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Autore: Aqua Keta    23/09/2021    7 recensioni
Le parole di Oscar erano state chiare, perentorie, inequivocabili.
Di lui non aveva più bisogno ...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Andrè se n’è andato.

Un senso di vuoto mi pervade. Immagino sia normale.

Averlo avuto sempre  al fianco. La sua costante presenza … i suoi occhi, il suo profumo …

Ma che mi prende?

Strizzo gli occhi a cancellare la sua immagine fissa nella mia mente.

Sguaino la spada.

Un paio di colpi ed affondi, a tagliare l’aria. Basta!

Ho già preso la mia decisione.

Nessun tentennamento. Nessuna debolezza.

Pensieri frivoli da donnette di corte.

E’ difficile che io rimpianga qualcosa. Eppure Arras mi dava serenità … anche se … era necessario rientrare.

Continuo a rimuginare su certe situazione, su determinati avvenimenti … su di te.

Nonna è preoccupata.

Ma dove diavolo ti sei cacciato? Due giorni che non rientri a casa. Di te non si sa nulla.

“Non darti pena. Siamo adulti, sappiamo ciò che facciamo e sappiamo cavarcele benissimo”- non c’era altro modo per rincuorare quella povera donna.

Ma cosa ti salta in mente? Perché non l’hai avvisata?

 

Ci è giunta voce che arrivi un nuovo comandante.

Mi auguravo ce ne saremmo rimasti in pace ancora qualche giorno.

Ho messo una buona parola per far arruolare quel figlio di un falegname, “occhi tristi” come l’ho soprannominato.

E’ un bravo ragazzo, tranquillo. Piuttosto riservato.

Due giorni che è qui e si è già abituato ai nostri modi e ritmi.

… eppure ho la sensazione nasconda qualcosa.

“Smetti di tormentarti per amore. Con tutto quel ben di Dio che sei, un gran bel pezzo di manzo. Sai quante femmine potresti rallegrare quotidianamente con quello che hai tra le gambe? E senza impegnarti?”- sbellicandomi dalle risa.

E’ rimasto a fissarmi con quell’unico occhio, verde, intenso, profondo oltre il quale si cela un’indescrivibile sofferenza.

Cosa nascondi Grandier?

 

Alain è stato un grande. Sono riuscito ad entrare nei Soldati della Guardia.

I ragazzi mi hanno accolto quasi tutti con un bell’entusiasmo. A parte per qualcuno nel quale ho riscontrato un po’ di reticenza.

Ho raggiunto il mio scopo. Questo è ciò che importa.

Mi spiace solo di non essere riuscito a passare da nonna per informarla.

Ad ogni modo dovrò andare a prendere alcuni effetti personali.

Mi è stata assegnata la branda sotto Lasalle, un bravo e buon ragazzo. Di fronte, quella di Alain.

E’ chiaro che è lui a comandare la baracca. Tutti lo temono e lo rispettano.

“Smetti di tormentarti per amore … sai quante femmine puoi soddisfare con quello che hai fra le gambe? Nessun impegno … e puoi unire l’utile al dilettevole” in una fragorosa risata.

E’ uno che non si fa certo problemi. Ha il suo giro di donne ma … quella Colette, alla taverna, deve essere quella che frequenta più assiduamente. Gli ronza attorno peggio di un’ape. Gli si struscia contro. Appena lo vede stringe i laccetti del corpetto sollevando e mettendo ancora più in mostra il seno abbondante. Lui naturalmente va in brodo di giuggiole e le mani scivolano ovunque, nemmeno fossero cosparse d’olio.

Poi sparisce quella mezz’oretta per riapparire con stampato in viso un sorrisetto malizioso e compiaciuto, mentre la ragazza riprende il servizio con il volto infiammato.

Mi viene da sghignazzare ripensando alla scena.

Mi ha raccontato di avere una sorella, Diane. Pare che qui in caserma tutti l’adorino. I ragazzi me l’hanno descritta come un fior fior di ragazza.

Sono curioso.

 

Indosso la mia nuova uniforme blu dai toni più severi, a mio parere.

Sistemo gli alamari, la spada sul fianco.

Sono pronta.

Bussano.

Il Colonnello D’Agoult è un uomo alto, qualche anno più di mio padre, folti baffi grigi, occhi scuri e profondi.

“Comandante benvenuto. Vi attendavamo solo fra qualche giorno” batte i tacchi portando la mano alla fronte.

“Ho preferito presentarmi prima per poter conoscere i miei uomini” lo invito al riposo.

“Suppongo non siano pronti ma…” il tono leggermente preoccupato.

“Meglio così”- mentre infilo  i guanti.

Il corridoio è per lo più nella penombra, umido e l’aria non è certo quel miscuglio di profumi presente a Versailles, tanto meno quello di salsedine delle spiagge della Normandia o dei campi fioriti di Arras.

D’Agoult mi apre la porta.

Stranamente i soldati sono disposti sulla mia destra e sulla mia sinistra, in riga, ordinati.

Avanzo di un paio di passi “Sono il vostro nuovo comandante. Il mio nome è Oscar Francois de Jarjayes” il mio tono è autoritario mentre gli occhi scorrono su uno ad uno degli uomini.

Li squadro. Li studio velocemente.

Mi trovo quasi nel centro dello stanzone e volgendomi su un lato, incrocio quello sguardo.

“Salutiamo in nostro comandante!” si leva una voce dal gruppo.

Tutti sull’attenti.

Anche tu.

Dietro. In seconda fila.

Serio.

Obbedisci.

La mano tesa alla fronte.

 

 

 

   
 
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