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Autore: Cryblue    03/10/2021    2 recensioni
Autumn è una bambina che ha appena perso i genitori e che al mondo non ha altri che sua sorella Summer.
Lindsay è una giovane madre il cui unico scopo nella vita è rendere felice la sua piccola Regina.
Le loro vite si incroceranno e, dall'unione tra il passato e il presente, impareranno che, tutto sommato, hanno bisogno solo l'una dell'altra per essere davvero felici.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ch.3 – Il pastello nero.
 
Siamo nella nuova città, a casa come dice Sum, da due mesi ormai. O meglio, abbiamo lasciato la nostra vecchia casa da due mesi, abbiamo passato l’estate al mare dagli amici di mia sorella, nell’ enorme casa di quella amica di Sum che ha voluto la chiamassi zia Giana e che dice sempre tante parolacce. Non le ho mai detto grazie, ma quando siamo andate via, ho fatto un disegno per lei, perché è stata molto gentile e ha controllato sempre che non ci fossero mostri nel mio armadio e mi ha comprato una lucina a forma di angelo, dicendomi che era mio padre e avrebbe svegliato su di me.

Non sono così piccola da non sapere che era una bugia e che mio padre è in cielo e non tornerà più, però la accendo sempre prima di dormire, perché non mi piace il buio.

Pochi giorni fa siamo venute nella nuova casa che è molto grande e mi sembra sempre tanto vuota, ma ho finto mi piacesse molto perché Sum mi sembra sempre tanto triste e preoccupata e mi dispiace per lei.

Mi piace tanto farla sorridere.

La casa nuova ha un grande prato e una piscina che mi piacciono tanto e Summer mi ha portato con lei quando ha scelto le cose da metterci dentro e ho potuto scegliere il mio letto, anche se io volevo fosse nero nero, lei ha insistito perché fosse tutto colorato e anche i muri sono di un colore allegro: corallo terue.  O almeno così lo chiama lei, per me è rosa.

A Rocco piace tanto, soprattutto perché mia sorella gli ha comprato un piccolo lettino solo per lui e l’ha sistemato sul mio comodino, accanto alla lucetta a forma di angelo, così può proteggere tutti e due.

Ha anche fatto mettere la chiave alla porta dell’armadio.

La casa mi sembra sempre troppo vuota.

Oggi è il mio primo giorno d’asilo ma non ho avuto paura nemmeno una volta, Sum invece era molto agitata, mi ha abbracciata un sacco di volte e continuava a chiedermi se avessi preso tutto e se volessi aspettare qualche altro giorno prima di iniziare.

È davvero una brava sorella maggiore.

La signora Pitsbury è la mia insegnate, mi ha presentata alla classe e sono corsa subito a nascondermi, voleva dicessi qualcosa ma non ha insistito molto, forse perché Sum e le ha detto che non piace molto parlare.

Abbiamo imparato le lettere dell’alfabeto, che sapevo già, ci hanno fatto giocare, mangiare e fare il pisolino.

Io sono sempre stata sola però, non voglio vicino nessuno.

Adesso è l’ora di disegno e sto disegnando uno dei mostri che vive nel mio armadio, è brutto e cattivo, è peloso e molto, molto alto, più di Summer o me. Ha gli occhi rossi, da cui escono le fiamme, la lingua blu con due punte e il pelo molto nero.

La punta del pastello nero si rompe, devo averla premuta troppo, è che è tanto cattivo e quindi devo premere tanto tanto. Afferro il mio temperino, che è ricoperto di farfalle colorate, anche questo l’ha scelto Sum, a me piaceva quello tutto grigio ma lei ha voluto prendessi questo, e inizio a temperare il colore nero, ma è quasi tutto consumato e mi scivola dalle dita, lo guardo rotolare sul pavimento e colpire il piede di qualcuno.

Oh no!

Controllo chi ho colpito e una bambina mi guarda con curiosità. È la bambina chiassosa che è arrivata in ritardo, quando io mi ero già seduta al mio posto. Questa strana bambina saltella sempre sulla sedia e cerca di rispondere a tutte le domande della maestra, la signora Pitsbury fa sempre finta di non vederla, io invece ascoltavo ogni volta che lei dava la risposta a bassa voce in modo da non venire sgridata.

Le sue risposte erano molto più divertenti di quelle degli altri bambini.

Mi sorride appena vede che la guardo, i suoi occhi sono molto luminosi, ha i capelli castani tanto spettinati e il suo sorriso è molto, molto strano. Come se sapesse qualcosa che io non so.

Scende dalla sedia, prende la matita e la guarda attentamente, piega la testa a un lato e rovista tra i suoi colori.

