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Autore: JoyStuck    24/09/2021    0 recensioni
Mid- Season 3: Daryl viene catturato a Woodbury durante una missione di salvataggio. Il Governatore ha una particolare intuizione su come torturarlo per ottenere informazioni sul nuovo gruppo nei dintorni.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daryl Dixon, Il Governatore, Merle Dixon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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I piedi di Daryl incespicavano quasi ad ogni passo, e Merle si stancò presto di lanciargli frecciate sarcastiche quando si trovò a trainarlo avanti per buona parte del tempo. Continuò fino ad assicurarsi di essersi allontanato a sufficienza da Woodbury, poi valutò che non si sarebbero accorti comunque della loro fuga fino al ritorno del Governatore e della squadra di ricerca.
Voleva dire almeno un paio d’ore di vantaggio, pensò svincolandosi dalla presa del fratello sul collo e lasciandolo cadere su una chiazza erbosa tra le radici di un albero, per poi buttarsi di malagrazia con la schiena contro un tronco adiacente, sistemandosi con i gomiti sulle ginocchia per riprendere fiato.
 
-Ma di che ti sei fatto, per essere così fuori? Eh?- rimarcò colpendo Daryl con due dita sulla guancia.
Il ragazzo aprì gli occhi e batté le palpebre un paio di volte, poi li richiuse e abbandonò la testa sul tronco, senza rispondere.
-Non ti mettere troppo comodo, dobbiamo trovare un posto dove rintanarci.- Merle si sfregò malamente il naso sul braccio, e studiò gli alberi che si distendevano in tutte le direzioni.
-Ora sarebbe utile sapere dov’è il tuo gruppo.- commentò a voce alta scandendo le parole come se cercasse di farsi capire a un bambino –Non posso tornare a Woodbury dopo averti fatto scappare, e se posso vorrei passare la notte col culo al caldo, invece che come esca per vaganti-
-La prigione…- Merle aggrottò la fronte chiedendosi se avesse sentito male. O se il fratello avesse cominciato a delirare.
-Prigione? Ci sono stato, nell’unica prigione qui in giro, e brulica di cadaveri.- esclamò –Fra l’altro è in mezzo alla nostra zona nera, impossibile che siate arrivati fin lì tutti interi.-
-Saresti- Daryl doveva inspirare tra una parola e l’altra, forse per i colpi alle costole delle ore prima -…sorpreso- tossì a fatica, piegandosi in avanti mentre arrancava per riprendere fiato.
-Non azzardarti a crepare- Merle si staccò stancamente dall’albero e lo afferrò per la camicia per sorreggerlo prima che scivolasse disteso sull’erba -Devo farti vedere ai tuoi amichetti per convincerli a farmi entrare-
Daryl scostò la mano con un gesto pesante, e ritornò con la schiena contro il tronco ricoperto di muschio.
Merle si guardò intorno ancora una volta, coprendosi la fronte con il braccio monco per pararsi dal sole alto di mezzogiorno.
Un ramo spezzato attirò la sua attenzione, giusto in tempo per vedere un vagante sbucare dagli alberi e incespicare alle loro spalle.
Sarebbe stato un ragazzone alto e ben piazzato, non fosse per i brandelli di carne marci semiscollati a scoprire ossa e muscoli che ballonzolavano a ogni movimento. Merle imprecò a denti stretti e si alzò controvoglia, avanzando a grandi passi e prendendosi il tempo di posizionare bene la punta della lama a premere contro il berretto giallo che ancora copriva il cranio del vagante, prima di perforarlo fino a far sporgere il metallo insanguinato dalla nuca.
Tra un sospiro e una smorfia, fece schioccare il collo da una parte e dall’altra mentre tornava indietro, poi afferrò il fratello per le spalle e sistemò le braccia legate ad avvolgerlo nella stessa presa precedente.
-Ci serve un’auto. - dichiarò fermo mentre faceva forza per sollevare entrambi.
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Un grosso ratto schizzò fuori dal proprio nascondiglio sotto alcune travi accatastate e si strofinò il muso nelle zampette. Gli occhi rossi scattarono verso l’alto, poi seguirono coi baffi vibranti il profilo della strada ormai dissestata su cui si trovava, e la bestiola si dileguò rapida come era comparsa giusto un attimo prima che due uomini comparissero dalla curva, incedendo a passi pesanti.
Merle sbuffò e imprecò negli ultimi metri che lo separavano dalla sua meta. Arrivati sotto l’insegna del vecchio distributore che avevano raggiunto, lasciò scivolare Daryl a terra e finalmente si decise a recidere le corde ai polsi con la lama. Gli diede un colpetto sul petto per rianimarlo, poi si spostò davanti a un enorme telo scuro di plastica che scostò pesantemente maledicendo l’unica mano che si ritrovava.
Sotto, scoprì il profilo di una Honda grigia, tutto sommato ben tenuta se si escludevano tutti e quattro i finestrini infranti e la tappezzeria sbiadita dal sole.
L’uomo ridacchiò nell’ammirare  il piccolo gioiello che aveva tenuto da conto tra una perlustrazione e l’altra, e aprì la porta del passeggero per trascinarvi dentro il fratello.
Si spostò poi dal lato del guidatore e si sdraiò sul sedile, i piedi fuori dalla vettura e la testa sotto il volante per armeggiare con lo scomparto dove già una volta aveva attivato i fili d’accensione.
E lì la loro fortuna decise di andare in pausa.  Il dannato motore non aveva intenzione di partire.
Dopo avere maledetto mezzo pianeta, Merle scivolò fuori dall’auto e tirò bruscamente la leva per aprire il cofano, ma quando si portò sul davanti dell’auto un rumore di travi rovesciate lo fece voltare di scatto.
La lama della protesi scintillò al riflesso del sole alto, e la vagante comparsa all’improvviso tese le braccia verso la carne viva a pochi passi da sé.
Altri lugubri gemiti fecero eco ai suoi, e Merle ruotò su sé stesso per vedere come dall’edificio di cassa e dai bagni del distributore altri cadaveri sbucavano stringendo un cerchio  di cui lui era il centro.
Forse aveva imprecato a voce troppo alta.
 
