Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    30/09/2021    5 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mentre percorrevano le strade della città la tensione era palpabile. Se prima sapevano di passare inosservati confondendosi tra le altre persone, adesso avevano la certezza di avere gli occhi puntati addosso, e ciò li metteva a disagio. Levi decise comunque di non aumentare l'andatura del cavallo, sia per evitare che l'animale potesse affaticarsi ma soprattutto per permettere a Mikasa di stargli dietro senza farla sforzare eccessivamente.

"Sta tranquilla, a breve raggiungeremo un sentiero sterrato e da lì proseguiremo verso la campagna. Manca poco ormai."

"Va bene." sussurrò con un filo di voce, tenendo ben salda la presa sulle redini e guardando dritto davanti a lei.

Quando finalmente si accorse che il vociare delle persone era diventato lontano e ovattato rialzò piano lo sguardo stupendosi del meraviglioso scenario che appariva davanti ai suoi occhi.

Si erano lentamente inoltrati in un sentiero di campagna, dove ad ogni passo si potevano intravedere file interminabili di alberi e distese immense di un verde brillante nel quale facevano capolino dei fiori selvatici. Senza l'ingombro di case e alti palazzi il cielo sembrava più azzurro e limpido. La tensione che aveva addosso andò pian piano scemando e Levi se ne accorse osservandola di sottecchi.

"Non immaginavo che anche qui ci potessero essere posti del genere." ammise sorpresa.

"Diciamo che la maggior parte delle persone predilige il caos della città. Io invece quando posso vengo spesso a rifugiarmi qui."

"Come hai scoperto questo posto?"

"Per puro caso direi. Il proprietario di questa cavalla abita da queste parti. Ecco vedi... esattamente laggiù."

Mikasa osservò la direzione indicata da Levi e vide una grande casa in legno molto ben curata con un'enorme staccionata tutta intorno. Di fianco si intravedeva un altro edificio altrettanto grande con uno più piccolo di fianco.

"Ma è una fattoria?"

"Non esattamente. È un maneggio. Il proprietario, Richard, alleva cavalli e fitta le carrozze a chi ne ha bisogno, anche ai turisti in visita per la città. È così che ci siamo conosciuti."

"Sei un'autentica fonte di sorprese capitano."

"Che vorresti dire?"

"Niente... è solo che non ti facevo così socievole."

"Tu parli decisamente troppo. Adesso però cerca di starmi dietro, è arrivato il momento di far sgranchire le zampe alla nostra amica." Così dicendo spronò il cavallo che partì subito al galoppo incentivando Mikasa a fare altrettanto.

"Sei impazzito forse, rallenta!"

"Cos'è, hai paura?"

"Questa me la paghi, te lo giuro Levi!" ma lei sue minacce non lo impensierirono affatto.

 

Quando giunsero nei pressi dell'abitazione Richard li aveva già avvistati da lontano salutandoli con la mano.

"Ehilà Levi... qual buon vento ti porta da queste parti?" lui tirò le redini del cavallo fermandosi ad un passo dall'uomo che gli era di fronte.

"Sono venuto a riportarti Ivory, scusami se ieri l'ho presa senza darti spiegazioni."

"Non scherzare... lo sai che lei ti adora. Spero almeno che ne sia valsa la pena?" rispose, spostando lo sguardo su Mikasa.

"Direi di sì. Grazie." 
Scese lentamente da cavallo aiutando anche Mikasa, ancora impacciata nei movimenti. "Richard lei è un'amica di lunga data, Mikasa Ackerman."

"Molto piacere miss Ackerman, io sono Richard Feltz il proprietario di tutta questa meraviglia."

"Il piacere e mio. La prego mi chiami solo Mikasa. Questo posto è davvero incantevole."

"Lo credo bene, peccato che non tutti la pensino come te. Ma comunque sia meglio pochi ma buoni, giusto Levi?"

"Ovviamente, amico mio."

