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Autore: LorasWeasley    04/10/2021    1 recensioni
AU|Agenti del governo [sakuatsu]
"Sakusa stava sudando freddo –Come faccio a sapere che manterrai la promessa di non fargli nulla?
-Non puoi saperlo, ma vuoi davvero rischiare di uccidere la persona più importante dell’uomo che ami? Pensi che potrebbe mai perdonarti una cosa del genere?
-Dove vuoi incontrarti?- domandò infine con quanto più disprezzo riuscisse a mettere nella sua voce."
Genere: Azione, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Promesse'
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Ciao a tutti! Eccomi con una nuova serie AU su questo fandom che adoro.
Vorrei specificare alcune cose prima che leggiate la storia, in modo da poter capire meglio.
Quest'idea è nata qualche mese fa mentre vedevo la serie tv "24", quella serie parla di un'agenzia americana antiterrorismo dove devono sventare un attacco entro una determinata ora. Più la vedevo e più mi immaginivo le situazioni con i nostri personaggi preferiti. Quindi mi sono inventata un universo simile per poter realizzare ben 3 OS.
L'idea generale è che il governo giapponese ha un'azienda in ogni prefettura e ognuna quindi si occupa dei problemi del proprio luogo. Se poi c'è un pericolo a livello nazionale, queste potrebbero anche unirsi.
In questa OS parlerò dei BJ, che sono la squadra che ha sede ad Osaka. In quella successiva si parlerà del Nekoma (con ship principale kuroken) che ha sede a Tokyo e nell'ultima del Seijou/Shiratorizawa (con ship principale ushiten e accenni iwaoi) con sede a Miyagi.
Le tre storie sono accumunate solo dalla trama generale dello scopo dei terroristi, ma è semplicemente citato quindi non influisce sulla vostra decisione di leggere solo questa storia o tutte le altre, ognuna si può tranquillamente leggere in solitario e avere in ogni caso le idee ben chiare e un finale autonomo per tutte. Se comunque siete interessati alle altre sappiate che le pubblico nel corso di questa settimana e saranno tutte raccolte nella serie "Promesse".
Vi lascio alla lettura!
Spero possa piacervi e che lascerete un commento! A presto,
Deh
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Una promessa che salva la vita


 
Quella mattina lui e Atsumu iniziavano il turno in agenzia allo stesso orario, quindi si erano svegliati presto, avevano usato il bagno nello stesso momento per impiegare meno tempo e, dopo una veloce colazione, si erano diretti in agenzia con la stessa macchina.
Come al solito, Atsumu straparlò per tutto il viaggio di tutto e di niente, chiacchierò con la guardia all’ingresso che controllava i loro documenti e scambiò un saluto amichevole a chiunque incontrava lungo i corridoi, che li avrebbero portati alla grande sala comune, dove ognuno aveva la propria postazione come se fosse un piccolo ufficio senza muri. Era quindi una normalissima giornata e nulla sembrava far presagire che ci fosse qualcosa di diverso o che da lì a pochi minuti Sakusa sarebbe stato vittima e complice di un complotto ben architettato.
Kiyoomi lavorava nell’agenzia anti terrorismo di Osaka già da diversi anni, era stata istituita dal governo per controllare tutta la prefettura e lui era stato preso al suo interno subito dopo aver finito la scuola di preparazione: aveva un talento troppo grande per essere sprecato.
Stessa cosa la si poteva dire per Atsumu, fu preso due mesi dopo il corvino e, considerando anche che avevano la stessa età, era stato fin da subito facile per loro entrare in competizione.
Questo, ovviamente, li aveva portati a lavorare molto più del necessario e di sicuro Meian non avrebbe potuto lamentarsene, ma allo stesso tempo i contrasti e i litigi che avevano portavano gli altri a distrarsi o a creare piccoli problemi sul lavoro.
Un giorno il capo arrivò a fargli una sfuriata davanti a tutto il personale e, solo dopo che Meian si chiuse nel proprio ufficio, Sakusa aveva sentito Inunaki ridacchiare e dire a Tomas “se solo scopassero vivrebbero molto meglio”. Ed era esattamente quello che avevano fatto. Scoprirono solo in seguito che Inunaki non intendeva che avrebbero dovuto scopare tra di loro, ma Sakusa e Atsumu arrivarono di comune accordo a decidere che era stato molto meglio così.
La loro relazione andò avanti lentamente e tra mille problemi, frasi come “non dovresti mai farti un tuo collega di lavoro” e “siete troppo diversi per funzionare” a rovinare e frenare ogni cosa.
A loro però non interessava e, dopo una confessione non troppo romantica, decisero di provare a farlo funzionare senza il bisogno del parere di nessuno. E così era stato.
I due, infatti, stavano insieme da ben cinque anni e da due convivevano. Atsumu aveva anche promesso che durante il primo viaggio all’estero disponibile l’avrebbe sposato.
