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Autore: SilvanaFreesound    27/09/2021    11 recensioni
Una Tsukki-Yama tenera e divertente in cui assisteremo ad uno Tsukishima, da poco maggiorenne, alle prese con il suo ragazzo ed i suoi tanto bizzarri quanto improponibili regali di compleanno.
Tratto dal racconto:
“Buon compleanno, Tsukki!”
Esclama con voce squillante l’aitante capitano della Karasuno tenendo in mano una vistosa busta rossa stampigliata con una miriade di cuoricini dalle svariate sfumature vermiglie.
Che cosa conterrà questa busta?
A detta di Tsukishima, sarà senza dubbio un dono memorabile.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Buon compleanno, Tsukki!”

Tadashi, inconsapevolmente,  sapeva sempre come mettere in imbarazzo il suo ragazzo.
Già,  in imbarazzo,  perché se c’era una cosa che  faceva sentire a disagio  Kei Tsukishima  – così come tante altre, ad onor del vero -  era ricevere assieme ad una tonnellata e mezza di regalini futili  e bigliettini augurali, coccole e smancerie  che gli facessero ricordare  che oggi sarebbe stato  il suo compleanno.

Sin dall’infanzia Yamaguchi non si era mai perso questo giorno  unico e raro; ogni anno,  alle prime ore dell’alba,  si precipitava sotto casa del suo best friend sincerandosi di essere il primo fra tutti a fargli gli auguri, scaraventando  simpaticamente giù dal letto tutti  i familiari di Kei.

Genuino da sempre, non si era mai reso conto di quanto  potesse essere considerato estremamente fastidioso il suo affetto zelante; anche se, nella sua testolina, in qualche modo gli sarebbe dovuto balenare un leggero  sospetto, considerato il tono monocorde, le fronti increspate  e gli sbadigli a fauci spalancate  più simili a dei ruggiti, con cui di  volta in  volta veniva accolto dai componenti di casa Tsukishima.

Di fatto  il piccolo Tadashi  non varcava mai l’uscio di casa sua: si limitava a suonare insistentemente il campanello fino a rischiare di romperlo in attesa di salutare Kei.
Puntualmente il  malcapitato di turno si ritrovava ad aprirgli  la porta  con sicurezza, senza nemmeno guardare preventivamente lo spioncino   -  come se non sapessero chi fosse il rompiballe delle quattro e mezza del mattino del ventisette settembre -  per poi sentirsi domandare da quel chibi scalpitante tutte lentiggini,   con quegli occhioni a palla sprizzanti di gioia  e dalla bocca spalancata di  felicità mista ad impazienza:

“C’è Tsukki?”  
 
Ci voleva un coraggio disumano per mandare quella creaturina più simile ad un cucciolo indifeso letteralmente a quel paese, anche se la tentazione in alcuni casi  era molto forte.

Mai era capitato che il bimbo lentigginoso si fosse presentato a mani vuote:  cascato il mondo, avrebbe manifestato  con un dono, l’immenso sentimento di amicizia  per il  suo  amico del cuore.

A nulla valevano le raccomandazioni  di tutti, soprattutto di mamma Tsukishima, che non doveva  disturbarsi, che non era necessario  portare nulla,  davvero,  proprio nulla  -  soprattutto pensierini contenuti in una scatola forata   che potessero gracidare,  squittire o, ancor peggio, serpeggiare -  che il pensiero è quello che conta e dunque anche un bel disegno poteva andare ugualmente bene per sugellare il lieto giorno di   Kei-chan. 

Incredibile ma vero, anche il festeggiato non era solito esultare particolarmente  all’idea di ricevere  regali, specialmente  da Tadashi,   forse perché   inutili e  fuori luogo; o forse perché  sin  da piccolo,  Tsukishima non era  un tipo dai  facili entusiasmi.
Ad ogni suo compleanno, avvisato della  consueta visita, si ripeteva il solito rituale:  faceva  capolino  in pigiama  per poi scendere a tentoni le scale barcollando assonnato; prendeva il regalo sospirando sconsolato;  accomiatava   l’amico con un telegrafico “grazie”, per poi  liberare la povera bestiola accuratamente impacchettata nel giardinetto di casa o nel parco limitrofo.

Kei  non aveva la benché minima  idea che il suo migliore amico  a partire dal   giorno successivo ai festeggiamenti, fosse già all’opera,  scervellandosi alla ricerca,  per l’anno a venire,  di un  cadeau  tanto strabiliante  da riuscire ad impressionare  - in tutti i  sensi -  lui e la sua famiglia.
Passarono gli anni e le stagioni  e di regali  sbalorditivi  Kei ne ricevette così tanti da Yamaguchi da perderne il conto.
 
