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Autore: InvisibleWoman    25/09/2021    2 recensioni
Una piccola one shot ambientata a Parigi, circa un anno dopo la partenza di Gabriella da Milano. Per l'occasione, Agnese e Tina andranno a trovarla nel suo nuovo appartamento, inconsapevoli delle novità che le attendono.
Con la gentile apparizione di Nicoletta, Margherita e Cosimo. Siate clementi!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Assunta, ha aperto le finestre nella camera degli ospiti?” chiese Gabriella per la terza volta alla povera domestica che la sopportava ormai da un paio di anni. Si era svegliata presto quella mattina di agosto in preda al nervosismo per quell’arrivo imminente. Negli ultimi giorni aveva cercato di organizzare tutto alla perfezione: voleva che nulla fosse fuori posto e che le sue ospiti avessero a disposizione tutto ciò di cui potessero aver bisogno. Ci teneva tanto a quell’incontro: non erano invitate come tante altre e lei aveva ben più di un motivo per essere agitata. Più del solito. 
Per loro fortuna, solitamente agosto a Parigi concedeva una tregua dal caldo estivo e pertanto avrebbero potuto godersi la città al meglio. Tutto sommato Gabriella si era facilmente abituata alla sua nuova vita a Parigi, anche perché gli impegni erano talmente tanti da riuscire a distrarla dalle tante paranoie che le riempivano la mente durante la giornata. Nella sua nuova vita non aveva tempo per rimuginare troppo sulle questioni. Eccetto quando aveva troppo tempo tra le mani. 
“Sì, l’ho già fatto due ore fa, come mi aveva detto anche ieri, signora Bergamini” rispose lei con pazienza e allora Gabriella sorrise imbarazzata. Aveva ragione: glielo aveva già ricordato quella mattina presto, andandola a stanare in cucina all’alba. Doveva essere tutto pronto per l’arrivo della signora Agnese: non la vedeva da troppo tempo e aveva tante, tantissime cose da raccontarle. Una in particolare su cui per miracolo era riuscita a mantenere il riserbo. 
“Hai ragione. Scusami, Assunta, è che ci tengo troppo che sia tutto a posto” replicò arricciando le labbra con imbarazzo, mentre la domestica, che l’aveva addirittura seguita da Milano, la rassicurava come sempre. A dirla tutta, Gabriella più che nervosa era impaziente. 
Con un cenno della testa in segno di ringraziamento, Gabriella si spostò in sala da pranzo con un bicchiere di succo d’arancia tra le dita, pronta a sfogliare una delle tante riviste di moda alle quali aveva fatto iscrizione, così da tenersi sempre aggiornata sulle nuove tendenze. Un plico presente sul tavolo le illuminò il volto, alleggerendo di colpo quella mattinata particolarmente nervosa. Poggiò il bicchiere e si fiondò con entusiasmo sulla confezione di carta, pur sapendo già cosa contenesse. Una copia della rivista del Paradiso le veniva inviata via posta eccezionalmente da Vittorio stesso e lei, con un sorriso malinconico sul volto, scartava ogni mese quella confezione come se si trattasse di un regalo il giorno di Natale. 

“Buongiorno, amore mio” la voce di Cosimo le arrivò alle spalle, portandola a sussultare dalla sorpresa. 
Gabriella non fece neanche in tempo a voltarsi per riprenderlo, che le mani di Cosimo la avvolsero dalla vita, mentre lui le lasciava dei fugaci e teneri baci sulle spalle scoperte dalla camicia da notte. 
“Amore, non puoi farmi questi agguati!” lo rimproverò, senza un minimo di serietà nella voce. Come poteva, quando lui la abbracciava in quel modo, facendole dimenticare ogni turbamento? Tra le sue braccia si era sempre sentita al sicuro, protetta. E la sua voce fungeva da calmante naturale per le sue infinite ansie quotidiane. Aveva il potere di rassicurarla come solo lui, e la signora Agnese, sapevano fare. E presto avrebbe avuto entrambi proprio lì in quella che era diventata la sua nuova casa. Dio solo sapeva quanto ne avesse bisogno, in quel momento.
“Anche tu l’hai fatto a me: non ti ho trovata al letto stamattina, mi sono preoccupato” si giustificò Cosimo, la voce ancora roca dal sonno. 
