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Autore: _Layel_    02/10/2021    2 recensioni
Aveva imparato che esistevano le anime gemelle guardando le soap opere che davano in TV. Sapeva che ogni tanto, a seconda di quanto vicini si fosse, si ricevevano delle visioni che mostravano la vita della propria anima gemella. Per ora gli era successo solo tre volte. La prima volta era stata quando la sua anima gemella aveva manifestato il suo Quirk. Keigo aveva solo visto una forte luce e i sorrisi di quelli che dovevano essere i suoi genitori. Le visioni successive erano state meno allegre.
[Soulmates!AU | DabiHawks]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sette: Arrivederci


Grandi nuvole grigie affollavano il cielo, le gocce di pioggia ticchettavano sull'asfalto, inzuppando chiunque fosse stato tanto incosciente da uscire senza ombrello. Hawks era seduto sotto il portico della sua scuola, il certificato del diploma abbandonato sul pavimento, gli occhi che seguivano i passi frettolosi di studenti e genitori che uscivano dall'edificio scolastico per l'ultima volta. Alcuni suoi amici erano venuti a offrirgli un passaggio ma lui aveva declinato gentilmente. Non poteva rivelare ai suoi compagni il luogo in cui viveva. Inoltre stava aspettando qualcuno.  


Come se lo avesse sentito, un ragazzo dai capelli neri entró dal cancello e si diresse velocemente verso di lui. Il suo cappotto era usato come ombrello e i genitori lanciavano occhiate preoccupate alle cicatrici che gli coprivano le braccia. Gli studenti erano meno curiosi, abituati a vedere quel punk vestito di nero e pieno di piercings che gironzolava attorno a Hawks. 


Appena Dabi arrivò sotto i portici si tolse il cappotto di testa e lo scrollò con enfasi, bagnando anche le poche aree ancora asciutte. "Che merda di giornata." Sbuffò.


"Sei in ritardo. Ora le mie compagne penseranno che sei un cattivo fidanzato." Hawks fece un sorrisetto e accennò a un gruppetto di ragazze che li fissava con morboso interesse. 


Dabi le guardò con un sopracciglio alzato e le ragazze dovettero improvvisarsi molto interessate alle crepe nei muri. 


"Fidanzato?" chiese mentre osserva il suo cappotto e il pavimento semi-bagnato. Alla fine alzò le spalle, gettò il cappotto vicino a Hawks e ci si sedette sopra. 


Hawks alzò le mani, "Hanno fatto tutto da sole, non so proprio come abbiano potuto farsi certe idee." Rispose con un sorriso. Lui non si era preoccupato di correggerle neanche quando la voce si era sparsa per la scuola. I biglietti di San Valentino erano diminuiti ma per avere Dabi battezzato come 'il suo fidanzato' ne valeva la pena. 


Il sopracciglio alzato di Dabi questa volta era indirizzato verso di lui. Sembrava pronto ad aggiungere qualcosa ma scosse la testa. "Quindi è finita. Come ci si sente?" 


"Beh, decisamente più bagnato di ieri. Mentre, per questo," indicó il diploma, "sarà strano tornare a passare tutto il giorno alla Commissione. Almeno ci sarai tu a tenermi compagnia." Hawks gli diede una spinta scherzosa che Dabi non ricambiò. Sembrava perso nei suoi pensieri mentre guardava le gocce di pioggia inzuppare l'erba del prato. 


"Ti apriranno un'agenzia." 


"Probabile… ora che qualcuno sa chi sono devono sbrigarsi con le campagne pubblicitarie." Hawks seguí con lo sguardo una goccia che dai capelli neri gli percorreva il viso fino a interrompersi su un piercing di metallo. Prese una boccata d'aria umida, ma la domanda che voleva fare gli morì in gola. Quindi cambiò strategia. 


"Sono sicuro che se ci stringiamo un paio di scrivania ci entrano. Hawks & Dabi, come ti suona?" 


"Stupido," il cuore di Hawks smise di battere per un secondo, "Dabi & Hawks è già molto meglio." E riprese a 90 pulsazioni al minuto, per poi essere finalmente e brutalmente schiacciato. "Però non mi interessa. Non posso e non voglio fare l'eroe."


La delusione doveva essere palese sul volto di Hawks perché Dabi gli fece un sorriso stanco. "Se mi avessi chiesto di aprire una pasticceria, invece..."


Hawks ridacchiò, "Beh, ma è perfetto! Dopo una stancante giornata a prendere a calci i villain, mi fermo da te per dolci gratis!"


Dabi sospirò, "Hawks, senti..." distolse lo sguardo e iniziò a giocherellare con gli anelli che aveva alle dita. "Ora che hai finito le superiori non ho più alcun motivo per rimanere alla CEPS. Tu sei libero di continuare a seguire quei bastardi, però io devo andare. Capisci?" 


