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Autore: lulette    30/09/2021    5 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Capitolo V


- Artù, questo sconosciuto -




"Gaius!" 

Merlino cominciò a ridere sguaiatamente: 

"Non ci credo ... non é possibile!" disse il servo a fatica, continuando a ridere.


Alla sua risata si aggiunse quella di Artù; una di quelle che gli illuminavano il volto e che Merlino amava tanto.
Dopo tutto quel malumore trattenuto, per il valletto fu bellissimo lasciarsi andare così, assieme ad Artù.

"Credo ..." anche il re non riusciva a controllarsi "... sia stata la cosa ... più imbarazzante della mia vita."

Quando si furono ripresi, il sovrano ricominciò a parlare.

"Gaius visitava personalmente ogni ragazza. Le faceva molte domande e valutava il suo stato di salute. Se malata, la curava e la mandava da me solo quando era guarita.
Per lui fu una grande mole di lavoro. Almeno queste ragazze avevano qualche vantaggio rispetto alle altre. I medici di campagna erano mosche bianche e non sempre erano all'altezza del loro ruolo. In compenso proliferavano ciarlatani di tutti i tipi che spesso facevano più danni delle malattie stesse.
Gaius avrebbe avuto anche l'ingrato compito di sincerarsi sulla effettiva verginità delle ragazze, ma di nascosto mi confidò che non l'avrebbe fatto e di scegliere qualcun altro, ma lo rassicurai sul fatto che ero d'accordo con lui e che quello sarebbe rimasto un segreto unicamente tra noi due.

La prima volta mi mandarono una donna parecchio più grande di me.

Penso fosse una peripatetica*, ma non una qualsiasi, una per i re, per i nobili. Capii che mi fu mandata più per evitare disastri da parte mia, che per altro. Era una bella donna ma aveva gli occhi tristi anche quando sorrideva. Aveva anche quest'aria molto stanca, nonostante il trucco, i capelli e le vesti fossero perfetti. Sapeva esattamente cosa dire e cosa fare. Era molto naturale nel suo modo di comportarsi, anche se a me dava l'impressione di essere perennemente annoiata. 

Io, comunque, ero così nervoso e impedito che ... insomma, la mia prima volta non andò affatto bene. Se lo vuoi sapere fu anche doloroso."

"Se anche non avessi voluto saperlo, ormai ..." disse Merlino portando i palmi in fuori. Artù sorrise 'rumorosamente'.

"Lei, però, era stata bene istruita e passato un po' di tempo volle riprovare, con più calma. Prima mi fece un massaggio rilassante con oli profumati, che mi aiutò a distendere i nervi e così lei riuscì a portare a compimento il suo dovere che era quello di dimostrare a me stesso di poter essere un discreto amatore e quindi di potermi finalmente considerare un vero uomo. In effetti quella prima sera fui piuttosto soddisfatto di me."

Nell'ascoltare queste confessioni del re, Merlino sentiva risvegliarsi un misto di emozioni contraddittorie tra loro.

La gelosia, innanzitutto: Artù che giaceva con altre donne;

l'eccitazione, a pensare ad Artù in quei momenti: questa non gli faceva piacere, ma non era una cosa che poteva controllare più di tanto;

la tenerezza, verso il giovane Artù, spaventato e impacciato: poteva capirlo molto bene;

un po' di rabbia, perché al contrario del sovrano Merlino aveva avuto poche esperienze. 'Se non fosse stato per Will, alla veneranda età di quasi ventisei anni, avrei all'attivo solo due o tre baci di cui uno ricevuto per errore.'

Infine c'era l'amarezza.

Questo era il sentimento che aveva la meglio sugli altri ed era dovuta a quella situazione ingiusta, allo spiacevole senso di prevaricazione agito sulle ragazze e all'abuso di potere che il giovane principe, anche se non del tutto consapevolmente, aveva esercitato.

L'amarezza che provava era anche per il principe, vittima a sua volta di un gioco più grande di lui, imposto da coloro che più di tutti avrebbero dovuto proteggerlo e insegnargli ad essere un buon re: gli anziani e suo padre.

Era orribile, ma a Merlino venne da pensare che il giovane principe fosse stato messo nella condizione di doversi prostituire a sua volta, proprio come le sue giovani amanti.

