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Autore: Little Firestar84    29/09/2021    6 recensioni
[AU]Tredici mesi, una settimana, due giorni e una manciata di ore da quando lei era uscita dalla Hall dell’albergo dove avrebbero dovuto unirsi in matrimonio. 402 giorni. 9650 ore. 579.000 minuti. Quasi trentacinque milioni di secondi.
A tutti diceva che avevano fatto bene a lasciarsi, ma in realtà dentro si sentiva cascare il mondo addosso. A volte, era come morire.

Amici, colleghi, amanti: Ryo e Kaori sono stati tante cose, dal giorno in cui si sono incontrati. Ma dopo una lunga lontananza ed essersi spezzati il cuore a vicenda, sapranno riscoprirsi e ritrovarsi?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideyuki Makimura, Kaori Makimura, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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“MA QUALCUNO VUOLE VENIRE A SERVIRMI OPPURE NO? MA PORCA MISERIA, NON LO SAPETE CHE IL CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE?!” Appoggiato al bancone di un compro-oro, Ryo stava strepitando come una ragazzetta isterica, sbattendo i pugni sulla pellicola logora di simil-legno, che aveva visto giorni migliori.

Accanto a lui, Hideyuki si tappava le orecchie, stringendo al contempo denti e occhi quasi quelle urla in quel modo potessero risultare meno nocive per la sua salute psico-fisica.

“Senti, Ryo…” L’occhialuto poliziotto sospirò, mettendosi le mani nel logoro impermeabile. “Non c’è nessuno, o di te non gliene frega nulla. Perché non torniamo un’altra volta?” O magari lasciamo perdere.

“No, non se ne parla nemmeno! Si tratta di una questione di principio! Rivoglio quell’anello indietro, e se vogliono i soldi indietro li chiedano a tua sorella! Lei non aveva il diritto di venderlo! Quello era il mio anello di fidanzamento, ed è stata lei a lasciare me!” Mentre parlava nervosamente, così velocemente che le parole sembravano quasi ingarbugliarsi le une con le altre, Ryo sbatté nuovamente il pugno sul bancone, facendo volare in aria la vecchia e logora ricevuta della gioielleria che aveva ritrovato, dopo accurate ricerche, nella sua beneamata Mini, mischiata a vecchie ricevute, multe, incarti di cibo e di sigarette e accendini ormai scarichi.

Quando il foglietto, su cui faceva bella mostra di sé  la cifra di 121.000 Yen, ricadde nuovamente sul tavolo, Hideyuki si allungò sulla spalla del partner, e dopo aver sollevato un sopracciglio con fare interessato, fece un sorrisetto malizioso, ridacchiando, all’indirizzo di Ryo.

“Dì un po’, ma gli anelli li compri quando ti va nel caso ti venga voglia di fidanzarti?”  gli domandò, ridendo sotto i baffi.

“Ma la pianti di dire assurdità? Lo sai benissimo che quello lo avevo comprato apposta per tua sorella!” Ryo lo guardò con curiosità, quasi non capisse cosa l’amico volesse dire, poi però vide Hideyuki fare un sorrisetto, mentre tamburellava con un dito su una cosa in particolare, un dato che, col tempo, si stava ormai sbiadendo… ,a che tuttavia era ancora abbastanza ben visibile.

La data di acquisto. Risalente a parecchi anni prima - e di parecchio precedente al tempo in cui Ryo aveva deciso di comportarsi da uomo e dire a Kaori che voleva provare ad avere una relazione con lei.

“Ehm…” Ryo prese a sudare, goccioloni che gli scendevano dalle tempie mentre il suo migliore amico se la rideva di gusto; poi però un pensiero fugace gli balenò per la mente, e si avvicinò ad Hideyuki. I due uomini erano ad un solo respiro di distanza, quando Ryo prese ad incombere sull’amico, sghignazzando con la stessa espressione di un genio malevolo.

“Vorresti dirmi che tu a Saeko l’anello non lo hai ancora comprato?” Lo schernì. “Che non lo tieni nascosto da nessuna parte?”

