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Autore: Nao Yoshikawa    03/10/2021    5 recensioni
ScarletStrange con accenni Starker ispirata al film di Makoto Shinkai "Your Name/Kimi no na wa"
Wanda Maximoff e Stephen Strange non si conoscono e vivono in due paesi diversi. Eppure alcune notti avviene uno strano cambio di corpi tra loro, in sogno, che li costringe a vivere la vita l'uno dell'altro.
Vivendo vicino una stazione ferroviaria, Wanda Maximoff era abituata ad essere svegliata dal rumore dei treni in arrivo o in partenza.
Ma quella mattina nessun rumore l’aveva svegliata, fatta eccezione per la sveglia sul cellulare.
Stephen Strange, abituato al silenzio perfetto di casa sua, si lasciò andare ad un gemito infastidito quando sentì distintamente un treno che fischiava. Non c’era stazioni ferroviarie vicino casa. E poi viveva al decimo piano, non avrebbe dovuto sentire niente a priori.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Pietro Maximoff/Quicksilver, Tony Stark/Iron Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Qual è il tuo nome?
Uguali
 
New York
 
«Prima prendi un congedo e adesso rompi con Christine. In genere non mi sorprenderei, ma adesso so che c’è qualcosa sotto.»
Da quando in qua Tony Stark si preoccupava tanto per lui?
Forse però non poteva dargli torto. Stavano succedendo cose strane e la colpa non era sua.
«Perché ho l’impressione che se non te lo dico, mi tormenterai?»
Tony gli porse un bicchiere di vino. Affogare le proprie preoccupazioni nell’alcol non era salutare né maturo, ma Stephen ne aveva bisogno.
Dopo qualche sorso si sentiva pronto a parlare a cuore aperto. All’incirca.
«Ho conosciuto una ragazza» iniziò a dire, il che non era una bugia. Tony si fece attento, divertito.
«Ma tu pensa. Una ragazza ti ha fatto perdere la testa? In effetti spiegherebbe perché sembri pazzo. Chi è lei? Come l’hai conosciuta?»
«Lei… si chiama Wanda…» iniziò a raccontare, guardando il bicchiere. «Ha ventun anni e…»
«Ti piacciono giovani? Ma bravo il nostro dottore!»
Stephen arrossì. Tony stava travisando tutto.
«Non è come sembra.»
«Oh, fammi il favore. Se me ne stai parlando deve essere importante. Dove l’hai conosciuta?»
Si portò una mano sulla testa, spiegarlo era molto più difficile che dirlo.
«Il problema è questo, lei non è di qui, vive nell’est Europa.»
Tony parve confuso.
«Ti sei iscritto a qualche strano sito d’incontri? Questo non sarebbe da te.»
Per il momento Stephen gli avrebbe risparmiato quella strana spiegazione sul fatto che si scambiavano di corpo e vivevano l’uno la vita dell’altro. Aveva già parlato troppo e Tony aveva travisato. O almeno credeva. In realtà non ci aveva mai pensato. Ma adesso, forse a causa dell’alcol, si domandava se in qualche modo Wanda non gli interessasse anche in un altro modo.
 