E fu in quel momento che la benda che Merlino aveva sugli occhi cadde definitivamente e fu in grado di vedere il suo re senza più filtri. Artù era stato ingannato e usato. Aveva sofferto e tuttora si sentiva in colpa. Ora i sentimenti negativi di Merlino si riversarono su re Uther, che non c'era più e sul sistema regnante che imperava all'epoca attraverso simili modalità che impoverivano il popolo attraverso le ragazze, ma anche l'intero regno attraverso il principe stesso.

Merlino cominciava a sentirsi leggermente nauseato e avrebbe voluto che il re si fermasse un istante. E grazie al cielo, Artù non si era soffermato sui particolari. Il servo non credeva che l'avrebbe potuto sopportare.

Artù però l'aveva ascoltato. Aveva ascoltato le sue parole, che potevano risultare molto più scandalose di quelle del re, ad altre orecchie sorde, ad altre menti chiuse.

Come si permetteva lui di giudicare il re per questo motivo, per altro tollerato dai più; lui che non era altro che un servo, invertito per giunta e quindi considerabile uno scarto, un errore della società o nel peggiore dei casi un oggetto di piacere per uomini, da usare e buttare via!

Il re si rivolse al servo, togliendolo dai propri pensieri: "So che é il mio turno Merlino, ma ... ogni tanto mi vengono in mente delle curiosità sul tuo passato."

"Se volete chiedermi qualcosa, dite pure."


"Tu hai sempre avuto a che fare con molte persone, qui, a Camelot. Ti é mai capitato di venire corteggiato? Intendo sia da donne che da uomini?"

"Qualcosa sì, come a tutti credo."

"E credi male, mio caro Merlino: ci sono molte persone, vuoi perché poco attraenti, vuoi perché con personalità strane o noiose, che non hanno ricevuto alcun tipo di corteggiamento. E tu, evidentemente non appartieni né al primo né al secondo caso."

"State dicendo che mi trovate attraente e con una personalità affascinante?" sorrise Merlino, ben sapendo che Artù non gli avrebbe mai dato una soddisfazione del genere.

"Sto dicendo che non sei brutto come credi di essere e che, in linea di massima, hai una personalità accettabile."

Merlino fece una piccola smorfia e riprese:
 
"Ho avuto qualche segnale, qua e là, da ragazze più o meno sconosciute e altri segnali provenienti da ragazzi e uomini, segnali in qualche caso inequivocabili. Gli approcci cambiavano molto a seconda del genere. 

Le ragazze fingevano più che altro un malore e ti svenivano addosso. In questi casi ho sempre chiamato un altro uomo, nelle vicinanze che potesse sorreggere la dama, adducendo come scusa la mancanza di forza fisica e l'impossibilità di soccorrerla adeguatamente.
 
Gli approcci degli uomini erano un po' più vari: alcuni si avvicinavano un po' troppo, fino a respirarti sul viso oppure cercavano di sfiorarti le mani o il volto. In genere bastava fare un passo indietro e fare finta di niente perché si raffreddassero."

Merlino scoppiò a ridere vedendo Artù che lo fissava immobile con gli occhi spalancati: sembrava un gufo.
 
"Il più sconcio di tutti fu un tale, vecchio e odioso, che stava di fronte a me come fosse un dio e che dal nulla mi afferrò le natiche con le mani."

"Che scostumato! E tu?"

"Sono scappato come una lepre da un falco! Ho pensato: - Chi se ne frega se si tratta di un re! - "

"Come, un re?"

"Temo lo conosciate bene, Artù! Re Alined! Quel guerrafondaio!" e il servo bevve un po' di vino dal calice.

"Oh dei, lo conosco sì. Ogni volta che c'è il raduno della pace, che tra l'altro lui cerca sempre di rovinare, ci prova anche con me! E ho l'impressione che se la faccia con quel suo servo-stregone!" 

A Merlino dopo queste parole, andò il vino di traverso e cominciò a tossire malamente, perché l'associazione delle parole 're/farsela con/servo-stregone', gli aveva ricordato, volente o nolente, un'altra situazione, diversa, ma con troppe cose in comune. Il re si avvicinò al servo, dandogli delle piccole pacche sulla schiena, senza smettere di parlare: 

"Ma se sta con lui, stia con lui e lasci in pace i giovani aitanti come noi, giusto?" chiese Artù accigliato.