Ma ci fu un anno,  quest’ultimo per la precisione,  in cui Yamaguchi, ormai maggiorenne ed  ufficialmente fidanzato  da qualche tempo con lui,  superò sé stesso facendogli un dono  a dir poco memorabile: molto  più del rospo mezzo morto raccattato vicino ad un ruscello; ancor più inquietante  del  topo maleodorante catturato dal piccolo nei pressi di una fogna e scambiato per una sorta di criceto scappato di casa; decisamente più scioccante del serpente che mamma Tsukishima, forte delle esperienze passate,  preferì  non vedere ma solo immaginare, lasciando il rettile – o qualunque altra  cosa potesse essere in grado contemporaneamente di strisciare  e sibilare – dentro lo scatolone di cartone, poi  affidato prudenzialmente al giovane Akiteru, il grande di casa, affinché se ne liberasse al più presto.

Ecco cosa accadde.

“Buon compleanno, Tsukki!”

Esclama con voce squillante l’aitante capitano della Karasuno tenendo in mano una vistosa busta rossa stampigliata con  una miriade di cuoricini dalle svariate sfumature vermiglie.
Possiamo, senza  esitazione alcuna, associare l’aggettivo qualificativo  “aitante”  a  Tadashi  Yamaguchi, perché  colui che ha appena bussato alla porta del biondo difensore  è   diventato un bel ragazzone  di un metro e ottanta e più;  un vero e proprio  ammasso di muscoli scolpiti  da far impallidire persino i bronzi di Riace; fascinoso,     con i capelli lunghi  quel tanto che  basta per  essere  raccolti alla nuca in un delizioso codino.  Ormai  di quel  gracilino pinch server tutto ossa e lentiggini,  dal ciuffo perennemente impennato, con il   fare timido e dai modi impacciati,   non esiste più neanche l’ombra.

“Ma che diavolo, Yamaguchi! Ti rendi minimamente conto di che ore sono? O meglio, riformulo la domanda: ogni ventisette settembre di ogni anno ti rendi minimamente conto di che ore sono quando ti presenti  alla mia porta?”

"Sì, sì, lo so che è mattina presto, ma credimi, Tsukki,  se ti dico che la notte prima di ogni  tuo compleanno non riesco a chiudere occhio: non sto più nella pelle tanta  è l’emozione di vederti!  Lo sai che ci tengo ad  essere io il primo a farti gli auguri!”

“Con somma  gioia mia, di mia madre…. di Akiteru stavolta no perché è fuori per lavoro e dei  miei vicini di casa che grazie a te ogni anno me ne augurano di ogni pure loro!”

Emozionato,  Tadashi gli consegna trepidante  il suo consueto pensierino  affettuoso:

“Per te, Tsukki! Con tutto il mio amore!”

“Grazie mille, non dovevi disturbarti. Più tardi lo leggo.”

“Ma non lo apri, ora intendo, il tuo regalo?”

“Regalo? Pensavo fosse uno dei tuoi soliti  biglietti di auguri  straboccanti di idiozie e sdolcinatezze!”

Tsukishima apre con fare perplesso la busta fingendosi disinteressato; passa un niente e all’improvviso la sua fronte si corruga  -  sarà per lo sforzo di mettere a fuoco -   leggendo, incredulo, il ticket contenuto al suo  interno:

“E questo,  cosa sarebbe questo?  Leggo bene?  Un buono per un tatuaggio?”

“Si, Tsukki, pensavo che, ora che siamo maggiorenni,   sarebbe bello  se ci facessimo  un tattoo di coppia!”

“Ma che cazzo ti  salta  in mente, Yamaguchi!  Sto rimpiangendo  il rospo ed il sorcio che mi hai regalato quando eravamo piccoli!”

“Ti prego, Tsukki,  dacci un taglio con questa storia! Te l’ avrò spiegato  mille volte: volevo soltanto donarti  un animaletto che ti facesse compagnia!”

“Una pantegana ed una vipera come pet therapy?  Che ti ha fatto di brutto mia madre per averle accorciato la  vita?”

“Oh, adesso basta, Tsukki… così sei tu che mi uccidi!”