Hideyuki strinse i denti, volgendo lo sguardo altrove. Non se la sentiva di parlarne, né tantomeno di scherzarne, e Ryo avrebbe dovuto sapere quanto quel tira e molla tra lui e la sua (ex) donna lo facesse imbestialire; erano anni che lui e Saeko si mettevano insieme, si lasciavano, e poi tornavano insieme, e dopo che alcune settimane prima, all’ennesima richiesta dell’uomo di rendere ufficiale il loro rapporto, lei aveva risposto che non era pronta e che aveva ancora bisogno di preparare psicologicamente papà, lui ha certe idee su che tipo d’uomo le sue figlie debbano sposare Hideyuki se n’era andato sbattendo la porta, seccato che lei non lo amasse abbastanza da lottare per la loro relazione. Lui era rimasto fermo nella sua decisione, e lui e Saeko avevano preso ad essere di nuovo solo colleghi… anche se lei sembrava sentire la sua mancanza. Ma Hideyuki non si sarebbe piegato, non stavolta: adesso spettava a Saeko offrirgli la sua mano perché l’uomo la accettasse.

Peccato che, quando lei aveva provato  a fare un mezzo passo verso di lui, avessero finito per litigare di nuovo, quando a Maki era quasi scappato ciò che era successo con Yuka e con quel finto poliziotto… lui aveva accusato il padre di lei di essere superficiale, lei gli aveva risposto che parlava a sproposito,  parole erano state gridate, porte erano state sbattute, e lui era tornato a dormire sul divano-letto di Kaori.

“Sai, non mi sei mai sembrato il tipo da fidanzamento,” Hideyuki gli domandò, desideroso di riportare l’attenzione sull’amico e su sua sorella. “Figuriamoci se ti ci vedevo a cercare anelli…”

Ryo sbuffò; si appoggiò mollemente sul bancone, mentre ancora tamburellava, nella speranza che arrivasse qualcuno – ma nulla. Guardò il collega, ed immaginò che fosse giunto il momento di parlare – e che comunque, il buon Makimura non avrebbe mollato l’osso tanto facilmente, soprattutto visto e considerato che non sembrava voler parlare di Saeko.

“L’avevo preso per lei,” Ryo gli rispose, con una scrollata di spalle che voleva far pensare che gli importasse poco o nulla di cosa stava accadendo e di cosa aveva fatto in passato. “Kaori era da quando era piccola che la faceva andare con tutta quella storia della proposta perfetta, no?”

“Eri, ma dove andiamo?” Camminando con gli occhi coperti dalle mani dell’amica, Kaori procedeva sul terreno erboso, incerta sui tacchi, fasciata in un elegante abito da sera azzurro polvere.

“Non preoccuparti, è una sorpresa!” L’amica le disse, col sorriso sulle labbra e nella voce. “E adesso, tieni gli occhi chiusi!” Eriko lasciò andare Kaori, che, come promesso, mantenne gli occhi chiusi una volta che si furono fermate. Un brivido la percorse da capo a piedi quando avvertì una carezza sulla pelle nuda del braccio, ed avvertì il calore che sapeva associare a Ryo e Ryo solo.

Sorrise, stupita, mordendosi le labbra, e quando una musica di violini attaccò, lei aprì gli occhi, e se lo trovò di fronte. Vestito in un elegante completo grigio, la guardava timido ed impacciato, come fosse stato un ragazzino.

“Ryo? Ma cosa…” Tante lucine si alzarono all’improvviso, riempendo il prato e rendendolo magico, come una radura incantata; Ryo la prese per mano e la condusse vicino ad un tavolino di metallo bianco, apparecchiato per due con una coppa di cristallo contenente una peccaminosa crema al cioccolato con due cannucce, e accanto due calici di quello che sembrava champagne.

Lo sapeva- Kaori sapeva cosa stava accadendo, ed il cuore le martellava nel petto per l’emozione.

Era perfetto, era come l'aveva sempre immaginato, sognato, come lo aveva raccontato ad Eriko ed Hideyuki tante volte da quando era ragazzina.

Si voltò a guardarlo, e trovò Ryo inginocchiato a terra, con in mano una scatola di velluto nero aperta, su cui faceva bella mostra di sé un sottile anello in oro bianco con un piccolo diamante al centro.

