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Autore: Lita_85    02/10/2021    3 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Entrai in auto senza aggiungere una parola a quella domanda retorica fatta solo per fare accendere in me quella caldaia infuocata. Ero completamente presa da tutta quella situazione: i suoi occhi, suo profumo e quell'atteggiamento da casanova che malgrado tutto mi faceva impazzire. Lo guardai estasiata mentre chiudeva la portiera dell'auto, per poi passare davanti al cofano prendendo i Ray ban wayfarer che aveva infilato con l'asta dentro la tasca dei jeans indossandoli. Camminava con una totale nonchalance da farmi mozzare il fiato. La sua andatura era sicura e affascinante dettata anche dal fattore bellezza che sapeva di avere. Era davvero bellissimo e portava quella camicia bianca con risvolti sui gomiti così bene, che avrei voluto toglierla a morsi. Lui, si sedette subito al posto di guida portandosi dietro la portiera, per poi allacciarsi la cintura lanciandomi uno dei suo sguardi divertiti. Il profumo di dopobarba tornò più forte di prima, avvolgendo tutto l'abitacolo innescando quei pensieri peccaminosi che facevo su di lui ogni volta che lui era con me. Ogni santa volta. Stavo letteralmente sbavando, e la cosa non passò inosservata, tanto che vidi riapparire sulla sua guancia quelle fossette che preannunciavano la venuta di quel sorriso sexy facendomi morire. Ogni santa volta. 

« Anita... ti va di indossare la cintura di sicurezza? » 

« La cintura di sicurezza?... » replicai come se fossi caduta da una nuvola.

« Si, quell'affare che hai alla tua destra... », rispose guardandomi divertito.

« Oh, oh certo, certo! », balbettai come una stupida mentre cercavo di tirare quella cintura che non ne voleva sapere di scendere giù. 

La strattonai più volte, riuscendo solo a farla bloccare ogni volta che ci tentavo.

« Vedi, le cinture vanno tirate delicatamente... in questo modo...», lo disse con quella voce calda che sembra parlasse di altro « Molto lentamente... », tirò l'aggeggio infernale piano accarezzandomi il seno con il dorso della mano mentre la portava verso il gancio facendomi trattenere il respiro. 

Lo guardai negli occhi con un chiaro segnale, volevo baciarlo. Ero in macchina con lui da meno di due minuti e non riuscivo a pensare ad altro. Volevo baciarlo. Come sempre,  lui capii tutto e tornando al suo posto accompagnato da quel sorriso malizioso disse.

« Signorina Velletri, l'ho già baciata di sopra... E se mi sono già fermato una volta, non le posso garantire per una seconda volta... », asserì sorridendo mettendo in funzione l'auto.

« Potresti anche non fermarti... O hai paura?... », affermai stringendo tra i denti l'unghia del pollice cercando di provocarlo.

Ormai ero in balia degli ormoni, o della pazzia più totale, oppure di entrambi.

« Mi stai sfidando?... », chiese cambiando la marcia con una mossa decisa, e girando lo sterzo della macchina con il palmo aperto per poi impugnarlo facendo muovere il Rolex che portava sul polso sinistro.

« Può darsi... »

« Signorina Velletri, lei sa in che guaio si sta cacciando?... »

« Non aspetto altro... »

Lui, mi guardò attraverso gli occhiali estasiato e un po' meravigliato. Neanche lui si aspettava tanta sfacciataggine da parte mia. Si leccò prima le labbra negando con il capo per poi stringerle tra di loro cercando di trattenere quell'istinto che ormai ci aveva catturati entrambi.

« Ne prendo atto... », rispose riprendendosi da quel siparietto hot di cui ero la regista accendendo lo stereo con su L' Amour Toujours - Gigi D'Agostino.