Sokovia
 
«Peter, ho conosciuto una persona.»
Wanda ci aveva pensato a lungo se dire o no se riferire ciò al suo migliore amico. Di certo non avrebbe potuto rivelargli proprio tutto, ma era sempre meglio di niente. Peter si era strozzato mentre mangiava le sue noccioline.
«Che cosa?! Tu me lo dici così? Ma Wanda…!»
Fu costretta a tappargli la bocca, prima che tutti si voltassero a guardarli.
«Peter!» gemette, rossa in viso.
«M-mi dispiace…» tossì lui, rimettendosi seduto. «Ecco perché eri strana. Tu… io… Chi è? Frequenta la nostra università?»
Wanda mordicchiò la cannuccia senza guardarlo.
«No, è un neurochirurgo…»
«Eh?! Scusa, ma quanti anni ha?!» Peter si era alzato, facendo cadere la sedia.
«Peter!» Wanda nascose il viso per nascondere il rossore. Doveva immaginarsi una sua reazione del genere. «D’accordo, è più grande di me, ma non è… non è questo il punto.»
Il punto era che lei e quell’uomo si scambiavano in continuazione, vivendo l’uno la vita dell’altro, malgrado non si fossero mai visti.
Peter si sedette, cercando di contenersi, ma senza riuscirsi.
«Adesso tu devi dirmi tutto. Dove l’hai conosciuto, e quando? E soprattutto, perché non me l’hai detto?»
Wanda distolse lo sguardo. Non era brava a mentire a Peter, lui era uno dei pochi a conoscere le sue debolezze e sofferenze.
«È un po’ difficile da spiegare. Lui non è di queste parti, vive… a New York.»
A quel punto lo shock di Peter aveva raggiunto i massimi livelli.
«Ma non è giusto, anche io voglio conoscere un uomo figo che vive a New York, ma come hai fatto?»
Wanda si lasciò andare ad una risatina nervosa.
«Sinceramente? Non lo so! È capitato, tutto qui. Comunque non è come credi, tra noi non c’è un sentimento romantico.»
«Certo, come no. Non sono mica nato ieri» rispose Peter con un’espressione maliziosa. «Me lo farai conoscere?»
La ragazza sospirò.
«Penso che tu lo conosci già meglio di quanto pensi.»
 
Era stata una lunga giornata e Wanda si sentiva stanca. Pietro non era in casa e l’unica cosa che voleva era farsi un bagno e andare a dormire. Mentre si trovava nella vasca da bagno a pensare ad un modo per spiegare a Peter la sua situazione (se non avesse parlato sarebbe impazzita), gli arrivò un messaggio da parte di Stephen.
Sembrava che non gli importasse nulla del fuso orario.
 
Grazie per aver mandato tutto a monte con Christine, alla fine. Ti avevo chiesto poco!
 
«Ma con quale coraggio si rivolge a me così?» domandò stringendo i denti.
 
A quanto ho capito, tu non sei esattamente perfetto. Anzi, non era la prima volta che tu e lei vi lasciavate, vero?
 
Stephen aveva letto il messaggio e poi aveva imprecato.
 
Dannazione, lascia stare. Non vedo cosa tu potresti capirne di relazioni.
 
«Bastardo» lo insultò Wanda.
 
Vorrai perdonarmi, dottore, se ho serie difficoltà a creare legami stabili.
 
Stephen allora aveva scritto senza pensare:
 
È per quello che è successo ai tuoi genitori?
 
Ci mancò poco che Wanda non facesse cadere il telefono in acqua. Come faceva a saperlo?
 
Tu, brutto…come… come lo sai? Te l’ha detto Pietro? Ne avete parlato?
 
In quel momento Strange ringraziò la sua buona stella di trovarsi dall’altra parte dell’oceano.
 
Come posso spiegarlo. Ho trovato accidentalmente il tuo diario… e così ho letto. Ma non ho letto tutto.
 
«No!» esclamò Wanda, desiderando solo di immergersi e scomparire sul fondo della vasca. Quell’uomo aveva letto i suoi più intimi segreti, aveva scoperto la sua debolezza. E questo non le piaceva per niente, odiava essere fragile.
 
Strange, ringrazia di essere lontano perché saresti già morto. Come ti è venuto in mente, sei forse impazzito?! Mio Dio, che vergogna.
 
Mi.. mi dispiace, d’accordo? Lo so, non è stato gentile. È solo che mi sono sentito un po’ in colpa. Prima che ti arrabbi, non è pietà la mia, ma umanità (a volte so esserlo anche io). Non conoscevo questo lato di te, adesso che lo so…è diverso.
 