“Kaori, vuoi… ecco, vorresti…. Vorresti, vorresti sposarmi?” Le chiese infine, dopo aver balbettato per minuti che gli erano parsi ore.

Scoppiando a piangere, Kaori gli gettò le braccia al collo.

Hideyuki lasciò ricadere il capo sulla spalla, guardando l’amico con un misto di tenerezza e rimpianto; quando si erano lasciati, Kaori aveva ritenuto Ryo, a suo modo, responsabile- aveva detto che non era stato abbastanza maturo, che non era pronto. Che non voleva la responsabilità della famiglia. Ma adesso il poliziotto iniziava a chiedersi se anche la sorella non avesse avuto la sua parte di colpa: forse che Kaori vivesse l’amore in modo infantile, idealizzandolo in modo esagerato, pretendendo che l’uomo che aveva desiderato essere suo cambiasse in tutto e per tutto per lei? Nulla di quella proposta parlava di Ryo, un tipo più da convivenza che da matrimonio, e che comunque avrebbe visto meglio chiedere alla sua donna di sposarlo negli attimi di vita vissuta, con un bacio magari, ma senza anelli, pura spontaneità.

Che fosse per questo che le piaceva tanto questo Shinji… lui era già come lei si era immaginata l’uomo ideale da ragazzina, prima ancora di incontrare Ryo: intelligente, fascinoso, carismatico, maturo… e per di più, ricco, elegante e raffinato, ed i rispettivi genitori li avevano sempre visti bene insieme. Quale donna non avrebbe fatto pazzie per uno come lui? Anche se Hideyuki iniziava a domandarsi se non fosse troppo perfetto, soprattutto per Kaori… dov’era la passione, il fuoco? Shinji non sembrava essere in grado di darglieli… ma con Ryo era stata tutta un’altra cosa.

Ryo l’aveva fatta vivere, e adesso… adesso sembrava, a volte, essere solo in grado di sopravvivere, e la cosa lo faceva soffrire, perché era certo che Kaori si meritasse di più dalla vita- ma non poteva certo impicciarsi, né Ryo né Kaori avrebbero apprezzato intrusioni sue o di chicchessia.

“Ah! Alleluya! Finalmente!” Ryo esclamò all’improvviso, sbraitando talmente tanto ad alta voce che fece accapponare la pelle al socio, e urlare la giovane donna dai lunghi capelli neri che stava passando nel retro, e che aveva appena intravisto. “Signorina, venga subito qui, devo parlare con qualcuno del mio anello!” Sibilò all’indirizzo della giovane, che, tremante – soprattutto alla vista della pistola nella fondina – si avvicinò al bancone.

“Ehm.. cosa… come posso aiutarvi?” Domandò, arrossendo lievemente, una reazione che fece sbuffare Hideyuki che iniziava a stufarsi di vedere le donne svenire alla vista del suo socio.

“La mia ex fidanzata è venuta qui a vendere l’anello di fidanzamento!” continuò, facendole vedere la ricevuta. “Dato che è stata lei a lasciarmi, avrebbe dovuto restituirmelo, e non controllando voi siete passabili di denuncia per ricettazione!”

La donna impallidì; fece alcuni passi indietro, andando a sbattere con la schiena contro una vetrina espositiva mezza vuota, lasciata socchiusa; era tesa e nervosa, e Hideyuki non mancò di rendersene conto; lentamente, scostò l’impermeabile, mostrando alla donna che anche lui era armato- e provvisto di distintivo.

La donna strinse i denti.

“Ryo…”  Hideyuki sibilò, a bassa voce, lo sguardo tagliente incatenato a quello della donna, che muoveva lentamente, quasi al rallentatore, una mano, nella speranza che il suo movimento fosse impercettibile.

“Non mi interessa se la legge dice che di un regalo si può fare quello che si vuole… quello è un anello di fidanzamento! Il galateo parla chiaro, se la donna rompe il fidanzamento è tenuta alla restituzione dell’anello! E lei adesso se l’è venduto per… no, non voglio nemmeno pensarci!” Ryo ribatté, non comprendendo esattamente cosa l’amico volesse dire.

“Senti, Ryo, per curiosità, quanto avevi pagato il mio anello di fidanzamento?” Kaori gli domandò, giocherellando con una penna.

