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Autore: fri rapace    01/09/2009    7 recensioni
Harry osservò il calice, incuriosito. Lupin sorrise. “Il professor Piton è stato così gentile da prepararmi una pozione,” disse. “Io non sono mai stato un granché a distillare pozioni, e questa è particolarmente complicata.” Prese il calice e lo annusò. “Peccato che lo zucchero ne annulli i poteri”, aggiunse, bevendone un sorso con un brivido di disgusto.
Da “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”
Una mia versione di come Severus Piton ha scoperto che lo zucchero annulla i poteri della pozione Antilupo. E del perché ha provato ad addolcirla per Remus.
(No slash!)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il marchio Severus, in piedi davanti al lavabo del suo studio, si stava sfregando con cura le mani. Aveva appena finito di rimestare la pozione per il lupo mannaro e, malgrado non uno schizzo fosse fuoriuscito dal calderone, si sentiva sporco. Forse la spiacevole sensazione era dovuta al fatto che si trovava costretto a trattare con bestie come Lupin.
Qualcuno bussò brevemente alla porta e senza dargli il tempo di rispondere, entrò.
Era il lupo mannaro… e stava sgranocchiando qualcosa avvolto in una carta dai colori vivaci. Inghiottì con calma e Severus attese, con già la pazienza agli sgoccioli, sperando che sparisse il più in fretta possibile dalla sua vista.
Perché Silente aveva voluto fargli un torto simile? Non si rendeva conto di quanto male gli procurava l’avere sempre attorno Lupin? Ed era stato persino obbligato ad aiutarlo! Silente metteva sempre gli altri avanti a lui, che per quanti sforzi facesse veniva sempre secondo come importanza ai suoi occhi…
Potter, Potter! Lui era il suo pupillo, quel ragazzino arrogante, indisciplinato, tutto suo padre… e ora aveva introdotto nella scuola anche il mannaro!
“Aspetta…” biascicò Lupin, addentando un altro pezzo di quello che sembrava croccante.
“Lupin, dannazione! Sei un maiale!” Con una smorfia indicò le briciole attorno ai suoi piedi.
Lui seguì il suo dito, stringendosi nelle spalle e mormorando un: “perdonami”, prima di farle sparire con un colpo di bacchetta.
“E’ mai possibile che hai sempre qualcosa in bocca, Lupin?”
Certo, se era per tenere a bada la fame di carne umana, non poteva che approvare la sua nauseante abitudine…
“Recupero.”
“Ah, già, dimenticavo che prima che ti raccattasse Silente per strada eri un randagio mezzo morto di fame.”
“Proprio così,” Lupin lo guardò in tralice, e per un attimo credette volesse rispondergli per le rime. Purtroppo non era così. “E non corro neppure il rischio di ingrassare, a ogni luna piena perdo come minimo dieci chili…”
Severus strinse le labbra. “Che fortuna,” sibilò.
Perché a quel mostro andava sempre tutto per il verso giusto? A lui e ai suoi amici, tanto popolari quanto meschini. Quei quattro, odiosi… Digrignò i denti per l’ira repressa.
“Severus, posso avere adesso la mia pozione? Questa roba è talmente dolce che forse smorzerà un po’ il sapore schifoso di quella...” Indicò con un cenno del capo il calderone.
“Ma certo, Lupin,” iniziò in tono mellifluo. “ Farei di tutto per…”
Il mannaro gli fece un sorriso sfacciato. “Compiacermi?”
“Eliminarti. Purtroppo per via della mia fedeltà verso Silente mi devo limitare a nausearti con questa pozione. Meglio che nulla.” Riempì un calice e glielo porse, sperando che capisse che la sua espressione di disgusto era riferita a lui come uomo… no… a lui come bestia, e non al contenuto del calice.
Ma come al solito quell’ottuso sembrò non curarsene, almeno, non fino a che l’occhio gli cadde sul suo braccio teso.
Al principio percepì un moto di trionfo esplodergli nel petto, finalmente era riuscito a offenderlo.
Lupin strinse in un pugno la mano che aveva levato per prendere il calice, con tanta forza da tendere la pelle sulle nocche segnate fino a farla diventare bianca.