"Giusto!" gracchiò Merlino con la stessa espressione del sovrano.

Il valletto si sentì lusingato da quel mezzo complimento e non disse altro in proposito, per non rovinare tutto come al solito.

"L'unica cosa che mi dispiace é che sia un invertito ... come me" affermò il servo.

"Dove sta scritto che tutti gli invertiti...(a proposito dobbiamo trovare un altro nome)... debbano essere perfetti? Per cosa poi? Per farsi accettare più facilmente? Non dipenderà mai da questo l'accettazione degli altri. Dipenderà da una visione più ampia e matura del mondo e dalla tolleranza degli uomini.

"Allora, avete anche voi una visione moderna e libera della vita!"

"Non lo so, a volte é tutto così strano... Merlino, tornando a te, non sono sorpreso dal fatto che molte persone ti abbiano corteggiato, ma dal fatto che tu non ti sia dato la minima possibilità con nessuno dei tuoi spasimanti. A sentirti parlare dai l'impressione che chiunque ci abbia provato con te, ti abbia solo infastidito... Non credo fossero tutti come Alined!"

"No, per fortuna no. Qualcuno di loro era anche piacente o si poneva in modo garbato, ma..." il servo si bloccò, sperando che il re non percepisse la triste nota di quel 'ma'."

"Ma ...nessuno era il 'tuo cavaliere'. Quindi é da parecchio che gli sbavi dietro?"

'Di male in peggio!' pensò Merlino scocciato.

"Maestá, non ho idea di cosa vi abbia dato fastidio, tutto a un tratto, ma io merito il vostro rispetto, anche se sono solo il vostro servo idiota. Io non sbavo dietro a nessuno, non l'ho mai fatto, né lo farò mai!" e Merlino si ritrovò tremolante con il respiro corto a causa dell'avversione percepita nelle parole del re. 

Artú si sdraiò completamente sul morbido tappeto, guardando il soffitto. Aveva sbagliato di nuovo. Non era stato attento e la solita gelosia gli aveva soffiato via parte del cervello. 'Accidenti, proprio ora che Merlino sembrava avermi finalmente capito.' Guardò verso il servo che aveva il viso nascosto da una coppa di vino, osservando che la coppa tremava e il re si dispiacque di essere stato villano con il servitore.

"Mi é uscita male, Merlino. Volevo fare una battuta, ma non era quello che intendevo dire. Mi dispiace."

"D'accordo Artù."

Passarono un po' di tempo in silenzio. Il re incrociò le braccia sotto la testa.

"Te la senti, se continuo?" 

"Perché non dovrei sentirmela?"

"So di averti ... deluso." 

"Artù, no! Ho avuto un momento di difficoltà ad accettare la cosa, é vero, ma io vi conosco, so chi siete. E se questa 'esperienza' vi ha portato ad essere ciò che siete, ad essere come vi ho conosciuto in questi anni, allora non può essere considerata solo negativamente. Io vi vedo: vedo l'ottimo re che siete diventato, il migliore tra tutti, sempre pieno di forza e di ardimento ma soprattutto, umano e generoso. Sento e so che siete sensibile e altruista. Poi a volte siete ancora il solito asino, non illudetevi, ma nessuno é perfetto, nemmeno voi dopo tutto" terminò Merlino con un sorriso aperto.

Le parole del valletto toccarono Artù nel profondo ed egli ne fu intimamente contento. Quindi il suo servo non lo giudicava male? Forse avrebbe dovuto immaginarlo. Era nella sua natura essere comprensivo, pieno di cure e amore per gli altri, adorabile ... questo non centrava con il resto... ma per lui lo era.

"Allora, Merlino ... circa due volte a settimana venivano mandate le ragazze proprio qui, nelle mie stanze. Ogni volta una ragazza diversa, mai la stessa! Le ragazze erano abbastanza simili tra loro, per certi versi. Erano tutte giovani, vestite e pettinate con cura, figlie dei contadini delle nostre terre o di altri paesi sotto l'egida di Camelot. Mi fu detto che le serve del castello non avrebbero frequentato il mio talamo, poiché avrei potuto incrociarle spesso e questa evenienza era da escludere a priori.