“Ah, eccoti qua. Sapevo di averti.”

Viene verso di me e io scivolo più giù nella sedia nella speranza non mi veda e vada via.

“Ciao. Questo è tuo?”

Poggia il pastello sul mio banco ed io annuisco, subito dopo ne poggia un altro accanto al mio, ed è così nuovo che luccica.

“È quasi finito. Tieni, ti presto il mio.”

Annuisco per ringraziarla e lei socchiude gli occhi.

“Non ti avevo mai vista prima. Sei nuova?”

Annuisco.

“Certo che si, due occhi meravigliosi come i tuoi non li avrei mai potuti dimenticare. Come ti chiami?”

Prendo una matita e scrivo Autumn all’angolo del foglio, poi lo giro verso di lei con la speranza che sappia leggere.

“Autumn! È un nome bellissimo, quasi quanto i tuoi occhi. È un nome da principessa. Io sono Regina invece.” Gira il pastello che mi ha dato così riesco a leggere che c’è scritto il suo nome sopra.

“Lindsay Miller voleva chiamarmi Grace, ma quando sono nata mio nonno era così emozionato che ha deciso che sarei stata la Regina del suo cuore, quindi ha deciso lui di chiamarmi così. Perché sono molto speciale.”

Annuisco di nuovo e lei stringe ancora gli occhi.

“Tu non parli molto, vero?”

Scuoto la testa e la guardo negli occhi. Alla gente non piace molto che io non parli, mia sorella mi ha portato da tanti medici per questo e certe volte piange guardando i vecchi video in cui io e la mamma cantiamo.

Non so se pianga per la mamma o perché io non canto più.

Regina sorride. “Quindi sei unica e speciale anche tu!!! Lo sapevo!!!”

Sorride soddisfatta ed io scivolo più in basso nella sedia perché nessuno oltre i miei genitori mi aveva mai detto che sono speciale.

“Vado a prendere le mie cose e vengo a disegnare con te.” Annuisce contenta e credo di aver annuito anche io, perché è talmente tanto allegra che mi sento portare via da lei, come quando ero al mare e le onde erano tanto forti che Summer doveva tenermi tra le braccia per non farmi portare via.

La guardo mettere i pastelli colorati nell’astuccio e nel mentre qualcuno si avvicina al banco e prende il pastello nero che lei mi ha appena dato.

“Mi serve questo. Prestamelo.”

Glielo strappo di mano e me lo porto al petto, perché è il colore che mi ha prestato Regina e non sta a me decidere di darlo a qualcun altro.

Non voglio darlo a qualcun altro.

“Mi serve ho detto. Dammelo.” Mi strattona ed io chiudo gli occhi perché ho paura, ma qualcuno viene in mio soccorso.

“Liam Wood lasciala stare.” 

Apro gli occhi e Regina è vicino a me con le mani sui fianchi e senza paura. Mi ricorda molto supergirl in questo momento, spettinata e con la divisa sporca di cioccolato, ma supergirl.

“Regina, fatti gli affari tuoi.”

“Autumn è affar mio caccola gigante! Ora vattene o lo dico alla maestra.”

Il bambino cattivo si gira e lei sorride soddisfatta verso di me. “Prendo le ultime cose e arrivo Principessa.”

Annuisco e lei torna verso il suo banco, mentre lei non c’è, il bambino cattivo torna da me.

“Non mi piaci, non parli mai e non presti le tue cose. Sei una bambina strana.” Tira una delle mie code molto forte e i mi si riempiono gli occhi di lacrime.

“Stupido bullo.” Regina arriva di corsa e lo colpisce con un pugno sul naso, lui inizia subito a piangere e scappa via, verso la maestra. Ho tanta, tanta paura di quello che succederà ora, picchiare gli altri bambini non è una cosa giusta: se lo fai, vieni punito.

Regina scuote la testa. “Stupido bambino caccola scemo come il moccio.” Si gira verso di me e mi da un bacio su una guancia. “Mi piaci molto Principessa Autumn. D’ora in poi sarai la mia fidanzata e non permetterò a nessuno di farti del male. Mai!”

Si mette a sedere accanto a me e riprende a disegnare canticchiando, come se niente fosse successo.

La maestra e il bambino cattivo vengono verso di noi, lui continua a piangere e lei sembra arrabbiata. Ho paura ma poi guardo il volto tranquillo della mia compagna di banco e mi metto a sedere più dritta, perché sono sicura che lei è una specie di supereroina, come supergirl o wonderwoman, e non permetterà a nessuno di farmi del male.

Mai!
   
 
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