In effetti per Kei Tsukishima ogni occasione è buona  per girare il coltello nella piaga:  quando può, si diverte nel  far  sentire il suo fidanzato terribilmente a disagio;  e lo fa   volutamente,  poiché  trova incredibilmente irresistibile osservarlo  mentre si nasconde il volto con le mani, sprofondando nell’abisso della vergogna, con quelle lentiggini che  pian piano scompaiono  nel rossore delle  gote  infuocate.
Alla fine  -  il più delle volte  finisce così -  è lo stesso Tsukishima che casca inevitabilmente  nella rete che egli stesso ha ordito.
In  un sol istante  Tadashi  passa inconsciamente al contrattacco: con irruenza gli butta le braccia attorno al collo, per poi sbaciucchiarlo teneramente ovunque e Kei è  perfettamente consapevole di essersi irrimediabilmente   sciolto come neve al sole.

Per dirla in parole povere: si è fottuto con le sue stesse mani.

Qualora non si fosse ancora capito, Kei Tsukishima  è quel  genere  di persona che preferirebbe   infilare una mano in un frullatore  in funzione, piuttosto che  ammettere quanto adori  accontentare il suo bellissimo Tadashi.
A  Kei  basta davvero poco per raggiungere la beatitudine:  vedere il  sorriso dolce ed innocente affiorare sul viso del suo compagno lo fa stare bene;  sentirlo, con la sua voce argentina,  pronunciare parole di  gratitudine che gli scaldano  il cuore , non ha eguali.
Se a questo aggiungiamo il fatto che  il suo fidanzato è un amante premuroso, generoso  ed insaziabile che sa esattamente come premiare  ogni sua concessione o sacrificio, il gioco è presto  fatto!

“E dai, non puoi dirmi di no!  Lo faresti per me?” lo implora Tadashi con le mani giunte fissandolo con uno sguardo da cagnolino bastonato.

“Ok, per stavolta vada!  Ma solo se mi prometti che  non sceglierai  qualcosa di ridicolo!” 
 
**********
 
Giunti allo studio,  i due fidanzati, più confusi che persuasi,  confabulano animatamente fra di loro, sfogliando un catalogo  alla ricerca di un  soggetto decente  da tatuarsi.

“Guarda questo che forte, Tsukki!  Che ne pensi, ce lo  tatuiamo un tribale?”

“Anche no, Yamaguchi!  Roba vista e rivista.”

“E se facessimo tu luna ed io  stelle?”

“Non esiste,  troppo banale.”

“Oh, Tsukki, perché  non ci tatuiamo due pulcini di corvo? Io potrei tatuarmene   uno con tante  lentiggini e tu uno biondo con gli occhiali. Sul braccio mi sembra il posto giusto: potremmo metterci  vicini vicini in modo da far sembrare che gli uccellini  si bacino….  non è una   figata pazzesca?”

“Yamaguchi, la tua idea  è così smielata che mi si stanno infradicendo tutti i denti davanti!”

“Ma perché? Uffa, Tsukki, però! Mai che te ne vada bene una!”

“Abbi pazienza! Io, un futuro scienziato,  che vado in giro con un  corvo sul braccio  con la cresta bionda e che tuba per giunta! Ma neanche morto!   E poi, dimmi un po':  tu,  un pulcino con  gli occhiali,  l’hai visto mai?”

Tadashi ridacchia vistosamente tornando mentalmente sui suoi passi.

“Va bene, va bene! Se la metti così non insisto più!  Però dai, Tsukki, concedimelo,   l’idea era proprio carina.”

“Ti dirò, Yamaguchi, a me questa storia del tatuaggio di coppia non mi fa impazzire più di tanto. Sarò sincero con te: preferirei qualcosa   di meno impegnativo.”

“Aspetta…. e se ci facessimo  un piercing?  Un piercing non è irreversibile, lo possiamo togliere quando vogliamo. E’ da un po' che ci ho in  testa  di farmene uno:  visto che porto i capelli raccolti pensavo di mettermi l’orecchino.  Perché non te ne fai uno pure  tu,  Tsukki?”

“Non se ne parla proprio, Yamaguchi!  E’ fuori discussione: niente orecchie, niente naso e niente lingua! Tutto quello che vuoi,  basta che non sia visibile: ormai dovresti conoscermi, lo sai che a me  piace la sobrietà.”

“Dai, Tsukki, già che siamo qui e che è tutto pagato facciamoci qualcosa, non ti fare pregare. Trovato! Il capezzolo, perché non ti fai un piercing al capezzolo? Io potrei farmene uno alla lingua. Ti immagini se poi  più tardi ti baciassi dappertutto, cosa accadrebbe se mi soffermassi proprio  lì?”