In pratica mi fu vietato di avere una relazione di qualsiasi tipo con le ragazze, se non quella di giacere con loro quell'unica volta."

Merlino si mise più comodo sui cuscini. Era ancora geloso e non era facile ascoltare quello che diceva il re, però si sentiva meglio perché dentro di sé riusciva a pensare ad Artù per come lo aveva sempre conosciuto.

Il re si mise seduto: "Ho sempre cercato di pormi con gentilezza e rispetto verso le ragazze. Prima di ogni incontro prendevo un bagno e pulivo i denti.**

Mi sedevo con loro, cenavamo insieme, parlavamo a lungo e nel frattempo le corteggiavo con garbo: tutto questo non sarebbe stato necessario ma Gaius era stato irremovibile sul modo di procedere. E aveva ragione. Queste accortezze erano forse la parte più piacevole e umana degli incontri. Ho sempre pensato che nonostante lo zelo dimostrato, Gaius fosse intimamente contrario a questo tipo di interazioni.

Ti prego di non pensare male di Gaius, neanche per un istante. So che avrebbe preferito non fare parte di tutto questo, ma se lo ha fatto, lo ha fatto esclusivamente per me. Per non abbandonarmi, quando tutti gli altri, a partire da mio padre, lo avevano fatto.

Lui non mi giudicò mai, pur vedendo i miei errori e facendomeli notare con sincerità. Lui si occupò della mia salute. Andò in crisi quando contrassi la sifilide da una ragazza che era stata contagiata a sua volta da un suo amante precedente. La ragazza che me la trasmise, era all'inizio della malattia e non si vedevano ancora i sintomi. Temevo che mio padre cacciasse Gaius, se non peggio, per cui decisi di dire a Uther che si trattava di una febbre malarica contratta in zona di guerra. Per almeno tre mesi non potei frequentare nessuna ragazza."

"Per Gaius non preoccupatevi. Gli voglio bene come fossi suo figlio e adesso gli sono ancora più debitore, se lui é rimasto con voi quando io non c'ero. E Morgana invece?"

"Lei non poteva fare nulla. All'inizio provò a prendermi un po' in giro, come suo solito, ma smise presto, anche se più volte mi disse che, se avessi sentito il bisogno di parlare con qualcuno, sarei potuto andare da lei. Fu un gesto gentile da parte sua e non me l'aspettavo. Penso fosse preoccupata per me. É sempre stata piuttosto lungimirante. Seppi poi da Gaius che aveva provato a parlare con mio padre e che lui le urlò dietro, facendola allontanare in malo modo."

"Vi voleva bene! Sembra impossibile che fino a poco tempo fa, lei fosse..."

"Scusa Merlino, ma non ho voglia di parlare di lei. Non riesco ancora ad accettare il suo cambiamento così... radicale."

Il servo tacque. Capiva bene il re. Anche a lui mancava molto la Morgana dei primi anni, la bellissima principessa, amata da tutto il popolo.

Artù si versò un nuovo calice, bevve e ricominciò a raccontare.

"Già i primi giorni mi fu concesso di cambiare alcune regole. Spostai l'età minima delle ragazze da tredici a sedici anni. Nel regolamento non era precisato se le ragazze dovessero essere vergini oppure no, anche se pareva essere scontato che dovesse essere così. Sinceramente non mi interessava, però era comunque difficile trovare le ragazze da mandarmi, perché a sedici anni, molte erano già sposate o promesse spose. Allora dimezzai la frequenza degli incontri e passai da due a una volta la settimana.
Un'altra regola non scritta ma consigliata caldamente era che io non potevo spogliare le ragazze. Queste dovevano farlo da sole, dietro il paravento e uscirne solo dopo aver indossato una delle camicie da notte messe a loro disposizione. L'unica cosa che potevo permettermi era chiedere loro di sciogliersi i capelli. Sembra una sciocchezza ma per me era importante: me le faceva sentire più vicine e le vedevo più libere, più belle."

"Dovete scusarmi Artù, ma Gaius che vi insegna arte amatoria proprio non me lo vedo."

"Posso capire, eppure lo fece ... 