Hawks, per quanto il suo cuore non volesse, capiva. Dabi aveva sempre voluto scappare, fin da quando lo aveva trascinato pieno di ustioni su un lettino dell'infermeria e l'unico motivo per cui era restato per tanti anni era la minaccia di suo padre. E Hawks, a quanto pare. 


"Come farai con Endeavor?" chiese in un sussurro. 


"Diciamo che ho più io su di loro di quanto loro hanno su di me. Usarmi per fare il lavoro sporco non è stata una delle loro idee migliori."


"Oh... bene." La sua brevissima lista di obiezioni era finita. Beh, ci sarebbe un'altra cosa che poteva dirgli. Nel silenzio che nacque tra di loro Hawks si decise. Questa poteva essere la sua ultima occasione e cosa aveva da perdere? Dabi se ne sarebbe andato comunque. 


"Anch'io devo dirti una cosa." Dabi lo guardò incuriosito. "Tu non ricordi la prima volta che ci siamo incontrati, vero? Quando ti ho visto in quel bosco era l'ultima cosa a cui stavo pensando. Sai cosa si dice sulle anime gemelle, che le visioni al primo tocco si interrompono? All'inizio non ci avevo fatto caso, ma quando ti ho visto in infermeria, ho capito e non ti ho detto nulla. Credevo che le anime gemelle fossero una cosa stupida e inutile. Ma, se non fosse stato per le visioni, se non fosse stato per me, tu… No, aspetta. Non è questo che volevo dirti." Hawks si interruppe e si passò una mano tra i capelli. Prese un respiro e venne interrotto da Dabi prima che potesse continuare. 


"Mi ricordo." Dabi si avvicinò quasi impercettibilmente a lui, lo sguardo fisso nel suo. Hawks trattenne il fiato. Era talmente perso che quasi non vide gli occhi di Dabi che si posavano sulle sue labbra, per poi tornare ai suoi occhi. Una delle sue ali si avvolse attorno a loro e Hawks si fece più vicino. Ormai i loro nasi quasi si toccavano, Hawks sentiva il respiro di Dabi sulla pelle, il sangue gli pulsava nelle orecchie e per una frazione di secondo, le loro labbra si toccarono. Hawks aprì gli occhi, portò una mano sulla guancia di Dabi, il metallo era freddo sotto le sue dita, e lo baciò di nuovo. 


Si sentiva euforico. Le labbra di Dabi erano morbide e ruvide allo stesso tempo e una delle sue mani era tra i capelli di Hawks. Non sapeva quanto tempo fosse passato. La pioggia continuava a cadere insistente ma Hawks non la sentiva. Sentiva solo il respiro di Dabi e le sue labbra, i suoi capelli, il suo collo. 


Fu Dabi a separarsi per primo. Ansimava leggermente e lo guardava con una punta di tristezza. "Perché adesso? No. No, lo so." 


La bocca di Hawks si chiuse con un click.


"Ti sembra giusto?" Dabi si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro, "Ti sembra giusto dirmelo adesso? Quando ti dico che sto per andarmene!" 


"Non mi è sembrato che ti facesse schifo!" Esclamò Hawks, alzandosi a sua volta. 


"Infatti!" 


"Perché non ti sei dichiarato prima tu, allora?" Hawks incrociò le braccia al petto, cercando di annegare il senso di colpa nella rabbia. 


Dabi lo guardò come se fosse scemo. "Pensavo di non piacerti."


Hawks gli restituí lo stesso sguardo. "É da cinque anni che ti porto la colazione a letto. Ti facevo pure i cuori con la schiuma del cappuccino!" 


"E io che ne sapevo, credevo di stare simpatico al cuoco!" Hawks non riuscì a non scoppiare a ridere e Dabi lo seguì poco dopo. 


Dopo essersi calmato, Hawks si appoggiò al muro e Dabi raccolse il suo cappotto. "Questo però non cambia niente," Dabi gli rivolse un sorriso triste, "Devo andare."


Hawks gli prese una mano e lo trattenne. "Tornerai?" Sapeva già la risposta. 


"Non lo so." 


Hawks gli lasciò la mano, seguendolo sotto la pioggia fino al cancello della scuola. "Dabi." 


Dabi si voltò verso di lui, vestiti e capelli inzuppati, il mantello gettato sulle spalle. 


"Mi chiamo Takami Keigo."


"Lo so." E scomparve oltre il muro della scuola, una macchia nera tra il grigio della città. 


Keigo si strinse le ali ormai zuppe intorno a sé e si incamminò per tornare alla Commissione Eroi. 




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Note: Finalmente ce l’hanno fatta! Un po’ in ritardo però, eh? 

Come vi sembra la storia? Vi sta piacendo? Lasciatemi un commentino che mi fa sempre tanto piacere, 

Hasta luego,

Layel



   
 
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