Piegò il braccio e Severus mise mano alla bacchetta, certo di stare per essere colpito.
Il suo sguardo era feroce e si rese conto di non averlo mai visto così, così come era giusto che fosse, come i suoi pari. Ma lui lo aveva sempre saputo, Silente si illudeva di essere riuscito ad addomesticarlo, ma le belve selvatiche, per quanti sforzi si facciano, restano sempre tali.
Lupin non lo stava guardando in viso, stava fissando il… seguì i suoi occhi, che in quel momento erano meno umani che mai, e capì.
Aveva ancora le maniche della veste sollevate, poco, ma gli era bastato per scorgerne una piccola parte. Il Marchio Nero.
“Tu sei stato un…” ringhiò il mannaro, e fu veramente un ringhio. Era come sentir parlare un animale.
Aprì il pugno e Severus vide i segni rossi lasciati dalle sue unghie sul palmo della mano.
Con uno sguardo cattivo fece per afferrargli il braccio, immaginò che la sua intenzione fosse di torcerglielo.
“Non osare toccarmi, mostro!” sibilò Severus, quasi trionfante, facendolo sobbalzare.
“Avanti, dillo,” pensò furiosamente. “Dillo: tu sei il vero mostro qui, non io! Dillo!”
Sarebbe stata la verità, ma non fino in fondo. Erano entrambi dei mostri, ma Lupin era innocente, dato che non era stata una sua scelta diventare quello che era.
Si preparò alla sua rivalsa con rassegnazione, provò quasi un senso di sollievo all’idea che il mannaro non gli avrebbe mai più rivolto quel suo stupido sorriso.
Ma Lupin non disse nulla. Ora era più calmo, anche se i suoi occhi ancora lo facevano rabbrividire.
Appoggiò il dolce che stava mangiando sulla scrivania, si tolse la giacca e si arrotolò la manica destra della camicia, sù, fino oltre il gomito.
Severus era sgomento.
Anche Lupin era stato un...
Non ci poteva credere, certo il Signore Oscuro faceva in modo che i suoi seguaci non si conoscessero tra di loro… e anche Black si era rivelato un servo del Signore Oscuro e lui e Lupin erano amici.
Il mannaro aveva lo sguardo basso. “Il mio marchio”, disse a denti stretti, prima si mostrarglielo.
Non ringhiava più, la sua voce ora era stanca, sembrava che il vedere il proprio marchio lo avesse quietato.
Si era sbagliato, il braccio di Lupin era solo un reticolo di cicatrici, alcune molto brutte, altre semplici graffi.
Quella che aveva chiamato “marchio” era solo una cicatrice particolarmente raccapricciante, sembrava un morso deformato, come se la pelle del braccio fosse stata presa per i lembi e tirata.
Lupin sembrò indovinare i suoi pensieri. “Il mio braccio non era più grosso di quel rotolo di pergamena laggiù, quando sono stato morso,” spiegò, come se a lui potesse importargliene qualcosa. “Ero piccolo, sai… crescendo il marchio è cresciuto con me.”
La delusione fu cocente. Se fosse stato anche lui un Mangiamorte forse Silente avrebbe dato retta alla sua ennesima esposizione dei propri sospetti riguardo le cattive intenzioni del mannaro.
“Oh, povero, piccolo, lupetto,” sputò irato. “Cosa ti aspetti da me? Compassione? Non era necessario che tu ti umiliassi fino a questo punto, te la preparo già, la tua preziosa pozione.”
Lupin gli sorrise, alzando le sopracciglia. “Io insegno Difesa Contro le Arti Oscure.”
Quanto odiava il suo vizio di cambiare senza alcun costrutto argomento. “In maniera deprecabile.”
“Mi spiace che la pensi così… ciò non toglie che la cattedra è mia.”
Merlino, quell’odioso essere stava gongolando!
“Ho appena deciso che l’argomento della prossima lezione saranno i seguaci più intimi di Voldemort…” proseguì tronfio, con evidente soddisfazione.
Severus trasalì dentro di sé nel sentir pronunciare il nome del Signore Oscuro, oltre a Silente e a Potter non aveva mai sentito nessun altro osare chiamarlo a quel modo.