Prima mi spiegò l'elenco infinito di regole scritte e verbali di ciò che era consentito e di quello che era vietato o semplicemente disdicevole.

In pratica l'incontro risultava essere piuttosto freddo e calcolato, quasi fossimo animali da riproduzione, dove però la riproduzione era vietata!

Una volta sul talamo non potevo spogliare le ragazze se non il minimo indispensabile. Io potevo stare a torso nudo e per il resto slacciato, giusto per il tempo utile all'atto e non oltre."

"Ma la prima volta, quella donna vi fece un massaggio. Non credo foste vestito" chiese Merlino.

"Per la mia prima volta, avevo avuto delle concessioni speciali!"

Artù si schiarì la voce. Stava entrando in un argomento un po' scabroso e si sentì improvvisamente a disagio.

"Potevo toccare o baciare la mia amante solo dalla vita in su e attraverso la camicia. Per le donne, stessa regola, tranne la mia camicia, ovvio.

Altra buona norma era baciare molto e parlare poco: nessuna frase d'amore, nessuna parolaccia, nessuna richiesta oltre le regole. 

"Che divertimento! Mi chiedo allora il perché di questi incontri, Artù? Se nemmeno questi erano finalizzati al vostro piacere, come ho pensato fino ad ora, a cosa servivano?"

"É una buona domanda che anch'io mi sono fatto molte volte durante quel periodo. Poi però ci arrivai e fu un'altra delusione. La risposta é: il potere! Mio padre voleva dimostrare che il futuro re di Camelot non era l'amico dei servi e dei contadini che il popolo credeva, ma era un uomo potente che non guardava in faccia nessuno, nemmeno i suoi amati contadini, a cui era libero di sottrarre le figlie per il proprio piacere. Se voleva. E lui voleva e poteva. E lo faceva. Quindi Merlino: una dimostrazione di potere per i sudditi di Camelot e per gli altri regni dove la voce non tardò ad arrivare. E tutto questo non era disgiunto per il popolo da dolore, rabbia, odio, ma soprattutto paura. Non dimenticare che il palazzo era difeso da molti soldati e cavalieri durante quel periodo, per sedare eventuali ribellioni che, almeno all'inizio mi vennero nascoste, ma che ci furono."

"Dei, Artù, é una cosa veramente ingiusta. Avrei voluto esserci. Avrei dovuto esserci!" Merlino sentiva rabbia per il suo re, usato in quel modo per farlo sembrare potente e crudele. Sentiva anche molta tristezza. 

"E per fare cosa Merlino? Per guardarmi assieme alla ragazza di turno, così come guardavi le tue coppiette?" provò a scherzare Artù.

"No, non ci casco stavolta!" ribattè il servo debolmente.

"Allora devi averla presa proprio male, se non trovi neanche la forza di ribattere alle mie migliori battute!"

"Ne ho sentite di meglio, sire! Persino da voi!"

Ad Artù non piaceva vedere Merlino con quella faccia lunga, con quel fare mogio così inadatto a lui. E pensò a un modo per distrarlo e lo trovò proprio nel continuare il suo racconto.

"Sai, Gaius mi disse che c'erano alcune pratiche consentite solo in casi estremi." Merlino alzò il viso verso di lui, lievemente incuriosito.

"La donna poteva toccare il pene dell'uomo ... per aiutarlo ad entrare"

Merlino non se l'aspettava e gli sfuggì una risatina a bocca chiusa poi aggiunse: "Solo in questi casi? E se invece tendeva a ritirarsi?"

"Vedi che se vuoi sei intelligente? L'altra concessione avveniva proprio in questo caso ed era il massimo della generosità consentita, in quanto la donna poteva aiutare l'amante con le mani."

"Peccato che voi non ne abbiate usufruito, giusto?" aggiunse malizioso il servo.

"So che stai cercando di mettermi in castagna Merlino, ma questa risposta me la risparmierò!" ribattè freddamente Artù.

"Maestà, siete sempre stato ligio alle regole?"

"Sì, certo. Le ragazze non avevano idea di come funzionasse il loro corpo, ma dovevi vedere come ricordavano e rispettavano i limiti loro imposti e anche i miei. 