“Guarda che lo so pure io che non è elegante chiedere il costo di un regalo!” Ryo, da dietro la scrivania, nascosto da una miriade di fascicoli, sbuffò. Poi però alzò lo sguardo verso di lei, e sollevò un sopracciglio. “Come mai all’improvviso ti interessi del mio anelo di fidanzamento, Kaori? Vuoi fare il paragone con quello del nuovo fidanzatino perfettino?”

“Guarda che mi preoccupo della gentaglia che frequenti, cretino. Credo che tu sia stato truffato.” Kaori gli tirò fuori la ricevuta di un compro-oro, e la passò sotto al naso di Ryo. “Sono andata a venderlo e me lo hanno valutato una miseria, nemmeno trentamila yen!”

“Cosa?! Ma io l’ho pagato cinque volte tanto! Se c’è qualcuno che si è fatto fregare quella sei tu, Kaori!” Ryo afferrò la ricevuta, stringendola tra le mani mentre, in piedi, i dentro stridevano. “E comunque, avresti dovuto ridarmelo, l’anello, o tenertelo, non venderlo!”

“E farmi pagare le nozze con Shinji dal mio fidanzato o da mio fratello? Non se ne parla! “

 “Ryo…” L’amico sibilò a denti stretti, facendogli cenno col capo verso la donna; la bellezza velocemente cercò di afferrare qualcosa che teneva nascosto dietro la schiena, e alzata la mano pronta a colpire, Ryo, compreso finalmente cosa stesse accadendo – con grande gioia del compagno – agì prontamente. Rapido, estrasse la sua arma, sparando un singolo colpo per disarmare la donna senza tuttavia ferirla, e mentre lei, intontita, si massaggiava la mano, Hideyuki la raggiunse dall’altra parte del banco con un balzo, e dopo aver dato un calcio al pugnale la ammanettò.

“Certo che però potevi dirmelo prima che era una rapina, eh…”  Ryo sbuffò, in modo teatrale, prima di guardare la bellissima donna, avvolta in un completo pantalone nero che faceva risaltare le sue forme. “Allora, bellezza, cosa stavamo combinando?”

La donna – giovane e bellissima, Ryo lo poteva facilmente ammettere – voltò lo sguardo altrove, quasi indispettita; nello stesso momento, i due poliziotti avvertirono una certa commozione provenire dal retro del negozio, ed Hideyuki, veloce, face per andare a vedere cosa stesse accadendo, ma un uomo- un armadio sui venticinque, trent’anni, lo buttò a terra con una gomitata prima ed un calcio nello stomaco poi, mentre la donna guardava la scena arrabbiata ed inferocita. 

Prima che fossero riusciti a raggiungerlo, se n’era già andato in sella ad una scattante motocicletta, che agile si muoveva nel caotico traffico cittadino, sfrecciando tra i veicoli fermi nel traffico di Tokyo.

“Quel dannato traditore doppiogiochista… e mia nonna crede che sposerò quel… quel….quel cretino codardo?!” La donna strillò; iniziò a gridare, a strillare, isterica, inferocita, e sembrava non voler smettere, mai, per nessun motivo al mondo…

Continuò a strillare anche una volta che furono arrivati alla centrale, dove, ammanettata, la accompagnarono nella sala interrogatori, ma nulla: lei continuava a imprecare, inferocita, contro la sua famiglia e contro lui,  e che sarebbe morta prima di sposarlo…

“Cos’è, hai spezzato un altro cuore?” Kaori domandò scherzosamente a Ryo, mentre sedeva davanti allo specchio cieco, studiando la donna che continuava a sbraitare isterica e furibonda; Saeko era dentro, con Hideyuki, ed entrambi si stavano tappando le orecchie, stringendo denti e occhi nella speranza che quello aiutasse  a placare cosa stava accadendo.

“Spiritosa,” Lui le rispose, un po’ scocciato. “Ero andato a riprendermi il mio anello, quando invece del gioielliere mi sono trovato davanti questa che faceva piazza pulita di tutti i gioielli. Aveva anche un partner ma il tuo fratellino se l’è fatto scappare.”