“Ma preoccupato per cosa? Non sono mica…”
“Lo so, lo so. Ma temevo avessi iniziato a pulire e riordinare la camera degli ospiti per la trentesima volta” ridacchiò lui quasi divertito dalle manie della moglie, che ultimamente erano persino peggiorate. 
“Non prendermi in giro” protestò lei, appoggiando le mani sulle sue che ancora le cingevano la vita. 
“Non potrei mai” sorrise Cosimo, dandole un ultimo bacio sul collo prima di sciogliere quell’abbraccio e dedicarsi alla colazione già pronta sul tavolo. 
“Guarda che bella la copertina!” gli disse lei sedendosi a sua volta per mostrargli la rivista. Una modella che posava con un abito estivo sgargiante creato da Flora Gentile, la stilista che aveva preso il suo posto al Paradiso. Non negava che provava sempre un pizzico di gelosia ogni volta che sfogliava la rivista. Era felice della sua vita a Parigi, si sentiva sempre costantemente stimolata a livello creativo ed era appagata dalla nuova famiglia che si era creata in Francia. Eppure una parte del suo cuore era rimasta lì dove tutto era cominciato e forse non sarebbe mai riuscita a lasciarselo alle spalle completamente. Soprattutto sapendo che alcune delle persone a cui teneva più al mondo si trovavano ancora lì a lavorare con qualcun altro che non era lei. 
“Beh, mi sembra molto bello” commentò Cosimo distrattamente, posando la tazzina di caffè sul piattino. Non era buono come quello italiano, ma quella era una delle tante cose a cui avevano tristemente dovuto abituarsi. Compensavano con i tanti dolci che giornalmente adornavano la loro tavola e appagavano le voglie di Gabriella. 
“Mi sembra anche molto eccentrico. Potresti prendere ispirazione da lei” aggiunse poi per prenderla in giro, conoscendo bene quanto fosse ingenua sua moglie.
Lei non gli rispose, si voltò di scatto per puntare i suoi occhi verdi su quelli del marito. Un’espressione mista tra rabbia e stupore che lo divertì immensamente. Per un istante.
“Stavo scherzando, tesoro, scusami” disse con un sorriso, avvicinando una mano alla sua. 
“No” la ritirò lei mettendo il broncio. Qualche secondo di silenzio, prima che mille dubbi iniziassero a farsi largo nella sua testa e la portassero a esporli al marito. 
“Ma pensi davvero che i miei modelli dovrebbero essere più eccentrici come i suoi?” chiese conferma portandosi l’indice alle labbra per mordicchiarsi le pellicine dalle dite, come faceva sempre quando era nervosa.
“Ma no, amore” la rassicurò lui tornando a cercare la sua mano, che stavolta Gabriella non tirò via. “I tuoi abiti sono sempre bellissimi, tu sei bravissima e la signorina Gentile non potrà mai competere con la migliore stilista di Parigi” la riempì di complimenti, esagerando un po’, nella speranza che questo bastasse a placare i suoi dubbi. Poi si alzò rapidamente da tavola e le posò un bacio sulla testa.
“Adesso scappo ché Riccardo mi aspetta in ufficio” le disse iniziando ad allontanarsi. “La signora Agnese quando arriva?”
“Dovrebbe arrivare alle undici. Ho detto all’autista di andare a prendere lei e Tina alla stazione” gli spiegò, sfogliando la rivista. 
“Hai fatto bene. Salutale anche da parte mia. Ci vediamo stasera a cena. Buona giornata a entrambi” disse poi facendole un occhiolino prima di scomparire al piano di sopra per cambiarsi. 
Gabriella arricciò le labbra divertita e sorrise. Alla fine aveva avuto ragione lui. Quel trasferimento aveva fatto bene a entrambi. Lei era felice e lui aveva trovato la propria dimensione lì accanto a Riccardo. Doveva ammettere che la presenza di lui e Nicoletta aveva certamente aiutato anche lei, soprattutto i primi tempi. Non sarebbe stato altrettanto facile abituarsi a Parigi senza dei volti amici a tenerle compagnia e rassicurarla durante i suoi - per nulla rari - momenti di crisi in cui credeva che non ce l’avrebbe mai fatta in una città che amava, certo, ma che era anche tanto diversa dal paese in cui era nata e cresciuta. Nicoletta si era rivelata fondamentale per lei, e solo da quando viveva a Parigi e aveva ripreso a frequentarla giornalmente, si era resa conto di quanto le fosse mancata durante quei due anni. 