Per quanto riguarda i baci, c'era poi tutta una letteratura con consigli e variazioni sul tema da far invidia ai cantori greci. Soprattutto riguardanti il viso e zone limitrofe: succhiotti, purchè non marchianti, baci sugli occhi, sul collo, almeno quello, lingua nell'orecchio..."

"Lingua nell'orecchio? Ve l'ha detto Gaius anche questo?"

"Sì, lui in persona!"
 
Merlino e Artù scoppiarono in un'altra risata.

"E le parole consentite all'interno del talamo?" chiese il servo con una certa curiosità.

"Trovo questa domanda un po' scortese da parte tua! ... Poche parole in realtà: - Oh, dei! - Oh, dea! - Oh, madre! - Grazie!"

Merlino strinse la bocca per non ridere ma gli uscì un grugnito dalla gola.

"Grazie?"

"Alla fine."

"Un po' da ... bifolchi! E voi cosa dicevate?"

Artù si alzò in piedi. Alzò leggermente il capo e allargò il petto, mentre Merlino avrebbe tanto voluto alzarsi anche lui, solo che non poteva per colpa del re, che faceva cose strane quando lo vedeva in piedi: ormai si sentiva il sedere quadrato a furia di stare su quel tappeto che da morbido sembrava essere diventato di pietra. Possibile che uno come Artù abituato all'agio più estremo, non risentisse di quel fastidio insopportabile? Forse avere un sedere più grasso, aiutava?

"Io fui stoico, non ho mai detto nulla. Non per niente sono un guerriero!"

"Nemmeno nei momenti più idilliaci?" chiese il valletto dolcemente, sbattendo gli occhioni.

"Forse, raramente, posso aver detto: -Dei!- E tu, invece cosa dicevi?"

Merlino diventò rosso come un gambero, soprattutto perché avrebbe dovuto aspettarsi il rovescio della domanda e invece non ci aveva pensato: era una domanda a cui non avrebbe mai potuto rispondere. 

"Anch'io, credo, come voi!"

"Bugiardo, tu devi essere uno di quelli che non sta zitto nemmeno un secondo, ne sono più che sicuro! Scommetto che fai talmente rumore che ti sentirebbero da qui fino alle stalle sulla strada." 

Il re aveva sul volto quel mezzo sorriso storto, che in quel momento innervosì alquanto il servo, che arricciò il muso:
 
"Non è affatto vero! E comunque non sono fatti che vi riguardano!" 
     
Merlino era molto scosso. Artù lo conosceva troppo bene e il servo non tollerava il fatto che fosse così sicuro di sé, su un argomento che sempre gli aveva creato qualche problema. Will rideva come un matto ogni volta, anche se in fondo gli piaceva che Merlino facesse tutto quel baccano. Il servitore si accorse di avere il viso sudato e si asciugò. 

"Guarda che me l'hai chiesto tu per primo!" lo stuzzicò il re. 

"Babbeo!" mormorò appena il moro.

"Ti ho sentito, sai? Per punizione dovrai rispondere a una domanda "difficile!"

"Non ho niente da dirvi."

"Non mi interessa più sapere dei tuoi latrati amorosi!" 

Merlino, tremò leggermente. "Cosa volete sapere, ancora?"

Artù tornò a sedersi più vicino al servo e gli chiese: "Quali erano le 'cose' che tu e Will avete sperimentato?" chiese Artù con un'espressione tra il sadico e l'impudico.

'Come siamo arrivati a questo punto? Quando solo poco tempo fa non riuscivo a dirgli del mio primo bacio.' pensò il servitore.

"Tutte quelle fattibili, tranne l'atto per eccellenza, sire. Quante volte ve l'ho già detto?"

"E in cosa consisterebbero esattamente, queste cose fattibili?"

"Esattamente? State scherzando Artù, vero?"

"Non scherzo affatto!" 
 
Il servo guardò il viso del re che ora appariva serio e leggermente contrariato.

"Non siete pronto, Artù!"

"Forse sei tu a non esserlo, Merlino!"

'Bene Artù, te la sei cercata.' pensò il servo.

"Allora, maestà. Ero rimasto ai baci, per cui pensavo di ricominciare da quelli per far in modo di farvi capire il profondo attaccamento che c'era tra..."