"Come stanno i ragazzi e Onyankopon? Ancora ti sopportano poverini?"

"Stanno benissimo, e ci tengo a precisare che sono io che tollero loro, non il contrario."

"È un vero rompiscatole non trovi?" rispose l'uomo rivolgendosi a Mikasa, riuscendo a strapparle un sorriso divertito. "Dì un po' capitano... la tua è solo una visita di piacere?"

Levi cambiò espressione. "Solo in parte. In effetti volevo che lei vedesse questo posto, e poi perché devo chiederti un passaggio per il porto con una delle tue carrozze. Diciamo... tra due giorni, salvo imprevisti."

"Per il porto? E dov'è che dovresti andare, sentiamo?" Mikasa abbassò lo sguardo mentre Levi tentò di essere il più sincero possibile senza però coinvolgere troppo il suo amico.

"Diciamo che per un po' andremo via da Londra, ma chissà... magari torneremo di nuovo fra qualche tempo."

Richard lo guardò accigliando lo sguardo, sentiva che non gli stava dicendo tutto, ma sapeva che se Levi ometteva certe cose c'era un motivo importante, quindi preferì cambiare discorso.

"Come farai con la riabilitazione del tuo ginocchio?"

"Tranquillo sto più che bene. E poi sono stanco degli ospedali e dei medici. Mi serve cambiare aria, questa... è diventata troppo tossica."

L'uomo non chiese oltre, anche perché difficilmente Levi gli avrebbe concesso di sapere altro. 
"Sono periodi bui questi amico mio, la gente è diffidente e il progresso che avanza irretisce anche gli uomini più incorruttibili. Tu non sei uno sprovveduto Levi, non lo sei mai stato, anche perché chi ama i cavalli possiede in sé un sesto senso innato e un grande temperamento. Non è così Mikasa?" le chiese, distogliendola dai suoi pensieri.

"Sì, è esattamente così." rispose, Levi le lanciò uno sguardo di sbieco

Era un complimento indiretto quello che gli aveva rivolto, forse sì, e la cosa non gli dispiacque.

"Pensi che possa prendere uno dei tuoi cavalli e farle visitare la zona, così lasciamo riposare il nostro per il ritorno."

"Puoi fare quello che vuoi Levi. Seguimi... ti sellerò Artax, vedrai che meraviglia, e un animale fantastico. Maestoso e fiero come pochi, ma molto permaloso quindi sii cauto."

"Lo sarò, fidati."

Levi seguì Richard nelle stalle mentre Mikasa si occupò di Ivory abbeverandola e dandole del fieno. Si trovava a suo agio in quel luogo, era come essere tornata indietro nel tempo. Avevano trascorso gran parte della loro vita in sella a quegli animali che ormai erano entrati in perfetta sintonia.

Mikasa accarezzò la criniera di Ivory con dolcezza. "Siete stati dei compagni preziosi e insostituibili. Grazie."

Levi la stava osservando da lontano, non voleva perderla di vista neppure per un istante, anche se in quel luogo non correva nessun pericolo.

"Ecco qui, Artax è pronto capitano." Richard ricomparve dopo pochi minuti distogliendo l'attenzione di Levi da Mikasa.

"Avevi ragione, è proprio un bell'esemplare."

"Ah... lo hai notato allora. Credevo avessi occhi solo per la brunetta che sta lì fuori."

Levi lo fulminò con uno sguardo.

"Avanti non fare quella faccia, si vede lontano un miglio che per te è una persona speciale, è normale sai... è una bellissima donna."

"Pensa a darmi il cavallo e non dire cavolate, sei forse già sbronzo di prima mattina?"

"Sono lucido e ci vedo benissimo, ma se vuoi negare l'evidenza fai pure, sono affari tuoi. Comunque quando tornerete discuteremo per bene i dettagli della vostra partenza. Ti prometto che non ci saranno intoppi. Sarà uno dei miei aiutanti più fidati ad accompagnarvi, quindi puoi stare tranquillo."

