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Autore: NicoRobin95    01/10/2021    0 recensioni
Un regno governato da un re dittatore, ma affascinante e a dir poco bellissimo. Un giorno per una serie di eventi e coincidenze la sua vita si incrocia con un'altra ragazza di stirpe nobile, ma che a differenza di lui non vorrebbe esserlo. Nonostante ha una nobiltá che lui non possiede:, quella del cuore.
Durante una forzata convivenza con lui scopre che in presenza di lei lui riesce a sfoderare dolcezza, delicatezza e generosità cose che non sembrano appartenergli.
In virtù di questo, giura a se stessa di scoprire perché e se è diventato così, oppure in principio anche lui era dolce e buono.
Combattendo con un popolo che la reputa una venduta a causa della vicinanza con lui e dei privilegi che gode; con donne a lui vicine che la odiano perché loro rivale in amore (a loro dire) e la paura di scoprire chi sia per davvero l'uomo che per destino sembra che debba avere accanto, Viola proverà a scoprire chi sia veramente il "signorino" Donquixote Doflamingo...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Donquijote Family, Violet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Viola mangiava silenziosamente seduta al vasto tavolo d'ebano, giocherellava con il cibo nel piatto. 
 
"Cosa c'é Viola? É dieci minuti che punzecchi con la forchetta quella fetta di carne. Hai sempre amato la carne rossa, non hai fame? Stai male?"
 
"No padre. Non é questo!" disse spostando la forchetta nel purè spostandolo nel piatto senza però mangiarlo.
 
"Non é cotta bene? É troppo cotta? Lo sapevo che la cottura per te era eccessiva, tu la vuoi rossa, non é così figliola?"
 
"No non é nemmeno questo."
 
"Allora puoi dirmi qual é il tuo problema?"
 
"Nulla! Sto solo pensando tutto qui!"
 
"A cosa esattamente?"
 
"Nulla d'importante."
 
"Così poco importante da toglierti la fame?"
 
"Sono cose che non cambierebbero anche se ne parlassi, quindi preferisco tenerle per me."
 
"Lo sai che puoi sempre parlare di tutto con me. Capisco che con la mamma ti trovavi molto più a tuo agio, anche se, come sai era troppo permissiva secondo me. Però se vuoi parlare, tuo padre é qui."
 
"Grazie papà, ma non voglio discutere con te."
 
"Prometto di ascoltare e non interromperti, anche se non sono d'accordo."
 
"Davvero?"
 
"Te lo prometto Viola."
 
"Innanzitutto volevo ringraziarti per avermi dato il permesso di fare la vacanza con Xenia."
 
"É una bravissima ragazza, nobile, posata, amica di famiglia dalla sua nascita, i suoi genitori erano amici di tua madre e miei prima che tu nascessi. In più Tiago verrà con voi."
 
"Ne sono felice. Però sto pensando a quando tornerò. Tu vuoi che io mi sposi subito. Non dico di non volerlo fare ma, ho solo 24 anni, non ho visto nulla al di fuori di questo palazzo e in qualche occasione la città circostante, non ho mai badato a me stessa, non voglio sposarmi ora. Vorrei fare un po' di esperienze prima. Viaggiare, conoscere persone, vedere luoghi lontani."
 
"Lo farai cara, da sposata potrai benissimo farlo, sei una principessa, che in futuro sarà regina agi e ricchezza non ti mancheranno. Potrai fare quello che vuoi."
 
"Non intendo questo. Se lo facessi da sposata e regina, non potrei nemmeno uscire senza scorta, senza protezione, non potrei mai conoscere veramente le persone perché tutte influenzate dal mio potere. Io vorrei andare in un posto dove nessuno mi conosce, vivere un anno nella semplicità e nell'anonimato. Ti chiedo solo questo padre, poi ti prometto che mi sposerò."
 
"Assolutamente no. Mia figlia non vivrà in povertà e fatica, né senza protezione. É mio compito proteggerti, sono tuo padre. Non intendo permetterti tutto questo."
 