« Credevo che ascoltassi solo musica Italiana anni ottanta... »

« Il cd è di Saverio, però anche a me non dispiace ascoltare altro... »

« Già, Saverio... il ragazzo dalle mille risorse... »

« Credo che un giorno lontano, ma molto lontano, potrebbe piacerti... Come amico, si intende... »

« Io e lui non abbiamo nulla da spartire... quindi non preoccuparti, non c'è questo pericolo!  E... poi mi basta un'idiota... », affermai indossando anche io gli occhiali da sole alla Audrey Hepburn accompagnato da un sorriso falso.

« Quindi sarei io l'idiota? »

« Vedi un po' tu... Sei l'unico che mi scopo... »

Lui, rimase a guardarmi un attimo stupito sgranando gli occhi, per poi fare un grande respiro come a voler trattenere qualcosa che stava per fare. Strinse lo sterzo con forza per poi rilasciare quel respiro che sembrò tranquillizzarlo un attimo.

La sera prima era stata una piccola rampa di lancio per me. Come se avesse fatto scattare quella Anita senza pudore e senza restrizioni mentali. Sapevo che lui non aveva paura di niente in quel senso, e me ne aveva dato prova nelle nostre notti infuocate, quindi mi lasciai trasportare dall'istinto e dalla voglia di sedurlo. 

Sputai fuori una risata trattenuta dopo aver notato quel suo atteggiamento frenato. Lo sentivo che si stava trattenendo, e più lo faceva e più volevo farlo impazzire.

Lui, rise dietro di me cercando di recuperare la situazione che sembrava sfuggirgli dalle mani. L'avevo messo davvero in difficoltà, questa volta l'avevo in pugno.


                            ***

Dire che mi aveva spiazzato era un eufemismo. La guardavo ancora incredulo mentre continuava a sorridermi maliziosa strisciando le dita della mano sinistra su quella benedetta cintura di sicurezza. In quell'istante pensai a mille cose, tra cui mandare il mio piano a puttane. Quella sua voglia di "giocare" l'avevo scorta per la prima volta al Rencontre mandandomi al manicomio. Un gioco si seduzione a cui non mi ero sottratto, e che adesso sembrava essersi ripresentato. D'allora ne era passata di acqua sotto i ponti, portandoci ad essere conoscenti, pseudo amici e adesso amanti. Si, perché io l'amavo. Non era il solito sesso, non era quel vincolo che unisce due persone solo per il puro piacere della carne, non era il solo soddisfare quel bisogno che mi aveva fatto compagnia nella mia lunga carriera da donnaiolo. Ero innamorato follemente di lei, come ero follemente spaventato da tutto questo. Quella paura che sembrava sparire quando il mio corpo si fondeva con il suo, riappariva ogni volta che mi allontanavo da lei facendomi  fare i conti con quei fantasmi che volteggiavano nella mia mente non curanti di quello che provava il mio cuore. Una fitta lancinante mi colpiva in pieno stomaco facendomi perdere il lume della ragione, quella ragione che prevaleva su tutto anche sul mio amore per lei. 

Parcheggia in una delle rimesse vicine al Duomo ed uscì dalla macchina senza dire nulla, sfoderai solo un'altro dei miei sorrisi mentre lei, come avevo previsto mi ammorbava di domande.

« Dario! Vuoi spiegarmi cosa ci facciamo qui?! »

« Esci dalla macchina e lo scoprirai... », dissi prima di lanciare le chiavi della mia auto al proprietario della rimessa. 

Era bello vederla brancolare nel buio. Non aveva capito minimamente la meta della nostra destinazione, e questo mi dava un leggero vantaggio su di lei. Quel vantaggio necessario per riuscire a portarla nella zona X. 

« Dario! Almeno aspettami! Con i tacchi non riesco a tenere il tuo passo! »
La presi per mano stringendo le mie dita tra le sue facendola raggelare. Non sia aspettava quel tipo di contatto così semplicemente intimo, e neanche io.

