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Autore: _Zaelit_    02/10/2021    0 recensioni
È trascorso qualche mese dal termine della lotta per la libertà dei guerrieri originati dal Progetto Jenova e Progetto Yoshua.
Sephiroth è partito in cerca della sua redenzione, mentre Rainiel vive con Zack ed Aerith nel Settore 5. Un altro nemico, però, intende portare avanti la guerra che loro credevano terminata. Quando un vecchio amico porterà discordia nelle vite dei due ex-SOLDIER, quando un angelo dalle piume nere tornerà a cercare il dono della dea, Rainiel e Sephiroth, e tutti i loro compagni, dovranno ancora una volta confrontarsi con un male più pericoloso del precedente e che, come se non bastasse, sembra conoscerli molto bene.
Libertà, amore, pace: tutto rischia di essere spazzato via ancor prima di poter essere ottenuto... e il Dono degli Dèi è più vicino a loro di quanto pensino.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Capitolo 11
UN TOCCO DI NORMALITÀ
 
Quella seguente fu forse la miglior mattina di sempre. La prima in cui Sephiroth sentì di poter tranquillamente oziare senza essere svegliato all'alba perché era stato chiamato in missione, o in laboratorio per il solito prelievo di sangue, o magari perché aveva sentito dei mostri avvicinarsi al suo rifugio nelle terre aride lontane da Midgar.
Dormì profondamente, e sognò di quand'era giovane. Venne a galla la memoria di angherie e torture subite solo in tenera età, ma riaffiorarono anche i bei momenti passati con i suoi due migliori amici.
Era capitato, una volta, che Angeal si facesse una bella risata perché Sephiroth aveva lanciato la sua Masamune dritta alla mela che Genesis stava per addentare. Nel loro gioco, di solito la mela veniva posta in testa, ma il tragico SOLDIER dai capelli rossastri aveva borbottato una qualche provocazione che aveva immediatamente ricevuto risposta. Sporco della polpa della mela, che si ritrovò sulle palpebre e sul petto, lanciò un'occhiata torva al compagno vestito di nero mentre quello dagli occhi azzurri si piegava su se stesso senza potersi contenere.
In quei giorni, sembrava che al mondo esistessero solo loro tre. Sembrava che tutto andasse bene, che non si stessero allenando perché c'era una guerra da combattere, dei terreni da conquistare... delle persone da uccidere.
Forse era stata la guerra a dividerli, a renderli così... distaccati. Diversi.
Quando erano tornati dalle prime file, erano lieti di rivedersi e di sapere che gli altri stavano bene. Eppure c'era una luce diversa nei loro occhi, una molto più opaca.
Ma fu, tutto sommato, un bel sogno. Le risate spazzavano via la malinconia delle giornate di solitudine. Quelle sfide che si lanciavano riempivano pomeriggi che altrimenti sarebbero stati vuoti e insensati. Anche nei momenti difficili, a Sephiroth bastava pensare ai suoi amici, al fatto che li avrebbe rivisti, che avrebbero portato via quei suoi dubbi e pensieri con un sorriso e una pacca sulla spalla. Lo pensava, mentre quegli orridi tubi gli si conficcavano nelle vene e lui stringeva i denti. Mentre veniva spinto sotto la gelida doccia di mako in quella dannata stanza bianca. Mentre crollava sulle ginocchia e si chiedeva se quella fosse la normalità.
 
Quando si risvegliò, i suoi amici non erano più lì con lui. Il mondo era cambiato, era diverso e diverso era diventato anche lui, ma era ugualmente un posto luminoso e ricco di speranze.
Avrebbe ricordato Genesis, si sarebbe torturato con i suoi stessi pensieri, se non avesse trovato lì Rain, ancora fra le sue braccia.
Nella notte, la ragazza doveva essersi girata dall'altro lato, perché ora aveva la schiena rivolta verso di lui, anche se non si era allontanata, e riposava la testa sul suo braccio sinistro. Aveva un piede tra le sue ginocchia, e una mano legata alla sua, che invece le cingeva il fianco e le si poggiava sul ventre.
Il guerriero prese fiato e ricordò la sera prima. Ricordò di essere a casa di Aerith, di aver dormito con Rainiel per la prima volta. Il risveglio fu più lieto che mai.
Sorrise istintivamente, abbassando la testa per poggiarla sulla spalla della giovane donna. Delicatamente, spostò le loro mani intrecciate e le portò alle labbra. Baciò le sue dita come se le stesse sfiorando, ma lei emise un piccolo verso, come se le avesse fatto il solletico.
