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Autore: lizardiana    05/10/2021    4 recensioni
Raccolta di One-shot sui lati più intimi e nascosti degli abitanti della prefettura di Kanagawa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
In un raro momento di pausa ho avuto una piccola ispirazione che ha dato vita a questo progetto: una antologia dedicata a fobie e manie dei personaggi di SD.
Siete tutti invitati a contribuire a questa raccolta, chiunque volesse proporre una storia può scrivermi e io provvederò alla pubblicazione! Si può scegliere qualsiasi personaggio, rating e argomento (modificherò le caratteristiche della storia nel caso).. spero di sentire molti di voi :)

E ora.. si parte!!

 


1. Kaede e Hanamichi



Non sapeva dire con precisione quando quella sua mania fosse incominciata.


Lo conosceva ormai da due anni, giorni intensi di condivisione di gioie e dolori, partite, trasferte, pasti e stanze di Ryokan. E in quei due anni lo aveva osservato, tanto. A dirla tutta lo guardava, sempre.
Ma mai prima di quel giorno aveva sentito di non poter proprio più resistere.


Perché Hanamichi Sakuragi non mangiava: si abbuffava.
Che fossero una merenda tra una lezione e l’altra, un pasto sul tetto della scuola, una cena offerta dal capitano. Non c’era modo di vederlo mangiare come una persona normale, composto e posato.

E faceva un chiasso colossale! Parlava con la bocca piena e si faceva cadere il cibo dalle labbra mentre con la
sua caratteristica esplosività girava tra i tavoli a disturbare tutte le persone intorno.
Non lui, ovvio, con lui restava sempre un poco distante; quel metro di sicurezza che veniva cancellato solo quando dovevano pestarsi di santa ragione.
Certo, il loro rapporto non era più quello dei primi mesi del primo anno di scuola, quando l’esistenza dell’altro
non era che fastidio. Ora si passavano la palla, non cercavano più di darsi fastidio in continuazione; ora si osservavano. A distanza. Quel metro che gli impediva di fare entrare in collisione i rispettivi sistemi solari.

Anche quel giorno Hanamichi lo guardava, occhiate lanciate di sfuggita attraverso il tavolo del fast food, mentre si cenava con tutta la squadra come premio per aver stravinto la partita di qualificazione al torneo Invernale di prefettura.
Hanamichi guardava Kaede, mentre ingurgitava il suo terzo Big Mac, le dita sozze di salse che generosamente si era aggiunto vuotando i piccoli contenitori da venti centesimi. La bocca ormai lucida di grasso animale e formaggio fuso, un rigolo di quella poltiglia che colava giù dall’angolo della sua bocca, colava sul mento e poi giù sul collo..

“Questo è troppo!”. Kaede si alzò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo. Il silenzio calò tra loro, immobili per l’improvviso scoppio del volpino. 
Dribblò la sedia, girò attorno al tavolo e gli si portò davanti. “In bagno a lavarti, ora, doaho!”. Parlò mentre già lo strattonava, stringendogli un braccio tra le dita e costringendolo così ad alzarsi e a seguirlo verso il fondo del locale, dove una porta gialla separava la sala dai servizi.

Hanamichi rideva, mentre Kaede lo trascinava dietro di sé. Arrivati davanti alla porta, il moro la spinse con forza, facendola sbattere contro il bidone della carta e rovesciandolo a terra. Due ragazze che si trovavano davanti agli specchi per ritoccarsi il make-up prima di tornare al loro appuntamento saltarono dallo spavento.
Kaede le fissò: "fuori da qui" ringhiò, spostando Hanamichi per lasciarle passare. Le due lo guardarono e arrossirono, scivolando velocemente fuori dalla stanza. Kaede fu un lampo: spinse dentro il rosso, sempre stringendolo tra le dita e si tirò dietro la porta, girando la serratura. Poi a grandi falcate raggiunse la parete di fronte e lì vi spalmó la schiena di Hanamichi. Che non rideva più tanto.

Kaede sentiva il respiro pesante. Le guance in fiamme. La salivazione a tremila.

"Volpe, non starai esagerando?". Guaí.

Kaede ebbe un attimo di lucidità a quelle parole, davanti a quegli occhi. Ma poi.
Poi Hanamichi si portò il pollice al mento, per raccogliere un po' di salsa che ancora lo ungeva. E fu black-out.
Kaede si lanciò su di lui, facendo aderire tutta la parte inferiore dei loro corpi, una gamba tatticamente infilata tra le cosce del rosso a tenerle divaricate, la mano incriminata tenuta stretta all'altezza del polso, l'altra piantata contro il muro sopra quella zazzera che anarchicamente stava ricrescendo dopo l’ennesimo taglio a quasi zero.
Come un animale famelico si avventò su quel dito, lo leccò, succhiò, ne mordicchió la punta.

Hanamichi emise un suono goduto, ma Kaede era talmente in trance da non rendersi conto della sua reazione particolarmente compiacente. Ma ad ogni modo, non gli lasciò troppo tempo per capire cosa stava succedendo che gli lasciò la mano per afferrargli i capelli, tirandogli la testa indietro.
"Nessuno ti ha mai detto che sei scandaloso quando mangi?" Ringhiò. Ma non aspettó davvero la risposta a quella domanda, perché in un istante la sua lingua ricoprì tutta la pelle unta, partendo dal collo, risalendo il mento, terminando la corsa sulle sue labbra.
"Sei sporco, Hanamichi" gli ringhiò a pochi millimetri dalla sua bocca.
Il rosso lo guardò incredulo.
“E questo te lo fa venire duro, volpe?” rispose, strofinandosi contro quel rigonfiamento che aveva iniziato a premergli sulla coscia.
Kaede non rispose a parole, ma premette ancora di più il suo corpo, rifiondandosi a divorare quella bocca peccatrice. La violó con la sua lingua in preda ad estasi sensoriale, andando alla ricerca degli stessi sapori all'interno, trovando sì un tripudio di gusti. E la lingua di Hanamichi, stupita ma entusiasta dell'incursione inaspettata, rispondeva sempre con più passione a quell'invito a ballare.


Kaede si separò improvvisamente, controllando il viso del ragazzo che teneva tra le sue grinfie.

“Ora sei pulito” disse, facendo due passi indietro. “Vedi di contenerti in futuro o non riuscirò a trattenermi”.
Lapidario, freddo come sempre. Si voltò e uscì dal bagno, non prima di essersi dato una aggiustatina al contenuto delle mutande.
Hanamichi lo fissò incredulo. Scivolò con la schiena contro il muro, portandosi a sedere. Scoppiò a ridere, tirandosi una manata in faccia.

“Kitsune maniaca..” ridacchiò.

E da quel giorno in poi il suo bento abbondò involontariamente di maionese.



Fine
   
 
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