"Ti ringrazio Richard, sei un amico prezioso."

"Lo so... lo so, adesso però va da lei."

"Ci vediamo più tardi."

Richard lo guardò montare Artax, che inizialmente fece qualche resistenza calciando infastidito. Poi però tra una carezza e una prova di resistenza si fece lentamente domare. L'uomo osservò tutta la scena pensando tra sé che Levi doveva essere stato davvero un gran soldato e che gli sarebbe piaciuto vederlo in azione.

"Ehi Levi..."

"Cosa c'è?"

"Ricordati che le persone preziose non devi fartele scappare via. Intesi?"

Levi gli lanciò un sorriso di sbieco, raggiungendo Mikasa.

"Te la senti di cavalcare ancora?"

"Sicuro, nessun problema."

"Allora vediamo se riesci a starmi dietro..." così dicendo lanciò il cavallo al galoppo e partì come una scheggia.

Mikasa non se lo fece ripetere e spronò subito Ivory all'inseguimento. Era un posto davvero meraviglioso, così diverso dal caos che aveva visto nei giorni precedenti. Le sembrò per un attimo di essere a Paradis mentre cavalcava affiancata dai propri compagni, non per combattere però, ma semplicemente per sentirsi libera.

Libera di poter stare al di fuori delle mura senza il timore di essere attaccata o divorata, libera di non dover più ferire il prossimo per sopravvivere. Libera di sognare un futuro, una vita diversa... anche se quella vita sarebbe stata senza Eren. Il vento le sferzava la pelle solleticandola, il sole le riscaldava il viso. Nell'aria c'era un profumo di erba e fiori, un profumo di vita. Quella corsa forsennata le sembrò così liberatoria che non si sarebbe mai fermata. Lo spettacolo di quella natura incontaminata dall'uomo però meritava di essere impresso negli occhi, toccato con mano, per poterlo custodire tra le cose preziose da ricordare. Rallentò d'improvviso l'andatura del cavallo, con uno scatto tirò le redini e l'animale sollevò appena le zampe anteriori. Lei però seppe come tranquillizzarlo per evitare che si agitasse troppo, e quando si fermò completamente decise di scendere per stendersi sul manto d'erba che la circondava.

Chiuse gli occhi aspettando che il respiro accelerato per la lunga cavalcata si regolarizzasse. Per la prima volta dopo tanto tempo sentiva di poter guardare avanti, di potersi lasciare finalmente il passato alle spalle. Come se una nuova energia fluisse dentro di lei. Non le importava se avrebbe dovuto continuare a lottare, adesso sapeva che era in grado di farlo, perchè c'era qualcuno che l'avrebbe fatto con lei.

Levi, dopo qualche minuto, si voltò per vedere se lei tenesse il suo passo e quando vide il cavallo fermo da solo in mezzo al prato si bloccò all'istante tornando sui suoi passi più in fretta possibile.

“Mikasa!” urlò, quasi senza rendersene conto, facendola sollevare di scatto.

“Sono qui...” rispose lei sollevando una mano.

Levi la raggiunse smontando da cavallo visibilmente allarmato. “Cosa diamine è successo, sei caduta, ti sei ferita?” chiese concitato.

“Certo che no. Sono stata io a fermare Ivory perchè volevo scendere e godermi questo bellissimo posto. Finalmente Londra mi regala una tale traquillità che non ho potuto fare a meno di approfittarne.”

“Sei forse impazzita! Che modi di fare sono? Credevo fossi caduta o che stessi male, ma dico... un minimo di criterio quando pensi a queste cose non guasterebbe sai?”

Solo allora Mikasa si rese conto di averlo involontariamente fatto preoccupare e se ne rammaricò molto. “Scusami Levi non era mia intenzione spaventarti, mi dispiace. Ho agito seguendo l'impulso del momento senza riflettere.”

