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Autore: Nao Yoshikawa    08/10/2021    8 recensioni
Hogwarts, anno 1943.
Draco Malfoy crede di essere diverso dagli altri, immune al carisma e al fascino di Tom Riddle, ma tale convinzione in realtà durerà poco. Di Tom Riddle, d'altro canto, in pochi sanno davvero qualcosa e nessuno è mai stato in grado di andare oltre la sua perfetta apparenza.
Draco lo detesta ma allo stesso tempo vuole essere come lui. Non può certo immaginare cosa Tom sia destinato a diventare.
"Insonnia? O forse stava tramando qualcosa. Sì, era la cosa più plausibile. Draco trattenne il respiro ed entrò, conscio del fatto che avrebbero discusso (o per meglio dire, lui avrebbe discusso da solo e Tom lo avrebbe ignorato con dignità e classe, come al solito).
«Dove andremo a finire se nemmeno il Prefetto rispetta le regole della scuola?» esordì, osservandolo a braccia conserte.
Tom alzò piano lo sguardo.
«Malfoy, mi sembrava di essere stato chiaro. Cosa ci fai fuori dal tuo letto a quest’ora?»
«E tu allora? Te ne stai qui a fare il bello e dannato davanti al fuoco?» domandò ancora."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Quod devotio
Eligere
 
Così l’Ordine della Fenice aveva iniziato a destare le prime preoccupazioni. Non a Lord Voldemort ovviamente, egli poteva contare sui suoi numerosi Mangiamorte. Non sarebbero stati quattro stupidi maghi dalle idee assurde a metterli in difficoltà, poiché di fatto il Mondo Magico era già sotto il loro dominio. Quanti ne avevano torturati e uccisi? Quanto terrore c’era adesso che il loro potere era così grande?
Ora che il suo potere era così grande. Lord Voldemort – un tempo Tom Riddle, ancora lui, da qualche parte – aveva lavorato tutta la vita per quel momento, ma non era certo uno stupido: Albus Silente aveva sempre avuto dei sospetti ed era sicuro che lo scontro finale, se mai ci sarebbe stato, sarebbe stato proprio tra loro.
Draco si alzò da terra dopo che era stato chino su quel corpo per un po’. Aveva i vestiti macchiati di sangue, questa volta era stato un po’ brutale con le torture, ma dopo anni era oramai abituato.
«Mio Signore?» lo chiamò Draco sforzandosi di non usare il suo vecchio nome, il nome che aveva abbandonato. Solo per qualche attimo il suo Signore gli era sembrato pensieroso.
«Ben fatto, Draco. Non è rimasto più nessuno?»
«Sono morti tutti» sussurrò. Qualche schizzo di sangue era finito sul suo viso.
Non solo lui, ma tutti i Mangiamorte erano sempre più brutali, forse impauriti da quella minaccia che si stava presentando.
«Allora non abbiamo più niente da fare qui. Succede questo quando qualcuno osa sfidarci. Che è di per sé un’idea molto stupida, non trovi?» domandò e Draco non rispose. Adesso voleva solo pulirsi.
Vent’anni prima non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata in questo modo: macchiata dal sangue e dalla colpa. Non pensava di essere una persona cattiva, solo una persona che aveva fatto una scelta, per amore. Forse non l’amore così come tutti lo intendevano, ma quella era la sua realtà.
 