A tal  pensiero,  di colpo Kei abbassa gli occhi a  terra diventando rosso come un peperone.  Il suo ragazzo sa benissimo  quali leve utilizzare per manipolare la sua volontà:  ha il potere di girarlo e rigirarlo  come un calzino quando si tratta di  argomenti da   camera da letto e tutto sommato essere l’oggetto del suo desiderio  a Tsukishima non dispiace affatto.
In men che non si dica un suono gutturale si sostituisce  alla sua florida parlantina sfiatando  un  “uhm” più simile ad un grugnito;  in balia delle fantasie più sfrenate, il biondo occhialuto non può che desistere, chinando  il capo per acconsentire  alla proposta del suo diabolico boyfriend.

 Il responso del tatuatore è presto dato:

“Ai miei clienti consiglio il piercing al capezzolo solo se si è realmente determinati a farlo. E’ parecchio doloroso ed i tempi di guarigione sono molto lunghi: non meno di nove mesi in cui bisogna prendersi particolarmente cura  della ferita che dovrà  essere detersa e disinfettata con assiduità."

“Yamaguchi, con tutto il bene che ti voglio,  è troppo uno  sbattimento questo piercing al capezzolo! Non ce la farò mai  a starci dietro, non te ne avere a male!”

Il piercer, osservando il ragazzo lentigginoso avvilirsi, continua con la sua consulenza:

“Tsukishima-san, mi scusi se mi intrometto, ma se il suo desiderio è un piercing di facile gestione e che sia in un punto  nascosto, io personalmente le consiglierei un Prince Albert.  E’ la soluzione perfetta per lei!”

“Un Prince Albert?” gli scappa per un momento da dire.

“Wow, Tsukki! Un Prince Albert! Troppo figo! Perché non ci abbiamo pensato prima!  Non vedo l’ora di vedertelo addosso!”

Tsukishima è in lotta con sé stesso: d’istinto vorrebbe precipitarsi allo smartphone per googolare il tipo di piercing che il tatuatore gli ha appena proposto di fare,    consultando al volo  la sezione “immagini” giusto per farsi un’idea; ma Tadashi, che sprizza entusiasmo da tutti i pori, gli è troppo vicino, e Kei , orgoglioso com’è, non ha alcuna intenzione di  fare la figura dell’ignorante con il suo ragazzo; lui, che si sente  una spanna sopra gli altri, che ha la fama di  saperne di tutto un po', e che è in grado di intavolare con disinvoltura una qualsivoglia conversazione catalizzando in modo brillante l’attenzione su di sé.

Decide pertanto di rimandare momentaneamente il  problema: prima o poi  arriverà il momento in cui capirà il punto del corpo che il tatuatore dovrà forargli e potrà sempre tirarsi indietro, appellandosi  al diritto di ripensamento.
A sua parziale discolpa, il biondo atleta è oltremodo distratto dal suo fidanzato che,  elettrizzato per ciò che insieme si  stanno apprestando a fare,  non perde occasione per stuzzicarlo maliziosamente.

“Tu un Prince Albert  ed io uno alla lingua … non ci posso credere … un piercing di coppia…non lo trovi  romantico? Se te lo fai, sai quante cose pazzesche potremmo fare? Sai cosa potrei farti se….”

E continua bisbigliandogli all’orecchio  qualcosa di inequivocabilmente piccante, considerata la reazione immediata di Tsukishima.
L’algido centrale arrossisce nuovamente  mentre tenta di distrarre il suo boyfriend, sistemandosi nervosamente gli occhiali, che si stanno appannando  così come la sua vista; inizia a sudare freddo e si asciuga continuamente la  fronte imperlata con la manica della camicia; è  costretto a deglutire due o tre volte per mandare giù tutta la saliva accumulata assieme al cuore che, dislocato dal petto, adesso gli batte  all’impazzata in gola mentre  gli si rizzano i peli su tutto il corpo.

La sola vicinanza del suo ragazzo a pochi millimetri da lui basta e avanza per mandarlo in visibilio; sentire il soffio del suo alito mentre gli mormora  sciocchezzuole miste a parole dolci e  fantasie inenarrabili scatenano in lui   bollori e sensazioni  come solo Yamaguchi  sa fare.

In realtà in questo preciso momento Tadashi potrebbe perfino leggergli l’elenco telefonico dell’intero Kanto e sortirebbe il medesimo eccitante effetto, ma il  ragazzo   non si risparmia per nulla quando è intento a   sussurrare cose particolarmente sexy e sconce  all’orecchio del suo grande amore.

