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Autore: ChiiCat92    03/10/2021    0 recensioni
[...] "Il ragazzo sul letto, invece, era tutta un’altra storia. Mentre Etaìn, seppur fermo, sprizzava energia e forza, il ragazzo nascosto dalle coperte emanava sentore di morte.
Diaspro sapeva che Etaìn poteva sentirlo quel puzzo acre e intenso che faceva solleticare il naso. Lo sapeva perché lo aveva cresciuto così." [...]
Questa storia partecipa al Writober indetto da FanWriter, lista pumpNIGHT, prompt "Cera".
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Etaìn non si era mosso, quasi non aveva respirato o battuto le ciglia, da quando era tornato. Immobile nella sua giovane perfezione appariva come una scultura, il mezzobusto di una divinità modellato da abili mani. 

Il ragazzo sul letto, invece, era tutta un’altra storia. Mentre Etaìn, seppur fermo, sprizzava energia e forza, il ragazzo nascosto dalle coperte emanava sentore di morte.

Diaspro sapeva che Etaìn poteva sentirlo quel puzzo acre e intenso che faceva solleticare il naso. Lo sapeva perché lo aveva cresciuto così. Forse per questo rimaneva immobile al suo capezzale, temeva che il movimento, la vita, potessero disturbare il sottile equilibrio di quiete in cui si trovava il ragazzo.

Diaspro aveva fatto del suo meglio per curare le sue ferite, ma c’erano cose che neanche la magia poteva fare, e per quanto avesse usato il suo potere, i lembi di carne non si erano richiusi, come rifiutando l’incantesimo.

La migliore delle ipotesi era che quelle ferite fossero state inferte da un’arma incantata. Sul ragazzo non aveva trovato altro che un libro pieno di disegni a carboncino e una sacca con scarne provviste. Chi avrebbe mai attaccato uno studioso, tra l’altro disarmato, con un’arma incantata a tal punto da procurargli ferite così gravi? 

Diaspro esitò sulla soglia. Etaìn non sarebbe andato da nessuna parte lo sapeva, ma la distanza del suo sguardo e l’espressione del suo viso la preoccupavano. Aveva visto qualcosa di cui non voleva parlare? Le stava nascondendo dei dettagli importanti? Perché all’improvviso aveva l’impressione di non conoscere più il suo cucciolo? 

Andò in cucina, al piano di lavoro. Poteva quantomeno alleviare le sofferenze del ragazzo con impacchi di erbe. Macinò con cura le foglie, sussurrando parole magiche nella speranza di dare maggior vigore alla sostanza. E fu allora che successe.

Cominciò con un formicolio, in tutto il corpo, come mille campanelli che cominciavano a suonare tutti in una volta. Un brivido, un tremore, il composto nel pestello marcì, diventando nero. Un presagio, un orribile presagio.

Scattò in piedi, la mano corse al Sigillo che portava al collo. Un tonfo la fece sobbalzare, la testa si volse verso la finestra. 

Un corvo stava sbatacchiando le ali contro il vetro. Aveva una pergamene legata alla zampa. Diaspro capì subito di cosa si trattava.

Etaìn si affacciò dalla stanza da letto, l’espressione turbata. L’aveva sentito anche lui, il presagio? D’altronde la sua natura di mutaforma impregnava le sue ossa di magia.

Diapro gli fece un cenno con la mano, “torna di là”, poi andò ad aprire la finestra. Il corvo gracchiò, rauco, entrò sbattendo le ali, girando per la cucina come se stesse valutando dove posarsi. Scelse il tavolo, di fianco al pestello, poi guardò Diaspro con quei suoi occhietti intelligenti quanto crudeli e le porse la zampa.

La strega si avvicinò, cauta, per sciogliere la pergamena dal nastro rosso che la teneva ferma.

Un brivido le percorse la schiena. La pergamena era chiusa da un sigillo di ceralacca viola, il simbolo impresso nella cera era quello del Consiglio: un giglio con i petali aperti che stillava nettare su un coltello dalla lama ondulata. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata in petto.

« Cos’è? » Etaìn mosse solo un passo verso il tavolo, Diaspro alzò il braccio e lui si ritrovò a sbattere il muso contro una parete invisibile. Il Sigillo di Diaspro, al collo,  brillava di potere caldo. Un incantesimo di contenimento per non farlo avvicinare.