“Il tuo…. Vuoi dire…” Lo sguardo della donna cadde sulla sua mano sinistra, quasi avesse potuto trovare lì la risposta alle sue domande, quell’anello che per troppo poco tempo aveva indossato.

Guardò Ryo, lo squadrò, lo studiò, cercando di capire cosa lo avesse davvero mosso ad agire in quel modo, cercare di riavere qualcosa che da tempo non era più suo: cocciutaggine, orgoglio ferito? Per forza, si diceva Kaori, rifiutando che Ryo avesse ragioni ben più profonde per voler riavere quell’anello - che per lui, che  aveva sempre detto di non credere al matrimonio, non avrebbe dovuto significare nulla. E invece, ora sembrava quasi… quasi rammaricato. Ma era perché lo aveva venduto… o perché avrebbe preferito incassare lui, quei soldi?

“Sappiamo chi è la tua estimatrice?” Gli domandò curiosa; stava usando un tono un po’ civettuola, quasi infantile – lo stesso che aveva usato da ragazza quando lo voleva manipolare nel fare qualcosa per lei o lo voleva prendere in giro.

“Solo il nome di battaglia, a quanto pare si fa chiamare Ladra 305 ed ha una lista di precedenti lunga da qui all’Europa… Saeko dice che potrebbe appartenere ad una banda, perché ha trovato lo stesso modus operandi in casi anche di quindici, vent’anni fa… e dubito che la nostra bella scassinasse le serrature con le spille di sicurezza del pannolino.” Ryo sogghignò, sghignazzando.  “Ah, e sappiamo anche che a quanto pare pure il suo di matrimonio è saltato… il complice che l’ha mollata? Era il suo ragazzo.”

La coppia, in piedi l’uno accanto all’altra davanti al finto specchio, così vicini che quasi si sfioravano, che potevano avvertire l’uno il calore dell’altra, tornò a prestare attenzione a cosa stava accadendo dentro, a Saeko che, imperterrita, fredda e glaciale come solo lei poteva essere, si apprestava ad interrogare la giovanissima donna, ammanettata al tavolino di metallo.

“Signorina… mi scusi, ma sa, non so come chiamarla…” Le disse con un sorriso disarmante, che stupì tutti. Le si sedette davanti, improvvisamente cambiando, dimostrando di essere una manipolatrice nata non solo quando si trattava di uomini ma anche con elementi del cosiddetto gentil sesso- non che al dipartimento qualcuno avesse mai osato definire lei o Kaori in quel modo.

La ladra non rispose, si limitò a guardare in basso, rattristata, sembrava svuotata, delusa… ma dalla vita, o dall’uomo con cui pensava che avrebbe passato il resto dei suoi giorni?

“Ascolti…” Saeko posò la mano su quella della donna, guardandola dolce, mentre Hideyuki invece assumeva un’aria sempre più severa e dura, rendendo palese il loro gioco di poliziotto buono e poliziotto cattivo. Ma la stagionata poliziotta immaginava che avrebbe potuto funzionare: la ragazza sembrava abbastanza abbattuta e sconvolta da fidarsi di lei. “Non esistono i fantasmi. Tutti hanno un’identità, e presto o tardi scopriremo la sua, e quella del suo…fidanzato.”

Saeko sottolineò la parola in modo quasi sibilante, ponendo su di essa l’accento; la donna sembrò quasi svegliarsi dal torpore furibondo in cui era caduta, e strinse i denti, mentre due grosse lacrime le lasciavano gli occhi: era la reazione in cui Saeko aveva sperato.  

“Se dovessimo arrivare a lui… non mi meraviglierei se decidesse di parlare. Se la vendesse… la abbandonasse, come ha già fatto.”

“Kasumi.” La donna sospirò, il volto basso, le mani strette, unite, quasi in preghiera. “Il cognome che ho usato maggiormente negli anni è Aso, ma… non sono certa che sia il mio vero cognome. La mia famiglia fa questo… lavoro da tempo. Non so nemmeno più io chi sono veramente, se non la Ladra 305.”

“Abbiamo controllato i dossier,” Hideyuki interruppe; camminò deciso verso di lei, mentre, dall’altra parte del vetro, Ryo lo guardava, come fosse fiero dell’amico e partner. “I compro-oro da quattro soldi non sono mai stati obbiettivi nelle vostre corde. Cos’è, avete sentito la crisi pure voi?”