« Così almeno frenerai un po' la mia foga nel camminare... Non sono abituato a stare al passo di una signorina... Non l'ho mai fatto... », le dissi sincero facendole l'occhiolino,  e stringendole la mano ci avviamo verso il centro.


Sempre con andatura veloce, imboccammo la strada più chic di Milano che portava il nome di via Montenapoleone. Ero un grande fan delle cose belle e lussuose, e volevo comprarle un vestito stupendo che si addicesse alla sua bellezza. 


« Dario fermati! Cosa vuoi fare?!», esclamò lei strattonandomi prima che potessi agganciare la mano al pomello del negozio in questione. Aveva capito tutto.

« Che succede?... », chiesi facendo finta di niente guardandola sorpreso.

« Dario, questo è il negozio più caro che io conosca! »

« E allora? »

« E allora, io non ti permetto di comprarmi un vestito così costoso! »

« Non lo compro per te, lo compro per me... »

« Cosa?... »

« Voglio che sia bellissimo, come il momento in cui lo sfilerò dal tuo corpo... », le sussurrai avvicinandomi al suo orecchio sinistro sfiorandolo con le labbra senza lasciarle la mano.

Mi scostai da lei sorridendo malandrino. Se voleva giocare aveva trovato pane per i suoi denti, perché io ero pronto a mangiarla.

Ancora sotto shock per quello che le avevo detto, si fece trascinare da me senza aggiungere altro. Sapeva che non avrebbe concluso niente continuando a parlare, oppure, cosa più probabile voleva farsi sfilare quel vestito da me.

Il negozio dal design total white si mostrò davanti ai nostri occhi abbagliandoci con la sua bellezza. Grandi colonne dello stesso colore si ergevano imponenti dividendo gli spazi  adibiti alla contemplazione degli abiti esposti come in una galleria d'arte. Maestosi lampadari di Swarovski e cristalli brillavano alla luce del sole, dandoci l'impressione di essere in una stanza piena di stelle cadenti. 

Una delle commesse, vestita con un talier nero, accompagnato da una camicia in seta bianca con fiocco francese al centro si avvicinò a noi con aria gioviale e con la solita caratteristica di qualsiasi commesse di questo tipo di boutique: La puzza sotto il naso. 

« Salve, posso esservi utile in qualche modo? », chiese lei guardandoci dalla testa ai piedi con un'aria quasi di disgusto.

Quelle così mi mandavano subito il sangue al cervello. Non sopportavo questo tipo di gente che ti giudica e ti osserva senza sapere nulla di quello che fai o quello che sei. Stavo per far uscire una delle mie battutine acide quando si palesò davanti a noi la proprietaria del negozio.

« Signor Mancini! È sempre un piacere averla qui nel nostro negozio! Tiziana, vai pure ci penso io ai signori! », asserì senza degnarla di uno sguardo per poi tornare a noi « Allora come posso esservi utile? », continuò lei con fare accomodante mostrandoci la strada.

« Vorrei acquistare un vestito elegante per lei... », risposi indicandola con il capo provocando in Anita qualcosa. Strinse forte la mia mano che avevo ancora nella mia. 

La guardai un attimo trattenendo il respiro. I suoi occhi brillavano, brillavano di una luce così bella da farmi venire il magone. All'improvviso mi sentii un idiota per tutto quello che avevo combinato fino a quel momento.   Quella idiozia che proveniva dalla mia paura. Sempre quella fottuta paura che mi inibiva ogni mio movimento.

La signora Visconti detta anche  "Patrizia", così si era fatta chiamare da Saverio, dopo che l'aveva quasi sedotta durante le nostre prove e acquisti per il matrimonio di Mirko, era una donna d'altri tempi ma con la risata e la cotte facili di una quindicenne. Con l'aspetto che somigliava vagamente a Sally Spectra di Beautiful era davvero un personaggio particolare. 

Fece subito accomodare Anita dentro uno degli spogliatoi e avvicinandosi chiese come avrei voluto quel vestito.