Nicoletta non aveva ancora ripreso a lavorare, più per sue insicurezze sulla lingua, che per reali impedimenti. A dirla tutta non aveva bisogno di farlo, Riccardo l’aveva rassicurata più e più volte, ma a lei non piaceva stare in casa con le mani in mano e voleva essere indipendente. Ma per il momento Margherita e Zeus riempivano la sua vita più di quanto volesse ammettere. La sua presenza a Parigi era utile alla sua amica, tanto quanto quella di Nicoletta era utile a lei.
Infatti, quando un’ora dopo sentì suonare il campanello, Gabriella sapeva già chi vi avrebbe trovato dall’altro lato della porta.
“Stavamo portando a passeggio Zeus e abbiamo pensato di andare a salutare zia Gabriella, vero Margherita?” disse Nicoletta trafelata, tenendo al guinzaglio il golden retriever che lei e Riccardo avevano preso qualche mese prima, mentre con l’altra mano cingeva quella piccola di Margherita, che ormai aveva tre anni e camminava bene da sola, mano nella mano con la sua mamma.
Tatie!” esclamò la bimba, venendole incontro.
“In italiano, Margherita” la redarguì Nicoletta, che voleva che sua figlia conoscesse bene entrambe le lingue, sebbene ormai la sua vita fosse in Francia. 
“Ciao, tia” provò lei, trovando difficile la pronuncia della zeta alla quale non era abituata. 
“Bravissima, tesoro” la rassicurò Gabriella, carezzandole la testolina piena di boccoli dorati. 
“Allora, quando arrivano?” le chiese Nicoletta quando si furono sedute sul divano del salotto. La piccola Margherita per terra a dar fastidio al povero Zeus, che pazientemente lasciava che la sua padroncina facesse di lui ciò che voleva.
“A momenti” rispose Gabriella con agitazione. 
“Vedrai che saranno contente come lo siamo io e Margherita. Vero che lo siamo?” chiese alla bambina, che era talmente impegnata ad accarezzare il cane da non accorgersi nemmeno che sua madre si stava rivolgendo a lei. 
“Ma lo so, è che… il fatto è che non vedo l’ora di dirlo alla signora Agnese” rispose con nervosismo. Aveva atteso fino a quel momento un po’ per scaramanzia e un po’ perché preferiva farlo di persona. Quando la signora Agnese le aveva detto che avrebbe trascorso una settimana a Parigi, preferendo lei alle vacanze a Partanna, aveva capito che aveva fatto bene ad aspettare e che il momento giusto si era semplicemente palesato davanti a lei senza il minimo sforzo. Era stato un segno del destino. 
“E io non vedo l’ora che tu glielo dica, così la smetti di pensarci” disse la sua amica, scuotendo appena la testa.
“Stasera a cena ci sarete anche tu e Riccardo, vero?” Gabriella si ricordò di chiederle quando Assunta portò il caffè per Nicoletta.
“Non lo so, non mi avevi detto niente. Veniamo a cena?” ribatté lei confusa. Aveva creduto che volesse trascorrere quella prima serata in compagnia della signora Amato e Tina, non pensava intendesse coinvolgere anche loro due. Ma in fondo era contenta di poter rivedere Tina, e una serata circondata solo da adulti era esattamente ciò di cui aveva bisogno. 
“Sì. Assunta, allora ci sono due persone in più a cena” informò la domestica.
“Va bene, signora Bergamini. Serve altro?”
“No, a posto così, Assunta, grazie” la congedò con un sorriso e proprio in quell’istante il campanello suonò un’altra volta. 
“Oh Dio, ci siamo” Gabriella sussultò, mettendosi in piedi senza sapere cosa fare.
“Stai tranquilla!” Nicoletta si avvicinò a lei, mettendole una mano sul braccio.
“E come glielo dico, adesso?” Sapeva che sarebbe stata contenta, non aveva alcun dubbio. Eppure aveva pensato a lungo all’incontro con la signora Agnese. Nella sua testa si erano formati svariati scenari, alcuni con esiti differenti, altri che la portavano alla stessa identica conclusione. Doveva essere preparata a tutti, così da sapere come comportarsi. Eppure adesso che stava diventando tutto reale, le sembrava di avere il cervello completamente svuotato. 
