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Autore: LorasWeasley    06/10/2021    1 recensioni
AU|Agenti del governo [kuroken]
"-Trovati!- urlò infine.
Dopo nove ore e altrettante applicazioni usate era riuscito a risalire all’indirizzo iniziale del video che era stato caricato in rete.
Intorno a lui scoppiò il caos mentre il loro capo dava indicazioni sul da farsi a tutte le squadre disponibili.
-Io vado- Kenma sentì la voce di Kuro alle sue spalle, il suo fidanzato era a capo della squadra d’assalto, quindi eventi del genere erano all’ordine del giorno."
Genere: Azione, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Nekoma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Promesse'
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Ciao!
Ecco la seconda storia della serie "Promesse" MA si può tranquillamente leggere senza aver letto la prima.
Tutte e tre le storie sono accumunate dall'essere ambientate nello stesso universo: lavorano come agenti del governo e ogni profettura ha un'azienda che si occupa delle questioni del territorio (in questa il Nekoma a Tokyo, nella scorsa i BJ a Osaka).
Oltre questo il filo conduttore con la storia precedente sono i terroristi: nella scorsa volevano i codici per entrare nella prigione nell'isola di Izu Ōshima (inventata da me), dopo che il loro piano è stato sventato, diversi mesi dopo hanno deciso di provarci con Tokyo.
Buona lettura e a venerdì con l'ultima storia della serie!
Deh
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La promessa di una nuova vita


 
Erano nove ore che ormai Kenma stava seduto alla sua scrivania, digitando velocemente sui tasti e controllando tutti e tre i monitor che aveva davanti. I suoi occhi bruciavano ma la crisi era ancora in corso e il mezzo biondo non poteva abbandonare la sua postazione.
Era iniziato tutto quella mattina: una bomba era stata fatta esplodere in un centro commerciale nel pieno centro di Tokyo e, oltre il caos che si era creato solo per quel fatto, un video era stato pubblicato, dove un gruppo di terroristi con il volto coperto chiedeva di lasciare liberi tutti i carcerati che si trovavano nella prigione di massima sicurezza nell’isola di Izu Ōshima, altrimenti ogni ora sarebbe esploso un altro luogo gremito di persone.
Ovviamente non era un qualcosa che il governo giapponese poteva permettersi di patteggiare e così era stata la loro agenzia a doversi occupare della situazione.
Avevano fatto evacuare i grandi centri, avevano imposto un coprifuoco e avevano iniziato le ricerche. Sapevano che i terroristi si trovavano nella prefettura di Tokyo, tuttavia questa non era abbastanza piccola da poter favorire le ricerche, inoltre il gruppo mantenne fede alla promessa e ogni ora, puntuale come un orologio, un luogo pubblico veniva fatto saltare in aria. Erano riusciti a prevenire solo tre esplosioni ma del gruppo ancora nessuna traccia.
Kenma, essendo il capo analista dell’agenzia, aveva dovuto fare tutto da solo e i pochi risultati che era riuscito a raggiungere in quelle ore non solo l’avevano innervosito, ma l’avevano portato a dover lavorare di più.
-Trovati!- urlò infine.
Dopo nove ore e altrettante applicazioni usate era riuscito a risalire all’indirizzo iniziale del video che era stato caricato in rete.
Intorno a lui scoppiò il caos mentre il loro capo dava indicazioni sul da farsi a tutte le squadre disponibili.
-Io vado- Kenma sentì la voce di Kuro alle sue spalle, il suo fidanzato era a capo della squadra d’assalto, quindi eventi del genere erano all’ordine del giorno. Kenma si limitò ad annuire senza neanche guardarlo mentre continuava a fare ricerche per avere tutto sotto controllo all’arrivo della loro squadra.
Passò dieci minuti a recuperare tutte le informazioni disponibili poi si avviò nella sala conferenza, nella quale tutti gli altri lo stavano aspettando e dalla quale avrebbero seguito l’attacco in diretta grazie a microfoni e telecamere.
-I satelliti sono tutti posizionati- informò prendendo posto –il luogo è un complesso di condomini, i piani sono tutti occupati quindi immagino che, se non vogliamo che la nostra squadra bussi porta per porta, dobbiamo trovare un diversivo per mandare la gente fuori.
-Non rischiamo di perderli se diamo loro la possibilità di scappare?- fece presente Lev.