“Come se questa fosse una novità!” rispose scuotendo la testa e sedendosi sull'erba accanto a lei. “Non mi hanno ammazzato i giganti e gli jeageristi ma credimi... tu sei sulla buona strada per riuscirci.”

“Non fare il drammatico adesso, ti ho chiesto scusa. Piuttosto cerca di rilassarti anche tu invece di rimproverarmi sempre. Questa è la prima volta da quando sono qui che mi sento finalmente serena. Non so, forse è questo posto, o la piacevole cavalcata, ma questa città non mi sembra più così fredda e ostile come mi è apparsa al mio arrivo.”

Quando Mikasa si voltò ad osservarlo, lo sguardo di lui sembrava lontano, forse pensava all'imminente partenza oppure al fatto che la sua vita venisse di nuovo sradicata.

"Levi... non mi hai ancora detto dove andrai quando lasceremo Londra. Ne mi hai fatto domande sul quello di cui abbiamo discusso ieri sera. Credevo che prima di salutarci volessi sapere almeno come la penso riguardo a ciò che c'è scritto nel diario di Kenny. O magari... sei ancora arrabbiato per quello che ho detto?” il capitano attese ancora qualche attimo e poi si voltò verso di lei. Era esattamente come pensava, Mikasa non credeva minimamente che lui avesse intenzione di tornare a Paradis.

Prese tempo prima di risponderle, sfilando dalla tasca la lettura di Armin. "Non sono arrabbiato. Mi credi forse un poppante che se la prende per certe cose? E poi non spetta a me chiedere, devi sentirti tu pronta a volermene parlare. Comunque sia volevo mostrarti anche questa... tieni, leggila. Era indirizzata a tutti noi, quindi anche a te. Quando l'abbiamo letta ieri sera tu eri già in camera, non ti abbiamo aspettato perchè avevamo urgenza di sapere se ci fossero novità." Mikasa tese la mano e prese la lettera, guardò il mittente e sgranò gli occhi.

Tornò ad osservare Levi mentre la sfilava dalla busta cominciando a leggerla velocemente. Si soffermò più volte su alcuni punti, assicurandosi di non aver male interpretato le parole di Armin. Lesse anche le righe in fondo alla pagina e i suoi occhi divennero lucidi ripensando con nostalgia al volto del suo amico d'infanzia.

"Non volevo rattristarti, come hai letto anche tu va tutto bene. Anche da lontano lui si preoccupa per te, e presto potrai rivederlo."

"Sì lo so, ne sono felice. Non lo ringrazierò mai abbastanza per il sostegno e l'affetto che mi ha sempre dato. Senza di lui non ce l'avrei mai fatta, e neanche senza di te Levi..."

"Io ho fatto ben poco."

"Questo non è vero e lo sai. Tu mi hai sempre capita, prima ancora che io parlassi. Hai sempre saputo ciò che provavo, i miei dubbi e le mille incertezze. Tu mi hai spronata a non arrendermi, hai trasformato le mie debolezze in forza. Ed è stato anche per questo motivo se sono venuta fin qui. Perchè inconsciamente sapevo che avevo ancora bisogno di te. E so che questo è un ragionamento egoista da parte mia, ma tu ti sei sempre rivelato fondamentale quando attorno a me non vedevo altro che il vuoto più totale.”

“E adesso cosa vedi? Quello che Kenny ha scritto ha finalmente chiarito i dubbi che avevi? Volevi che ti chiedessi questo, non è così?.”

Attese qualche istante prima di rispondere, dopo tanti anni le riusciva ancora difficile anticipare una sua possibile reazione. “Veramente se devo essere onesta... non l'ho ancora letto.”

“Come scusa?”

“Sì, hai capito bene. Alla fine ho deciso che in fondo non c'era tutta questa fretta e ho pensato di aspettare.”