«  Signora Visconti io... »

« Ti prego chiamami Patrizia... »

« Ok... Patrizia, vorrei un abito corto e aderente, sui toni scuri, con apertura sulla schiena.. », affermai con le idee chiare di fronte alla cara Patrizia che capii subito cosa intendevo dire.

Si allontanò in gran velocità facendomi accomodare in uno dei salottini bianchi che arredavano con cura quel posto di classe. Mi sedetti appoggiando i gomiti sulle mie ginocchia impaziente di vedere il meraviglioso corpo di Anita avvolto in uno di quei favolosi vestiti. 

Tamburellavo con impazienza i pollici uno sull'altro dopo qualche minuto di attesa prima di vederla apparire davanti a me come un'apparizione. Il vestito che non era proprio come lo avevo chiesto io le stava d'incanto facendomi deglutire a fatica.

« So che questo vestito non è proprio quello che lei cercava, ma Anita ha un corpo bellissimo e può permettersi di tutto! », in effetti la nostra cara Patrizia ci aveva visto bene. Qualunque cosa avrebbe indossato avrebbe incantato chiunque. « Allora, cominciamo con questo vestito con gonna larga ma stretto in vita da questo fiocco per poi alzarsi con questo corsetto in pizzo con scollo a cuore e micro bretelle dello stesso colore. Devo dire che le sta davvero benissimo, e se permetti secondo me... », non le feci neanche finire la frase che la bloccai immediatamente.

« Patrizia, so bene che Anita è bellissima e che qualunque cosa indossi farebbe venire la vista ad un cieco, però io ti ho chiesto un determinato tipo di vestito... », affermai senza se e senza ma, incrociando lo sguardo sbalordito di Anita. 

In verità le stava davvero benissimo, ma io volevo vederla in un certo modo, volevo che indossasse quello che io avrei deciso. 

« Ok, ok, allora passiamo al prossimo! »

La cara Patrizia, pervasa da una vampata di calore in pieno viso, riportò una silenziosa Anita nuovamente nel camerino. Questa volta mi alzai spazientito da quel errore di valutazione. Volevo vederla in un certo modo, il mio modo. Gironzolai davanti al piccolo salottino guardando verso le vetrine stringendo il mento come a voler trovare una soluzione nella speranza di trovare quello che cercavo quando all'improvviso sentii Patrizia escamare entusiasta.

« Eccoci qui! »

Mi voltai verso di lei così com'ero rimanendo di sasso, una statua di sale. 

« Porca putt... », sputai senza pensare dove mi trovassi, e sotto gli occhi curiosi di Patrizia e il sorriso travolgente di Anita. 

La prima volta che l'avevo vista mi ero innamorato dei suoi occhi, i più belli che io avessi mai visto. Ed ora quegli stessi occhi mi guardavano emozionati mentre portava dietro le orecchie quei capelli ondulati che le cadevano sulle spalle. Il vestito era proprio quello che cercavo. Nero, aderente, a manica lunga con uno spacco vertiginoso sulla schiena, il tutto incorniciato da un paio di stivali morbidi che le arrivavano sopra il ginocchio. Patrizia, con la sua solita nonchalance le fece fare una giravolta su se stessa mostrandomi anche quel sedere meraviglioso che mandava il mio cervello a farsi benedire per i pensieri peccaminosi a cui mi faceva pensare. Quest'ultima contente e soddisfatta del suo lavoro, ma anche spornata dal mio sguardo deciso, ci lasciò immediatamente soli tirando dietro di sé una tenda che ci separava dal resto del negozio.

«  Sei... Sei... uno spettacolo... » balbettai avvicinandomi a lei con ancora le mani in tasca.

