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Autore: luvsam    29/09/2021    1 recensioni
Quella mattina il buonumore di Dean gli stava dando veramente ai nervi e Sam avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo tacere, ma papà era ancora arrabbiato per la scenata del giorno prima e non poteva certo permettersi di iniziare un combattimento anche con suo fratello.
E dire che fino a poche ore prima si era sentito davvero felice perché il coach Maverick aveva diramato le convocazioni per la finale di calcio under 16 ed era dentro, non poteva crederci. Era stato su di giri per tutta la giornata discutendo con i suoi compagni degli avversari, di schemi ed eventuali rigoristi, e già si immaginava a correre sul campo.
Uscendo da scuola aveva visto l’Impala e aveva riconosciuto subito suo padre. Era una rarità che andasse a prenderlo alla fine delle lezioni e aveva pensato che ne avrebbe approfittato subito per chiedere il permesso per andare ad Austin con la squadra, ma qualcosa nella postura rigida del genitore lo aveva messo in allarme. Si era avvicinato e aveva riconosciuto il signor Rhodes e da lì tutto era andato storto.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Famiglia Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’urlo del demone ebbe la conseguenza immediata di risvegliare il suo esercito di bambini, che sollevò il capo come se gli si fosse stata riattaccata la corrente e si voltò verso i due fuggitivi.
“Papà, sono svegli”
“Non fermarti, Sammy, continua a correre”
Il ragazzo annuì e strinse i denti perché le sue ferite non erano molto d’accordo con la sessione di maratona. In particolare uno dei tagli sull’addome pulsava in maniera continua e probabilmente i punti di sutura avrebbero presto ceduto per le sollecitazioni, ma Sam sapeva che non c’era tempo per lamentarsi, così continuò a muoversi cercando di non perdere il contatto con suo padre.
Alle sue spalle sentì un forte scalpiccio e capì che i bambini li stavano inseguendo. Tentò di aumentare il ritmo per lasciarli indietro, ma ad un certo punto delle mani planarono sul cappuccio della sua felpa e lo afferrarono facendolo cadere all’indietro.
“Papà, aiutami”
John si fermò di botto e tornò sui suoi passi per soccorrere il figlio, che era trattenuto da un nugolo di braccia. Si lanciò sui bambini e li strappò via uno alla volta fino ad arrivare a Sam, che giaceva sul pavimento. Lo tirò su e riprese a trascinarlo senza fermarsi nemmeno a chiedergli un rapporto sulle sue condizioni.
I due Winchester arrivarono alla fine del corridoio e si trovarono ad un bivio. Per puro istinto il cacciatore più anziano svoltò a destra e riprese a correre senza mollare il figlio fino a quando decise di fermarsi a riprendere fiato infilandosi in una stanza. Solo allora si girò verso Sam e chiese:
“Stai bene?”
“Credo di sì”
“Merda”
Seguendo lo sguardo di suo padre, il ragazzo abbassò gli occhi sul suo addome e vide che la felpa aveva sul davanti un’ampia macchia scura.
“Fa’ vedere”
John alzò gli indumenti del figlio e imprecò notando che almeno un paio di ferite si erano riaperte e avevano ripreso a sanguinare.
“Sammy, non posso richiuderle adesso”
“Lo so, papà”
“Credi di riuscire ancora a muoverti?”
“Non abbiamo molta scelta”
“No, ma devo sapere in che condizioni sei e quanto posso spingerti”
“Non sto per svenire, ma fa un male cane”
“Okay”
I due rimasero in silenzio e riconobbero il rumore dei passi frettolosi dei bambini, che li sorpassavano.
John fece cenno a Sam di tacere, poi, quando si rese conto che erano andati oltre, si voltò per osservare meglio la stanza, che dall’aspetto non era vissuta da un po'. Al suo interno infatti c’era una serie di mobili coperti da lenzuola e tra essi il cacciatore riconobbe un alto bancone da bar, che si prestava a momentaneo nascondiglio. Si diresse verso di esso e raggiuntone il retro, fece sedere il figlio e si accovacciò accanto a lui, per dare un’occhiata più accurata alle ferite. Si rese conto che una in particolare aveva l’aspetto peggiore e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa per tamponare il sangue.
Le lenzuola, che coprivano i mobili, non erano particolarmente pulite, ma purtroppo non aveva altro a disposizione.
“Non muoverti, torno subito”
“Dove vai?”