Aprì lentamente gli occhi azzurri, le pupille si strinsero al bagliore che proveniva dalla finestra e impiegarono qualche secondo ad abituarsi alla luce del sole. Poco dopo si accorse della sua posizione, ma anziché scostarsi strofinò un piede contro la sua gamba in modo pigro.
«Buongiorno.» biascicò con un sorriso vivace ma assonnato sul volto. 
Lui socchiuse di nuovo gli occhi, istintivamente cercando di mostrarsi impassibile come al solito.
«Ti ho svegliata?» domandò con tono di voce atono anche se, sotto sotto, la sua voleva essere una cortesia o un riguardo.
Fortunatamente lei comprese le sue buone intenzioni. Si fece più piccola sotto il suo braccio, contro di lui, lasciandosi viziare un po'.
«Mh. Può darsi.» gorgogliò tranquilla.  «O forse sono solo i miei super-sensi da SOLDIER di prima classe...» Gli strappò una sincera risata, e poté giurare che il cuore le battesse con più energia in quel momento.
Stare lì con lui in quel momento aveva appena annullato quasi un anno di preoccupazioni e nostalgia.
Lanciò un'altra occhiata alla finestra e per poco non trasalì. Si irrigidì sotto le lenzuola e si tirò un po' su, stuzzicando la curiosità dell'uomo accanto a lei.
«Abbiamo dormito fino a tardi!» esclamò, come se la cosa avrebbe avuto delle severe conseguenze.
Lui non si era curato dell'orario. Probabilmente erano già le dieci o le undici del mattino. Aveva riposato così bene accanto a lei che gli sarebbe piaciuto rimanere a letto tutto il giorno...
Ecco perché non titubò nell'emettere un basso verso di gola, come un piccolo ringhio contenuto e assopito, e di stringerla nuovamente a sé. Con le dita scoperte stuzzicò la stoffa del suo abito da notte. Avvicinò il viso all'incavo fra il suo collo e la spalla.
«Non è un problema. Meritavi di riposare almeno un po'.» soffiò contro la sua pelle. Le causò un piacevole formicolio lungo la spina dorsale. Sentì immediatamente le sue labbra che si dichiudevano e le sue spalle che si irrigidivano per poi sciogliersi di nuovo.
Rain dovette mantenere l'autocontrollo. Per un attimo ebbe voglia di maledirlo... era astuto. Lo stava facendo di proposito. Come dice il detto, il lupo perde il pelo ma non il vizio, e lui non aveva perso il vizio di metterla alla prova. Né quel suo tocco di arroganza che lo rendeva, in un certo senso, ancora più affascinante.
Un implicito invito: "Resta qui con me ancora per un po'".
Al che rispose: «Ho... degli impegni. Devo... dovrei...»
Ma sentì la sua bocca sul collo. Non la baciò, si limitò a sfregarla dolcemente in quel punto, come un gatto che richiede attenzioni.
Di questo passo avrebbe davvero trascorso tutto il resto del giorno tra le coperte. Ma sicuramente la colazione era già fredda e gli altri sarebbero presto saliti in camera a controllare che stessero bene.
Per un po', si lasciò andare al momento. Sentiva che niente la poteva rendere più felice di quello. Eppure le ore in una giornata erano troppo poche, e lei voleva fare così tante cose che forse non le sarebbero nemmeno bastate quelle che aveva a disposizione.
«Fammi indovinare... "Zack si starà chiedendo dove siamo finiti".» le lesse nel pensiero.
Lei annuì, con un risolino.
«E non ho intenzione di trascorrere la giornata a fare da bersaglio alle sue sconce supposizioni.»
Lui tirò su un lembo delle labbra.
«E va bene. Andiamo.» si concesse.
Si allontanò, lasciandole un incredibile senso di vuoto, e si alzò senza problemi. Con le spalle rivolte alla finestra, il sole disegnò su di lui le linee di scapole forti e muscoli agili.
Rainiel distolse lo sguardo prima di arrossire come una bambina.
 
Andò a cambiarsi in bagno, lasciando a lui lo spazio della stanza, e si incontrarono sul pianerottolo quando ebbero indossato i loro tipici indumenti. Rain aveva dovuto apportare un cambiamento al suo vestiario: la giacca di cuoio si era sgualcita nel combattimento del giorno prima, e così aveva scelto un comodo maglione leggero e smanicato, che assomigliava tanto a quelli indossati dai SOLDIER, e un pantalone dello stesso colore. Chissà che non l'avrebbero aiutata a mimetizzarsi tra loro, nel caso in cui ne avessero incontrato un gruppo.