Lui e Atsumu avevano le postazioni a quattro posti di distanza ma anche così Sakusa riusciva a sentire le chiacchiere che il suo ragazzo stava facendo con Bokuto. Sbuffò, immaginando che per quel giorno la squadra d’assalto non aveva molto lavoro. Tornò a concentrarsi su quello che gli avevano assegnato, ricollegando il satellite con il luogo che gli serviva per la sua ricerca.
Erano passati solo pochi minuti quando il telefono fisso della sua postazione iniziò a squillare, rispose in fretta con il solito –Parla Sakusa.
-Ti stiamo guardando Sakusa-kun- gli rispose la voce derisoria di un uomo che non conosceva –siamo collegati a tutte le vostre telecamere e microfoni interni, prova a fare una mossa di qualsiasi tipo e non ti piacerà scoprire le conseguenze.
Sakusa si irrigidì bloccandosi sul posto, iniziò a guardarsi intorno cercando di capire se fosse uno scherzo di qualche tipo.
-Oh, non ci credi?- chiunque fosse dall’altro lato della chiamata aveva visto la sua reazione –non credi che riesca a vedere e sentire cosa quel rumoroso del tuo ragazzo stia dicendo in questo momento? Ha appena messo una mano sulla spalla di Bokuto Koutaro, Hinata Shoyo si è appena alzato dalla sua sedia e Inunaki Shion sta facendo delle ricerche sul computer non proprio appropriate. Devo continuare?
Sakusa assottigliò le labbra stringendo i pugni –Chi sei? Cosa vuoi?
-Mi piaci che arrivi subito al dunque, ho fatto bene a scegliere te. Sarò breve e conciso: ho Osamu Miya ed entro un’ora una pallottola sarà conficcata nella sua fronte. Certo, puoi impedire la cosa portandomi tutti i documenti estremamente riservati che avete sulla prigione di massima sicurezza nell’isola di Izu Ōshima, compresi i codici d’accesso ovviamente.
Sakusa stava sudando freddo –Come faccio a sapere che manterrai la promessa di non fargli nulla?
-Non puoi saperlo, ma vuoi davvero rischiare di uccidere la persona più importante dell’uomo che ami? Pensi che potrebbe mai perdonarti una cosa del genere?
Sakusa sapeva già, prima ancora di fare la domanda, che avrebbe accettato quel ricatto. Non tanto perché Atsumu non l’avrebbe perdonato, ma perché sapeva che il biondo sarebbe morto insieme a suo fratello.
-Dove vuoi incontrarti?- domandò infine con quanto più disprezzo riuscisse a mettere nella sua voce.
-Te lo dirò a tempo debito, vedi intanto di procurarmi i documenti e uscire di lì senza dare nell’occhio, confido nel fatto che riuscirai a trovare una buona scusa. E ricorda, posso vedere e sentire ogni cosa che farai, quindi non provare a fregarmi perché non funziona. Ah e sono anche dentro il tuo cellulare, prima che ti dovesse venire in mente di inviare qualche messaggio.
-Voglio prima sentire la voce di Osamu e sapere che sta bene- disse a bassa voce per evitare che qualcuno nelle vicinanze riuscisse a sentirlo.
Sentì dei rumori dall’altro lato della cornetta e poi un respiro velocizzato. La voce dell’uomo era lontana adesso mentre ordinava “parla” e, infine, sentì la voce totalmente terrorizzata del gemello del suo ragazzo –‘Tsumu?
Sakusa sentì una morsa al cuore e si affrettò a rassicurarlo –Osamu, sono Kiyoomi, prometto che ti salverò, va bene? Tu non agitarti e non fare nulla di avventato, ci penso io.
Come risposta ricevette solo un mormorio soffocato prima che la chiamata venisse interrotta. Sakusa ci mise qualche secondo di troppo a posare nuovamente il telefono al proprio posto, sentiva il gelo che gli era penetrato nelle ossa e dovette prendere diversi respiri ampi e profondi prima di riuscire a tornare in pieno possesso delle sue capacità mentali e pensare a mente lucida alle possibili soluzioni.
Ovviamente non avrebbe potuto lasciare che Osamu morisse, ma non poteva neanche consegnare dei documenti tanto importanti a un terrorista. Doveva avvertire qualcuno, aveva bisogno che qualcuno lo sapesse in modo da avere un aiuto esterno.
Sapeva che i documenti che l’uomo cercava erano conservati in degli appositi hard disk esterni in modo da evitare che venissero hackerati in un qualsiasi modo, ecco perché anche se l’uomo aveva accesso ai loro computer e programmi non era comunque abilitato a rubarli.
Sakusa aveva un grado abbastanza alto per accedere nella stanza giusta, prendere l’hard disk e portarlo fuori senza che nessuno facesse domande indiscrete, immaginava che l’uomo sapesse anche questo.
Un piccolo piano iniziò a formarsi nella sua testa e, mentre si alzava e con calma andava nella stanza in questione, lo definì sempre di più. Stava scommettendo tutto sulla fiducia che provava nei confronti di Atsumu, sperava solo che il suo ragazzo avrebbe capito.
