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Autore: Astrid von Hardenberg    08/10/2021    0 recensioni
☆ Trama:
Dopo essersi separata dal compagno, Ophelia non sa bene dove andare e la sua prozia Nadia, siccome sta per fare un viaggio e non vuole lasciare incustodita casa sua, le chiede di trasferirsi da lei.
Solo che Ophelia si trova ad avere a che fare con un fantasma che abita il villino in cui soggiornerà, per diversi mesi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Durante la giornata Ophelia continuò a sistemare le sue cose e un paio di volte la chiamò il suo ex fidanzato, ma lei non cedette e non rispose, anche se le costò molto, perché in fondo non si poteva cancellare tutto con un colpo di spugna, pur avendola ferita non era semplice chiudere totalmente, in parte si colpevolizzava.
"La prozia Nadia ha ragione, non è solo colpa mia, ho cercato di salvare la relazione come meglio ho potuto".
Una vibrazione fece sussultare e imprecare mentalmente Ophelia, era così assorta nei suoi pensieri che quel rumore la spaventò, lo sguardo le cadde sul divano: sullo schermo del cellulare, dove c'era scritto la batteria è quasi scarica. 5% rimanente. Prese in mano l'oggetto e il suo stupore fu più che evidente.
-Com'è possibile tu sia già scarico? Non ti ho praticamente usato...- senza nemmeno rendersene conto, si mise a sedere sul divano, fissando l'avviso del cellulare. Il caricabatterie era in camera sua, anche quello portatile, non aveva molta voglia di muoversi, starsene lì, al caldo, su quel divano così morbido e rassicurante, però non poteva nemmeno restare senza telefono, poteva chiamarla Nadia, o qualcuno del lavoro: doveva essere reperibile, così accese la piccola lampada sul tavolino alla sua destra, la giornata piovosa rendeva tutto più cupo e le dieci del mattino sembravano le sette di sera.
Uno scricchiolio improvviso fece sì che un brivido raggelante le percorresse la spina dorsale, Ophelia ricordò la voce, o le voci sentite sott'acqua e cosa Nadia le raccontò al riguardo.
"Perché questi pensieri devono venirmi nei momenti meno opportuni?! Sono sola in casa, c'è uno stridio e io a cosa vado a pensare? Alle anime infernali, ovviamente. Continua così, sei sulla buona strada per morire giovane a causa di un infarto".
Ophelia guardò intorno e non vide nulla di strano, c'era solo silenzio, troppo per i suoi gusti, era così fastidioso che sentì come un sibilo in lontananza.
La lampada si spense all'improvviso e Ophelia si immobilizzò.
"Dannazione!". 
-Chiunque tu sia, non sei divertente- disse ad alta voce, lo sguardo si spostò un po' da tutte le parti, mentre pregava anche in ostrogoto per non trovare nulla di anomalo. -Zia Nadia non c'è, è a lei che devi rivolgerti, io non sono in grado di aiutarti-, stava sudando freddo e il cuore le parve si fosse fermato.
"Ricorda ciò che dice sempre zia: bisogna avere paura dei vivi, non dei morti. Per quanto la frase suoni banale, o insensata, tieni presente che sono spiriti confusi e spaventati. Cercano pace".
Ophelia percepì un pungente odore ferroso, ma naturalmente non si vedeva nessuno e questa era la cosa più inquietante.
-Non so chi tu sia, ma hai scelto il momento più sbagliato per manifestarti- cercò di parlare con tono deciso, quasi di rimprovero, però parve più la voce di chi era spaventato.
"In teoria non dovrei nemmeno percepire questi odori", qualcosa non tornava: a differenza della maggior parte di donne della famiglia, da parte di mamma, lei non aveva il dono di poter interagire con gli spiriti, non aveva visioni (al massimo qualche sogno premonitore, che non riusciva mai ad interpretare), eppure in quel momento sentiva l'odore di un'ipotetica presenza.
Lei era sempre stata quella più "normale", quella più simile ai maschi della famiglia, dato che nessuno di loro aveva mai avuto doni simili, Nadia le spiegò anche il perché: -I metalli hanno delle proprietà molto potenti, come i minerali, se si conoscono e si sanno usare, questi possono esser un grande aiuto. Noi donne siamo più sensibili ad essi, perché sin dalla tenera età ne siamo a stretto contatto. Ti farò un esempio molto semplice: solitamente è nostra usanza che i buchi alle orecchie si facciano quando una bambina è piccolissima, poi, gli orecchini che indosserà saranno d'oro, per evitare cicatrizzazioni varie. L'oro, tra le sue varie proprietà, ha un'azione protettiva, apporta energia vitale e rende limpido ed efficace il pensiero. Tutto ciò permette anche che si potenzi il nostro sesto senso, ecco come mai si usa dire intuito femminile.