“Noi non scegliamo cosa rubare- noi veniamo ingaggiati per farlo. Un uomo mi ha pagata milioni di Yen perché andassi in quel buco e rubassi per lui una moneta antica. Quel buzzurro del proprietario nemmeno sapeva cosa aveva tra le mani…”

“Una moneta antica?” Saeko domandò, stupita, mentre Kasumi faceva cenno di sì col capo.

“Una moneta romana, per la precisione in puro oro. Rarissima. Unica.” Spiegò. “Una leggenda narra che chi la possiede sarà incoronato capo del Clan dei Gitani…”

“Chi?” Ryo si domandò ad alta voce dall’altra parte del vetro, alzando un sopracciglio. Kaori sospirò, un po’ esasperata: a volte, il suo ex era un po’ cieco a cosa non accadeva proprio sotto al suo naso, mentre conoscere a menadito la cronaca nera dell'intero Giappone era la sua specialità.

“Una banda di Rom, provenienti dalle ex Repubbliche sovietiche, lavorano tra la Bulgaria e la Slovenia, principalmente, ma hanno cellule in tutta l’Europa centrale e meridionale. Hanno un comportamento mafioso, e per questo erano stati allontanati dal resto della loro comunità- ma non per questo hanno cessato di delinquere.”

“Quindi…” Iniziò lui, spronando la sua ex a continuare nella spiegazione, tenendo tuttavia l’orecchio teso ad ascoltare cosa accadeva dietro al vetro.

“Siamo stati contattati da uno dei pretendenti al titolo di Capofamiglia….” La ladra continuò nel suo racconto. “Il vecchio patriarca è morto e adesso i suoi quattro figli si contendono l’impero, nonostante tecnicamente sia solo il più grande ad averne diritto. Ma… ma il figlioletto minore vorrebbe essere lui a dettare legge. Dice che è così che il padre avrebbe voluto, perché era il figlio prediletto. Il ragazzo aveva scoperto che la moneta era da qualche parte in Giappone ed ha incaricato il mio clan di recuperarla.”

“E ci siete riusciti?” La donna domandò, lasciando calare leggermente la maschera. Kasumi si guardò intorno; le era stato insegnato a detestare la polizia, odiarla, l’amore ed il rispetto era solo per la famiglia.  Ma… lei era stata abbandonata.

Nessuna si aspettava che potesse tradire il sangue del suo sangue ma… non avevano forse fatto lo stesso con lei?

Poteva fidarsi solo di coloro che le erano di fronte.

Sghignazzando malevola, si avvicinò a Saeko. “Allora, signora detective… vuole sapere dove avverrà lo scambio? Duemila yen che quel cretino del mio ex non ha minimamente pensato a cambiare luogo e ora dell’appuntamento!”

 

“Eh? E questo cos’è?” Kaori domandò a Ryo quando, alcuni giorni dopo, a sera, le luci nella loro unità quasi tutte spente, soltanto loro e pochi altri rimasti dopo che avevano finalmente finito di compilare tutte le scartoffie del caso, lui le lasciò scivolare una busta sulla scrivania. Ryo le rispose con una scrollata di spalle, e quando lei la aprì, si trovò davanti un assegno, intestato a lei- Kaori Makimura. “Ma, Ryo, un assegno? Io non…”

“Quello è il reale valore dell’anello che ti avevo regalato. Avevi ragione, su tutta la linea: mi avevano fregato alla grande. Ma soprattutto,  era tuo ed era giusto che, se ti servivano i soldi, lo usassi per te.” Le rispose, scrollando con noncuranza le spalle, seppur il suo volto fosse macchiato dal segno della tristezza. “Quindi, lasciami fare questa cose per te, va bene?”

“Ryo, non è giusto...ti ho lasciata io e quindi avresti dovuto tenerlo tu, non darmi dei soldi...” La donna provò a spiegargli, nascondendo le sottili e delicate labbra dietro al foglietto. “E poi, lo hai almeno recuperato?”