“Non posso crederci! Mi hai dato il tormento perchè volevi a tutti i costi delle risposte, mi hai urlato contro di averti deliberatamente tenuta all'oscuro di fatti importanti e alla fine... pensi bene di aspettare ancora? Tu sei incredibile lasciatelo dire.”

Mikasa sospirò spazientita, era assurdo che anche in quelle circostanze lui dovesse sempre ammonirla. “Ma dico... almeno per una volta potresti evitare di criticare ogni mia decisione e cercare invece di capire perchè l'ho fatto? Diamine Levi questi potrebbero essere gli ultimi giorni che trascorriamo tutti insieme non mi va di passarli a discutere o a polemizzare su cose che riguardano il passato. A volte credo di aver sprecato fin troppo tempo ponendomi domande e cercando invano risposte. C'erano cose più importanti sulle quali dovevo chiarirmi le idee, questa è la verità. ”

"Che vuoi dire con questo, spiegati?"

"Beh... mi sembra piuttosto evidente. Tra due giorni ce ne andremo, ormai è cosa certa, lo so che tu non desideri tornare a Paradis, che probabilmente non l'hai neanche preso in considerazione. D'altronde perchè avresti dovuto, lì per te ci sono solo brutti ricordi e dolore. So che quando partiremo da qui te ne andrai in qualunque altro posto, e io... non ti rivedrò chissà per quanto tempo, e questo mi spaventa."

Abbassò lo sguardo cercando di non mostare le lacrime che premevano per fuggire repentine dai suoi occhi bagnando così la lettera che aveva ancora tra le mani.

Levi le sollevò il viso in modo che tornasse a guardarlo."Ti ho già detto una volta di smetterla di darmi per scontato. Come al solito trai le tue conclusioni arbitrariamente... Ackerman. Dovresti chiedere prima che la tua testolina formuli ipotesi di propria iniziativa."

Mikasa ebbe l'impressione di non comprendere bene ciò che lui volesse dirle. "Io non capisco... hai sempre detto che qualunque altro posto sarebbe stato meglio di Paradis, non è più così forse?"

"È vero, l'ho pensato più volte, e forse lo penso ancora. Però adesso voglio che tu sia sincera e diretta con me. Devi dirmi tu cosa desideri veramente.”

"Adesso cosa c'entra quello che desidero io?"

“C'entra eccome. E' la cosa più importante adesso, è quello che potrebbe fare la differenza, ma voglio che sia tu a dirmelo. Non penso sia difficile, fa uno sforzo avanti...”

Sapeva che lei aveva capito al volo il senso di quelle parole, anche se tentava di fingere. Rimase paziente, in attesa della sua risposta. "Io... io desidero tornare a casa..." Levi restò in silenzio, continuando semplicemente ad osservarla, aspettando "... e vorrei, vorrei che tu tornassi lì con me, Levi. So che la cosa non ti entusiasma e posso capirti, ma io credo che in fondo se sono arrivata fin qui è anche perché inconsciamente speravo di convincerti a tornare a casa con me. E' una cosa sciocca lo so, priva di senso, ma non posso negare di averci sperato."

Levi accennò un sorriso. A volte non credeva possibile che una donna tanto forte e determinata potesse essere così insicura nel mostrare agli altri ciò che desiderava.

"Forse in parte hai ragione. Non avevo motivi né desiderio di tornare a Paradis. Per me quel luogo rappresenta tanto, forse troppo. Tornare lì sarebbe stato come riaprire vecchie ferite mai sanate. Ma credo che in fondo la verità era che non volessi tornarci perché non avevo un motivo valido per farlo..."

Gli occhi di Mikasa tornarono ad illuminarsi e lui rivide nel suo sguardo quella luce che da sempre gli mozzava il respiro ogni volta che lei gli era di fronte.