Rubò l’hard disk con dentro i documenti che il terrorista aveva chiesto e lasciò la stanza indisturbato. Infine, prima di lasciare l’edificio passò dal biondo.
-Vado fuori per circa due ore, devo andare a controllare una cosa che non mi quadra su un nostro informatore, tornerò prima di pranzo- lo informò calmo e tranquillo, non volendo far sospettare in alcun modo il terrorista che lo guardava.
Atsumu era seduto sulla sua scrivania, aveva tantissime cose sparse in giro e a quelle parole lo guardò sorpreso –Uh? Vuoi che venga?
-No grazie, è davvero una cosa facile e veloce, sei più utile qui.
Atsumu annuì –Va bene, fa attenzione.
-Certo- rispose con il solito timbro, poi disse quelle due parole che avrebbero potuto cambiare ogni cosa –Ti amo.
 
Era una di quelle rare volte in cui Atsumu e Sakusa avevano entrambi il giorno libero e l'avevano passato a coccolarsi e rotolarsi tra le lenzuola. Vivevano insieme già da diverso tempo, ma non per questo la passione e l'amore che provavano l'uno per l'altro era stata smorzata.
Faceva caldo quel giorno e i due non si erano preoccupati di girare per casa con solo i boxer indosso, probabilmente era uno dei principali motivi che li portò a fare sesso più e più volte. A partire dal bancone della cucina dopo aver fatto colazione, al divano mentre vedevano un film (dopo aver pulito meticolosamente la cucina) e per concludere nella loro camera da letto.
Il sole stava tramontando e dalla portafinestra a vetri entravano i suoi ultimi raggi arancioni che illuminavano i capelli dorati di Atsumu, facendoli sembrare quasi dei fili d'oro.
-Sei così bello- sussurrò Sakusa spontaneamente, i suoi occhi persi a fissare la figura del suo ragazzo sdraiata al suo fianco, contento e soddisfatto mentre si crogiolava tra le lenzuola.
Atsumu si bloccò e alzò lo sguardo stralunato, era vero che Sakusa non diceva quasi mai quello che provava e ancor meno gli faceva dei complimenti così spontanei, ma quella reazione gli sembrava un tantino eccessiva.
Il corvino quindi corrugò la fronte e borbottò infastidito -ti è così difficile credermi?
Atsumu rise mentre le sue guance diventavano rosse -no Omi, certo che ti credo, è stato solo... inaspettato.
Sakusa alzò gli occhi al cielo continuando a chiedersi come diavolo fosse possibile che quel ragazzo si imbarazzasse per un semplice complimento, ma era tutto tranquillo quando urlava di scoparlo più forte. Miya Atsumu avrebbe dovuto rivedere le sue priorità.
Eliminó quei pensieri e si disse che ormai aveva iniziato, tanto valeva continuare.
-Vieni qui- aprì le braccia e aspettò che l'altro gli si sistemasse addosso, metà del suo peso gravava sul corvino ma questo non lo trovava fastidioso né opprimente.
Gli circondò il volto con le mani e incatenò i loro sguardi -sei bello, intelligente, divertente, altruista, disponibile, carismatico, coraggioso e onesto. E io sono stato così fortunato ad averti. Ti amo così tanto, Atsumu.
Tutto il volto del biondo adesso stava andando a fuoco, Sakusa rise quando si rese conto che anche le sue mani erano diventate bollenti solo per essere a contatto con la sua faccia.
-Tu... tu così mi uccidi, Omi.
Balbettó infine l'altro.
-Potrei iniziare a dirtelo più spesso se è questo l'effetto che ti fanno, ma non troppo così che non ti ci abitui.
Atsumu rilasciò una leggera risata.
-Attento, rovineresti la reputazione da ragazzo dal cuore di ghiaccio che ti sei costruito così bene.
-Non ho mai detto di volerlo dire davanti gli altri- rispose subito Sakusa abbassando le mani per tornare a stringerselo contro con le braccia intorno ai fianchi -non sono cose per le altre persone, sono cose per te. È importante e privato, non voglio dirti che ti amo davanti gli altri, non meritano di essere parte a tutto questo.
-Sei fottutamente adorabile- rise Atsumu senza però prenderlo in giro -ma se fossimo in pericolo di vita me lo diresti?
Considerando il lavoro che facevano non era raro per loro fare discorsi del genere, era un qualcosa con la quale avevano imparato a convivere.
Sakusa ci pensò sopra qualche secondo, poi mormorò -immagino che si possa fare.
Atsumu fece un sorriso luminoso e portò in avanti la sua mano porgendogli il mignolo -promesso?
Sakusa alzó gli occhi al cielo divertito, ma non poté esimersi dall'intrecciare il proprio mignolo con quello che gli era stato porto.
-Promesso.
 
La mente di Atsumu corse veloce su mille pensieri.
Omi mi ha detto “ti amo” davanti ad altre persone.
Omi è nei guai.
Omi non può parlare apertamente.
Qualcuno ci sta guardando e ascoltando.
Non devo farlo andare via.