Non avrebbe saputo spiegarlo in altre parole. Sapeva solo che adesso che la conosceva meglio, si sentiva più vicina a lei, nonostante fosse così lontana.
Wanda si rilassò appena. Era ancora arrabbiata, ma considerando la loro situazione, era forse assurdo che conoscessero i segreti l’uno dell’altro?
No, ripensandoci non lo era.
Wanda sospirò.
In questo momento volevo solo farmi un bagno e rilassarmi, ma vedo che non è possibile.
 
Senza volerlo, Strange arrossì. Iniziava a sentirsi molto strano e non era sicuro che gli dispiacesse del tutto. Senza neanche avvertirla, la chiamò.
 
Quando Wanda vide la chiamata in arrivo, rischiò di far nuovamente cadere il cellulare in acqua.
Avrebbe potuto quanto meno avvisarla. Prese un respiro profondo e rispose.
«Pronto?»
Sentire la sua voce era strano. Non che l’avesse già sentita, ma sentir parlare proprio lei gli diede una sensazione particolare.
«Wanda? Sono io.»
Lei arrossì, il cuore le batteva forte come se lui fosse lì, ma perché?
«Sì, so che sei tu… ma perché mi hai chiamato? Che ore sono da te?»
«Le tre del pomeriggio» sussurrò Strange. «Spero di non dovermi pentire di questa mia brillante idea. Però… se volessi urlarmi contro…»
A Wanda venne da ridere senza potersi trattenere. Non capiva perché si sentisse così, come una ragazzina sciocca e innamorata.
«La situazione è un po’ strana, io sono nella vasca e tu mi chiami…» disse Wanda.
«Oh, ti prego. Non farmi passare per un maniaco. E poi oramai conosco bene il tuo corpo. Voglio dire…»
«Sì, ho capito. Ad ogni modo non servirebbe a nulla arrabbiarmi. Voglio dire, sto parlando con l’uomo che ogni tanto vive la mia vita, dentro il mio corpo. Ma ti sarei molto grata se non invadessi più la mia privacy» Wanda chiuse gli occhi, sentendosi più rilassata.
«Ho detto che mi dispiace. Pensavo che forse volessi parlarmi…» tentò Strange.
Forse si stava facendo coinvolgere troppo. Quelli non erano affari suoi e Wanda avrebbe avuto ragione di rifiutare.
La ragazza stessa si rese conto che, in qualsiasi altro caso, si sarebbe richiusa nel mutismo. Ma non con lui.
«Io non ne ho… mai parlato con nessuno» iniziò a dire. «Solo Peter sa che vita ho avuto. Il fatto è che odio la pietà negli occhi degli altri, quindi preferisco che nessuno sappia. Però è vero che soffro, soffro ogni giorno e mi sembra di non riuscire a venirne fuori e… cavolo, che scena patetica, dovrei fermarmi.»
«No, non credo tu sia patetica» rispose Strange, sorprendendosi di come si trovasse bene a parlare con lei. «Non c’è niente di patetico nella sofferenza. Deve essere stata dura.»
«Lo è stato» ammise Wanda, sentendosi leggermente più leggera. «Perché… insomma, perché fra te e Christine va male?»
Una cosa in comune l’avevano di certo, entrambi faticavano nel legarsi a qualcuno, nel stabilire legami duraturi.
«Le persone scappano dal mio modo di fare arrogante e presuntuoso. E poi… non so. Innamorarsi è… è pericoloso, non c’è ragione nell’amore … perché stai ridendo?»
Wanda non era una che si lasciava andare così tanto all’emotività, ma con Strange cambiava. Questo era terribile, ma non tanto come pensava.
«Io e te siamo proprio uguali, abbiamo gli stessi timori. Lo avresti mai detto?»
Anche Strange aveva preso a sorridere.
«No, in effetti no.»
Continuarono a parlare, scoprendosi man mano. Stephen scoprì che Wanda nascondeva una grande dolcezza e che era fondamentalmente timida e insicura, ma che aveva tanto da dare. Scoprì anche che voleva diventare un’insegnante e ciò lo stupì piacevolmente. E Wanda scoprì che Strange non era poi così odioso, anzi. La faceva ridere, era intelligente e sapeva ascoltarla, sapeva dire sempre la cosa giusta al momento giusto (questa era forse la cosa che più l’aveva sorpresa).
Avevano parlato fino a quando Wanda non era scivolata sotto le coperte. Avrebbe dovuto dargli la buonanotte, ma era totalmente presa dalla loro conversazione.
«Pensi che ci incontreremo mai?» domandò lei ad un tratto. Lentamente aveva maturato dentro di sé il desiderio di vederlo.
«Il tuo sogno è trasferirti qui, non è vero? Allora è molto probabile.»
«Sì, ma prima devo finire gli studi e mettere dei soldi da parte, non è così facile. E non hai motivo di venire in questa cittadina sperduta, come tu la chiami.»
«Non è poi così male come credevo.»
Wanda uscì la testa fuori dal lenzuolo.
«Stai pensando di venire qui per vedermi? Magari insieme a Tony.»
Stephen arrossì. Sembrava che lei gli leggesse nel pensiero, cosa non poi così strana considerato il loro legame.
«Potrei.»
«Stephen…?»
«Sì?»
Wanda si raggomitolò.
«Ti stai innamorando di me?» chiese in un tono di curiosità e presa in giro. Cosa non avrebbe dato per vedere la sua espressione!
«Sei davvero sfacciata, ragazzina» fu la sua risposta.
Né sì, né no.
Wanda andò a dormire con il sorriso stampato sulle labbra. Era una sensazione nuova, tuttavia molto piacevole.
 