"Levi... credo che Armin avesse ragione. D'altronde lui è sempre stato molto perspicace nel capire le cose e le persone. La semplice verità è... che io ho bisogno di te." 
Non pensava che delle semplici parole potessero provocargli un simile effetto, non credeva che il suo cuore potesse battere così forte come se volesse uscirgli dal petto. Aveva perso così tanto da anestetizzare i sentimenti per impedirsi di soffrire, di legarsi a qualcuno che inevitabilmente, sapeva, lo avrebbe abbandonato.

Poi dopo la fine della guerra contro i giganti si era sentito inutile, inservibile... l'ombra di sé stesso e di ciò che rappresentava. Non poteva essere d'aiuto più a nessuno, perché nessuno avrebbe avuto bisogno di lui. Da quando però lei era ricomparsa nella sua vita qualcosa era radicalmente cambiato. Il suo sguardo si era inspiegabilmente addolcito. Aveva scoperto che sarebbe potuto restare per ore a guardarla in silenzio senza mai stancarsi, solo per accertarsi che non svanisse come un'effimera illusione.
E adesso quelle parole
'io ho bisogno di te' una richiesta così semplice, sincera che racchiudeva in sé tante cose, e lui voleva scoprire ognuna di esse. Lei lo accettava così com'era... con le sue fragilità, con gli spettri del suo passato, con le cicatrici del corpo e dell'anima. Lei lo voleva accanto semplicemente per ciò che era. D'altronde se un tempo Eren le aveva insegnato a combattere e a non arrendersi, Levi le aveva insegnato a sopravvivere e a non avere rimpianti per le proprie scelte.

"Cosa dovrei risponderti adesso?" lo chiese più a sé stesso che a lei. Perché qualsiasi cosa avesse detto o fatto in quel preciso istante avrebbe rappresentato uno spartiacque dal quale non era più possibile tornare indietro.

Ma d'altronde lui si era ripromesso che nella vita non avrebbe mai avuto esitazioni o rimpianti, e quello era uno di quei momenti. Stavolta fu Mikasa a restare in attesa che i suoi dubbi venissero dissipati. Era il suo di cuore che trepidava nel petto sperando che ciò che traspariva dallo sguardo di lui non fosse una mera illusione, ma una nuova realtà. In quel momento Levi pensò che non ci fossero parole abbastanza esplicite per esprimere ciò che sentiva. Lui, che per una vita intera aveva agito seguendo il suo istinto decise che ancora una volta sarebbe stato quell'istinto a guidarlo.

Ci volle così poco per azzerare la sottile distanza che li separava. Fu una cosa talmente naturale da non creare dubbi o esitazioni. Si erano in qualche modo sempre cercati. Si erano scontrati, odiati, allontanati. Tra loro erano state urlate parole cariche di rabbia e frustrazione, di dolore e rimpianto, eppure alla fine... ciò che rimaneva era la sottile ma assoluta certezza di essere simili, l'uno l'estensione dell'altro. 
Così simili da turbarli nel profondo, da capirsi senza bisogno di parlare, da volersi pur sapendo che si sarebbero potuti bruciare irrimediabilmente in un sentimento difficile da gestire quanto impossibile da soffocare.

Eppure adesso, in quel preciso momento niente sembrava sbagliato, tutto era come doveva essere. La mano ferita di Levi le accarezzò il viso con dolcezza, e lei in quella carezza vi depose un bacio. Quando poi i loro occhi sembrarono fondersi l'uno con l'altra anche le loro labbra si assaporarono per la prima volta, esitanti e incerte ma desiderose di non volersi separare.

La dolcezza di Mikasa, la delicatezza del suo tocco gli fecero perdere il contatto con la realtà. Si sentì totalmente avvolto e assuefatto dalla sua presenza, così come lei si lasciò attrarre da quelle labbra segnate dalle cicatrici ma estremamente dolci e passionali. Era quella la sua risposta, una risposta azzardata che non sapeva fin dove l'avrebbe portato. Le loro labbra adesso si cercavano con maggiore enfasi e desiderio, le mani divennero ansiose di un contatto più profondo, che significava non volersi più lasciare. Quando si fermarono entrambi, guardandosi negli occhi, capirono che niente sarebbe stato più come prima, e nonostante quella certezza non provarono né paura, né tanto meno rimpianto o pentimento.