Ad ogni modo, essere "normale" non le dispiaceva, Ophelia aveva visto cosa succedeva se uno non era in grado di gestire i propri doni: o impazziva, oppure si toglieva la vita, era capitato a diverse donne della sua famiglia. Questo l'aveva portata a pensare, e convincersi, che era stata fortunata.
-Si vede che sei uno spirito potente se persino io posso, in qualche modo, percepirti. Ti ripeto, però, che non sono la persona a cui chiedere aiuto-.
Ophelia sentì un soffio freddo e ad un certo punto le parve di scorgere un'ombra vicino alla finestre, le tende fruciarono.
"Dannazione! Perché proprio a me?" pensò, quasi lamentandosi.
Deglutì e cercò di mantenere la calma.
-Mia zia, Nadia, sarà qui tra alcune ore, puoi ritornare se vuoi, ma ti prego di smetterla di fare rumore o giocare con la luce- e guardò la lampada ancora spenta.
Con tutto il coraggio che riuscì a trovare, Ophelia camminò verso le scale, doveva ancora recuperare il caricatore.
Il piano superiore sembrava ancora più buio, così lei cercò subito l'interruttore per accendere la luce, in modo da vedere meglio e soprattutto per diminuire la paura che sentiva.
"Forse dovrei uscire invece di restare qui dentro, almeno finché non torna zia Nadia".
L'idea era buona, poteva andare in uno dei due centri commerciali non molto lontani da lì, se avrebbe assistito ad una qualsiasi altra manifestazione ultraterrena le sarebbe preso un attacco.
Ophelia prese il caricatore e la batteria portatile, portò con sé anche la sua borsa e quando uscì dalla sua stanza le luci del corridoio erano spente.
"Oddio!", esclamò mentalmente e si barricò in camera.
"Respira, lui o lei non può farti del male. Cerca si non mostrarti spaventata, vai a prendere ombrello e cappotto e friggi da qui".
Anche se Ophelia era cresciuta in un ambiente in cui il paranormale era all'ordine del giorno, non significava fosse immune alla paura, dopotutto lei non lo aveva mai visto un fantasma e tutti erano consapevoli del fatto che, per natura, gli esseri umani temevano l'ignoto.
Ancora un'altra volta, Ophelia si armò di coraggio e provò a fare ciò a cui aveva pensato poco fa, perché non aveva intenzione di nutrire il sadismo di quello spettro; scese di corsa le scale e si preparò per uscire, solo che, quando fece per aprire la porta, si accorse che era come bloccata.
-Smettila, non è divertente- intanto continuava a provare ad aprire la porta -Fammi uscire!-.
Un altro soffio freddo le scompigliò i capelli e la porta si spalancò, lei cadde e il freddo di fuori la investì. Ophelia ansimava, gli occhi pieni di terrore, avrebbe voluto alzarsi, scappare e dimenticare l'accaduto, almeno momentaneamente, ma il corpo non rispondeva ai comandi, come quando ci si trovava nella paralisi del sonno.
La porta si socchiuse, per evitare che lei restasse così esposta al freddo della pioggia, poi la lucidità sembrò ritornare e Ophelia sbatté le palpebre.
-Anche se mi terrorizzi, io non posso aiutarti. Non perché non ne ho voglia, ma perché non ho le possibilità-.
Spaventarsi era normale, ma lasciare che avesse la meglio era sbagliato, Ophelia non era la persona più coraggiosa del mondo, però sapeva cos'era in grado di fare la paura quando prendeva il sopravvento.
"Porta anche alla morte", lentamente si rialzò e tornò a respirare, fino a qualche istante fa aveva avuto l'impressione di averlo scordato.
Chiuse la porta e serrò la mascella, deglutì e tornò nel soggiorno.
-D'ora in poi questa sarà anche casa mia, ti consiglio di tenere a bada i tuoi trucchetti da morto e ti proibisco di usarmi come il tuo passatempo, se non vuoi finire morto per una seconda volta!- il tono era isterico, anche se a stento tratteneva la voglia di piangere.
Ophelia si lasciò cadere sul divano, prese il caricabatterie e lo collegò al telefono, faticò prima di inserire il cavetto USB nella porta di ricarica, perché le mani le tremavano.
Dopo diversi minuti di silenzio, qualcosa spinse Ophelia a porre una domanda.
-Sei uomo o donna?-.
   
 
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