Il  risultato finale è abbastanza prevedibile:  Tsukishima, ormai nel pallone, si trova improvvisamente impegnato a dover gestire la sua evidente erezione.

“Ok,   questo Prince Albert potrebbe andarmi bene.” biascica con un fil di voce,  capitolando alle   persuasive argomentazioni del suo compagno.

“Molto bene!  Intanto mi dovrebbe dire come lo vuole  -   gli chiede il piercer   incuriosito -   lo facciamo  normale o inverso?”

“Non saprei… qual è che va per la maggiore?”

Il titolare dello studio  scoppia in una risata che a malapena riesce a contenere in uno sbuffo:

“In queste cose non è che ci sia  una vera e propria moda: ognuno sceglie in base alle preferenze personali.”

E continua  nel suggerire:

“A tal proposito, di che materiale lo desidera? Acciaio chirurgico,  titanio oppure in  oro ?”

“Facciamo quello più economico, tanto per iniziare: non vorrei far spendere troppo al mio ragazzo, visto  che è lui che me lo regala e che  dobbiamo farne due.”

“E quale modello  gradisce?  Ne fanno di tanti tipi, ecco, vede … tutti quelli che abbiamo disponibili li può visionare  in questo  catalogo. Sono dei veri e propri gioielli: ce ne sono di semplici, oppure alcuni più particolari  che terminano   con delle pietruzze, delle piccole perle  o questi,  con dei simpatici  ciondolini.”

“Guarda Tsukki che carino questo  con la semiluna, non è adorabile? Ti starebbe benissimo!”

“Fammi una cortesia, taci Yamaguchi!  -   e rivolgendosi al professionista  - Non gli dia retta, la prego!  Vorrei qualcosa che sia  più minimal  possibile.”

“Ok,  si sdrai qui  per favore  -   lo invita il piercer indicando la poltrona reclinabile   -   e  si metta a suo  agio!  Mi assenterò un  istante per  preparare  tutto l’occorrente. Nel frattempo le chiederei di sollevare la camicia e di abbassare un po’ i pantaloni.”

Costretto suo malgrado dalle circostanze, Tsukishima attende il ritorno del tatuatore  stringendo la mano del suo ragazzo dall’espressione sognante.

Tutto sommato un piercing all’ombelico non è che sia poi tutta ‘sta gran tragedia!” pensa Kei fra sé e sé,  raccogliendo il coraggio necessario per sopportare l’intervento “se me lo faccio lì,  difficilmente  mamma ed Akiteru se ne accorgeranno.”

Il suo pensiero si proietta agli inevitabili sfottò che subirà negli  spogliatoi del club  da parte dei due senpai rimasti,   Osama Kageyama ed il  suo nano da giardino –  i suoi kohai non oserebbero mai -  ma è un rischio che è disposto a correre  se questo basta  per far felice il suo fidanzato, e se è vero che presto  lo ricompenserà a dovere  come  promesso, collaudando in modo pazzesco quel dannato  pezzo di metallo che a breve lo  trafiggerà.

La sua scelta, più che sensata,   ha un non so che di  machiavellico: il fine non può che giustificare i mezzi.

“Allora, come va?  -  gli domanda il titolare dello studio il quale,  tornato da  loro, ha appena indossato i  guanti in lattice e si sta occupando di scartare  tutti i ferri del mestiere precedentemente imbustati e sterilizzati -    Adesso  faccia un paio di respiri  profondi:  esser tesi non va bene quando ci si deve fare un piercing. Meglio se si è  rilassati:  il  dolore lo sentirà meno amplificato.  Si sente pronto?”

“Direi di si… proceda pure.” bofonchia Kei ancora titubante.

“Bene, adesso  può abbassare anche i boxer.”

Tsukishima sobbalza dalla poltrona esterrefatto: la sua faccia si accartoccia in un tripudio di stupore e smorfie dubbiose.

“Come,  prego? Mi scusi, mi faccia capire:  per un piercing all’ombelico mi devo calare pure le mutande?”

“Signore, sono desolato,  mi sa che lei ha frainteso: il Prince Albert non si pratica all’ombelico.  La zona da trattare è  situata un po' più in basso, stiamo parlando… di parti intime.”

Terrorizzato, con uno scatto felino, il biondo difensore è già  con un piede fuori dalla porta mentre ode da lontano  il suo compagno esclamare:

“Non  è strepitoso, Tsukki?”