Ryo si morse la guancia, volgendo per un solo attimo lo sguardo altrove, e si schiarì la voce. “Ehm, dovevano già averlo venduto a qualcun altro, un vero peccato, eh? Eh, eh, eh…”

“Oh…” Kaori abbassò gli occhi, e a Ryo parve di vedervi dentro come una nota di tristezza, di rammarico, ma durò solo una frazione di secondo: poi, lei si ricompose nuovamente. “Io… io non me la sento di accettare, sono davvero troppi soldi…”

“Senti, mettiamola così: è il mio regalo di compleanno, dato che oggi festeggi… e dato che trent’anni si festeggiano una volta sola, invece di regalarti qualche cazzata che non userai mai e che magari tra due giorni butteresti via, ti do qualcosa che ti serve davvero!”  Senza aggiungere altro, senza permetterle di dire la sua, Ryo si incamminò lungo le scale; mani nelle tasche dei pantaloni, sospirava mentre giocherellava con la scatola di velluto nero, contenente l’anello di fidanzamento: lo aveva ritrovato, ed era riuscito a tenerlo fuori dalle prove, e lo avrebbe tenuto ancora con sé, per un po’... o forse per sempre.

Perché forse quella proposta l’aveva fatta perché Kaori la desiderava, ma quell’anello lui l’aveva acquistato perché lui lo aveva voluto, perché aveva visto quella gemma in vetrina ed aveva pensato a lei, e questo sarebbe stato sempre vero, una delle poche verità da cui, almeno nel suo animo, Ryo non sarebbe scappato… mai e poi mai si sarebbe potuto disfare di quell’anello, simbolo del loro amore.

“Tutto bene, vecchio mio?” Sobbalzando, Ryo si voltò, e trovò Hideyuki che gli stringeva la spalla. Si limitò a sorridergli, di un sorriso triste, mesto, e sospirò, alzando gli occhi verso il cielo di Tokyo, da cui non si vedeva alcuna stella, troppe erano le luci artificiali della città.

“No ma… me la caverò.” Lo pensava davvero, dopotutto, se l’era sempre cavata, qualsiasi cosa la vita gli avesse messo davanti, lui era sempre sopravvissuto. Era sempre andato avanti. Lo avrebbe fatto anche stavolta: solo, sarebbe stato più complicato del solito. Più doloroso.

“Ryo… perché non provi a parlare con Kaori? O se vuoi….” L’amico tentennò, impacciato, ma parlando dal più profondo del cuore, desideroso di vedere la sua famiglia per quanto strampalata che fosse, felice ed unita. “Potrei farlo io.”

Ma Ryo scosse il capo: forse, ormai, era troppo tardi. Forse davvero era ora di andare avanti, guardare in faccia la realtà, affrontare i fatti.

Kaori era stata pronta a  vendere il suo – loro- anello di fidanzamento, questo la diceva tutta, mostrava che le cose con Shinji andavano ben oltre che avere semplicemente al dito l’anello dell’altro: forse era davvero giunta l’ora di rassegnarsi.

“Beh, se ti può essere di consolazione, sarai casinista quanto vuoi, e anche rozzo, un po’ ignorante, e non possiedi nemmeno un grammo di stile..” Hideyuki iniziò, facendo arrabbiare Ryo, che si gonfiò nemmeno fosse stato un palloncino. Però poi l’occhialuto poliziotto gli sorrise, e gli fece l’occhiolino prima di scoppiare a ridere. “Però credimi, preferirei avere te come cognato a quel pallone gonfiato di Shinji!” 

Mentre si incamminavano verso le loro auto, entrambi gli uomini scoppiarono a ridere.

Uniti come solo loro potevano essere- fratelli senza condividere il sangue.

Ryo alzò lo sguardo, e nel cielo vide una singola stella illuminare il firmamento, quasi avesse voluto mostrare la strada ai viandanti, ai navigatori. Era forse un segno? Il destino gli diceva di non perdere la speranza, che c’era ancora qualcosa che poteva fare per riavere Kaori nella sua vita, al suo fianco?

Mano sulla spalla del vecchio amico, si incamminò verso un bar, pronto ad offrire all’altro cuore solitario da bere: chissà, forse si sbagliava, e c’era ancora, davvero, speranza per tutti loro...

   
 
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