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Autore: sab2fab4you    09/10/2021    1 recensioni
Abbiamo conosciuto Dan e Hana come i migliori amici di Ben e Lily, ma è arrivato il momento di raccontare la loro storia.
Dan è il classico genio ribelle, si sente incompreso e inadatto. Troppi demoni gli scavano dentro senza lasciargli via d'uscita, è intrappolato da sé stesso. Poi c'è Hana, che diventa uno spiraglio di luce nell'oscurità del ragazzo. Dietro la sua facciata da ragazza con la testa fra le nuvole si nasconde una persona che porta sulle spalle un peso molto più grande di lei. Saranno l'uno la salvezza dell'altro, perchè infondo sono due anime che stavano solo aspettando di incontrarsi.
***
ESTRATTO DAL CAPITOLO SETTE:
"Nessuno dei due disse una parola, continuarono a guardarsi e a capirsi. Erano diversi come il giorno e la notte, questo lo sapevano, eppure c’era qualcosa che li legava ed era proprio per questo che in un modo o nell’altro continuavano ad attrarsi."
***
AAA: NON E' NECESSARIO LEGGERE IL VOLUME 1
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo due
 
Golden, golden, golden
As I open my eyes
Hold it, focus, hoping
Take me back to the light
I know you were way too bright for me
I'm hopeless, broken
So you wait for me in the sky
Browns my skin just right


Hana


Non so per quale motivo, ma per tutta la mia vita ho avuto l’idea che le feste fossero in genere uguali a quelle che fanno vedere nei film americani: ville enormi, musica a palla, ragazzi a testa in giù che bevevano dai barilotti di birra e gli immancabili bicchieri rossi. Ovviamente la mia era un’idea sbagliata.


Io e Lily eravamo appena arrivate al Bearpit, il parco comunale di Bristol, luogo dove si sarebbe svolta la famosa festa. Stokes Croft purtroppo è sempre stato un quartiere degradato e di conseguenza anche le sue strutture pubbliche, era facile trovare i senzatetto dormire qua e la, ma per me non era così. Amavo il Bearpit per i graffiti che decoravano le mura dando un tocco di colore e vivacità a un quartiere che a primo impatto poteva sembrare cupo.


<< Ti avverto, Daniel può essere molto stronzo a volte >> la ragazza ruppe il silenzio con questo annuncio.


<< Sono piuttosto brava ad avere a che fare con persone così >> dissi con un sorrisetto e Lily capì subito a cosa mi riferivo. Il nostro primo incontro fu abbastanza insolito e lei all’inizio è stata molto diffidente nei miei confronti.


Seguii la mia migliore amica mentre si dirigeva verso le rampe da skate, sulle quali già c’erano parecchi di loro a fare dei trick che a me sembravano pericolosissimi. Seduti sui gradoni della platea invece riconobbi molti miei compagni di scuola, che ovviamente non avevano la minima idea di chi fossi, riuniti in gruppetti. La musica faceva da sottofondo ma era un po’ confusa perché c’erano più casse che trasmettevano diverse canzoni.


<< Mi sto gelando il culo, come fai a non avere freddo? >> commentò Lily indicando la mia gonna.


Sì, era novembre, facevano circa quattro gradi ed io indossavo una gonna, << ho le calze felpate, mica sono pazza >>.


Vidi i suoi occhi illuminarsi quando da lontano notò Ben, dovetti correrle dietro perché aumentò di colpo il passo mentre ci avvicinavamo a lui. Il ragazzo le prese il viso fra le mani e le stampò un sonoro bacio sulle labbra. Più li guardavo e più ero contenta che finalmente stessero insieme, sotto sotto ero molto fiera di ciò perché sentivo che era anche un po’ merito mio.


<< Ciao, Hana >> ricambiai il saluto alzando una mano e sorridendo appena.


Osservai oltre le spalle di Ben che c’erano dei visi a me sconosciuti e constatai che quelli fossero i nuovi trasferiti dalla St. Jude’s High School.