Tutto quello avvenne nella sua mente nell’arco di mezzo secondo, la sua mano si appoggiò alla scrivania e ringraziò che sopra di essa ci fosse un casino. Strinse con nonchalance un piccolissimo microfono e, mentre Sakusa si stava girando per andarsene, lo bloccò urgente –Aspetta!
Si costrinse a modificare il volto con un suo solito sorriso malizioso e alzandosi dalla sedia gli si avvicinò –Non mi saluti?
Poi la baciò dando spettacolo. Se qualcuno li stava davvero guardando si sarebbe soffermato su quello piuttosto che sulla sua mano che, facendo finta di abbracciarlo, gli posava il microfono acceso in tasca.
Quando si staccarono Sakusa aveva uno sguardo stralunato che, normalmente, avrebbe fatto sorridere Atsumu e che gli avrebbe anche fatto ricevere un pugno non troppo forte in qualche parte del suo corpo, ma quello non era un momento normale.
Sakusa infine gli diede le spalle e si allontanò, la mente di Atsumu quindi tornò a pensare velocemente a quello che avrebbe potuto fare.
Doveva assolutamente connettersi al microfono che gli aveva lasciato addosso, ma se qualcuno li stava guardando avrebbe dovuto trovare un modo per passare inosservato. Cercò di ricordare la composizione della struttura e ricordò che, per quanto ne sapesse, era sprovvisto di telecamere solo in bagno o l’ufficio privato di Meian.
Decise di dover andare in quest’ultimo perché non aveva idea di quanto tempo gli sarebbe servito, ma doveva trovare una scusa plausibile.
Si riconnesse quindi con quello che lo circondava e si accorse che molte persone lo stavano ancora guardando: certo, tutti sapevano che lui e Kiyoomi erano una coppia, ma non avevano mai dato alcun tipo di spettacolo come quello di pochi minuti prima.
Capì subito cosa doveva fare e trasformando il suo volto con una finta espressione incazzata iniziò a prendersela con Inunaki –Che cazzo hai da ridere?- ruggì mentre gli si avvicinava minaccioso.
Il collega strabuzzò gli occhi non aspettandosi una scenata del genere –scusami?
-Cos’è, io e Omi ti facciamo tanto ridere!?- Atsumu lo prese per il colletto della camicia iniziando a strattonarlo.
-‘Tsumu?- sentì la voce sorpresa di Bokuto alle spalle.
-Atsumu, che cazzo stai facendo amico?- questa era la voce di Barnes.
-Ma sei per caso impazzito?- Shion era infastidito e sconvolto e gli aveva afferrato il polso per costringerlo a staccarlo.
Atsumu sentì che anche gli altri si stavano avvicinando, aveva quindi bisogno di fare qualcosa di drastico subito. Chiese mentalmente scusa al suo amico e infine gli diede un pugno talmente forte sul viso che il suo labbro iniziò a sanguinare, anche se evitò di proposito ossa che si sarebbero potute rompere facilmente.
Shion stava per rispondere allo stesso modo quando i due ragazzi vennero separati.
-Miya! Inunaki! Nel mio ufficio! SUBITO!
Gli altri li lasciarono andare, tutti avevano paura delle sfuriate del loro capo e questa, sapevano, non sarebbe stata da meno. Meian aveva infatti lo sguardo furente di chi non ammetteva repliche e, lasciando la porta aperta dell’ufficio in un chiaro invito a raggiungerlo, iniziò ad oscurare le pareti in vetro per avere tutta la privacy possibile.
Atsumu si avviò verso la stanza con Shion che lo seguiva mentre si tamponava il labbro con un fazzoletto che gli avevano passato e borbottando imprecazioni contro il finto biondo.
Una volta dentro Atsumu agì non appena la porta fu chiusa alle loro spalle.
Meain aveva già aperto la bocca per iniziare a urlare rimproveri, ma Atsumu lo precedette –Sakusa è nei guai e qualcuno ci sta spiando!
Inunaki si girò sorpreso verso di lui lasciando cadere il fazzoletto, Meian incrociò le braccia al petto e corrugò la fronte –Cosa?
Atsumu si sentiva frustato, non aveva assolutamente tempo di spiegare! Kiyoomi era già andato via da quasi cinque minuti, probabilmente si stava perdendo conversazioni importanti!
-Mi serve il suo computer- decise di agire ignorando tutta la gerarchia, avrebbe fatto i conti successivamente con le conseguenze di questi suoi gesti, scostò quindi il suo capo e si mise di fronte al suo computer che era già dentro l’account dell’uomo e che quindi non aveva bisogno di una password. Aprì l’applicazione della ricerca microfoni e iniziò a digitare tutte le sequenze che gli servivano per trovarlo. Mentre faceva tutto questo iniziò a spiegare velocemente la situazione.