“Da nessuna parte, tranquillo”
John si alzò e facendo attenzione a non fare troppo rumore, strappò un lenzuolo di copertura da alcune sedie. Lo scosse cercando di liberarlo il più possibile dalla polvere, poi tornò indietro. Si abbassò di nuovo all’altezza del figlio e gli disse:
“Sammy, ti farò male, devo premere forte”
“Lo so”
“Servirebbe qualcosa per disinfettare, ma dobbiamo accontentarci. E’ meglio che ti stendi”
Il ragazzo si fece guidare dal padre verso il pavimento, poi si preparò all’inevitabile sofferenza, mentre il cacciatore strappava delle lunghe strisce di stoffa.
“Devi restare in silenzio, non possiamo farci sentire”- avvertì John prima di premere forte sull’addome di Sam, che fece del suo meglio per non gemere, ma il dolore era davvero forte. Strinse gli occhi, poi si morse forte il labbro inferiore trattenendo il respiro.
Il cacciatore continuò a premere con la mano destra, mentre allungò la sinistra verso la fronte del figlio.
“Sssh, sono qui”
Sollevò dopo un pò il pezzo di stoffa e vide che il sangue stava rallentando. Ricominciò a fare pressione e guardò con tenerezza il suo ragazzo, che stoicamente cercava di non lamentarsi, ma qualche lacrima galeotta era comunque sfuggta al suo controllo e aveva cominciato a scorrere sul suo viso.
“Ancora qualche minuto, resisti”
Sam rimase in silenzio, poi ad un certo punto non riuscì più a trattenersi e cercò di allontanare la mano destra del padre.
“Fermo”
“Basta”
“So che fa male, ma devo tamponare ancora un po'”
“Ti prego”
“Il sangue si è quasi fermato, ma…”
“Non ce la faccio più”
“Ce l’hai già fatta, siamo alla fine”
“Papà”
“Coraggio, figliolo”
Al successivo controllo le ferite avevano smesso di sanguinare e John smise di premere. Prese una striscia di stoffa pulita, la piegò e la sistemò sulla ferita più evidente, poi ripeté l’operazione sulle altre.
“Okay, adesso ti fascio stretto e speriamo che regga”
Dopo qualche minuto Sam poté rilassarsi e riaprì gli occhi.
“Papà”
“Sei stato molto bravo! Riprendi fiato mentre vado a dare un’occhiata”
“Non lasciarmi solo”
“Devo andare a cercare una via di fuga, non possiamo restare qui”
“Vengo con te”
“No, da solo farò più in fretta, ma torno a prenderti”
“Ce la faccio”
“Sammy, io vado in ricognizione, tu resti e questo è definitivo”
Il tono di John non ammetteva repliche e il giovane Winchester dovette cedere.
“Non alzarti quando me ne vado, dovremo correre ancora”
Detto questo il cacciatore si mosse e si avviò silenziosamente verso la porta. Ascoltò i rumori provenienti dall’esterno, poi fece ruotare la maniglia e uscì in corridoio. Cominciò a percorrerlo e ad un certo punto riconobbe la strada che aveva fatto all’andata con Lenora. La percorse per un po' a ritroso e dopo aver individuato il portone d’ingresso, tornò sui suoi passi per andare a riprendere Sam. Una volta giunto davanti alla porta in cui era nascosto, vi entrò e notò con piacere che suo figlio non dava alcun indizio sulla sua presenza. Si diresse verso il bancone, poi lo chiamò piano e si fece vedere.
“Sei tornato”
“Tutto bene, ragazzino? Come ti senti?”
“Mi gira un po' la testa e i tagli bruciano”
“Credi di poterti alzare?”
“Se mi aiuti, posso farcela”
“Okay”
L’uomo fece scivolare una mano dietro la nuca di Sam e l’altra dietro la sua schiena, poi chiese:
“Pronto?”
“Sì”
“Con calma, lascia che ti sollevi io”
“Va bene”
John cercò di essere il più attento possibile, ma il movimento di risalita fu duro da sopportare e quando il giovane Winchester si ritrovò appoggiato con le spalle al bancone, sentì il suo addome andare in fiamme.
“Ce l’abbiamo fatta, ora riposa qualche minuto e poi ci muoviamo”
“Hai capito come scappare?”
“Ho riconosciuto la strada che ho fatto con Lenora, pochi metri e saremo fuori di qui”
“Lo dici per incoraggiarmi o perché è vero?”