"Ma padre. Cerca di capire, tutta la mia vita é già scelta e programmata da altri. Io non ho nemmeno il diritto di scegliere cosa mangiare, quando, come vestirmi. Dalla nascita é stato stabilito che dovessi sposarmi, regnare. Io voglio essere libera di fare una scelta."
 
" É il dovere che hai come principessa. Ha i suoi vantaggi, ma anche i suoi doveri, non puoi comportarti come una persona comune. É necessario che tu ti vesta, ti nutra, ti istruisca e sia capace a comportarti in un certo modo."
 
"Ma io non voglio sposarmi, non mi sento pronta! Non conosco nulla del mondo, come posso governare un regno?"
 
"Imparerai sul lavoro, come tutti, con l'esperienza..."
 
"E perché dovrei fare degli errori che hanno già fatto altri come se fosse inevitabile, quando mi basterebbe un po' più di conoscenza per rendermi conto dei bisogni di chi vive là fuori?"
 
"Viola io ti voglio bene. Ma il mio compito é proteggerti, non voglio che ti succeda nulla e quello che tu chiedi é molto pericoloso, mia figlia non vivrà neanche un'ora senza protezioni..."
 
"Non sembra che abbia funzionato nel caso della mamma." Il gelo scese nella stanza, Viola non si era nemmeno reso conto della frase pesante che aveva appena pronunciato. Le era uscita spontanea, senza pensare.
 
"Come hai detto?"
 
"Perdonami padre. Non l'ho detto con cattiveria, ma é la verità, la mamma era in gabbia, protetta, scortata eppure, non é più qui e cosa peggiore, lo sai che é morta con il rimpianto di non essere mai stata libera un giorno."
 
"Adesso basta signorina. Stai passando il limite, non azzardarti mai più a dire una cosa del genere chiaro? Tua madre é morta per via di un incidente."
 
"Nulla cambia che tutte le guardie e le dame che l'accompagnavano non hanno potuto evitarlo. Ammesso che un dardo avvelenato sparato proprio vicino al cuore possa chiamarsi incidente."
 
"Ora basta! Va in camera tua, non dire un'altra parola o ti sposerai senza nemmeno fare la vacanza con Xenia."
 
Viola si alzò arrabbiata e delusa:
 
"Ecco cosa sai fare padre! Minacciare, alzare la voce ogni qual volta non trovi un valido argomento per confutare i miei. Me ne vado, ma rifletti su questo: tua moglie si sentiva prigioniera a motivo dei doveri che le erano richiesti. É morta con questo rimorso. Vuoi che anche tua figlia viva la stessa sofferenza?"
 
"Va in camera tua. Sparisci Viola. Prima che ti chiuda nei tuoi alloggi."
 
"Me ne vado papà anche se con tutto il rispetto non sarebbe molto diverso da ora. Con permesso." Si avviò verso la sua stanza, gli occhi erano umidi, aveva un groppo in gola. Quanto avrebbe voluto che sua madre fosse lì con lei.
 
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
 
L'arena era piena di gente in festa, in pista tutte le persone dalla più povera, alla più ricca, dalla più umile alla più nobile tutte potevano godere di quell'intrattenimento. Bisognava riconoscere che Doflamingo era molto abile ad abbindolare e sviare le persone. Allo sguardo di un occhio esterno, in quel momento, sembrava davvero essere una nazione felice e prospera, anche se in realtà nessuno era davvero libero. Ma perfino il popolo che conosceva le leggi emanate ed era obbligato a rispettarle non ne era assolutamente indispettito anzi, le persone vivevano come una restrizione necessaria e benevola le leggi emanate dal monarca attuale, non chiedendosi nemmeno il perché di certe imposizioni e limitazioni.
 
Ecco chi era Doflamingo: un manipolatore, ipnotizzatore, un uomo molto pericoloso, in grado d'inchinare o con l'illusione o con la forza un popolo intero ai suoi piedi.
 