-Io e Omi abbiamo stabilito non proprio volontariamente una specie di parola in codice, se mi avesse detto “ti amo” davanti ad altre persone sarebbe stato perché uno dei due era in pericolo di vita. Lui me l’ha detto tranquillo poco prima di uscire per una commissione che si è appena inventato, ciò comporta che qualcuno lo sta minacciando e che probabilmente si è infiltrato nei nostri canali interni, altrimenti avrebbe trovato un altro modo per avvertirmi. Quando l’ho baciato gli ho messo un microfono addosso e ho finto la rissa per essere portato qui, unica stanza dove avrei potuto ascoltarlo senza destare sospetti.
Inunaki borbottò –Non hai proprio finto la rissa- mentre Atsumu gli lanciava uno sguardo di scuse.
Meian si attivò subito e ordinò a Shion –Vai a farti controllare in infermeria e urla imprecazioni contro Atsumu, fa capire che si sta comportando di merda e manda Hinata con la scusa che, in assenza di Sakusa, è l’unico che può calmarlo. Ho bisogno che il mio analista si accerti che siamo davvero controllati, inoltre meglio mantenere l’idea della scenata di Miya così che se deve andare in missione segreta possiamo fingere che sia stato sospeso per il suo comportamento e nessuno controllerà o gli farà perdere tempo.
L’uomo più basso annuì e fece come gli era stato chiesto, lasciò la stanza e quasi in contemporanea Atsumu riuscì a collegarsi al microfono che aveva lasciato su Sakusa.
Inizialmente sentirono solo fruscii e il rumore di sottofondo della macchina, poi arrivò la voce del controllore all’ingresso che disse “tutto a posto, può uscire signor Sakusa”. Kiyoomi lo ringraziò e riprese a guidare dopo aver rialzato il finestrino.
Subito dopo gli arrivò una chiamata sul cellulare che il corvino prese all’istante mettendo il vivavoce, così che loro riuscissero a sentire la conversazione da entrambe le parti “Sei stato molto bravo con quella guardia” disse una voce sconosciuta “il tuo volto non ha mostrato alcun tipo di emozione, vedo che hai preso la mia minaccia molto seriamente, mi fa piacere.”
“Hai messo una telecamera anche nella mia macchina?”
“Organizziamo questo colpo da mesi, pensi che io non abbia preparato tutto nei minimi particolari?”
Sakusa rimase in silenzio per qualche secondo, poi chiese “Dove devo andare?”
“Hai quello che ti avevo chiesto di prendere?”
“Certo, altrimenti non sarei in macchina.”
“Bene, non provare a fare scherzi perché sai cosa c’è in ballo, un solo passo falso e non mi farò scrupoli a ucciderlo.”
“Fammi parlare con lui.”
Atsumu e Meian si scambiarono uno sguardo, quindi c’erano degli ostaggi coinvolti. Atsumu immaginò che fosse il fratello di Omi.
Hinata nel frattempo aveva raggiunto l’ufficio rimanendo sorpreso nel trovarli calmi e tranquilli, Meian gli ordinò velocemente di chiudersi la porta alle spalle e il rosso obbedì per poi raggiungerli.
Nel frattempo l’uomo che stava minacciando Sakusa aveva avvicinato il telefono a chiunque tenesse in ostaggio e la sua voce si diffuse nella stanza “Kiyoomi!” urlò la voce disperata del suo gemello “Rin… Rin sta perdendo un sacco di sangue! Devi aiutarlo! Ti prego, lui…”
Il telefono fu allontanato e l’uomo tornò a parlare “Ah già, c’è stato un piccolo incidente con quell’altro, non era in programma che si trovasse in casa e abbiamo dovuto improvvisare. Non è ancora morto ma fossi in te mi sbrigherei, non ho mai detto nulla sulla sua incolumità.
Sakusa ringhiò “Quindi immagino debba venire a casa di Osamu.”
“Bingo! Non fare tardi!”
La conversazione venne chiusa e Sakusa non disse più nulla, considerando che l’uomo lo stava guardando non poteva rischiare di farsi vedere a parlare da solo, inoltre Atsumu aveva già tutte le informazioni di cui aveva bisogno.
-…sumu!- tornò alla realtà solo dopo un urlo di Hinata, il ragazzo probabilmente lo stava già chiamando da diverso tempo e quando il biondo si girò a fissarlo aveva uno sguardo preoccupato in volto –Stai avendo un attacco di panico, devi calmarti.
Solo a quel punto Atsumu si rese conto di come stava reagendo il suo corpo: stava tremando e probabilmente aveva perso tutto il colore dal volto, la respirazione era accelerata e il cuore stava battendo troppo velocemente.
-Lo uccido- sussurrò piano mentre quel pensiero diventava l’unica cosa alla quale aggrapparsi –Ha preso in ostaggio mio fratello e sta ricattando il mio ragazzo. Io lo uccido!
E quella adesso era la sola e unica certezza che il biondo aveva.
 
Sakusa era in macchina da dieci minuti e gliene mancavano altri dieci prima di arrivare a casa di Osamu, le strade erano libere dal traffico ma il gemello del suo fidanzato viveva fuori città.