“Entrambe le cose”
“Papà, non sono sicuro che le gambe mi reggeranno”
“Sta’tranquillo, ti starò sempre accanto”
“Okay”
“Proviamo a rimetterti in piedi?”
Sam avrebbe voluto rispondere di no, che stare fermo sul pavimento gli sembrava un’idea grandiosa, invece annuì e osservò suo padre afferrarlo sotto le ascelle.
“Al mio tre?”
“Bari di nuovo?”
“No, stavolta arrivo a tre sul serio”
“Va bene, facciamolo”
John lo tirò su con cautela, poi gli cinse la vita con un braccio e gli sorrise.
“Stai andando alla grande”
“Lo pensi davvero? Perché io mi sento uno schifo”
“Lo so che stai male e sei stanco, ma ce la possiamo fare. Andiamo via da questo posto di merda e ti prometto che ci fermeremo da Bobby fin quando vorrai”
“E la caccia?”
“Credo che stiamo facendo il pieno di mostruosità per settimane, non credi? E sono sicuro che anche Dean sarà felice di restare e lavorare un po' sull’Impala. Le ho dato un’occhiata e credo che debba essere coccolata un po'”
“Credo di sì”
Arrivato alla porta, John si mise in ascolto e quando fu assolutamente sicuro che tutto fosse tranquillo, si decise ad aprire la porta.
In breve i due Winchester erano all’esterno della stanza e l’uomo guidò il figlio verso l’uscita. All’inizio Sam fu molto collaborativo, poi cominciò ad accasciarsi sempre di più piegato dal dolore.
“Ehi, che succede?”
“Non ce la faccio, papà”
“Invece sì, forza”
John sostenne ancora di più il suo ragazzo e proseguì per un po', ma poi si rese conto che non poteva spingerlo ad andare avanti. Si fermò e lo guardò dritto negli occhi. Era chiaro che Sam era fuori combattimento e fece per prenderlo in braccio, ma lui lo fermò.
“Devi andartene, devi lasciarmi qui”
“Negativo” 
“Ci troveranno e moriremo entrambi se non te ne vai”
“Così sia allora: se tu resti, io resto”
“E’stupido e poi non hai pensato a Dean?”
“Certo che ho pensato a tuo fratello e so che, se fosse al posto mio, farebbe la stessa scelta”
“Papà, hai provato a portarmi via, ma ora devi lasciar perdere. Torna da Dean, va bene così”
“Come può andare bene così?”
Sam tacque e suo padre lo fissò corrucciato.
“Che cosa non mi stai dicendo?”
“Niente, sto solo analizzando la situazione e lasciarmi indietro è il minore dei mali”
“O non è vero che ti sei convinto che Dean e io non potremmo mai fare a meno di te?”
“Ci credo, ma hai sempre detto che sul lavoro bisogna essere lucidi e non farsi trasportare dalle emozioni e che è necessario metterle da parte se si vuole sopravvivere”
“Allora mi ascolti?”
“Certo che ascolto. Non mi piace tutto quello che sento, ma so che su certe cose hai ragione, soprattutto quando dici che non possiamo salvare tutti”
John incassò capendo al volo l’antifona e dovette ammettere che Sam era molto abile con le parole, ma, anche se aveva effettivamente ripetuto quelle cose ai suoi ragazzi fino alla nausea, qui non si trattava di sconfiggere il male e se possibile salvare degli innocenti, qui c’era in ballo la vita del suo ragazzo.
“Sammy, questo non è uno dei tanti lavori. Come cacciatore metto in conto che le cose possano anche non avere un lieto fine, ma come padre neanche per sogno”
”Non ha senso”
“Se un giorno avrai dei figli tuoi, capirai invece che è perfettamente logico quello che sto facendo, ma nel frattempo non possiamo più perdere tempo, dobbiamo continuare a muoverci”
“Mi devi ascoltare, papà. Lei vuole me ed è chiaro che in questo momento sono solo un peso. Tu puoi farcela, puoi uscire da qui e restare nascosto fin quando Dean non ti riporterà indietro”
“Smettila, non ti abbandonerò”
L’uomo prese il viso del figlio tra le mani e ripetè:
“Se tu resti, io resto, quindi o ci mettiamo comodi, o lasci che ti porti via”
Sam rimase per qualche attimo in silenzio e pensò che le ultime parole uscite dalla bocca di suo padre fossero le più dolci che gli avesse mai rivolto, poi gli afferrò il braccio e gli disse che era pronto ad andare.