“Strepitoso ‘sto cazzo, Yamaguchi! Sei serio? Che barbaria è mai questa?  Vuoi davvero  che mi faccia trapanare l'uccello?”

“Al di là delle funzioni estetiche  -  argomenta il piercer -  indossare un Prince Albert aumenta la stimolazione sessuale sia in chi lo porta che nel partner che viene penetrato. Ciò è dovuto alla pressione esercitata dal piercing sul glande durante il rapporto.


“Fantastico, Tsukki!  Ci pensi?  Appena finisci tu, mi faccio anch’io quello alla lingua!  Wow…stasera  ti farò cose da paura!”

Ormai rassegnato, Kei si rimette a sedere con la coda in mezzo alle gambe senza proferir parola; ancora perplesso sull’opportunità di dover  abbellire i suoi gioielli di famiglia, un dubbio sincero e genuino ad un tratto lo assale:

“Aspetti, prima di iniziare, avrei da porle un  quesito:  siamo sicuri che i due piercing, come dire,  non  si impiglino fra di loro?”

“Può stare  sereno  -  lo tranquillizza il tatuatore -   le tecniche da noi adottate sono all’avanguardia ed i piercing che impiantiamo  sono sicuri al  cento per cento. Piuttosto, è bene che lei sappia che  per i prossimi quattro/sei  mesi è consigliabile l’uso del preservativo: solo rapporti protetti,  onde evitare possibili infezioni.”

“Quello non sarebbe un problema.” sentenzia Kei tirando un sospiro di sollievo.

“Un’ultima accortezza  – continua a consigliare  il professionista  -    almeno  per i prossimi quindici/trenta giorni  l’organo non dovrà essere sottoposto a frizione né a sollecitamento alcuno: è tassativo, ne va della sua completa  guarigione.”

Udendo tali raccomandazioni Tsukishima si volta di scatto verso Tadashi, farfugliando, in preda al panico,  frasi spezzate:

“E come faccio io? Come facciamo noi? Quindici giorni, un mese senza …?”

“Non è mica detto, Tsukki! Potremmo mettere in pratica quello di cui parlavamo qualche sera fa.”

“Noi ….qualche sera fa? Che intendi dire,  Yamaguchi!”

Il lentigginoso,  intimorito dalla presenza  invadente del titolare dello studio, inizia a balbettare dei monosillabi incomprensibili,  scrocchiandosi nervosamente le dita:

“Ecco….che tu….che io…..”

“Parla chiaro,  Yamaguchi!  Se non ce la fai, gira la ruota e compra una vocale!”

“Ecco, magari… non so… anche solo per poco tempo… se vuoi… potremmo tentare, vedi tu,  un reverse!”

Reve… che?” domanda Kei sempre più annebbiato.

“In pratica:  io potrei fare  a te quello che tu di solito fai a me!”

“Ma che minchia stai dicendo, Yamaguchi?”

“Ti immagini, Tsukki? Io potrei farti… mentre tu potresti… chi lo sa, potrebbe anche piacerti, Tsukki!”

“Scusate se vi interrompo,  a breve avrei un altro appuntamento. Allora, Tsukishima-san, ha deciso?  ‘Sto piercing, come glielo faccio?  Inverso o ricurvo?”

“Ah, dannazione! Faccia come meglio crede:   cosa non si fa per amore!”
 

 
**********
 

“Ah, Tsukki, sei sicuro che siamo soli stasera?” chiede Yamaguchi rompendo il silenzio che aleggia da un po' nella cameretta di Kei.

In piedi  con le  braccia conserte, Tadashi  osserva pazientemente  il suo ragazzo il quale,  semi seduto con  la schiena appoggiata  sulla  testiera  del letto ed una gamba penzoloni,  è  totalmente assorto nelle sue letture scientifiche.
Il  biondo distoglie per un istante  lo sguardo facendo capolino dal suo tablet;  aggrotta le sopracciglia chiare  e sottili -  il cui movimento risulterebbe  impercettibile ai più,  ma non al suo boyfriend –  e gli risponde  sbuffando:

“Quante volte te lo devo ripetere? Si, ti ho detto! Akiteru non tornerà questo weekend e mamma è appena uscita per il solito torneo di burraco con le amiche. Quando si ci mettono sono  peggio di una bisca clandestina!”

Tadashi giocherella per un po' con le dita incerto sul da farsi,  ma poi vince la sua indecisione e, ancora titubante,  gli domanda  con un fil di   voce:

“Tsukki?”