Guidava con la mente proiettata all’immaginare mille piani diversi su quello che avrebbe fatto una volta arrivato nell’appartamento, tutti gli scenari possibili gli si stavano presentando uno a uno e per ognuno cercava di trovare una soluzione possibile. Una in cui restassero tutti e tre vivi, s’intende. Era difficile pensare a cosa fare quando non sapeva di che gravità fosse la ferita di Suna, ma non l’avrebbe lasciato morire.
Venne riportato alla realtà quando il suo cellulare iniziò a squillare nuovamente e, dopo aver lanciato una veloce occhiata allo schermo, il suo cuore mancò un battito nel leggere “Atsumu <3”.
Sakusa aveva piena fiducia in lui e sapeva che non era solo in quell’impresa, sicurissimo che il suo fidanzato avesse capito il significato di quel “ti amo” che gli aveva detto davanti a tutti e reagendo di conseguenza. Quello che però non poteva sapere era se Atsumu fosse a conoscenza che lo stavano controllando anche in quel momento, che il suo ricattatore era nel suo cellulare e avrebbe monitorato la loro conversazione. Ma non poteva neanche permettersi di non rispondere, quindi con il cuore che gli batteva troppo veloce accettò la chiamata cliccando subito sul vivavoce in modo da poter continuare a guidare senza problemi.
-Atsumu- rispose con una leggera ansia nella voce.
-Omi!- esplose la voce incazzata del suo ragazzo –ti rendi conto che mi hanno sospeso!? Quei bastardi! Non voglio tornare mai più in quel posto di merda!
Sakusa rimase per un attimo spaesato –Cosa…?
-Sto andando via- marcò bene le parole il biondo –Meian mi ha sospeso e mandato a casa.
Sakusa sentì il sollievo invaderlo, con quelle semplici parole Atsumu gli stava facendo capire che non solo sapeva, ma che aveva informato anche Meain, che avevano progettato un piano e che avevano trovato un modo per mandare il biondo ad aiutarlo senza che sembrasse sospetto.
Si trattenne dal sorridere e con lo stesso timbro di voce mantenne la menzogna chiedendo –Che cazzo hai combinato?
-Poi ti racconto- lo liquidò Atsumu. Sakusa si ritrovò davvero curioso nel voler sapere tutta quella storia, immaginava comunque che quando sarebbe finito tutto Atsumu gliel’avrebbe raccontata più e più volte.
-Ci vediamo a casa?- domandò infine il suo fidanzato.
-Sì- sospirò infine –ci vediamo a casa.
Non potevano specificare a casa di chi ma sapevano entrambi di star andando nello stesso posto.
Dopo quella chiamata il terrorista non l’aveva contatto, Sakusa quindi la prese come una nota positiva: l’uomo non aveva trovato nulla di sbagliato nello scambio di battute tra lui e Atsumu.
Kiyoomi però era dieci minuti avanti Atsumu e rallentò leggermente scendendo da 80 km/h a 70. Questo non avrebbe fatto molta differenza ma era comunque un inizio.
Quando arrivò nella villetta di Osamu sembrava che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, la strada era calma e silenziosa così come la casa.
Sakusa però, lavorando da troppi anni in quel campo, sapeva benissimo che almeno cinque sentinelle erano nascoste in giro e che il terrorista che fino a quel momento l’aveva contattato aveva saputo del suo arrivo nel momento stesso in cui aveva preso la via del quartiere in questione.
Non volendo perdere altro tempo facendolo sospettare inutilmente prese la valigetta, scese dalla macchina e si avviò all’ingresso.
Era a solo pochi metri dalla porta quando sentì una presenza alle sue spalle e la punta di una pistola che si fermava al centro della sua schiena –Non fare un altro passo se non mi hai prima dato tutte le tue armi.
Sakusa prese subito con la mano libera la pistola che teneva nei pantaloni e la passò a chiunque fosse alle sue spalle. L’uomo però non lo lasciò andare.
-Ho detto tutto.
Kiyoomi quindi consegnò anche il coltello che teneva allacciato nello stinco destro e l’altra piccola pistola che aveva nell’altra gamba.
Solo dopo questo l’uomo sembrò soddisfatto e lo lasciò libero di percorrere gli ultimi passi, Sakusa aveva già alzato la mano per suonare ma la porta gli venne aperta ancora prima: stavano aspettando solo lui.
La porta d’ingresso si affacciava su un grande e luminoso soggiorno, nella stanza Sakusa riuscì a contare altre sette persone oltre lui: un uomo armato all’ingresso, un altro che controllava fuori dalla finestra, uno al centro della stanza che lo stava fissando con un sorrisetto divertito e infine altri due che tenevano d’occhio Osamu e Suna. Questi erano a terra appoggiati a una parete, o per meglio dire, Osamu era seduto a terra mentre stringeva tra le braccia Suna svenuto, intorno a loro c’era un’enorme pozza di sangue e considerando il colorito cinereo di Rintaro, Sakusa immaginò provenisse solo da lui.
Osamu alzò lo sguardo su di lui supplicante, aveva gli occhi rossi e le guancie piene di lacrime secche. Sakusa subito intervenne –fai pressione sulla ferita, non importa se gli fa male, devi impedirgli di perdere altro sangue.