“Bravo il mio ragazzo”
“Sul serio non dobbiamo arrivare lontano?”
“Sul serio e una volta fuori di qui troveremo un nascondiglio”
“Okay”
I due ricominciarono a muoversi e il giovane Winchester fece del suo meglio per non cedere aggrappandosi fisicamente ed emotivamente all’uomo che gli camminava a fianco. Avanzarono per una decina di metri, poi John si fermò ed imprecò.
“Che succede?”
“Ero sicuro che l’uscita fosse da questa parte, ma non riconosco questo posto”
“Dobbiamo tornare indietro?”- chiese il ragazzo con un filo di voce.
“Non lo so, c’è qualcosa di strano”
“Che vuoi dire?”
L’uomo si guardò ancora intorno e disse:
“E’ tutto diverso, questi non sono i corridoi che ho attraversato prima”
“Come è possibile?”
“Credo che Abyzou stia giocando con noi”
Sam sentì di nuovo pulsare l’addome e strinse l’avambraccio del padre mettendolo subito in allarme.
“Che hai?”
“Niente, scusa”
“Stai mentendo”
“Solo una fitta”
“Riesci ancora a camminare?”
“Credo di sì”
“Sammy”
“Posso farcela”
John guardò dubbioso il figlio, poi annuì e disse:
“Andiamo allora”
I due Winchester tornarono a muoversi lungo il corridoio, ma entrambi ad un certo punto si resero conto di star girando a vuoto.
“Papà, siamo già passati di qui”
“Lo so, e se Abyzou sta facendo la stronza come penso, allora è inutile cercare l’uscita”
“Che facciamo?”
“Cerchiamo un posto dove nasconderci! Sei ancora con me?”
“Comincia a girarmi forte la testa”
“Non svenire, resisti ancora qualche minuto e giuro che ti faccio sedere”
John individuò un’altra porta lungo il lato sinistro del corridoio e si mosse verso di essa portando ormai di peso suo figlio, che era a malapena cosciente. Una volta raggiunta, l’aprì e entrò nella stanza chiudendosela alle spalle. Osservò velocemente il suo interno e si diresse verso un divanetto per far stendere Sam. Qualcosa in quello che lo circondava gli sembrava familiare, ma non si soffermò troppo sui particolari: se loro non potevano uscire, doveva impedire ad Abyzou di entrare.
“Ecco, Sammy, ci siamo”
“Papà?”
“Sono qui”
“Non torneremo da Dean, vero?”
“Non dire così”
“E’ la verità”
“No, maledizione! Non arrenderti, ho bisogno che tu sia forte e non perda la speranza. Siamo nei guai, è vero, ma non è ancora finita”
“Che cosa vuoi fare?”
“Devo proteggere questo posto in qualche modo”
“Non abbiamo nulla per farlo”
“Lo so, ma mi inventerò qualcosa”
L’uomo si accovacciò accanto al figlio e gli accarezzò il viso sudato.
“Non mollare”
Sam fissò suo padre e desiderò credergli con tutto il cuore. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi come quando era bambino e John era per lui una specie di invincibile supereroe capace di proteggerlo dal mondo intero.
Purtroppo però era grande abbastanza da capire che l’uomo stava facendo di tutto per infondergli coraggio e per questo gli era grato, ma allo stesso tempo era consapevole che la loro vita era legata ad un filo.
Chiuse gli occhi e stava per abbandonarsi all’incoscienza quando le mani di suo padre, che gli sollevavano la maglietta, lo riportarono bruscamente alla realtà. Lo guardò corrucciarsi mentre lo esaminava e dalla sua espressione si rese conto che doveva essere messo male.
“Devo di nuovo pulire le ferite”
John spostò la fasciatura di emergenza dall’addome del figlio, poi si voltò alla sua destra e vide una fontana.
“Torno subito, non muoverti”
Si avvicinò alla vasca e pensò che aveva raramente visto qualcosa di così kitch, poi si scosse e cercò un recipiente con cui raccogliere l’acqua. Si aggirò per la stanza e all’inizio non trovò nulla, poi vide ai piedi del camino una tazza rovesciata. Andò velocemente a raccoglierla e tornò alla fontana per riempirla. Non appena l’acqua raggiunse l’orlo, tornò al divanetto e fece per sollevare la testa di Sam per farlo bere, ma un sussurro lo bloccò.
“John, fermati”
L’uomo si voltò di scatto non vedendo nessuno, poi una figura malconcia uscì dall’ombra e il cacciatore rimase senza fiato.