Scesero le scale per poi arrivare in cucina, dove Zack ed Aerith erano già comodamente seduti e stavano facendo colazione.
«Ben svegliati, dormiglioni.» ridacchiò Aerith alzandosi per prendere altre due sedie.
Rain mise su un sorriso un po' imbarazzato, cercando di balbettare qualche scusa, ma Zack le andò incontro e la afferrò le braccia per guardarla dalla testa ai piedi.
«Sei come nuova, grazie alla Dea!» sospirò più tranquillo, per poi abbracciarla. «Ti sei ripresa?»
Lei ricambiò la stretta e annuì piano. «Sì, sto molto meglio, anche se quello che è successo ieri mi ha lasciata... perplessa.»
Zack mormorò concordando con lei. Subito dopo incrociò le braccia e guardò Sephiroth.
«Be', allora? Come ci si sente a essere tornati?» esclamò mentre Aerith portava le sedie al tavolo e tagliava due fette da una torta di mele ancora calda. Elmyra doveva averla preparata appena sveglia, per poi uscire di casa per sbrigare i suoi impegni.
Sephiroth non lo guardò direttamente, mentre rispondeva.
«È... una bella sensazione.»
Zack seguì la direzione del suo sguardo, e notò che ricadeva su Rain, la quale cercava di nascondere un timido sorriso.
«Mh... Lo credo bene!» sogghignò, per poi prendere fiato per colpirli con un'altra tempesta di tremende battutine.
«Zack.» lo richiamò Aerith con finta rigidità nella voce. «Dà loro almeno il tempo di svegliarsi, prima di torturarli.»
Lui sbuffò come un bimbo indispettito, e tornò al tavolo facendo loro segno di prendere posto.
«Gradite del caffè?» chiese la fioraia.
Rain fu l'unica ad annuire, e la ringraziò della sua gentilezza mentre lei tornava in cucina.
La colazione proseguì tra chiacchiere e domande di ogni tipo. Aerith, in maniera particolare, era molto curiosa di saperne di più su Sephiroth e sulla sua storia con Rainiel. Le sue risposte, però, erano molto vaghe e non esattamente vivaci. Ricordava ancora bene l'interrogatorio della sera prima e per Rain fu chiaro che non vedesse l'ora di uscire di casa, anche se il super-SOLDIER continuava ad avere la sensazione di aver già visto Aerith da qualche parte, in passato. Fu Rainiel a rispondere per lui, dicendo lo stretto indispensabile, senza condividere più di quanto avrebbe dovuto. Sapeva che ci sarebbe voluto del tempo, per lui, per abituarsi a quella situazione, sempre che ci fosse riuscito. Non era un uomo abituato ad avere così tanti amici, figurarsi a vivere con loro.
Si cercò poi di cambiare argomento, di parlare di temi più recenti: la loro ultima battaglia, cosa era accaduto negli ultimi mesi in cui erano stati separati...
«E hai saputo di Genesis così, all'improvviso?» domandò Zack ancor prima di finire di masticare il boccone dolce che aveva spinto in una guancia.
Sephiroth sapeva che si stava rivolgendo a lui, questa volta, così poggiò educatamente la forchetta sul tovagliolo e tenne dritta la schiena.
«A dire il vero l'ho incontrato. O meglio, lui mi ha trovato. Mi trovavo a Nibelheim, ero lì perché...»
Non terminò la frase. Sentiva gli occhi di Aerith inevitabilmente puntati su di lui, incuriositi. Erano già in troppi a sapere delle sue vere origini, avrebbe spiegato il motivo del suo viaggio a Rain e Zack più tardi.
«... non importa.» tossì piano, riportando gli occhi sul tavolo.
Rainiel non ne sapeva nulla, per cui ne approfittò per portare la sua sedia un po' più vicina alla sua.
«Nibelheim? Non sarà mica il villaggio di cui è originario Cloud?» le sembrò di ricordare, «Hai incontrato anche lui?»
Zack si grattò la testa.
«Oh, giusto, non potevi saperlo perché dormivi. Be', sì, Sephiroth ha incontrato Cloud, e c'è di più! È venuto fin qua ad aiutare la nostra causa.»
Rainiel saltò letteralmente giù dalla sedia, premendo le mani sul tavolo.
«Cosa?! Cloud è qui?! Non l'ho neanche salutato!»