Osamu non mosse le sue mani e Sakusa si rese conto che lo stava già facendo. Quella non era di certo una cosa positiva se aveva comunque perso tutto quel sangue.
L’uomo che stava al centro della stanza gli si mise davanti bloccando la visuale sui due ostaggi –penserai dopo a loro quando mi avrai dato quello che voglio.
Nella sua voce Sakusa riconobbe il terrorista che l’aveva contattato al telefono. Si costrinse a non prenderlo a pugni e gli consegnò la valigetta che teneva tra le mani.
Quello che avvenne dopo fu fatto con molta calma, Sakusa immaginava che il terrorista si sentisse talmente al sicuro da poter perdere tempo, certo questo avrebbe potuto portare alla morte di Suna, ma avrebbe anche dato il tempo necessario ad Atsumu di raggiungerli.
L’uomo quindi si prese la sua calma per aprire la valigetta e prenderne il contenuto, poi prese da una borsa un portatile e aspettò che si accendesse e caricasse prima di collegare l’hard disk e poter passare tutte le informazioni.
-Dammi i codici d’accesso- chiese infine. Sakusa aveva tenuto il conto, erano passati ben sei minuti da quando era arrivato.
Si sedette al tavolo di fronte al computer che gli stavano porgendo e iniziò a inserire i codici minacciato da una pistola alla sua testa.
Aveva quasi finito di inserire gli ultimi numeri, rallentando la velocità delle sue dita di proposito, quando da fuori casa si sentì un rumore sospetto.
L’uomo che lo stava minacciando lo lasciò andare precipitandosi nuovamente alla finestra per capire cosa fosse successo, il terrorista invece per la prima volta perse il suo sorriso e prese una radio parlandoci dentro –Che succede lì fuori?
Non gli arrivò nessuna risposta e l’uomo sbraitò nuovamente ai suoi uomini di rispondergli all’istante se non volevano morire.
Infine successe tutto velocemente: i vetri della finestra si infransero quando una pallottola volò nell’aria e si piantò nella mano che teneva la radio, all’urlo del loro capo gli altri uomini si voltarono verso le finestre a cercare chiunque li avesse attaccati e Sakusa quindi ne approfittò per staccare l’hard disk e rendere nulli i codici che aveva già inserito per copiare le informazioni sul computer che teneva davanti.
-Uccidete gli ostaggi!- urlò il terrorista quando si fu ripreso dai primi secondi di shock con una voce stravolta dalla rabbia e dalla frustrazione.
Osamu strinse più forte Suna contro il suo petto e chiuse gli occhi quasi in attesa di quel colpo che però non arrivò, questo perché Sakusa si era alzato e lanciato contro l’uomo che aveva appena alzato la pistola contro i suoi due futuri cognati.
Certo, gli avevano tolto tutte le armi, ma non avevano fatto i conti però con il fatto che Sakusa fosse stato il più bravo nella classe d’insegnamento del corpo a corpo: odiando il contatto fisico con le altre persone si era allenato per poter essere colui che sempre e comunque avrebbe sbattuto le persone a terra e non il contrario.
La testa dell’uomo sbatté contro il pavimento e fece un rumore rivoltante, il suo corpo si afflosciò sotto di lui e una chiazza di sangue iniziò a diffondersi sul pavimento.
Sakusa si alzò di scatto allontanandosi dallo sporco e solo a quel punto riuscì a riconnettersi con tutto il caos che aveva intorno.
Nessun’altro degli uomini aveva risposto al comando del terrorista a capo di quell’operazione perché la squadra di Bokuto aveva appena invaso la casa uccidendo o facendo arrendere gli ultimi rimasti.
Sakusa vide Bokuto fuori dalla casa che coordinava le ultime cose e parlava con qualcuno al telefono, probabilmente Meian. Vide degli uomini pratici di pronto soccorso correre verso di lui, superarlo e occuparsi di Suna. E infine, trovò Atsumu proprio di fronte a colui che aveva organizzato tutto. Il suo fidanzato aveva il volto stravolto dalla rabbia, i suoi occhi erano crudeli e freddi e teneva in mano una pistola con tutta la fermezza possibile. Solo quando con questa gli sparò a una gamba facendo cadere l’uomo in ginocchio, Kiyoomi decise che era arrivato il momento di intervenire.
Più si avvicinava e più riusciva a capire cosa stava dicendo –Vuoi vedere quanto è stata una buona idea minacciare le persone che amo?- gli sparò al braccio, l’uomo urlò di nuovo –Non sprecare il fiato adesso, abbiamo solo iniziato- gli diede un calcio per farlo cadere all’indietro e solo una volta che questo fu steso a terra gli piantò un piede nella ferita della gamba –toccare la mia famiglia è stato il più grande errore della tua vita e sarà il tuo più grande rimpianto mentre mi implorerai di ucciderti.