“Sai, i Mangiamorte. Sul libro di testo non se ne parla, ma non fa nulla. Posso ritagliare la tua immagine dalla foto del corpo docenti. Ci disegnerò sopra il cappuccio, così non sarai riconoscibile.” ammiccò, il tono della sua voce era beffardo.
Bene.
“Occhio per occhio, vero, Lupin? Una lezione sui mannari per una lezione sui Mangiamorte.”
Lupin annuì greve, mordendosi il labbro. “Sei arrabbiato? Forse preferisci, invece della triste divisa da Mangiamorte, optare per i vestiti della nonna di Neville?”
Severus gli indirizzò fulmineo uno Schiantesimo, che Lupin schivò solo per un pelo. Se non altro era riuscito a cancellargli dalla faccia l’espressione divertita, ora sembrava stupito e… dispiaciuto. Certo, dispiaciuto per non aver messo mano per primo alla bacchetta e averlo appeso a testa in giù con un Levicorpus. Nulla era cambiato tra di loro. Nulla sarebbe mai cambiato!
“Ma non ti illudere, i tuoi allievi sono così ottusi che non ci arriveranno mai a collegarmi ai Mangiamorte, per quante allusioni tu faccia. Nessuno ha capito cosa sei tu, malgrado la mia dettagliatissima lezione.”
Però c’era sempre la Granger, insopportabile sottutto, ma, doveva ammetterlo, sveglia. Se avesse capito… sentì una fitta al braccio.
Il Marchio, per quanto sopito ormai da anni, gli doleva spesso. Era la vergogna, l’onta per quello che aveva fatto, la giusta punizione.
Lupin fece per avvicinarglisi, ma nell’intercettare il suo sguardo sofferente e colmo d’ira si fermò, abbozzando un piccolo sorriso di scusa. “Andiamo, Severus… stai sereno! Non credevo… io… sto solo scherzando! Tu prendi tutto troppo sul serio, ti rovinerai la salute, così.” Allargò il sorriso e alla sua espressione di stupore assoluto accennò una risatina.
Severus si ricompose e senza proferire parole gli scagliò contro il calice colmo della sua pozione.
Ma Lupin, purtroppo, dimostrò un’innaturale destrezza prendendolo al volo.
Lo fissò, e poi guardò lui. “Silente ha fiducia in me, malgrado quello che sono. E non sbaglia. Ha fiducia anche in te, malgrado quello che sei stato. Io ho piena fiducia nel giudizio di Silente, e tanto mi basta.”
Osservò triste la pozione, posandola poi con cura sulla scrivania, accanto al croccante.
“Ora non mi sento molto bene, verrò dopo a prendere la pozione. Finiscilo tu il dolce, è buono.”
Raccolse la propria giacca e se ne andò.
Severus si rigirò pensieroso la pozione tra le mani.
Continuava a odiare Lupin, di questo era certo. Lo odiava, si ripeté.
Prese il croccante con la punta delle dita, disgustato. L’aveva messo in bocca il mannaro, mai avrebbe avvicinato alle labbra una cosa tanto infetta.
Vedeva lo zucchero sciolto sulle noccioline scintillare come ambra.
Guardò di nuovo la pozione.
In fondo poteva provare a renderla un po’ meno spiacevole al gusto. Forse aggiungendoci un poco di zucchero non ne avrebbe modificato le proprietà.
Decise di fare un tentativo.
“Farei di tutto per…”
“Compiacermi?”
Le parole pronunciate dal mannaro pochi minuti prima gli tornarono alla mente.
Assolutamente no! Non lo faceva per compiacere il mannaro. Nel modo più assoluto.






Questa piccola one shot l’ho trovata nei meandri di una mia chiavetta dimenticata in un cassetto… non è granché, ma visto che l’ho scritta, tanto valeva pubblicarla ^^

L’idea mi è venuta quando, rileggendo il quarto libro della serie, ho scoperto che Sirius non sapeva che Severus era stato un Mangiamorte, e se non lo sapeva Sirius, non lo sapeva neanche Remus, immagino.
Ciao
Fri.

   
 
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