Rachel, non serve che mi rammenti in ogni singola lettera cosala gente racconta del mio Arthur. Non solo conosco bene il suo amante, ma lo ritengo uno dei miei più cari amici. Per quanto tu non comprenda i nostri legami.
Questa mattina, quando ho sentito il calcio del mio piccolo Nathaniel ho sentito che la mia vita fosse completa.
 
Nathaniel poggiò la lettera e si osservò di nuovo allo specchio.
Si delineò con le lunghe dita i segni che gli solcavano il volto.
Affermava di sentirsi completa con il suo arrivo, eppure lo aveva abbandonato così facilmente.
 
Scivolò fuori dalla finestra con indosso solo una giacchetta leggera, nonostante l’aria gelida gli sferzasse la pelle facendolo rabbrividire.
“Non capirò mai perché ami così tanto avere freddo…”
Edith lo osservava stretta nella sua giacca dal collo di pelliccia.
Nathaniel sorrise “Camminiamo, vorrei assaporare questa notte”
“Io vorrei non ritrovarmi con i piedi in fiamme, prendiamo l’auto di mio padre…”
“Tanto ormai pensano che la usi ogni notte…”
“Potresti anche dir loro che non sei te a farlo”
Nathaniel fece spallucce e la seguì fino all’auto.
 
Mentre la ragazza guidava la macchina nella notte Nathaniel si appoggiò ad occhi chiusi allo sportello. Pensare di tornare alla sua vecchia casa gli dava strane sensazioni.
L’ultimo ricordo che aveva della sua casa era composto da riflessi in pezzi, frammenti di specchio e grida di dolore. Lo rivedeva nei suoi incubi, che pullulavano di teschi insanguinati e dolore.
 
“Cosa pensi che troverai in quel rudere? La porta di quella chiave?”
“Quel… rudere era la mia casa”
Edith alzò gli occhi al cielo. “Non lo è più e non mi pare che in tutti questi anni tu sia mai andato a vederla per versare calde lacrime sulla tua infanzia perduta. Ma sono curiosa di capire dove ci porterà questo viaggio…”
Nathaniel si rigirò la chiave tra le mani. “Non potevo tornare…” Sussurrò osservando il suo riflesso nello specchietto della macchina. “Ma forse ci sono davvero delle risposte su di me…”
Edith rimase in silenzio tutto il tempo finché non arrivarono davanti a una grande cancello in ferro battuto. “Sai Nat, se credi che tua madre ti abbia ricusato per i segni che porti sul volto, se pensi davvero questo non credi che scoprire la verità possa fare solo ancora più male?”
Nathaniel non rispose e uscì dal mezzo. Edith rimase un attimo ad osservare il sedile vuoto.
“Vorrei solo che vedessi quello che vedo io… Evitandoti il dolore…”
 
“Sai Edith… Sai essere brutalmente diretta, ma ti preferisco a quando fingi di tenere a me con quelle parole sdolcinate…”
Edith distolse lo sguardo avanzando verso la grande villa che si stagliava all’orizzonte.
Le piante che crescevano senza controllo e la casa, nera, divorata dalle fiamme.
“Mia madre ti veniva sempre incontro quando sua sorella ti portava con sé in visita” disse Nathaniel osservando la scalinata ricoperta di muschio.
“E tu mi osservavi diffidente dietro di lei, mi scrutavi con quella tua espressione seriosa. Non sembravi nemmeno un bambino con quello sguardo adulto. Non ti fidavi non è vero?”
Nathaniel sorrise, era vero, scrutava quella bambina dai ricci neri e dalla pelle bronzea. Era sempre così estroversa, aveva ragione, per molto tempo non aveva apprezzato la presenza d quella ragazza. Ma quando si era risvegliato con il volto fasciato e il dolore gli aveva spaccato la testa era stata proprio Edith la sola ad accorrere a cercare di dargli sollievo. Anche con il suo caustico sarcasmo, ma a differenza di tutti gli altri, lei c’era.
 
Salirono le scale in silenzio, la porta principale era semiaperta. Nathaniel la spinse e si aprì cigolando. Avanzò in silenzio, il soffitto era sfondato, le pareti annerite e il pavimento ricolmo di foglie secche che scricchiolavano sotto i loro passi.
Nathaniel strinse la chiave in pugno.
“Stai per aver qualche rivelazione? Flash, visioni dal passato? Solo ti prego non svenire… Sei pesante da trascinare…”
Nathaniel rise e scosse la testa. Davanti a sé la grande scalinata che portava ai piani alti.
Ricordava bene l’ultima volta che aveva visto suo padre scendere da quelle scale, assieme a Jonas. Avevano discusso e poi si era voltato verso di lui, che li osservava seminascosto dalla poltrona. “Nemmeno io comprendevo il rapporto dei miei, erano aperti su tutto eppure sono sempre stato convinto che mi nascondessero qualcosa… Forse è legato a questa chiave…”



Day 268 - Prompt - sulla strada (23.09.2021)
   
 
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