"Posso considerarla una risposta questa? Significa che tornerai a casa con me capitano?" gli chiese baciandolo nuovamente come a voler suggellare quella domanda. Levi accolse nuovamente le sue labbra come se dal respiro di lei dipendesse la sua stessa sopravvivenza.

"Direi che una risposta più eloquente di così sarebbe difficile da ottenere."

"Lo penso anch'io, ma preferisco esserne certa. Potrebbe anche essere un bacio d'addio questo?" rispose con aria malinconica. Allora Levi afferrò un lembo della sua camicia attirandola nuovamente più vicina a sé. Sentì il respiro di lei farsi più veloce e percepì il battito del suo cuore in modo così distinto da turbarlo nel profondo.

Gli occhi di Mikasa esigevano una risposta concreta che lui non tardò a darle. "Non potrei mai dirti addio, né permettere che tu sparisca di nuovo dalla mia vita. Perché... anch'io ho bisogno di te." Mikasa sorrise, non sperava di sentire quelle parole pronunciate da lui, eppure in qualche modo sapeva che Levi non l'avrebbe più lasciata andare.

"Quindi... adesso che si fa capitano Levi?"

Lui le sfiorò i capelli, accarezzando dolcemente la piccola cicatrice sul suo zigomo.

"Adesso torniamo a casa Mikasa, provando a ricominciare, insieme..."

C'era qualcosa di unico e speciale in quella parola, ricominciare. Forse era l'entusiasmo o l'adrenalina che le metteva addosso quella nuova sfida, o semplicemente era quel piccolo dettaglio racchiuso nel termine, insieme, a fare la differenza.

Per la prima volta Paradis non rappresentava più solo un passato difficile da dimenticare ma un futuro da costruire. Ci sarebbero stati dei rischi, forse si sarebbero feriti nuovamente o magari avrebbero conosciuto la vera felicità. Nessuno di loro aveva certezze in quel momento. Era una sfida... con il destino e con loro stessi, e l'unica cosa certa che sapevano era che a nessuno dei due piaceva perdere, né contro il nemico e nemmeno contro il destino.






Ho impiegato quindici capitoli per fargli scambiare un semplice bacio! Qualcuna potrebbe uccidermi per questa agonia, ma io spero che la maggioranza apprezzi. Il rapporto Mikasa/Levi l'ho sempre trattato con le dovute cautele a causa del vincolo di parentela, che seppur molto alla lontana, c'è e non può essere ignorato. Detto questo, mi premeva che in questa storia risaltasse soprattutto la crescita e il cambiamento emotivo ed emozionale dei protagonisti. Non amo i personaggi che non si evolvono, che non cambiano pur sbagliando o commettendo errori. Nella mia storia Mikasa e Levi hanno voglia di ricominciare, di sperare che per loro possa esserci un fututo diverso da quel passato che ormai si sono lasciati come zavorra dietro le spalle. E benchè io adori alla follia la ship EreMika, dopo la morte di Eren l'unico con il quale potrei vedere Mikasa è solo Levi. Spero di non avervi fatto storcere il naso con le mie parole, ma credo che in molti lo avessero già capito.
Adesso... ci sarà un epilogo, che chiarirà gli ultimi punti. Come avete letto Mikasa non ha ancora visionato il diario di Kenny, poichè ha preferito chiarire i suoi sentimenti e scoprire le intenzioni di Levi, ma lo leggerà, e ne parleranno. Quindi nell'epilogo si sapranno le ultime cose.
Rimando i saluti alla prossima settimana perchè già mi sono dilungata troppo, lasciate però che ancora una volta io vi dica un grandissimo GRAZIE!

 

   
 
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