“E come vuoi dirglielo” Nicoletta iniziò a scuotere la testa. “Direi che lo vedrà da sola, no?” 
“Ah. Giusto” disse lisciandosi con le mani il morbido vestito rosa che indossava quella mattina. 
“Vuoi lasciarle dietro la porta o vai ad aprire?” Nicoletta la spronò con un cenno della testa, guardando prima lei e poi la porta di ingresso del suo appartamento parigino. 
“Aprire, giusto. Devo andare ad aprire” ridacchiò nervosamente Gabriella, avvicinandosi alla porta. 
Quando si ritrovò davanti quella che considerava praticamente una seconda madre, le gettò subito le braccia al collo, senza nemmeno darle il tempo di rendersi conto di quello che Gabriella stava da qualche mese nascondendo.
“Signora Agnese, quanto mi è mancata!” le disse con commozione.
“Anche tu, gioia mia” rispose facendole una carezza sul viso. “Fatti vedere, non mi sembri sciupata, ah.”
“Eh, signora Agnese, c’è un motivo” disse facendo qualche passo indietro per mettersi una mano sull’addome e accentuare così quel pancino che cresceva ogni giorno di più. 
“Oh, Gesù” esclamò Agnese con stupore. La faccia di chi avrebbe potuto perdere i sensi di lì a poco, ma con gli occhi che mostravano una felicità che poche volte aveva provato nella sua vita. “E tu così me lo dici?” disse portando a sua volta una mano alla sua pancia. 
“Eh, non sapevo come dirglielo. Prima volevo aspettare, poi ha detto che veniva a Parigi e allora ho pensato di dirglielo direttamente di persona” ammise Gabriella con un sorriso.
“Hai visto?” fece cenno a Tina dandole un colpetto con il gomito. “Almeno lei ci pensa a darmi un nipotino!” si portò di nuovo vicina a Gabriella per stringerla tra le braccia. Non sapeva spiegare a parole quanto fosse felice per quella notizia e soprattutto di vederla così serena e appagata. 
“Appunto, meno male che ci pensa lei” sentenziò Tina, stringendosi nelle spalle, prima di raggiungere Gabriella e unirsi a quell’abbraccio di gruppo fatto di felicità, malinconia e tante, tante lacrime di gioia. 
“Nicoletta!” esclamò poi Tina vedendo la loro amica in piedi vicino al divano. Le corse incontro, stringendo anche lei tra le braccia. 
“Ma c’è pure a picciridda, ma che bello” affermò Agnese vedendo la piccola Margherita ancora seduta sul pavimento. “Mamma mia quanto è cresciuta e quanto si è fatta bella.”
“Tutta sua mamma” aggiunse Tina.
“Grazie” rispose Nicoletta con un sorriso. “Margherita, vieni in piedi, saluta” intimò poi alla bambina, che obbedì immediatamente.
“Ciao” disse infatti lei, avvicinandosi per dare un bacio a entrambe, nonostante fosse troppo piccola per ricordare di averle già incontrate prima.  
“Questo non l’ha preso da te però, ah” le fece notare Tina.
“Eh no” rispose Nicoletta. “In questo è tutta suo padre” affermò con sicurezza. 
Tina allora si sedette sul divano e prese la bambina sulle gambe, facendosi raccontare tutto di quel cagnolino che la seguiva come se fosse la sua ombra. 
In disparte, qualche passo più indietro, Gabriella osservava quelle tre generazioni di donne colma di gioia e di gratitudine. Le paure e i dubbi avrebbero sempre continuato ad attanagliarla, togliendole il sonno e la serenità. Ma in fondo sapeva che ce l’avrebbe fatta. Come ce l’aveva fatta Agnese a crescere tre figli con un marito lontano. Come ce l’aveva fatta Nicoletta da sola, lottando contro tutto e tutti. Lei, al contrario, era fortunata: aveva accanto a sé persone che le volevano bene e che, anche se lontane, avrebbero sempre aiutato e supportato lei e quel fagiolino che portava in grembo. Istintivamente si portò una mano al ventre e, sfiorandolo con tenerezza, pensò di non essere mai stata felice come lo era in quel momento. Per quanto difficile e dolorosa, adesso sapeva che quella di andare a vivere a Parigi era stata la scelta migliore che potesse fare. 
 

  
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