Ne contò sei, abbastanza lenti per farli fuori prima che gli fossero addosso tutti insieme. Per primo raggiunse quella che aveva rovesciato le travi, spingendola indietro fino a farla cadere e conficcando la lama al centro della stopposa frangia bionda.
Scattò in piedi e si girò a bloccare un altro più vicino, infilzandolo dalla gola alla nuca.
Un terzo lo afferrò per la protesi prima che potesse estrarla, ma stupido com’era morse il metallo, e Merle lo scansò con un calcio e lo finì schizzando di sangue scuro l’asfalto dissestato sotto di loro.
Altri due vaganti fecero velocemente la fine dei primi, e l’uomo si concesse un attimo di fiato prima di sistemare l’ultimo. Si asciugò la fronte con il braccio buono e piantò con una mossa decisa la lama nell’orbita vitrea di una donna di mezza età. In quel momento sentì dita putride serrargli la spalla. Mascelle schioccarono a pochi centimetri dal suo orecchio prima che potesse divincolarsi, poi il settimo vagante –da dove era sbucato?- gli fu strappato di dosso.
Con la coda dell’occhio vide Daryl rovesciarsi a terra rotolando prima che il cadavere gli finisse sopra, e con un calcio spaccargli il naso per poi frantumargli il cranio con un altro.
Merle fece leva sul corpo della donna per tirare fuori la lama, e si girò scuotendo il braccio mandando schizzi di sangue in tutte le direzioni.
Daryl lo guardò storto ansimando rumorosamente, poi gli occhi persero la messa a fuoco e il ragazzo crollò lungo disteso ancora con lo stivale immerso nelle viscide cervella del vagante.
Il fratello si inginocchiò rapido accanto a lui, e lo scosse per la spalla –Niente sonnellino sotto il sole, forza- gli afferrò il mento con le dita e agitò, ma non ottenne alcuna reazione
-Daryl- chiamò con tono deciso, senza migliore fortuna. Trasse un sospiro a denti stretti, e si sfregò con sgarbo la mano sulla nuca ragionando su come far ripartire quella dannata auto.
   
 
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