New York
 
Le cose cambiavano in fretta. In quelle ultime settimane Stephen Strange aveva avvertito in sé quel cambiamento profondo. Vivendo una vita che non era la sua e conoscendo Wanda aveva capito molte cose e aveva incontrato una persona che, per quanyo diversa da lui, era molto simile.
Tony ovviamente non gli aveva lasciato tregua, desiderava conoscere tutto della ragazza che palesemente gli aveva rubato il cuore (anche se Stephen faticava ancora ad ammetterlo). Ma forse c’era un motivo se tutto ciò stesse avvenendo, forse c’era stato un motivo se tutte le sue relazioni passate erano finite male. Cose come l’anima gemella non potevano esistere, eppure Wanda era ciò che più si avvicinava ad essa.
Per questo, quella volta decise di essere quasi del tutto sincero con Tony.
«Se è per negare quanto dico, non voglio ascoltarti. Tu sei testardo, ma io so esserlo di più» proferì Tony.
«… Non devo negare nulla, al massimo devo darti ragione» Stephen si sorprese di provare tanto imbarazzo. «D’accordo, hai sempre avuto ragione. Probabilmente lei, Wanda… non mi è indifferente.»
Tony sorrise, soddisfatto.
«Era ovvio che avessi ragione, finalmente l’hai ammesso. Ebbene, cosa intendi fare? Vorresti incontrarla?»
«Oh, per l’amor di… questo non è da me» Stephen si massaggiò le tempie. Era tutto così assurdo, ma anche così naturale.
«Sei un essere umano anche tu. Se vuoi farlo, buttati e basta. Io approvo.»
«Non era la tua approvazione che cercavo, ma grazie!» borbottò.
In realtà adesso si sentiva meglio. Forse era sciocco desiderare di incontrarla. Ma in fondo perché non avrebbe dovuto farlo?
Era arrivato il momento di darci un taglio con le idiozie.
Ma decise che sarebbe stato meglio avvisarla delle sue intenzioni, poco importava che lo avrebbe preso in giro. Quando arrivò un orario consono in cui potesse chiamarla (Stephen si era oramai abituato al fuso orario), selezionò il suo numero.
Il numero da lei chiamato è inesistente o irraggiungibile.
Sgranò gli occhi, piuttosto turbato. L’aveva chiamata fino al giorno prima senza troppi problemi.
Riprovò, ma udì soltanto la voce della segreteria. Così anche la seconda, la terza e la quarta volta.
«Ma che diamine! D’accordo, provo a scriverle» disse fra sé e sé. Quando però cercò i suoi messaggi, si rese conto con orrore che essi stavano scomparendo, come se una gomma invisibile li cancellasse davanti ai suoi occhi. Lasciò cadere il telefono, un po’ spaventato. Forse quella non era la cosa più bizzarra, ma lo preoccupò abbastanza.
Non solo Wanda risultava irraggiungibile, ma i messaggi sul suo telefono stavano venendo cancellati l’uno dietro l’altro. Stava succedendo qualcosa.
Così capì che forse era necessario fare un piccolo cambio di programma.
 
