Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Dromeosauro394    05/10/2021    0 recensioni
[Raccolta di one-shot per il Writober 2021 di Fanwriter.it]
“Old stories are like old friends, you have to visit them sometimes”.
Ed è proprio su delle vecchie storie e dei vecchi personaggi del mondo di Westeros che si concentra questa raccolta. Forse non tutti li conoscono, ma le loro storie meritano una visita ogni tanto.
1. Rhaena Targaryen
2. Garlan Tyrell
3. Jacaerys Velaryon e Sara Snow
4. Aegon Targaryen III
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Snow and smoke

“Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it”

 

Prompt: Neve

 

N° parole: 1203

 

A song of snow and smoke

 

Fece attenzione a dove metteva i piedi, cercando di non far scricchiolare alcun ramoscello.

“Se qualcuno ci vede dirò che dovevo controllare Vermax”.

Dietro di lui, stagliato contro il cielo notturno, incombeva il profilo di Grande Inverno. Il vapore che si alzava dalle sorgenti calde dava all’intero parco degli dei un’atmosfera spettrale. Jace si strinse nella pelliccia, qui si sentiva davvero la presenza degli antichi dei.

Arrivò nello spiazzo davanti l’albero del cuore, ma nessuna traccia di lei.

«Sara» bisbigliò. «Sara»

Jace scrutò tra gli alberi innevati, ma vide soltanto grigio e bianco.

La faccia scolpita dell’albero diga sembrava fissarlo severa. Dopo poco sbuffò e si allontanò.

“Non sarei dovuto venire neanch’io”.

Prese la strada accanto alle sorgenti fumanti… ed eccola. Stava accarezzando il muso a Vermax. Il drago giallognolo emetteva piccoli versi di piacere e scuoteva le scaglie nere ogni volta che la mano della ragazza saliva lenta e delicata.

Il ragazzo avanzò verso di loro. Sara si girò, la luna le illuminò il viso pallido, incorniciato da lunghi capelli neri. Due occhi grigi e seri lo fissarono: occhi di Stark. “Non Stark, Snow”.

«Credevo non saresti venuto».

«Anch’io».

Si avvicinò e pose la mano sul muso di Vermax accanto alla sua. La pelle del drago era calda. Le loro mani guantate si strinsero.

«Jacaerys…»

Si tolse un guanto e le accarezzò la guancia liscia.

Le loro labbra si unirono nell’aria fredda. Jace inspirò l’odore dei suoi capelli.

“Questo è sbagliato. Non posso farlo. Non devo”. Ma non era la prima volta che succedeva e anche questa volta non si fermò.

Vermax grugnì, infastidito che a lui non toccassero più carezze. Il giovane drago strisciò via verso le sorgenti calde, l’unico posto dove si sentisse a suo agio in quell’inferno di ghiaccio.

Sara prese il principe per mano e si diressero sotto l’albero del cuore.

 

Rimasero a baciarsi e accarezzarsi come le altre notti, Sara distesa contro il legno pallido e lui sopra di lei. Quella notte però ogni bacio era piacevole e tremendo. “È l’ultima volta”.

Sara fece salire la mano sulla sua coscia.

Jace si staccò non un gemito. Si fissarono con i loro respiri che risalivano come pennacchi di fumo.

Non si erano mai spinti così oltre.

«Sara» le fermò la mano. «Non posso. Non possiamo».

«Domani ripartirai. Ti prego Jace».

Il ragazzo sospirò. «Ti ho già disonorato oltre ogni limite».

«Non mi disonorerai» sollevò la testa verso la volta di rami sopra di loro. «Siamo sotto l’occhio degli dei. Uniti davanti a loro».

Gli occhi marroni di Jace si specchiarono in quelli grigi di lei.

“Cosa sto facendo?! Sono erede al trono. Madre conta su di me. Baela… Come posso farle questo?” Ma Baela era sua cugina e praticamente una sorella per lui, cresciuti insieme a Roccia del Drago, ogni giorno passato insieme. “Ma il sangue del drago va mantenuto puro. Come se io fossi di sangue puro”.

Per la prima volta nei suoi quindici anni capì tutte quelle storie di cavalieri scissi tra il proprio onore e l’amore.

«Ti amo Sara» bisbigliò.

Riprese a baciarla con foga. Le loro mani corsero a sfilarsi i vari starti di pellicce. Voleva assaporare ogni momento. Non sentì l’aria fredda quando finalmente toccò la sua pelle nuda.

 

Restarono avvolti nelle pellicce tenendosi stretti.