-Se quello è il loro covo dubito che vorranno lasciare la casa tanto facilmente, inoltre abbiamo abbastanza telecamere nella zona da poter riconoscere i volti di tutti. Se scapperanno faremo una ricerca incrociata e sapremo i loro volti. A quel punto non potranno più fuggire.
Lev annuì convinto e nessun’altro sembrò avere qualcosa da ridere, così il loro capo Nekomata gli fece segno di proseguire con quel piano.
Mancavano cinque minuti all’arrivo della squadra quindi Kenma si premurò di attivare l’allarme antincendio del condominio per far riversare la gente fuori.
-In quali appartamenti sono rimaste persone?- domandò infine Kuro dopo essere arrivato sul posto.
Kenma controllò con la visione termica dei droni che circondavano l’edificio e lo informò –Due al secondo piano, uno al quarto e uno al quinto. Al secondo però le persone registrate come affittuari sono anziani, quindi probabilmente non hanno lasciato la casa perché non potevano muoversi.
Kuro ringraziò per le informazioni e iniziò a coordinare la squadra sul posto. Divise i suoi uomini in due gruppi mettendo a capo Yamamoto per quello che avrebbe dovuto creare un perimetro e assicurarsi che nessuno andasse via. La sua squadra invece, formata da otto persone, sarebbe entrata.
Nella sala conferenze stavano assistendo in silenzio all’azione. Erano tutti stanchi e stremati per l’intera giornata e volevano solo che tutto quello finisse una volta per tutte.
La telecamera impostata sul giubbotto di Kuro riportava immagini mosse mentre il ragazzo correva nel salire le scale, erano tutti concentrati su quel video quando si sentì un forte rumore e lo schermo divenne tutto nero e silenzioso.
Kenma si voltò di scatto a controllare l’immagine del satellite e si sentì morire quando vide l’enorme esplosione che fece crollare l’intero palazzo.
 
Kuro e Kenma stavano passando una delle loro rare giornate libere insieme. Kuro aveva deciso di dare una sistemata al giardino e, mentre lui si occupava di questo, Kenma si era messo comodo sul dondolo giocando e dandogli un aiuto verbale di tanto in tanto.
Chiacchieravano del più e del meno ed era una scena talmente domestica da far sentire entrambi in pace con loro stessi.
Kenma lanciava un po' troppo spesso sguardi nascosti al suo ragazzo: la sua pelle che luccicava per il sudore, il sole che gli illuminava i capelli scuri, i pettorali nudi… sì, non avrebbe potuto chiedere nient’altro. Pensava che la loro vita fosse perfetta così e pensava che anche l’altro condivideva questo pensiero, cosa che scoprì essere non vera solo poco tempo dopo.
Da oltre la staccionata si sentì la voce di un bambino che urlava –Attenzione!- e poi una palla da pallavolo che cadeva nel loro giardino facendo scappare i loro gatti spaventati.
Il bambino dell’urlo si affacciò nel loro giardino e con sguardo mortificato chiese –Mi scusi signore, potrebbe ridarmi la palla? Prometto che non lo farò più.
Kenma vide il suo ragazzo sorridere intenerito e andare a raccogliere l’oggetto in questione, quando gliela riconsegnò lo rassicurò –Non preoccuparti, una palla non può far male a nessuno ed è normale che qualche volta non va dove l’abbiamo indirizzata, ci vuole tanto allenamento per quello. Io ci ho messo anni per imparare!
Il bambino s’illuminò –Lei giocava a pallavolo?
Parlarono per qualche minuto fino a quando il bambino non fu richiamato dalla madre e questo corse via salutando a gran voce Kuro.
Kenma aveva un leggero sorriso in volto e se ne accorse solo quando Tetsuro si voltò verso di lui e arrossì nel vedere la sua espressione.
-Non guardarmi così- borbottò poi.
Kenma rise commentando –Non pensavo avessi un istinto paterno.
Kuro avrebbe dovuto rispondere con una battuta, ma il suo volto si fece pensieroso e andò a sedersi di fianco a lui per poi sussurrare –In realtà vorrei dei figli.
Kenma si irrigidì al suo fianco per poi chiedere dopo qualche secondo di silenzio –Con me?
Tetsuro rise –Certo gattino, con chi altro dovrei volerne?