"Oh, no no no! Per carità, basta baci. Voglio che tu sia conciso e vada al sodo!"

"Perfetto! Punto primo: con la mano o con le dita; parte anteriore del corpo e parte posteriore." Merlino attese un po' per permettere al re di ragionarci su.

Il biondo strinse gli occhi per far mente locale:

"Mh? Posteriore perché?"

"Per simulare l'atto tra uomini."

"Ah, sì, ... giusto!"

"Punto secondo: con la bocca e le sue parti; parte anteriore e parte posteriore." E di nuovo attese, molto di più stavolta.

Artù non riusciva a capire, qualcosa non andava...si concentrò maggiormente arricciando labbra e sopracciglia. Merlino ce la mise tutta per evitare di ridere.

"Posteriore ... perché?"

"Solo perché ... é bello!"

Artù non riuscì a rimanere indifferente come avrebbe desiderato. E tirò fuori un'espressione suo malgrado incredula e mezza scandalizzata.

"Ma ... Merlino, ma ... non é che si muore?"

Merlino scosse la testa e cominciò a ridere piano, poi sempre più forte, soprattutto dopo aver guardato il viso stravolto di Artù. Il servitore si coprì il volto con le mani per l'assurdità e la comicità della situazione, mentre rideva e rideva.

"Non si muore... certo ci vuole qualche precauzione... non si fa col primo venuto ... inoltre sono tutte cose praticabili anche con una donna, sia che l'uomo agisca sulla donna, sia che la donna agisca sull'uomo.

"No, non è vero!"

"Non ho detto sia facile trovare donne disposte a farlo, ma... si può fare! Cambia leggermente la modalità.

"E tu come lo sai?"

"Ho avuto amici più spudorati di voi nel raccontarmi certe cose! Ma se ci pensate bene, potete capirlo da solo."

Artù aprì la bocca stupito, confuso e non disse nulla per molto tempo. Merlino pensò che nonostante tutte le donne avute, il re sembrasse meno esperto di lui, che aveva avuto una sola persona.

Merlino ricominciò a chiedere. Si era divertito abbastanza e il re non dava segno di riprendersi, per cui tornò ad argomenti più tranquilli.

"Chi sceglieva le ragazze? Vostro padre?"

"No. Certo ne aveva facoltà, ma le ragazze andavano in panico di fronte a lui. Per cui chiese ai due membri più anziani del consiglio reale di sceglierle al posto suo.

"All'inizio ho creduto che gli incontri fossero tenuti segreti, ma non é così, vero?"

"No, lo sapevano tutti. C'era una grossa organizzazione dietro: c'erano addirittura dei bandi per periodo e dei bandi per paese."

"Incredibile!"  
"E dopo gli incontri, come congedavate le vostre amanti?" continuò il valletto poco dopo.

"Ovviamente, facevo venire una serva per aiutarle a rivestirsi e a pettinarsi, così io avevo anche un motivo per allontanarmi, per non rimanere lì, senza dover dire o fare qualcosa di imbarazzante. Le salutavo con un baciamano e uscivo per andare da Gaius per il consueto aggiornamento."

"Qualche ragazza si rifiutò di, ecco... unirsi a voi?"

"Merlino, durante quel periodo ho imparato molte cose."

"Oh, non ne dubito, maestà!" ribattè il servo ironico.

"No, non parlo di quello. Parlo del fatto che le ragazze che ho conosciuto rappresentavano una sorta di piccolo mondo alternativo, simile a quello reale; se anche fisicamente erano abbastanza simili, ogni ragazza aveva delle particolarità proprie e dei suoi motivi per trovarsi lì con me."

Artù si fermò per poter finire l'intruglio del suo servo, il quale ne approfittò subito, poiché improvvisamente sentì la sua vescica animarsi e urlare che sarebbe esplosa a momenti. Merlino uscì dalle stanze del re. Riusciva a muoversi con fatica e camminava come fosse sulle uova, perché ogni colpo di piedi dato un po' più forte nel camminare, avrebbe potuto rompere i fragili argini del suo fiume interno.

Sapeva che non sarebbe riuscito a raggiungere il cabinotto di legno sito all'inizio dei campi, per cui s'infilò nel primo cespuglio disponibile.