Più tardi ebbe modo di pulirsi il viso e nel guardarsi allo specchio si rese conto che a stento si riconosceva. Era sempre lui, certo un po’ invecchiato, ma a stupirlo di più furono i suoi occhi: gli occhi di un assassino, di una persona che ne aveva viste tante.
Sapeva che ne sarebbe valsa la pena. Doveva essere così.
Ad un tratto sentì Dobby che lo chiamava e ciò lo innervosì.
«Dobby, stupido elfo, si può sapere che c’è?» domandò uscendo e tamponandosi una guancia con un asciugamano.
L’elfo, sempre fedele negli anni nonostante tutto, aveva le orecchie basse.
«Padrone… un gufo urgente da vostro padre. Si tratta di vostra madre…»
Non aveva avuto bisogno di aggiungere altro, il suo tono era stato più che esaustivo. Insieme a Scorpius, si smaterializzò direttamente a casa dei genitori per non dover perdere tempo e quando arrivò trovò proprio ciò che aveva temuto: sua madre era a letto e sembrava molto malata. E ciò era assurdo! Erano stati insieme il giorno prima e gli era sembrato che stesse benissimo. Era venuta anche Bellatrix, la quale nutriva un grande affetto per la sorella minore.
«Che succede?» domandò Draco, teso.
«Polmonite non ben curata. Qualche giorno fa tua madre è stata poco bene, quegli inutili Guaritori pensavano si trattasse di un’influenza. E invece adesso ha avuto una ricaduta! Vedrai come periranno per mano mia!»
«Non mi sembra il momento!» disse Draco, il quale era spaventato a morte. Non voleva perdere sua madre, lei era stata il suo sostegno per tanto tempo e la sola idea lo faceva impazzire.
«Non c’è… un modo?»
«Ci hanno già provato» disse Lucius, seduto su una sedia. «Non c’è niente da fare.»
Draco si trattenne dal piangere e andò al capezzale di sua madre. Narcissa appariva terribilmente fragile, respirava a fatica ma quando Draco si avvicinò i suoi occhi si erano illuminati per un attimo.
«Mio caro Draco… sono così felice che sia tu sia venuto.»
«Non sforzarti, madre. Vedrai che troveranno una soluzione.»
Narcissa scosse la testa, cercando la sua mano e stringendola.
«Draco, figlio mio, non andrà bene…»
«Non è il caso di essere così negativi.»
«No… non è di me che sto parlando. Del resto…te… Lord Voldemort… soffrirete molto entrambi… c’è distruzione nel vostro futuro.»
Draco pensò che sua madre stesse delirando, ma le sue parole lo colpirono e lo misero in allerta.
«No, madre. Non devi preoccuparti per questo, andrà bene.»
«Sii forte, Draco. Ti prego. Non hai mai avuto una vita facile e mi dispiace che sia dovuta andare così. Ma adesso devi farti forza.»
A Draco vennero gli occhi lucidi. Il suo respiro era sempre più flebile. Possibile che fosse troppo tardi? Che non ci fosse più niente da fare?
Annuì e poi susurrò a bassa voce.
«Grazie per esserci stata sempre, per avermi amato a prescindere da tutto.»
Poi le posò un baciò sulla fronte.
Un momento del genere lo aveva già vissuto. Sembrava che tutte le donne per lui importanti dovessero lasciarlo prematuramente. Come una sorta di maledizione.
Narcissa Malfoy spirò quella stessa notte, circondata dai suoi cari. Bellatrix, che era una donna forte e dura, si lasciò andare ad un pianto isterico, carico di rabbia. Lucius invece era bloccato in un mutismo altrettanto silenzioso. Draco era una via di mezzo, soffriva in silenzio per non essere di peso per nessuno. Scorpius però si era fatto forza perché non poteva vederlo soffrire in questo modo.
«Padre, non stare in silenzio. Se hai qualcosa da dire, dilla.»
Draco guardò suo figlio.
«Sto solo soffrendo, Scorpius.»
«Anche io e non mi sembra una cosa da poco. Mi dispiace, io… mi sento così impotente» sussurrò con le guance bagnate di lacrime. Al contrario di come suo padre aveva sempre fatto, Draco non aveva mai intimato a Scorpius di non piangere, non la considerava una cosa da deboli.
«Lo so… non c’è niente che possiamo fare» disse poggiando una mano sulla sua testa Scorpius non era più un bambino, oramai era della stessa altezza, eppure gli sembrava piccolo e fragile. Anche lui aveva sofferto tanto.
«Non è così. Qualcosa posso fare.»
Draco lo guardò. Ma certo, suo figlio voleva fare il Curatore, ma non aveva avuto l’occasione di dedicarsi agli studi al cento per cento. Non ancora.
«Cosa vuoi dirmi, Scorpius?» chiese Draco, che aveva iniziato a capire.
«Pensi che per me sarebbe possibile dedicarmi completamente agli studi per diventare Guaritore? Voglio dire… tu o Tom avreste qualcosa in contrario?»
Erano importanti le opinioni di entrambi.
Draco sorrise, dandogli una pacca su una spalla. Dopotutto se lo era promesso, non avrebbe mai costretto suo figlio a fare niente che non volesse, anche se la sua visione del mondo sarebbe stata molto diversa dalla propria.
«Non devi preoccuparti per questo, Scorpius. Sono sicuro che anche Tom non avrà nulla da ridire.»
«Davvero?» chiese speranzoso. «Il fatto è che io non voglio più sentirmi impotente. Voglio davvero aiutare gli altri a stare meglio e… non so, forse questo poco si addice ad un Mangiamorte.»
«Ad un Mangiamorte non si addice, ma a te sì» lo rassicurò. Forse, dopotutto, lui e Tom si erano sbagliati. Scorpius non aveva l’indole da Mangiamorte, Scorpius era un’altra persona. E andava bene così. Il ragazzo sospirò, sentendosi immediatamente più leggero.
«Grazie per aver capito. Anche se mi dispiace mollarvi proprio adesso che la situazione è più difficile.»
«Tu non devi assolutamente preoccuparti per questo. Sei solo un ragazzo, scegli quello che vuoi essere senza pensare a me.»
In cuor suo, Draco stava cercando di essere come sua madre. Voleva fare il bene di suo figlio e sapeva che quello era un buon modo per farlo.
Poco più tardi, lord Voldemort raggiunse il suo amante. Draco aveva cercato di non mostrarsi in lacrime, sapeva che lord Voldemort non amava i piagnistei, ma sapeva anche che non lo avrebbe giudicato in ogni caso.
«Mi rammarico per Narcissa. Era una delle poche ad avere la mia stima. Sei pensieroso, Draco. C’è forse qualcosa che vuoi dirmi?»
Come al solito, a lord Voldemort non sfuggiva nulla.
«Si tratta di Scorpius. Credo che lui abbia altri progetti per la sua vita.»
Voldemort assottigliò lo sguardo.
«Altri progetti?»
«Lui vuole essere un Guaritore e non potrà mai farlo se è impegnato a essere un Mangiamorte. Pertanto, gli ho dato la mia benedizione, se non ti spiace.»
Voldemort considerava Scorpius come un figlio e in effetti sentir ciò gli dispiacque abbastanza.
«E non hai pensato di farne parola con me, prima?»
Draco si fece vicino, con fare languido. Negli anni aveva imparato a compiacerlo, a saper dire sempre la cosa giusta al momento giusto.
«Ma Tom, ti ricordi com’eravamo noi alla sua età? Non facevamo nulla di ciò che gli altri si aspettavano, altrimenti non saremmo finiti insieme.  Sarebbe un peccato negargli un qualcosa che vuole così tanto.»
Glielo sussurrò ad un orecchio e lui socchiuse gli occhi.
«Sei sempre il solito ruffiano. La verità è che sono troppo debole di polso con te. Dovrei trattarti come tutti gli altri.»
«Ma io non sono come tutti gli altri» disse dolcemente, posando le labbra sulle sue.
Lord Voldemort non aveva debolezza. Eccetto lui.
«D’accordo, va bene» sussurrò. «Come desideri se Scorpius ha scelto questo, allora. Anche se ammetto che un po’ la cosa mi dispiace. Pensavo avrebbe seguito le mie orme.»
«Non fa niente, Tom. Hai comunque fatto un buon lavoro.»
La chiacchierata intima tra i due fu interrotta da Lucius, il quale si sosteneva sul proprio bastone.
«Gradirei parlare in privato con mio figlio.»
Negli anni Lucius aveva imparato a temere Voldemort, come tutti gli altri.
«Te lo concedo. Draco» disse poi facendogli un cenno.
Non era sicuro di voler parlare con suo padre: la vecchiaia lo aveva reso piuttosto duro per certi aspetti, mentre per altri aspetti, il suo carattere si era parecchio inasprito. Adesso che Narcissa non c’era più, non osava neanche pensare a come sarebbe diventato.
«Ho sentito dire che tuo figlio vuole a tutti i costi intraprendere la carriera di Guaritore. E che gli hai dato il permesso.»
Draco fece una smorfia. Probabilmente aveva origliato, più che sentito dire.
«Scorpius è un adulto, non ha bisogno del mio permesso.»
«Un adulto!» disse Lucius sprezzante. «Ha ventidue anni, ma ancora il cervello di un bambino. È ingenuo, molto più di come fossi tu alla sua età.»
«Mio figlio non è me» disse freddamente. «So che non hai mai apprezzato il mio modo di fare il genitore, ma pazienza. E poi questo non mi sembra il momento adatto per parlarne. Mamma è appena morta, accidenti!»
«Tua madre con te è sempre stata troppo tenera. Anche se probabilmente la colpa non è tutta sua o mia, l’amore ti ha reso schiavo.»
Draco non aveva intenzione di stare lì ad ascoltare i discorsi deliranti di suo padre.
«Chi è che ha usato la mia relazione con Tom a proprio vantaggio? Già, quindi forse la mia debolezza non è poi così male, per te. La mia vita è stata sacrificata, mi sono sempre dovuto nascondere, ma adesso stiamo ottenendo dei risultati. Il mondo sarà come noi lo vogliamo. E non m’importa di ciò che pensi.»
Maturando era diventato bravo a trattenere le lacrime, l’emotività. Suo padre se n’era rimasto in silenzio ad ascoltare le sue parole, senza poi rispondere. E ciò aveva irritato talmente tanto Draco, che alla fine se n’era andato. E lì, solo allora, aveva potuto lasciarsi andare alle lacrime di frustrazione e tristezza.
Andrà tutto bene, si disse, il mondo sarà come noi vogliamo e allora io non dovrò più soffrire.
Deve essere così.
 