<< Venite, che vi presento gli altri >> ci disse il ragazzo.


Di colpo venni invasa da un senso di imbarazzo e timidezza e ciò mi portò a nascondermi dietro le spalle di Lily.


Ero ben cosciente del fatto che fossi completamente diversa dalla mia amica, Lily aveva vissuto da sempre senza regole, poteva fare quello che voleva e nessuno le avrebbe detto niente. Era abituata a stare fuori fino a tardi, andare alle feste o semplicemente fumare una sigaretta a casa del suo ragazzo.
Messa a confronto con lei, io sembravo una stupida e la mia paura era proprio di non piacere agli amici di Ben.


<< Raga’, loro sono Lily e Ha- >> Ben venne interrotto da un altro ragazzo che gli si parò proprio avanti mentre parlava, il quale fece spostare anche la mia amica e si sporse verso di me.


<< Molto piacere, io sono Joseph ma tu mi puoi chiamare quando vuoi >> mi prese una mano e baciò il dorso per poi rivolgermi un sorriso.


Mi sentii il viso andare a fuoco. Lo fissai per qualche secondo non sapendo cosa dire.


Era molto carino, tratti asiatici come i miei, il naso leggermente più pronunciato e i capelli neri dalle punte blu legati dietro con i ciuffetti lasciati liberi avanti. Aveva anche un piercing sul sopracciglio.


<< E tu bambolina, come ti chiami? >> continuò, sempre piegato vicino al mio viso.


<< Hana >> non so come riuscii a parlare. Buttai un occhio verso Ben e Lily e li vidi ridacchiare sotto i baffi.


C’era una ragazza, seduta su un muretto che osservava la scena in silenzio e con un’espressione annoiata in viso. Riuscii a notare solo i suoi vaporosi capelli ricci e la pelle scura.


<< Joe, smettila di fare il cretino e passami la roba >> pronunciò qualcuno con tono infastidito alle spalle del ragazzo.


Finalmente Joseph si allontanò da me per girarsi verso la voce, << non ce l’ho io, ora la sta fumando Angie >>.


Quando la mia visuale fu completamente libera potei finalmente rivolgere la mia attenzione verso il misterioso ragazzo che mi aveva salvato dalle grinfie della mia nuova conoscenza.


Era alto, anche se non avevo un metodo di paragone molto affidabile dato che ero un metro e sessanta, per cui tutti mi risultavano alti. Si era girato di spalle per poter prendere quella che scoprii essere una canna dalle mani della ragazza dai capelli ricci. Aveva il cappuccio della felpa nera che gli copriva il capo e data la scarsa luminosità dei lampioni non riuscivo a vedere bene il suo viso.


All’improvviso Lily gli mise un braccio attorno le spalle e gli tolse il cappuccio, << Hana, lui è lo stronzo che sarebbe dovuto venire a lavorare al ristorante dei tuoi ma che poi ha rinunciato >>.


Daniel, quello era Daniel. I miei genitori stavano cercando disperatamente un fattorino per fare le consegne e Lily mi aveva detto di avere un amico con la patente che poteva occuparsi di ciò, ma poi non si è fatto più nulla.


Nell’esatto momento in cui la mia amica finì di parlare, Daniel fece un tiro dalla canna per poi cacciare dalle narici un denso fumo grigio e inchiodare i suoi piccoli occhi neri nei miei.


Ma cos’è stasera, tutti vogliono giocare a farmi rimanere senza parole?


Il primo aggettivo che mi venne in mente osservando il suo viso fu: particolare.


Aveva il mento leggermente a punta, guance piene, zigomi appena appena pronunciati e naso piccolo. Gli angoli delle labbra piene puntavano verso il basso e ciò gli donava un eterno, anche se velato, broncio. Dire che era bello era riduttivo, c’era un non so che di fine nei suoi tratti mascolini.