"Scendiamo in pista querida?" Chiese Doflamingo a Hancock sorseggiando il suo terzo cocktail ghiacciato.
 
"Speravo me lo chiedessi."
 
I due si recarono in mezzo alla pista, quando scelsero dagli spalti la folla sotto li acclamò in delirio. Nonostante l'adorazione e la voglia della folla di avvicinarsi a lui nessuno osava farlo pensando alle conseguenze a cui si sarebbe andati incontro.
 
All'arrivo del re in pista la musica partì a tutto volume, come una grande discoteca all'aperto intenzionata a non morire fino all'alba. Doflamingo ballava sensualmente con la flottara affascina, il suo corpo muscoloso si muoveva in modo sexy e armonioso tipico di chi come lui aveva la musica nel sangue, Hancock non era certo da meno. I suoi sottoposti e fidi subordinati erano autorizzati a divertirsi vicino a lui motivo per cui anche Jolla, Monet, Baby 5 e addirittura la piccola Sugar Ballarò o in sua compagnia fino alla fine della festa, ovviamente accompagnate anche da Trebol, señor Pink, Diamante e Machvise, insieme a Buffalo e Dellinger.
Doflamingo voleva bere, ballare, lavare via il suo tormento. Era un re, ricco, potente, disponeva di ogni ragazza che le piacesse.
Quella sera voleva divertirsi, dimenticare tutto al sesto cocktail ghiacciato la testa iniziò un po' a girargli.
 
Sapeva molto bene che non gli era permesso assolutamente di perdere il controllo, perché si dice che da ubriachi si é senza filtro e si rischia di dire, fare o mostrare cose che scoprono i più reconditi sentimenti, pensieri e soprattutto le proprie debolezze. A Doflamingo venne la pelle d'oca solo al pensiero, se qualcuno, anche solo un suo subordinato nella migliore delle ipotesi, avesse visto anche la benché minima debolezza in lui la sua supremazia, la sua autorità, il suo potere sarebbe stato intaccato. Eppure sentiva il bisogno di essere leggero quella sera, ma al contempo aveva paura di esserlo. Sicuramente anche la prospettiva di rigettare tutta la notte, invece di passarla con la splendida amante che si era scelto non era molto allettante, motivo per cui al settimo cocktail si fermò senza toccare più un goccio di alcool. Era un po', brillo, un po' leggero ma non così tanto da perdere il controllo.
 
Sinuosamente, nel modo più naturale possibile si muoveva sensualmente, in modo sinuoso e leggero senza bisogno di pensare come se fosse naturale quanto camminare o respirare. Hancock non rimaneva certo indifferente al tocco, il brivido, la sensazione del suo corpo muscoloso che strusciava il suo e ballava vicino a lei.
 
A notte inoltrata lei diede il meglio di sé regalandogli uno spettacolo di lap dance, usandolo come palo e sfoderando una della sue più provocanti performance, pur non spogliandosi lo spacco della gonna e la scollatura generosa fecero la loro parte.
 
Alle tre di notte inoltrate, Doflamingo si sentì pervaso dal desiderio e dandole un bacio pieno di foga e passione disse:
 
"Diamante! Annuncia che noi andiamo a casa, ci ritiriamo, ma il popolo può continuare a divertirsi fino all'alba. Noi continueremo la festa altrove."
Disse accarezzando i capelli di Hancock.
 
Le mise una mano sulla spalla e una volta scortato dalle due guardie raggiunse di nuovo gli spalti.
 
"Il re purtroppo desidera fare ritorno al castello ma, desidera che chiunque lo voglia faccia festa fino all'alba evitando ovviamente di uscire dall'arena se non per raggiungere le proprie abitazioni. Vi augura una buona notte e un buon divertimento."
 
La folla applaudí e urlò omaggi e auguri verso il giovane monarca che si limitò a salutare dagli spalti con la mano.
 
Le guardie si prepararono a scortare lui e la giovane donna all'uscita. Lì la macchina reale era già sul posto ad aspettarli.
   
 
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