«Aspetta, tu vuoi che venga con te? Che parta con te? Adesso?»
«Stark, dì sì o no, non farmi perdere tempo!»
Forse era stata un’idea sciocca, ma Tony era l’unico che potesse accompagnarlo in quell’avventura piuttosto strana.
«Accidenti. Quella ragazza ti ha proprio stregato» sussurrò Tony.
«Non è questo il punto! È che lei… è come scomparsa…»
«Ah. Non accetti il rifiuto, eh?»
«Stark, sono serio!» Strange lo guardò negli occhi. «Ti dico che sta succedendo qualcosa di strano. Il suo numero risulta irraggiungibile. Ci siamo scambiati molti messaggi nelle ultime settimane, ma ora non ci sono più. Si sono auto-cancellati, come se non fossero mai esistiti.»
A quel punto Tony smise di scherzare. Non aveva mai visto Stephen così serio, e ciò lo convinse che doveva tenere a quella ragazza molto più di quanto pensasse.
«E va bene Strange, non c’è bisogno di agitarsi» sospirò Tony. «Se vuoi volare dall’altra parte dell’oceano, ovviamente non posso lasciarti andare da solo. Quindi sì, accetto volentieri.»
Strange chiuse gli occhi. Sentiva male alla testa, ma non aveva tempo da perdere. Doveva prenotare un volo. E, cosa più importante, doveva trovare il modo di arrivare in quella città sperduta. Ci aveva vissuto, ma arrivarci era tutt’altra storia.
Due giorni dopo fu tutto pronto per partire.
«Tony, spero per te che tu non mi faccia perdere il volo, hai capito bene? Sì, non importa, sbrigati e basta!»
Erano stati giorni caotici e tutt’ora Stephen si sentiva fuori di testa. Era preoccupato per Wanda e il non sapere lo stava facendo impazzire. Adesso mancava poco, pochissimo e l’avrebbe vista.
Ma non era solo quello a preoccuparlo.
Gli scambi erano cessati. Lui non si era più trovato nel corpo di lei, non aveva più vissuto la sua vita e questo non aveva fatto altro che aumentare la sua ansia e le sue preoccupazioni. E non era certo da lui preoccuparsi in quel modo.
Lui e Tony concordarono di vedersi direttamente in aeroporto, ma prima doveva prendere un taxi. Mentre usciva di casa e si trascinava dietro la valigia, incontrò l’ultima persona che si aspettava di vedere: Christine.
«Stephen, vai da qualche parte?»
Strange si fermò, con un’espressione vagamente colpevole sul viso.
«In effetti dovrei prendere un volo tra… tra poco, pochissimo.»
«A-Aspetta» balbettò lei afferrandolo per un braccio. «Volevo solo dirti che mi spiace per quella volta.»
Lei non aveva nulla di cui scusarsi. Semplicemente ci teneva davvero, e per quanto fosse difficile, Stephen doveva cercare di essere sincero. Ora che aveva conosciuto Wanda aveva anche imparato a mettersi in discussione.
«No, aspetta Christine. Tu hai ragione.»
«Io ho… ragione?»
«Sì. Hai ragione, tra noi andrà sempre male perché… perché non funziona e se continuo a stare con te ti ferirò solo di più.»
«Oh. Quindi… mi stai lasciando?» domandò lei con gli occhi lucidi.
Stephen lasciò un attimo da parte la valigia, afferrandole un polso.
Era così difficile essere sinceri riguardo i propri sentimenti.
«Ascolta. So che è non è quello che vuoi sentirti dire. Ma ho conosciuto una ragazza e… da quel momento la mia vita è cambiata. Io non so se la amo, ma so che devo andare da lei ora, adesso, perché ci sono delle cose che devo capire. Penso di essere impazzito…»
In effetti Stephen sembrava diverso dal solito, nei suoi occhi c’era una luce che non aveva mai visto, segno che doveva essere sincera. Ciò la ferì, ma allo stesso tempo le diede una sensazione di… liberazione.
«Beh… in effetti questo spiega molte cose, tipo le tue stranezze dell’ultimo periodo.»
«È proprio così. Mi dispiace.»
Christine sospirò.
«Se sei innamorato sul serio, e io penso che sia così, non credo di poter fare molto. Però Stephen, davvero. Se ci tieni, non mandare tutto a monte.»
Non era sua intenzione. Era per questo che aveva improvvisato quel viaggio.
«Farò del mio meglio» sussurrò.
E per la prima volta non negò i suoi sentimenti.
Forse l’amore era qualcosa di molto simile a ciò che sentiva.
 