Sara aveva la testa sul suo petto e gli passava lenta un dito sul braccio.

«Pensavo a tutte quelle storie in cui la ragazza bastarda finisce insieme al principe di turno. Suonavano così ridicole. E invece…» disse la Snow sorridendo.

Jace rimase in silenzio. «Beh…», non riusciva a credere di starlo per dire ad alta voce, «sono bastardo anch’io». La gola gli bruciò mentre lo diceva.

Sara inclinò la testa verso di lui.

«Sì. Tutte le voci sono vere. Sono uno Strong, non un Velaryon. Sono una farsa» disse con una risata strozzata. «Quando ero piccolo non capivo perché dicessero che Laenor non era il mio vero padre. Nonno Viserys diceva che erano menzogne e così mia madre; perciò, doveva essere così, no? Ma ora capisco. Insomma, basta guardarmi». Si strinse una ciocca di capelli bruni, non certo l’argento di Valyria.

Sara gli passò una mano sul viso. «Tu sei un principe».

«No, non lo sono. L’intera mia pretesa al trono è una bugia. Sono un bastardo! Tutti fanno affidamento su di me, nessuno appoggerebbe mia madre se lo ammettessi. E lo sanno tutti. Lo so che lo sanno. Probabilmente lo sapevi anche tu».

«Io ho solo visto un ragazzo a cavallo di un drago. Questo ti rende principe abbastanza per me e dovrebbe farlo per chiunque».

Jace le strinse la mano. «Ma se invece fossi un bastardo, se perdessi il mio titolo, non dovrei più sposarmi. Potrei abbandonare tutto e venire qui con te».

Sara ritirò la mano. «Sai che questo non lo puoi fare. L’hai detto tu stesso che nessuno appoggerebbe più i Neri. Domani ripartirai in volo Jace, lo sappiamo entrambi. Sapevi che un fiocco di neve come me si sarebbe sciolto col fuoco di drago. Abbiamo avuto questa notte e nessuno ce la potrà togliere».

Gli occhi gli divennero umidi. Com’era possibile fossero arrivati a questo? Doveva venire a conquistare l’appoggio di lord Stark, neanche sapeva avesse una sorella bastarda. Era successo tutto così velocemente: le passeggiate, le risate, il volo attorno a Grande Inverno e Sara che gli stringeva le mani attorno al petto. «È così piccolo. Sembra un castello di neve». Poi era venuta la prima notte nel parco degli dei e il primo bacio. “E ora è finita”.

Si rivestirono in silenzio.

Si incamminarono verso l’uscita quando videro che Vermax era uscito dalla sua tana. Il drago, grande poco più di un cavallo, stava acciambellato sulla riva, la neve sciolta attorno al suo corpo. Emetteva un verso che non gli aveva mai sentito fare come di pigolio. Si chinò accanto al muso nascosto tra le ali e gli solleticò la nuca. «Ehi bello, cos’hai?»

Il drago sollevò lentamente la testa. La luce della luna filtrò fra le ali e si rifletté su un piccolo oggetto bianco e scintillante, come neve appena caduta. “Vermax è un maschio. Com’è possibile?”

«È… È un uovo» esclamò Sara.

Jace fissò immobile l’uovo. Si chinò lentamente e allungò il braccio. Vermax fece un verso irritato. «Tutto apposto bello. Cioè bella».

Prese delicatamente l’uovo tra le dita, e sentì un piacevole tepore.

Si avvicinò a Sara. La ragazza sfiorò le piccole scaglie con sguardo incantato.

Le poggiò l’uovo tra le braccia.

«È tuo».

«Cosa? Jace non puoi…»

«Posso. Devo. Ti lascio questo e una promessa. Ho delle responsabilità verso la mia famiglia. Manca ancora molto prima che io debba sposare Baela. Se riusciremo a prendere il Trono prima di allora, tornerò da te. Non mi interessa ciò che diranno, possiamo prendere Vermax e andare dove vogliamo. Nessuno ci troverà».

Sara fissò l’uovo.

Jace sorrise. «Magari quando tornerò avrai un drago anche tu».

Sara sollevò quegli occhi di Stark, grigi, seri, occhi abituati a sopravvivere al freddo.

«Tornerò. Te lo giuro. Lo giuro sulla terra e sull’acqua, Lo giuro sul bronzo e sul ferro. Lo giuro sul ghiaccio e sul fuoco».

Sara premette le sue labbra su di lui, Jace le assaporò un’ultima volta.

   
 
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