Kenma non rispose, Kuro perse la sua risata –Tu… non ne vuoi?
-Non sono sicuro di essere pronto ad essere genitore. Non sono sicuro neanche di esserne capace.
Il suo sguardo si era fatto basso e pensieroso, Kuro quindi lo costrinse delicatamente ad alzare il mento mentre gli parlava –non ti costringerò ad avere dei figli se non è quello che vuoi, questo di sicuro non cambierà l’amore che provo nei tuoi confronti. Ma se pensi di non essere adatto ad essere genitore ti sbagli di grosso. Tu ti prendi cura delle persone in un modo tutto tuo, dando conforto silenzioso ed essendo sempre presente. Inoltre vedo come ti prendi cura dei nostri gatti, preoccupandoti quando sono in ritardo per i pasti anche solo di dieci minuti o quando vedi che inizia ad annuvolarsi e loro sono fuori, vedo anche come ti senti in colpa quando facciamo dei turni troppo lunghi e li lasciamo da soli per molte ore.
Le guance di Kenma si fecero rosse e balbettò qualcosa di incomprensibile, Kuro però non aveva finito il discorso e continuò –già posso immaginare tutto, io che mi sveglio e trovo te e il nostro bambino a dormire abbracciati, così belli che passerei ore lì solo a guardarvi.
Kenma ebbe quella stessa visione ma da un punto di vista diverso: vide Kuro e un ipotetico bambino uguale a lui che dormivano scomposti e con i capelli scompigliati, li vide giocare a mare, li vide mentre gli insegnavano a giocare a pallavolo e li vide tutti e tre sul divano a guardare un film abbracciati.
Era un pensiero talmente bello che si chiese come mai non ci avesse pensato prima.
Non era però una decisione che avrebbe potuto prendere da un momento all’altro, quindi infine mormorò –Sembra una bella idea… ci penserò.
Kuro si aprì in un sorriso talmente luminoso che fece ricordare ancora una volta a Kenma quanto lo amasse –Ne sono felice! Inoltre non dobbiamo farlo subito! Insomma, dubito che possiamo crescere un figlio se entrambi continuiamo a lavorare per il governo tutte quelle ore al giorno. Ma un giorno lo faremo, tanto abbiamo tutto il tempo del mondo, no?
 
Kenma aveva perso il contatto con il suo corpo. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ogni cosa era ovattata e nera mentre un pensiero fisso galleggiava nella sua mente: Kuro è morto.
Sentì delle urla e solo quando Yaku lo scosse si rese conto che era lui stesso a crearle.
Si sentiva soffocare, il suo cuore batteva talmente veloce che Kenma era sicuro gli sarebbe uscito dal petto, Yaku era proprio di fronte a lui ma il biondo non riusciva a metterlo a fuoco come si deve.
Kuro non tornerà mai più.
Yaku si voltò e urlò qualcosa a qualcun altro, Kenma non riusciva a sentire nulla di quello che l’uomo più grande stava dicendo.
Non l’ho neanche salutato mentre andava via. Qual è stata l’ultima cosa che gli ho detto? Quando ci siamo baciati per l’ultima volta?
Qualcuno gli mise tra le braccia un indumento e il profumo di Kuro invase le sue narici, sussultò e si strinse la giacca del suo ragazzo al petto, nascondendo il volto in essa e respirando profondamente.
Questo riuscì a far calmare in parte il suo attacco di panico mentre si scioglieva in un violento pianto.
Pian piano tornò anche a riprendere contatto con la realtà, sentì un sacco di voci che urlavano ordini sia a chi era sul campo sia a chi stava lavorando in agenzia. Si focalizzò però su una discussione che stava avvenendo al suo fianco perché lo riguardava in prima persona.
-Abbiamo bisogno che lo faccia lui!- stava dicendo la voce di un suo superiore, Kenma non aveva idea di chi fosse.
Yaku rispose con un ruggito –è sotto shock! Ha visto morire il suo ragazzo davanti ai suoi occhi! Come può pretendere che torni a lavorare!?
Lavorare? Per quanto gli riguardava il mondo sarebbe potuto esplodere e a lui non sarebbe importato.
-È l’unico che può farlo!
-Ma non è nelle condizioni!
-Bene! Se proprio vuole buttare così il sacrificio di Kuro che ben venga! Se quei terroristi ci scappano la sua morte sarà stata vana!
