Primavera era illuminata da una luce soffusa, tipica
dell’alba, che rendeva i contorni delle cose sfocati e
evanescenti.
Mille delicati petali rosa coloravano l’aria, librandosi
leggeri senza mai toccare terra, mentre i maestosi ciliegi dai quali
provenivano spandevano un soave profumo nell’aria.
All’ombra dell’albero più grande stava
sdraiato un uomo.
Indossava un abito scuro ed elegante e stava sdraiato in una posizione
troppo rigida per dormire. Teneva le mani incrociate sullo stomaco a
reggere un candido giglio e il suo volto pallido appariva immobile e
troppo fisso, in un’espressione distante dalla quiete del
sonno.
Hikari, la guardiana di quel luogo magico, apparve
all’improvviso da dietro un albero e si diresse a passi
leggeri verso l’uomo immobile.
I suoi lunghi capelli neri danzavano leggiadri nella brezza mentre i
petali di ciliegio le vorticavano attorno, come attirati da lei.
Quando giunse vicino all’uomo si chinò su di lui,
ripiegando sotto di sè l’ampia gonna del suo
vestito verde bosco. I suoi grandi occhi viola si socchiusero in
un’espressione di riflessiva curiosità mentre
osservava l’uomo bruno.
Apparentemente soddisfatta dell’esame stese le sue bianche
mani su di lui, sfiorando l’aria prima sopra al suo viso, poi
sopra il suo cuore e infine sulle mani incrociate; poi si sedette sui
talloni e aspettò.
Dopo pochi attimi le palpebre dell’uomo tremarono leggermente
e si alzarono, rivelando due profondi e confusi occhi neri; le sue mani
non erano più incrociate e il fiore che teneva era sparito.
L’uomo si tirò lentamente a sedere e
lasciò vagare lo sguardo intorno a sé, sui
ciliegi che si estendevano a perdita d’occhio e sui piccoli e
fragili petali che si libravano nell’aria, poi si
fermò sulla ragazza accoccolata al suo fianco.
-Chi sei?- le chiese con voce roca
-Il mio nome è Hikari- rispose lei tranquilla- e sono la
custode di questo luogo. Qual è il tuo nome?
-Che luogo è questo? Come sono capitato qui?- chiese ancora
l’uomo
-Ogni cosa a suo tempo. Intanto dimmi il tuo nome- ribattè
lei
-Mi chiamo Itami
-Molto bene Itami. Ti trovi a Primavera e sei arrivato qui
perché sei morto.
-Che cosa?!- gridò l’uomo- Non è
possibile, io sono vivo! Lo saprei se fossi morto!
-Purtroppo ti sbagli- replicò Hikari con voce dolce- solo i
morti possono arrivare qui.
-Che cos’è questo, il Paradiso?!-
scattò Itami con tono sarcastico- E sentiamo, come sarei
morto?
-No, non è il Paradiso- rispose lei tranquilla- è
una sorta di Limbo, se vogliamo, dove finiscono le anime di coloro che
non apprezzano la vita. Tu sei morto suicida, ti sei impiccato nella
tua camera da letto, ed è per questo che sei qui.
-Ho capito, è uno scherzo. O è uno scherzo o sei
pazza. Io mi sarei suicidato?! E perché mai,
sentiamo…
-Non ne sono i motivi, non mi è dato conoscere
l’animo umano. Ma so che ti sei suicidato, altrimenti non
saresti qui. Questo luogo simboleggia la vita perché la
primavera è, da sempre, la stagione della vita e della
rinascita ed è proprio questo che Primavera rappresenta.
Vedi i petali che danzano? Ognuno di questi è
un’anima che non ha saputo apprezzare la vita, e qui espiano
la loro mancanza imparando ad amare ed apprezzare ogni singola cosa
della vita. Nel momento in cui un petalo cade a terra vuol dire che
l’espiazione è finita e che quell’anima
è pronta a rinascere. Per ogni petalo di ciliegio che cade
c’è un’anima che si libera ed un bambino
che nasce.
Itami la fissò senza dire niente, cercando di comprendere e
di accettare ciò che Hikari gli aveva appena detto, senza
riuscirci.
Lei restava seduta aspettando pazientemente.
Ad un certo punto, nel silenzio, un petalo fluttuante
cominciò ad abbassarsi e toccò terra con un dolce
tintinnio.
Si sprigionò un’intensa luce argentea.
Hikari si alzò con grazia e si diresse vero
l’anima che era appena comparsa. Era una donna esile, non
molto alta, con lunghi capelli ramati che si attorcigliavano in onde e
ricci sinuosi.
-Bentornata Midori- le disse Hikari
La donna si inginocchiò davanti a lei e le baciò
una mano:
-Stando qui a Primavera, ma soprattutto stando vicino a te, ho capito
la bellezza e la meraviglia della vita, sono pronta per la mia
rinascita.
-Fa buon viaggio- le augurò la guardiana, poi le
accarezzò il viso.
La donna si ripiegò su se stessa, come rimpicciolendo, fino
a divenire una scheggia luminosa di un verde intenso. Hikari la
raccolse nel palmo della mano e vi soffiò sopra. La luce
schizzò in alto, tra i petali, e sparì
nell’azzurro cielo.
Itami aveva osservato tutta la scena con occhi spalancati.
-Allora è tutto vero- sussurrò
Hikari si voltò a guardarlo con un’espressione
mesta sul volto.
-Sì- rispose- E’ tutto vero. Avrei voluto avere
più tempo per prepararti ma il momento è giunto.
Purtroppo i petali devono essere sempre mille, non uno di
più, non uno di meno. È tempo che tu cominci la
tua espiazione.
E prima che l’uomo potesse dire una sola parola lei si
chinò accanto a lui e lo baciò sulla fronte.
Ci fu un lampo di luce accecante e al posto di Itami apparve un piccolo
petalo rosa che prese a fluttuare.
Mille delicati petali di ciliegio coloravano l’aria, danzando
intorno alla guardiana di Primavera, che si incamminò
lentamente lungo le file infinite di ciliegi, svanendo dalla vista.