« Grazie... », rispose abbassando lo sguardo per poi perdersi nuovamente nei miei occhi « Dario, questo vestito costa un po' troppo... Io... Io non posso accettare... »

« Accetterai, altrimenti non ti faccio uscire da qui... », affermai sorridendo portandole quella ciocca ribelle dietro l'orecchio 

« Signor Mancini lo sa che questo sarebbe sequestro di persona?... »

« Signorina Velletri, lei invece lo sa che io ho la legge dalla mia parte?... »

« Oooooh certo, Saverio l'uomo dalle mille risorse... »

« Esatto... »

« Ok, se la metti così, non posso che accertare... », rispose avvicinandosi a me stringendo tra le sue mani il mio viso che avevo già intrapreso la via della beatificazione.

Mi baciò dolcemente. Un bacio lungo e bagnato. Un bacio sensuale che accese subito il mio corpo come un camino a Natale. 

« Adesso è meglio che io mi cambi... », sibilò scostandosi da me accarezzando il mio colletto, per poi avvicinarsi alla pelle sottostante.

Ero un fuoco, e non volevo che per nessuna ragione togliesse quel vestito,  volevo sfilarlo io come le avevo annunciato un'attimo prima di entrare nel negozio.


                            ***

Entrai nel camerino cercando di respingere quella voglia che avevo di saltargli addosso. Ero tutta un fremito. Mi voltai verso lo specchio guardandomi un secondo prima di abbassare il vestito da sopra quando vidi entrare Dario aprendo e chiudendo la tenda del camerino. 
Prima che il mio cervello potesse trovare le parole giuste per quella scena che avevo solo pensato nei miei pensieri a luci rosse.

« Vuoi davvero toglierti il vestito?...  », chiese avvicinandosi al mio orecchio trascinando i miei capelli dall'altro lato delle spalle. Tremai al contatto del delle sue dita sulla mia schiena. Un piacevole torpore mi invase mentre il suo indice seguiva l'adattatura della  mia colonna vertebrale fino ad arrivare sulla zona lombare.

Trattenni il fiato mentre lui con le sue mani sapienti si addentrava dentro la stoffa fine, agevolato dalla mia schiena nuda, verso il mio seno completamente esposto.
Lo afferrò con entrambe le mani accarezzandolo facendo dei movimenti circolari. Sentii subito le forze venir meno, e con gesto veloce mi aggrappai alla sua nuca stringendo i suoi capelli seguendo inconsciamente i movimenti che lui faceva sul mio seno. Chiusi gli occhi ansimando senza volerlo, mentre  i suoi movimenti si facevano sempre più decisi. Volevo morire sotto le sue mani ogni santa volta.

« Non toglierlo... Ci penserò io più tardi...  », soffiò al mio orecchio sinistro prima di tirarsi indietro e uscire dal camerino lasciandomi senza fiato. 

Strinsi il mio seno tra le braccia cercando di trattenere quei bollenti spiriti che aveva acceso in me. Cercai di recuperare un po' di lucidità mentale prima di dare un ultimo sguardo alla mia immagine riflessa devastata da suo tocco. Risi sistemando.una delle due spalline che era caduta nella frenesia del momento, e senza dare ulteriori spiegazioni a quella mente che ormai sembrava fuori uso uscì dal camerino. Lui, riusciva a portarmi al limite, in quel posto dove esistevamo solo noi e i nostri corpi. Lui, riusciva sempre nell'impresa, ogni santa volta.



Note: Capitolo Trentaseiesimo. Buonasera a tutti, e bentrovati in questa pubblicazione notturna 🤣🤣🤣 Scopriamo finalmente dove Dario a portato Anita. Voleva comprarle il vestito che lui con le sue manine le aveva strappato qualche capitolo fa. Come avete potuto notare entrambi sono ormai fuori controllo, ma dove li porterà tutto questo? Dario menziona ancora quella paura... Riuscirà mai a superarla prima che succeda qualcosa di grosso?! Eeeeeeeeh godiamoci questo capitoli 🤐😅 Chissà quale sarà la seconda tappa del "tour di Dario" 🤣🤣🤣🤣 Grazie sempre a chi mi segue e alla prossima
   
 
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