Qualche tempo dopo, Scorpius annunciò alla sua famiglia la volontà di voler lasciare l’Inghilterra per gli Stati Uniti. Lì avrebbe potuto iniziare i suoi studi e realizzare il sogno di diventare un bravo Guaritore. Inizialmente nel sentire “Stati Uniti” Draco aveva un po’ storto il naso. Suo figlio non era mai stato lontano da lui, eccetto Hogwarts. Ma si era detto dopo che oramai Scorpius era un adulto e che doveva lasciarlo andare, per quando doloroso o difficile fosse
E così un giorno Draco si era ritrovato a guardarlo e si era reso conto di quanto fosse cresciuto e ringraziò che non fosse come lui. Avrebbe avuto una vita più facile.
«Su, Dobby. Non piangere! Non starò mica via per sempre, tornerò e ti porterò anche un regalo, promesso.»
Il povero elfo domestico si sentiva depresso e non riusciva a smettere di piangere. Lui e Scorpius erano amici da tutta la vita, avevano un rapporto che andava ben oltre l’essere semplicemente servo e padrone.
«Dobby può smettere all’istante se vi da fastidio» singhiozzò. Draco alzò gli occhi al cielo. In genere gli avrebbe intimato di darsi un contegno, ma non quella volta. Dopotutto erano tutti un po’ giù di morale, eccezion fatta per Voldemort, il quale era rassegnato.
«Va e fa quel che devi. E arriva fino in fondo, visto che hai scelto questa strada» gli disse in tono apparentemente distaccato. In realtà Scorpius era l’unica altra persona a cui tenesse, a parte Draco. Il ragazzo arrossì.
«Ti do la mia parola.»
Draco si lasciò andare di più ai cosiddetti sentimentalismi e lo abbracciò.
«Riguardati.»
«Anche tu, dopotutto siete voi quelli costantemente in pericolo. Ci vediamo tra qualche mese» gli sussurrò.
Scorpius se la sarebbe cavata là fuori. Questo gli aveva detto Tom, almeno.
«Non dirmi che vuoi piangere. Mi sembra di rivivere la stessa scena di quando è andato a Howarts per la prima volta.»
«Sì, ma stavolta non è andato a Hogwarts» disse tirando su con il naso. «Ad ogni modo, non piangerò. Abbiamo fin troppo a cui pensare.»
E aveva ragione da vendere. Le cose sarebbero ben presto diventate difficile.
 