Kenma alzò la testa di scatto a quella frase e mormorò meccanicamente –Cosa devo fare?
Non avrebbe permesso a nessuno di denigrare o insultare quello che Kuro aveva fatto per tutti loro.
Quello che successe dopo fu come un sogno confuso, Kenma sapeva di essere tornato alla sua postazione e sapeva anche che le sue mani si stavano muovendo veloci sulla tastiera in ricordo al lavoro che aveva svolto molte altre volte.
Le lacrime continuavano a scendere silenziose sulle sue guance e la sua mente era invasa da tutti i ricordi che conservava gelosamente di lui e Tetsuro.
La prima volta che si erano conosciuti, Kuro che lo raggiungeva in classe per fargli compagnia anche se era più grande e popolare di lui, i loro pranzi sul tetto della scuola, le loro battaglie alla playstation, le loro partite di pallavolo, il loro primo bacio dato dopo una sconfitta ai nazionali, la prima volta che avevano fatto l’amore e la prima volta che aveva capito quanto lo amava e quanto avrebbe voluto passare la vita insieme a lui.
Cosa faccio adesso? Perché mi ha lasciato solo?
Senza rendersene conto era riuscito a rimettere in funzione quei pochi droni che non erano stati coinvolti dall’esplosione e, con l’aiuto del satellite, aveva guidato Yamamoto e la sua squadra a catturare infine il gruppo di terroristi che avevano stravolto Tokyo per un’intera giornata.
Kenma non ricordava di aver fatto nulla di tutto questo.
Yaku gli mise una mano sulla spalla e mormorò –è finita.
Quella parola entrò come un macigno nel petto del biondo. È finita. Sia la missione che la mia vita.
Si alzò lentamente e continuando a stringersi la giacca al petto si avviò in silenzio verso l’uscita.
-Dove stai andando?- Yaku lo bloccò dopo solo pochi passi.
-Vado a casa…
-Non ti lascerò andare via in quel modo, sei sconvolto, non puoi guidare così!
Kenma gli fece un sorriso triste –Non m’importa di nulla ormai.
Yaku strabuzzò gli occhi e stava per dire qualcos’altro quando qualcuno urlò il suo nome e con urgenza lo chiamò –devi venire subito! Ho Yamamoto in linea e non capisco cosa sta dicendo!
L’uomo borbottò un’imprecazione e disse a Kenma di non muoversi da lì, per poi correre verso chiunque avesse bisogno del suo aiuto.
Kenma quindi riprese il suo tragitto fuori dalla struttura, cercò le chiavi della macchina nella giacca di Kuro e salì sul lato del guidatore.
Rimase fermo per qualche secondo, strinse le mani sul volante e infine scoppiò nel pianto più violento e triste di tutta la sua vita.
Non seppe dire quanto tempo passò quando con forza Yaku aprì lo sportello dal suo lato, Kenma però non era pronto a discutere con lui quindi si limitò a lanciargli uno sguardo disperato con gli occhi rossi e gonfi di pianto.
Perché la gente non poteva capire che voleva restare da solo?
Yaku, tuttavia, non sembrava fosse lì perché il biondo era andato via nonostante lui gli avesse chiesto di non muoversi, l’uomo infatti aveva gli occhi spalancati e l’affanno di chi aveva corso per raggiungerlo, teneva tra le mani stretto un telefono nel quale c’era una chiamata aperta.
-Kuro è vivo- mormorò porgendogli il cellulare –per un qualche miracolo è sopravvissuto ed è appena stato trovato, lo stanno portando in ospedale, adesso è al telefono.
Nuovi sentimenti invasero il corpo del più piccolo e per il sollievo iniziò nuovamente a singhiozzare. Prese il telefono dalle mani del suo amico e in un rantolo domandò –Tetsuro?
-Ehy, gattino- la voce di Kuro era rauca e flebile. Ma era la sua voce e sembrava un balsamo per la mente a pezzi di Kenma.
-Non piangere…- continuò quando ebbe in risposta solo un pianto convulso.
-Sei vivo- singhiozzò ancora e ancora –sei vivo… non mi hai lasciato solo…
Yaku nel frattempo gli fece capire di spostarsi dal lato del passeggero e, dopo che Kenma si arrampicò nell’altro sedile, l’amico occupò il posto alla guida, mise a moto e spiegò –Ti porto in ospedale.