Il loro volo partì alle 10.45. Sarebbe stato un viaggio lungo e Tony era curioso di capirci qualcosa in più, visto che Stephen era stato molto vago.
«Sokovia, eh? Non è il paese in cui c’è stato quel forte terremoto, tre anni fa?»
«Sì, d’accordo, come vuoi» lo zittì Stephen distrattamente. «Trovarla non sarà difficile, e se non trovo lei posso pur sempre cercare Peter.»
«Chi?»
«Il suo migliore amico. È un bravo ragazzo, forse un po’ fastidioso.»
«Ah, beh. Spero che non sia una fregatura allora, perché questo viaggio mi sta costando sudore, fatica e soldi» borbottò Tony mettendosi comodo.  In realtà anche lui era curioso di conoscere la ragazza che aveva rubato il cuore di Strange.
Alla fine, Stephen aveva finito con l’addormentarsi e almeno per qualche ora i suoi pensieri si erano quietati. Perché da sveglio riusciva solo a domandarsi cosa ci fosse che non andava.
 
Il furo orario aveva finito con l’intontirli entrambi, ma Stephen era abbastanza lucido da dare inizio alla sua ricerca.
«Va bene, d’accordo. Devo chiamare un taxi» Tony sbadigliò. «Precisamente dov’è che dobbiamo andare?»
«Novi Grad» rispose distrattamente Stephen, non accorgendosi quindi dello sguardo turbato di Tony. «Che c’è?»
«Novi Grad? Scherzi, vero?»
«Perché mai dovrei scherzare? Perché mi guardi come se fossi pazzo?» Stephen stava iniziando ad innervosirsi, il fatto era che Tony sembrava serio.
«Stephen» raramente lo chiamava per nome. «Quella città non esiste più. Tre anni fa è stata rasa al suolo dal terremoto. Lo hai dimenticato?»
Udì un rumore, alto nel cielo, il rombo del motore di un aereo.
 
Nota dell'autrice
Ed ecco qua anche il terzo capitolo, dove Strange apprende una verità terribile. Da questo punto in poi le cose saranno piuttosto diverse da Your Name, ma non voglio fare spoiler. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non vi sembri troppo affrettato, di fatto mi stanno venendo fuori dei capitoli piuttosto lunghi dove succedono un sacco di cose. Alla prossima settimana :)
Nao

 
   
 
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