“Lenora”
Istintivamente si mise fra lei e il suo ragazzo perché la donna strisciava sul pavimento e aveva un aspetto inquietante. Era pallida, ricoperta di sangue e i suoi lunghi capelli neri erano sciolti e cadenti su entrambi i lati del viso.
 “Non far bere quell’acqua a Sam, mi ha quasi uccisa”
“E’avvelenata?”
“Peggio”
La sensitiva tentò di alzarsi, ma ripiombò subito a terra e alzò gli occhi sul cacciatore.
“Potresti anche darmi una mano, non credi?”
John si voltò a guardare il figlio, poi tornò a fissare la donna in silenzio.
“Non sono una minaccia, non farò del male a Sam. Sono venuta con te per aiutarti a liberarlo, ricordi?”
“Sì, ma siamo stati separati a lungo e non posso essere certo che Abyzou non ti stia usando per arrivare a lui”
“Mi hanno fatta a pezzi, non ti basta?”
“E se fosse una farsa? Come faccio a sapere che non sei scesa a patti con lei un’altra volta?”
“Questo è un colpo basso e sei un gran bastardo, ma non hai scelta, devi solo fidarti e anche in fretta perché quei dannati mostri ci stanno cercando come se fossero i levrieri di una caccia alla volpe”
L’ex marine inspirò rumorosamente, poi si avvicinò e le diede una mano a tirarsi su.
“Come sta tuo figlio?”
“Abyzou lo ha torturato e non reggerà ancora a lungo”
“Anche tu non sei una rosa”
“Non è niente rispetto a quello che ha subito lui e comunque non mi hai risposto sull’acqua”
“Non so esattamente come spiegartelo, ma mi ha messo in connessione con Vincent, mi ha fatto vedere che cosa gli è successo e non è stata la cosa peggiore”
“Che cosa vuoi dire?”
“Non so se mi ha detto la verità, o si stava solo divertendo un mondo, ma Abyzou mi ha fatto capire che il mio bambino non è in pace, lo ha trattenuto”
La frase fece ricordare a John le teche e si guardò intorno alla loro ricerca. Adesso capiva perché l’ambiente gli era familiare e gli si accese la lampadina: era già stato in quella stanza e la fontana con lo yokai era l’origine del rumore d’acqua che aveva sentito mentre era legato al tavolo.
“Che succede?”
“Abyzou mi ha tenuto qui quando ci hanno separati, ma la stanza è diversa”
“Quella stronza cerca di confonderci e purtroppo è talmente potente da poter distorcere a suo piacimento la realtà”
“Di questo me ne sono reso conto anche io , ma per fortuna ho recuperato Sam e questo mi basta”
“Come hai fatto a liberarlo? E’ di nuovo in sé?”
“Sì, è tornato, ma non è consapevole di che cosa quella maledetta stronza gli ha fatto fare”
“Che cosa intendi?”
L’ex marine si voltò a guardare suo figlio che sonnecchiava e abbassò la voce.
“Mi ha fatto torturare da Sam, ma non se lo ricorda e io non gli dirò mai quello che è successo”
“Hai ragione, non ha senso scaricargli addosso un peso così devastante. Non mi hai detto però come hai fatto a liberarlo, ho visto i suoi occhi e sono normali”
“Ha scommesso con me che lui ormai le apparteneva e che non mi avrebbe mai più riconosciuto. Ci ha chiusi insieme in una gabbia e all’inizio effettivamente cercava solo di raggiungere Abyzou, poi gli ho raccontato storie sulla nostra famiglia e Sammy è tornato da me. Si è incazzata e lo ha massacrato perché mi ha preferito a lei”
“Sono felice che tu lo abbia ritrovato e che sia ancora vivo”
“Grazie, ma non siamo al sicuro, ci sta dando la caccia. Non hai qualcosa per proteggere questo posto, vero?”
“No, possiamo solo pregare che non ci trovi prima che arrivi la cavalleria”
“Manca molto?”
“No, dovrebbero già essersi messi in moto per portarci indietro”
Mentre i due parlavano, lo yokai ascoltava curioso e fedele alla sua natura malvagia decise di far sapere alla sua padrona dove si stavano nascondendo le sue prede. Solo per una frazione di secondo invertì il regolare flusso dell’acqua e dopo aver prodotto una bolla con la bocca, la ingoiò e la inviò ad Abyzou attraverso le tubature.
   
 
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