Nel lasciarsi andare ebbe l'esperienza "urinaria" più gustosa della sua vita, con tanto di brividino finale. Con gran sollievo uscì dal cespuglio, quando sentì la voce di un uomo gridare: "No, ma che schifo! Cane! Maiale!" e un'infinità sempre più colorita di nomi di animali e minacce di vario tipo. Merlino non aveva idea di cosa avesse fatto infuriare quell'uomo, né gli interessava saperlo, per cui sgusciò all'interno del palazzo e raggiunse in fretta le stanze del re.

Trovò Artù sdraiato sul tappeto con una caraffa vuota in mano e il servo si chinò fulmineo su di lui, per vedere se stesse bene sollevandogli leggermente la testa con le mani.

"Artù, mi sentite? Artù, rispondetemi, per favore!"

Il re aprì un occhio "Non urlarmi nelle orecchie, idiota, sono solo inciampato" e con voce più dolce aggiunse "Però, non si sta male qui!"

Merlino era un po' scosso e un po' arrabbiato per lo spavento appena subìto.

"Voi siete il re supremo degli asini, Artù! Vi lascio solo un attimo ed ecco che vi mettete nei guai. Avrò anch'io il diritto di fare la pipì, no?"

"Avresti potuto fare come me, cioè farla qui dentro!"

"In una caraffa da vino?"

"Sì, ma era vuota!"

"Nello stanzino di là, c'è il vaso per..."

"Uh, che noioso che sei Merlino!"

Il servo cercò di rimanere calmo anche perché vedeva Artù un po' troppo ubriaco. "Scusate, sire, ma dove avete messo la vostra pipì?"

"L'ho buttata dalla finestra gridando 'ALLA CONTADINA'. Sai che i contadini di Camelot fanno così?"

Il servo si portò entrambe le mani alle guance, con aria disgustata: "Solo che i contadini hanno i canali di scolo vicino a casa e non urlano 'alla contadina'. E non la buttano certo sulla strada principale di Camelot."

Artù si strinse nelle spalle, e Merlino continuò: "Uno dei vostri stallieri é stato letteralmente inondato dal vostro regale piscio, mio signore! L'ho visto, subito dopo il misfatto, o meglio l'ho sentito e sembrava piuttosto contrariato. Credo di aver imparato un mucchio di parole nuove, stasera!"

"Gli farò avere un paio di caraffe con tante scuse!"

"Prego?"

"Caraffe di vino, mica di pipì. Cosa avevi capito? Mica sono un barbaro. E poi la colpa é tua! Se tu avessi deciso di fare la pipì, qui, invece di andartene chissà dove, non sarebbe successo niente. E avrei potuto sfidarti a una gara!"

"Sììì!" disse Merlino, battendo le mani tra loro e facendo un paio di saltelli. "Avremmo potuto vedere chi l'avrebbe mandata più lontano, proprio sui bei tappeti che vostro padre fece giungere per voi dalla Persia! Tanto poi pulisco io!"

"Che sciocchezze stai dicendo?" chiese Artù irritato. "Io volevo solo fare una gara a chi ne faceva di più?"

"Dentro le caraffe, giusto? Che grande idea! Ma ormai... purtroppo...Non vi crucciate. La vittoria sarebbe stata comunque vostra!"

Il re alzò il capo e guardò l'amico con tanto d'occhi: "Sai una cosa Merlino? Con tutto questo parlare di pipì, mi é venuta una gran sete!"







* peripatetica = prostituta
** Pratica pressoché sconosciuta all'epoca (bleah) presso tutti i ceti sociali.


Ciao ragazze, 
ringrazio la gentilissima Idalberta per la recensione e ringrazio tanto Itsnotbroken e LadyKant per la disponibilità e i consigli pratici e tecnici che ho cercato di fare miei. Saluto Naquar che molto carinamente é venuta qui dal suo fandom a fare una capatina!
Purtroppo avrei dovuto parlare di Gwen, così Merlino magari si sarebbe potuto rilassare un po' di più. E invece si sono messi a fare una gara di audacia, a chi la dice più grossa sull'amore e sul sesso ai tempi di Camelot e si sono allungati all'infinito e non c'era più spazio, tranne per un po' di pipì!
Baci tanti,
Lulette
  
   
 
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