Passò del tempo e più il tempo passava più la fazione dei Mangiamorte diveniva numerosa. Un giorno arrivò un ragazzo giovane, poco più che adolescente, il cui nome era Barty Crouch Junior. A Draco era bastato uno sguardo per capire che quel ragazzo era uno di quelli che non si sarebbe fermato davanti a nulla, pur di ottenere qualcosa. E un’altra cosa a cui aveva subito fatto caso era la sua adorazione nei confronti di Voldemort. Erano in tanti a venerarlo, ma mai come lui. Barty voleva entrare a far parte dei Mangiamorte, sembrava essere il suo unico obiettivo nella vita.
«Allora, non dirmi che hai preso in considerazione l’idea di prenderlo davvero con noi?» domandò Draco, mentre parlava in privato con Tom.
Lord Voldemort discuteva sempre le sue scelte con lui, dopotutto lo considerava pur sempre un suo pari.
«Qualcosa mi dice che ci darà grandi soddisfazioni. Bisognerà metterlo alla prova, e ci starai attento tu.»
«Io? Perché hai scelto me come suo mentore?»
«Perché di te mi fido, dovresti essere lusingato di ciò. E poi so bene quanto ti manca Scorpius.»
Draco gli fece segno di tacere, di non continuare a parlare.
«Se pensi che uno qualsiasi possa sostituire mio… anzi, nostro figlio, stai sbagliando di grosso.»
«Draco, Draco, come siamo nervosi» disse all’improvviso, più gentile. «Nessuno sostituirà nessuno. Dico solo che potrebbe essere una buona occasione per entrambi. Non puoi farlo per me?»
Ovviamente, per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.
«D’accordo, come vuoi. Ma ammetto che è frustrante avere a che fare sempre con coloro che ti venerano.»
Ancora, dopo tutti quegli anni, Draco non smetteva di essere geloso. Voldemort sogghignò, stringendogli un fianco, mentre la luna si levava alta in cielo.
«Pazienta. Questo è solo l’inizio.»
 
Nota dell’autrice
Siamo oramai alle battute finale. Forse è stato un po’ cattivo far morire Narcissa, ma oramai è successo, chiedo PERDONO. Che ne pensate della scelta di Scorpius? Onestamente io lo vedo molto diverso da Draco, mi piace l’idea che ad un certo punto abbia intrapreso un’altra strada. Inoltre non potevo non inserire un giovanissimo Barty, a cui Draco farà un po’ da guida, dopotutto suo figlio è lontano, mentre invece Barty ha un rapporto assai disfunzionale con suo padre, magari si verranno incontro (se non fosse per il fatto che Barty ha un’ossessione per Voldemort).
Spero vi sia piaciuto, alla prossima settimana.
 
   
 
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