-Atsumu- Kiyoomi gli mise una mano sulla spalla, il biondo però non sembrò accorgersi di lui, i suoi occhi che continuavano a fissare la vittima ricoperta di sangue ai suoi piedi.
-Ehy, amore- sussurrò più piano mentre metteva la sua mano sopra quella che teneva la pistola. Questo fece bloccare Atsumu e girare confuso verso di lui –Omi?
-Sì, sono qui- rispose con un leggero sorriso mentre gli faceva abbassare l’arma –va tutto bene, è finita.
Atsumu fece di nuovo per guardare verso l’uomo con tre proiettili addosso che continuava a lamentarsi ai loro piedi, ma Kiyoomi glielo impedì afferrandogli il mento per fare in modo che mantenesse lo sguardo fisso su di lui –ci penseranno gli altri a lui, dovresti andare da Osamu adesso.
Atsumu strabuzzò gli occhi come se si fosse riconnesso alla realtà solo in quel momento, infine corse da suo fratello.
Sakusa sorrise nel vederli abbracciarsi con forza e scoppiare entrambi in lacrime. Probabilmente si sarebbero presi in giro a vicenda per quella dimostrazione di debolezza, ma per il momento andava bene così.
Lasciando quindi i due gemelli nella loro privacy (per quanto fosse possibile con tutte quelle persone in giro) andò ad occuparsi di tutto il resto. Consegnò il computer dove gli avevano chiesto di lavorare affermando di portarlo in agenzia per esaminarlo, si mise in contatto con Meian e gli spiegò per bene la sua versione di storia, così come il suo capo lo assicurò che non ci sarebbero stati problemi con quello che aveva fatto: aveva agito sotto ricatto ma aveva comunque trovato un modo per tenerli in contatto. La squadra di Bokuto infine si ritirò e dopo un invito ad andare con loro Kiyoomi gli disse di precederli e che lui e Atsumu li avrebbero raggiunti presto, avevano comunque la loro macchina da dover portare.
Mentre tutte le auto si allontanavano la casa si fece silenziosissima, Kiyoomi trovò Atsumu seduto sul divano da solo, i suoi occhi fermi in un punto fisso a rincorrere i suoi pensieri.
-Dov’è Osamu?- gli domandò sedendosi al suo fianco e passandogli un braccio sui fianchi.
Atsumu sospirò e si accoccolò contro di lui –è andato in ospedale con Suna, hanno detto che la pallottola non aveva colpito alcun organo vitale e che anche se aveva perso molto sangue non era in pericolo di vita.
Sakusa sospirò di sollievo –Questa è una bella notizia.
Atsumu non rispose, quindi Kiyoomi se lo strinse di più contro e lo costrinse ad alzare lo sguardo verso di lui, nei suoi occhi vide tutto il turbamento che stava provando e con voce calma si ritrovò a rassicurarlo mormorando diverse parole –Stiamo bene, stiamo tutti bene, è finita amore, è tutto finito.
-Io l’avrei ucciso- sussurrò dopo qualche secondo il biondo, mostrando tutte le sue debolezze –era disarmato di fronte a me e l’avrei ucciso comunque senza battere ciglio.
-Ma non l’hai fatto.
-Ma avrei potuto! Omi stavo per…
-Atsumu. Non l’hai fatto.
La sua voce era sempre più disperata –Ma se tu non fossi stato lì…
-Io sarò sempre lì. Sempre. Capito? Ed è stata normale la tua reazione, quell’uomo ha preso in ostaggio tuo fratello, ha quasi ucciso Suna e ha ricattato me. Avrei reagito allo stesso modo, chiunque lo avrebbe fatto, è un istinto umano. L’importante è che tu ti sia fermato, okay?
Atsumu sembrò convincersi e infine annuì.
Kiyoomi sapeva che non era così facile e che quell’evento non sarebbe stato scordato facilmente, ma erano insieme e questo era abbastanza per poter affrontare tutto.
Lo baciò lentamente e solo grazie a questo il biondo si rilassò definitivamente tra le sue braccia.
Passarono diverso tempo semplicemente a coccolarsi fino a quando Atsumu non sbuffò una risata –immagino che ‘Samu faccia prima a cambiare casa piuttosto che pulire sto schifo. Il sangue sono sicuro non andrà più via.
Kiyoomi alzò le spalle –Conosco qualche trucco per pulire anche quello.
Atsumu gli lanciò uno sguardo divertito –Certo che lo fai.
Rimasero in un silenzio calmo per qualche altro tempo, poi Atsumu si alzò e gli porse la mano –andiamo.
Sakusa l’accetto mentre però chiedeva –Dove stiamo andando?
-A chiedere a Meian una pausa che decisamente meritiamo dopo tutto questo, così che possiamo partire e sposarci.
Sakusa sorrise mentre le sue guance si coloravano per l’imbarazzo –è una proposta?
-No, è un fatto.
Kiyoomi rise tirandolo per mano e facendolo fermare, ormai erano a pochi passi dalla macchina.
-Va bene- sussurrò infine e tornò a baciarlo come non si sarebbe mai stancato di fare.
  
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