Kenma gli lanciò uno sguardo grato per poi tornare a concentrarsi sulla voce del suo ragazzo.
Kuro provò a ridere, anche se venne fuori come un lamento –Sai che sono egoista… non potevo privarmi della tua presenza così facilmente… abbiamo ancora… ancora tante cose da fare…
-Sì! Sì! Abbiamo salvato Tokyo oggi! Non voglio più lavorare, voglio adottare tanti bambini con te e non lasciarti più andare!
-Davvero?
-Assolutamente! Dio, Tetsuro, ti amo così tanto…- pianse ancora –se penso che ti avevo perso, che non… che tu non…
Non riusciva neanche a dirlo.
-Sssh, non piangere amore… va tutto bene adesso… sto bene… saremo insieme presto…
Era ironico come Kuro, che riusciva a stento a parlare ed era appena uscito da un’esplosione mortale, lo stesse consolando quando doveva essere tutto il contrario.
-Ti amo- non era mai stato bravo a esprimere i sentimenti che provava verso di lui, non a parole almeno e di certo non davanti ad altre persone. Ma in quel momento Kenma voleva solo recuperare tutto quello che si era sempre tenuto dentro –Ti amo così tanto… sei la mia vita, io non posso farcela senza di te! Tu non puoi lasciarmi, hai capito? Tetsuro, non puoi! Non lo permetterò!- pianse ancora –Ti amo… ti amo così tanto…
 
Quando Kuro si svegliò si sentiva il corpo a pezzi, gli faceva male tutto e i ricordi gli tornarono alla mente poco a poco.
Dal momento dell’esplosione ogni cosa era confusa, ricordava di aver perso subito i sensi, ricordava un forte dolore e la voce di Yamamoto, ricordava poi di essere stato trasportato su un’ambulanza e solo su questa si era svolto quello che adesso era il suo ricordo più nitido: la sua conversazione al telefono con Kenma.
Non ricordava però com’era finita, quindi immaginava che fosse svenuto nel processo.
Notò che la stanza era poco illuminata e che fuori era buio: doveva quindi essere notte. C’era il leggero rumore del bip costante del macchinario collegato al suo cuore. E infine vide il piccolo corpo rannicchiato al suo fianco.
Kenma stava dormendo accanto a lui cercando di prendere meno spazio possibile, aveva una mano stretta sul camice bianco che gli avevano messo, la bocca aperta e i capelli scompigliati. Le sue guance erano piene di lacrime secche.
Quel piccolo dettaglio spinse Kuro a muovere una mano per accarezzargli la pelle, per quanto fosse doloroso anche quel piccolo movimento comunque sentiva il bisogno di farlo.
Sono vivo. Non ho abbandonato Kenma.
Il biondo si svegliò di scatto alzando la testa come scottato, i loro occhi si incontrarono e quelli del più piccolo si riempirono nuovamente di lacrime.
Tetsuro si affrettò a portare la mano dalla guancia ai suoi capelli per spingerselo contro, lo baciò dolcemente e questo fece sciogliere Kenma tra le sue braccia, anche se non impedì alle lacrime di riversarsi dai suoi occhi.
-Sei vivo- continuava a mormorare tra un bacio e l’altro –sei vivo.
Era come se il suo ragazzo non fosse ancora convito della cosa e avesse bisogno di ripeterselo più e più volte per crederci davvero.
Kuro quindi alzò anche l’altra mano e gli afferrò il mento a coppa per costringerlo a guardarlo –Guardami- sussurrò –Sto bene, okay? Sono qui con te e non vado da nessuna parte.
-Io ti amo- Kenma aveva ancora una voce disperata.
Kuro gli sorrise dolce –Anche io ti amo.
-Allora non lasciarmi mai più- si aggrappò più forte al suo camice come se non fosse certo della risposta dell’altro, come se Kuro avesse mai potuto volere qualcosa di diverso da un futuro con loro due insieme.
-Non lo farò.
-Promettimelo.
-Te lo prometto.
Tornarono a baciarsi e il macchinario collegato al suo cuore impazzì, ma come poteva Kuro trattenersi dall’essere felice quando aveva il motivo della sua felicità tra le braccia?
Quell’evento aveva indubbiamente segnato entrambi, ma anche per questo poterono iniziare un nuovo capitolo della loro vita insieme.
  
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