«Non solo! Ha anche portato con sé Tifa!» la informò l'amico.
La ragazza cercò di non saltare sul posto. Conosceva Cloud da talmente tanti anni da aver capito cosa Tifa rappresentasse per lui, benché non volesse ammetterlo.
«Stiamo parlando di quella Tifa?» gongolò.
Zack annuì e incrociò le gambe.
«E di chi altri se no? E sai che significa questo?»
«Che approfitteremo della situazione per far sì che passino dei bei momenti insieme così da legare il più possibile tra loro?» dedusse lei.
Lui sollevò la mano.
«Ho sempre saputo che tra noi ci fosse una certa telepatia.» tirò su col naso per scherzo, in maniera molto solenne.
Lei gli batté il cinque e rise con forza.
Aerith si sentì scaldare il cuore. In tutto quel lungo periodo di permanenza a casa sua, non aveva mai sentito Rainiel ridere in modo tanto genuino. Era cambiata completamente da un giorno all'altro e, sapeva, gran parte del merito andava a Sephiroth. Fu grata che la sua amica avesse trovato qualcuno in grado di farla sentire così, come Zack faceva sentire lei, anche nei momenti più bui.
Sephiroth stava pensando all'incirca la stessa cosa. Non aveva realizzato di essersi imbambolato per un attimo a osservare e ascoltare la risata della giovane donna dai capelli rossastri, la stessa che la sera prima faticava a reggersi in piedi e lottava per sopravvivere, o meglio, per difendere gli altri. Era un'eroina più di quanto lui sarebbe mai stato, si disse. Era semplicemente straordinaria.
Persino in quella situazione... dopo tutto quello che avevano passato, dopo il dolore che aveva affrontato, le battaglie a cui aveva preso parte, gli orrori visti e subiti... e nonostante ci fosse ancora un pericolo in agguato, lì fuori, lei riusciva a dare alla sua vita... un tocco di normalità.
Proprio adesso, erano quattro buoni amici seduti a un tavolo a fare colazione e parlare tutti assieme del più e del meno, come se nulla di tutto il resto fosse mai accaduto.
Era strano... ma in modo piacevole.
Sephiroth non aveva mai avuto nessuno con cui sedersi e scambiare quattro chiacchiere. Non prima di Angeal e Genesis. Non prima di Zack. E di Rain. Forse non era mai accaduto nemmeno con loro, dato che erano sempre stati tutti troppo impegnati a pensare a faccende più urgenti e meno liete.
Si rilassò, finalmente, e si godette il suono di quella risata, degli uccellini che cantavano fuori dalle finestre, dello scrosciare della cascata in giardino. Il suono della normalità, che per la prima volta apparteneva anche a lui.
Almeno finché Zack non propose un'idea.
«Cloud e Tifa sono stati qui presto, stamattina. Immagino siano andati a comprare delle provviste e a fare un giro nel settore e nelle aree limitrofe. Sono sicuro che li incontrerai in giro, prima o poi.»
Rain registrò tutte le informazioni e annuì in modo energico. Finì la sua fetta di torta in un sol boccone e notò che Sephiroth, pur avendone lasciata sul tavolo più di metà, non sembrava intenzionato a dare un solo morso di più.
Per cui lo afferrò giocosamente per un braccio e lo scosse.
«Andiamo, allora! Non vedo l'ora di farti vedere il Settore 5! Ci sono così tante persone che vorrei farti conoscere e...»
Sephiroth non finì nemmeno di udire la sua frase, perché si alzò lentamente e con un'espressione arresa e divertita al contempo, accontentandola. Come avrebbe potuto, considerato che non vedeva una Rainiel così entusiasta da ben prima dell'incidente di Darefall che aveva segnato la sua vita?
Inoltre, non aveva mai vissuto il Settore 5. Vi era stato diverse volte, ma sempre in missione, e praticamente mai nel cuore del quartiere, ma solo nelle zone circostanti. Sarebbe stata un'esperienza interessante.
Salutarono Aerith e Zack, lasciando loro un po' di tempo per stare assieme, e si allontanarono dalla casa e dalla valle fiorita in cui era situata in tutta calma.
C'era tempo. Ce ne sarebbe stato, per un po'.
Rainiel notò, con somma gioia, che i fiori del giardino sembravano più colorati e in salute, ora che lui era al suo fianco. Sentiva le energie fluire in lei. Il suo potere... vivo come se non si fosse mai addormentato.
 
 
   
 
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