“Che c’è ancora, Yamaguchi?” bofonchia con  tono monocorde rimanendo fisso sul display.

“Posso venire lì con te?”

Tsukishima  dapprima sospira copiosamente  per poi accennare un mugugno di approvazione che è un canto di sirene per le orecchie del suo compagno: in un baleno, con un tuffo, lo raggiunge sdraiandosi accanto a lui.

Ad un tratto il giovane lentigginoso si ammutolisce del tutto accoccolandosi  sul petto dell’ amato; resta  fermo, immobile ad ascoltare i battiti del suo cuore,  annusando a pieni polmoni il suo odore che sa di verbena e di  sesso.

Tadashi sa benissimo che in queste circostanze è bene non  distrarlo:  Kei è fatto così, è in grado di isolarsi per intere ore dal resto del mondo quando c’è qualcosa che realmente lo  interessa e Dio solo sa quanto ami vedere il proprio compagno seriamente  appassionato. 

Adora guardarlo  mentre è totalmente immerso   nei suoi studi: i suoi occhi innamorati lo esplorano indisturbati  posandosi  sui suoi capelli color miele  perennemente arruffati,  folti e morbidi al tatto; poi si spostano rapidamente  sulle sue grandi  mani, capaci di prese forti e di sfioramenti delicati,  dalle dita  lunghissime ed affusolate, così avide e sapienti nel raggiungere gli angoli più reconditi del suo corpo.
Sorride, scrutando le sue iridi color ambra parzialmente celate da quella montatura scura, squadrata e severa che lo rende così affascinante   e tremendamente eccitante.

 
Lo Yamaguchi dalla bocca larga e dalla parlantina inarrestabile  non aveva spiccicato una sola parola quando vide per la prima volta Tsukishima portare le lenti a contatto.
Kei le aveva tenute su per qualche tempo; in un certo qual modo ne aveva apprezzato la praticità,  soprattutto durante gli  allenamenti e le uscite con gli amici.
Ci fu un breve periodo in cui scelse di indossarle pure per andare a scuola. Fu così che notò come le sue compagne di classe, invaghite perdutamente di lui, parlottassero fra loro mentre passava tra i banchi per poi vederle puntualmente  ridacchiare ed arrossire allorquando incrociava accidentalmente le loro occhiate sfuggenti. Le attenzioni, i corteggiamenti e gli inviti si intensificarono  e tante furono le proposte più o meno insistenti che dovette declinare.  
Tuttavia l’ entusiasmo iniziale scemò lentamente in lui: in verità, Tsukishima non era riuscito ad abituarsi del tutto alla nuova sensazione e poi sapeva che quegli occhiali piacevano tanto al suo ragazzo.
 E lo aveva percepito dalla foga con cui  Yamaguchi lo fotteva quando li teneva indosso. 
Effettivamente per Tadashi vedere il  volto occhialuto del suo compagno  che muta espressione mentre raggiunge l’apice del piacere è l’ottava meraviglia del creato e stringerlo ansimante tra le braccia lo rende  l’uomo più fortunato al mondo.

 
**********
 

Come potrete anche solo lontanamente immaginare,  restare a lungo impassibile stando rannicchiato ad un millimetro dal suo grande amore, per il giovane pinch server è un’impresa a dir poco  titanica. Improvvisamente uno stato di inquietudine misto  a desiderio  lo  assale: pian piano si abbandona inevitabilmente ai suoi sensi ed inizia a baciarlo dolcemente sul collo mentre gli sfiora il petto turgido e muscoloso.

“Che diamine stai facendo, Yamaguchi?”

“Che c’è? Non posso più  accarezzare il mio bellissimo fidanzato biondo?”

“Piantala, so già dove vuoi andare a parare!” lo  rintuzza aspramente  mentre scansa la  sua mano che, repentina, gli si è già posizionata maliziosamente sul  ventre.

“Ma io  veramente….”

“Non voglio sentire storie: ancora non sto bene. Eravamo rimasti che quando mi sentirò meglio…. ne avremmo riparlato!”

“Uffa, però! Possibile   che dopo due settimane  la ferita non  sia  ancora guarita? Magari  potremmo provarci… se solo tu fossi  un  po' più collaborativo…”


“Eh, la fai facile! Mica sei tu  quello a cui gliel’hanno infilzato!”

“Suvvia, non mi fare sentire in colpa! Anche io l’ho fatto alla lingua e  ce l’ho ancora  indolenzita, ma non mi lagno continuamente come fai tu!”