« Rimani lì. » fu quasi un ringhio. 

Etaìn ne ebbe paura e non provò neanche a riavvicinarsi.

Diaspro ruppe la ceralacca con mani tremanti.

La pergamena conteneva poche, lapidarie parole, vergate con una calligrafia minuta, graziosa quasi. Così fuori luogo per una condanna a morte.

“Sappiamo tutto, stiamo arrivando.” 

Il corvo gracchiò, soddisfatto, la pergamena tra le mani di Diaspro sembrava pesare una tonnellata.

Evocò il fuoco, e la carta bruciò tra le sue dita come normale carta, odore di bruciato si diffuse per tutta la cucina.

Non c’era alcun bisogno di mandare un tale messaggio, avrebbero potuto prenderla alla sprovvista mentre era ignara e vulnerabile. Avevano scelto di dirglielo perché sapevano che non avrebbe potuto fare niente contro le Cacciatrici. 

« Di’ loro che le sto aspettando. » disse al corvo.

Non c’era bisogno di sprecare pergamena, perdersi in inutili convenevoli: il corvo poteva benissimo comunicare il messaggio da sé. L’animale piegò la testa, poi spiccò il volo verso la finestra lasciata aperta. Diaspro rimase immobile, congelata per un attimo. L’incantesimo di confinamento cadde ed Etaìn poté avvicinarsi a lei.

Subito lo prese per le spalle, scuotendolo, occhi negli occhi.

« Devi andartene. » gli disse. Provò a pensare che davanti a sé aveva un uomo, che l’aveva cresciuto al meglio delle sue possibilità, che se la sarebbe cavata, ma era solo un ragazzino, e aveva ancora negli occhi la sua immagine spaventata quando scoppiava un temporale.

« Che...cosa?! Dove dovrei andare? »

« Lontano, ovunque. Ma non puoi rimanere. Il Consiglio sta per arrivare. Devi andartene. » 

« Ma...non posso...questa è casa mia e… » 

« Non è mai stata casa sua. » strillò quasi Diaspro. 

Il tempo le gocciolava addosso come cera calda da una candela, giù sul foglio, pressata dal sigillo del Consiglio. « Farò un incantesimo per permetterti di spostare il ragazzo e un altro per nasconderti: non posso darti altro. » 

No, non poteva, non aveva mai potuto dargli più di così.

La finta sicurezza di una casa amorevole, giocando alla famiglia nella vana speranza che il Consiglio non li trovasse. Che stupida era stata. Stupida, stupida, stupida. Adesso era troppo tardi.

Di slancio abbracciò Etaìn. Erano anni che non lo stringeva così, da quando, circa, lui credeva di essere troppo grande per gli abbracci.

« Ti voglio bene. » gli sussurrò alle orecchie. Quello era il più potente degli incantesimo. « Te ne vorrò sempre, non importa cosa accadrà. » 

« Diaspro. » riuscì solo a mormorare il ragazzo.

Poi successe tutto in fretta, i preparativi, lo zaino, le provviste, coperte, lanterna, accarino. « Diaspro. » il ragazzo ferito riuscì ad alzarsi, semi cosciente, caricato sulle spalle larghe di Etaìn e reso più leggero da un incantesimo. « Diaspro. » la strega provò su di loro ogni incantesimo possibile per tenerli al sicuro. Il tempo era agli sgoccioli. « Diaspro. » sulla porta, Etaìn guardò quella casa, il volto della persona che l’aveva cresciuto e protetto per tutto quel tempo. Se ne stava andando davvero, all’improvviso e senza spiegazioni. Niente poteva essere più spaventoso di quello.

« Mamma. » 

Diaspro chiuse la porta, ed Etaìn ubbidì al bisogno di fuggire e cominciò a correre. 


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The Corner 

E quindi...Diaspro ed Etaìn sono tornati. Ormai sono un mio pensiero fisso da quando sono saltati fuori proprio per una storia del Writober (del 2019 ormai). Non riesco ad abbandonarli anche se la loro storia è...pressocché ferma. Però ogni tanto tornano: sembra che vogliano proprio vivere.
Chissà, magari un giorno riuscirò a scrivere anche la loro storia.

Chii
   
 
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