“Aridaje! Come te lo devo dire? In arabo o in cinese?  Ce l’ho tutto rosso e gonfio… mi fa un male cane!  Roba da matti! Per dar retta a te  non ci ho più un pene in mezzo alle gambe io, ci ho….  una  porchetta  allo spiedo!”

“E dai Tsukki, porta pazienza!  Tutto sommato ne è valsa la pena! E poi sei così sexy con quel piercing lì!”

 
**********
 

“Ne hai ancora per molto?” chiede seccato Kei mentre, completamente nudo  e sdraiato prono con la faccia sopra il cuscino -  pronto a morderlo all’occorrenza -  si sente smanettare  insistentemente nei pressi del suo inviolato orifizio.

E’ facile comprendere che in  quella posizione,  svestito e totalmente inerme,  un silenzio  lungo  una manciata di secondi potrebbe sembrargli   un’eternità.
Non ricevendo alcuna risposta, irritato, si gira di scatto fulminando con un’occhiata assassina il sempre più confuso  Yamaguchi,  concentrato nella  preparazione del suo fidanzato.

“Oh, scusa, Tsukki! Dici a me?”

“No, alla signora che sta aspettando il  sette barrato!”

Tadashi si lascia scappare un risolino nevrotico.

 “E’ che sei troppo rigido!   -  tenta invano di giustificarsi. Lui è nuovo in queste cose e Tsukishima,  che sarebbe l’oggetto delle sue sperimentazioni,  sparando freddure a raffica,  non lo sta agevolando affatto  -     Le tue spalle sono troppo tese! Così… come dire, mi rendi tutto più difficile! Cerca di scioglierti un po', Tsukki!  Prova a  pensare a qualcosa che ti faccia rilassare. Io per esempio quando faccio l’amore con te penso al mare: mi immagino di nuotare nell’oceano blu  assieme a  tanti pesciolini. Davvero, è l’unica cosa che mi  tranquillizza!”

“Senti, Yamaguchi, l’unica cosa che mi tranquillizza in questo momento è sapere che hai in mano  mezzo litro  di  lubrificante!”

“Oh, cazzo!” esclama disperato Tadashi.

“Cos’altro  c’è ancora, Yamaguchi!”

“Ecco…non so come sia potuto succedere…  il flacone… forse non era  avvitato bene… gomen, gomen! Le lenzuola… oh merda, c’è lubrificante ovunque!”

“Ma porca puttana, Yamaguchi! Ed ora che cazzo ci racconto a mia madre?”

“Dai, non fare così! Non ti agitare per così poco! A tutto c’è rimedio! Mettiamole dentro la  lavatrice, vedrai, non se ne accorgerà.”

“Senti Yamaguchi, in tutta onestà… ’sta storia del reverse… ecco… che c’è di nuovo su Netflix?”




 
ANGOLO DELL'AUTRICE

 
Salve a tutti !  Volevo ringraziarvi  come sempre per esser giunti sin qui!

E’ la prima volta che scrivo una Tsukki-Yama per cui chiedo venia!
Ho sempre avuto un  timore reverenziale nel scrivere di loro come coppia, (chi mi conosce sa che li adoro alla follia) ma poi mi sono  decisa a rompere il ghiaccio e questo è il risultato!
E per l’occasione ho scelto pure un argomento che mi sta particolarmente a cuore: il compleanno di Tsukki. Sono proprio una kamikaze, o per dirla in parole povere, mi sono fottuta con le mie stesse mani!

Vorrei ringraziare la mia amica Vianne Kiki che è un’ottima penna e si è offerta di betare la prima parte del racconto (grazie cara, è stato un onore) e la mia amica Emma che mi ha dato uno spunto originale, almeno credo,  per scrivere una fan fiction sull’argomento.

Anch’io, tra i vari chiacchiericci e divagazioni, non appena ho sentito  di questo Prince Albert, sospettando che fosse qualcosa di particolare, non avendo nessuno che mi ronzasse intorno, mi sono precipitata a googolare fiondandomi direttamente nella sezione “immagini” giusto per farmi un’idea di cosa fosse (quello che Tsukishima non era riuscito a fare a causa della presenza del suo ragazzo.)

Inutile dirvi la caterva di flauti, pifferi e zufoli che mi si sono stagliati davanti tutti belli agghindati a festa!

Mi scuso sin d’ora con la categoria dei tatuatori e piercers:  grazie per esaudire i nostri desideri di libertà espressiva.

Spero che vi siate divertiti almeno la metà di quanto mi sia divertita io!

Alla prossima!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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