<< Piacere di conoscerti >> dissi, questa volta risultai molto più decisa.


Daniel fece un cenno con la testa prima di liberarsi dalla morsa di Lily, infilarsi le mani in tasca e rimanere con lo spinello fra le labbra.


<< Sempre molto loquace tu, eh? >> lo prese in giro Ben.


<< Come hai potuto notare, Joe è un tipo molto singolare >> mi disse Lily una volta che fu al mio fianco, << e Dan invece è… così >>.


<< Per un momento ho pensato che Joseph mi stesse prendendo in giro… >> confessai ridacchiando.


<< Non ci credo che ti ha davvero baciato la mano >>.


<< Murphy, Davies, siete venuti! >> esclamò un ragazzo alle mie spalle.


<< Perdermi la festa di addio di Thomas Wallace? Anche no! >> disse Lily.


<< E così te ne vai ad Oxford, eh? >> continuò Ben.


Capii che Thomas Wallace era quello che aveva organizzato la festa, ovviamente non avevo capito che fosse perché si sarebbe dovuto trasferire altrove. Non lo conoscevo molto bene, per cui mi limitai a rimanere in disparte mentre tutti e tre parlavano.


Mi grattai la nuca a disagio quando notai che anche Daniel, Joseph e Angie avevano iniziato conversare fra di loro.


All’improvviso Joe mi gettò un’occhiata e onde evitare altri incontri ravvicinati potenzialmente imbarazzanti, feci finta di inviare un messaggio vocale e gli diedi le spalle.


Dan


Non ero per niente contento di stare a quella festa. Era novembre, a chi diavolo verrebbe in mente di organizzare qualcosa all’aperto quando il freddo ti gelava persino le guance? Ma fortunatamente tutto era diventato piuttosto sopportabile dopo la terza birra e il primo tiro di canna, sarei tornato a casa abbastanza intontito da riuscire a dormire senza farmi troppi problemi.


<< Quella è proprio uno zuccherino >> commentò Joseph guardando in direzione dell’amica di Lily, Hana mi pare?


<< Che ci trovi di speciale? Sembra un marshmallow sputato >> disse Angie facendo un altro tiro dallo spinello.


La ragazza indossava uno smanicato rosa sopra la felpa bianca, in tinta con gli anfibi. In effetti era molto rosa, ma pensai che fosse un colore che le stava bene.


<< Ahh Angie cara, non capisci proprio niente >> il ragazzo le mise le mani sulle spalle, << le tipe innocenti come lei sono le migliori da stuzzicare, è divertente! >>.


Gli diedi uno spintone, << finiscila, sei disgustoso >>.


Vidi che Hana prese posto su un muretto poco distante da noi, ogni tanto guardava verso Lily per vedere se avesse finito di parlare con Thomas. Faceva dondolare i piedi mentre giocherellava con il telefono. Non so il perché, ma di colpo mi alzai e la raggiunsi.


Si girò verso di me con gli occhi lievemente sgranati, la luce del lampione questa volta le illuminava per bene il viso e fu come se la vedessi per la prima volta.


La cascata di capelli le incorniciava il viso, erano così neri da avere addirittura dei riflessi azzurri, aveva dei ciuffi tirati indietro con delle mollette per cui gli zigomi, alti, erano in bella vista.


<< Ti stai divertendo? >> mi domandò.


Osservando il suo naso mi chiesi se lo avesse rifatto, era perfettamente dritto e la punta appena all’insù.


<< Non sono il tipo da feste >>.


<< Allora perché sei venuto? >> i suoi grandi occhi a mandorla mi analizzavano inquisitori alla ricerca di una risposta.


<< Per quella >> e indicai la canna che era fra le dita di Joseph.


Le labbra carnose della ragazza si piegarono in una “o” come a voler dire “interessante, ora capisco tutto”.


<< Sai è un peccato che tu abbia detto di no al posto da fattorino, se cambi idea noi stiamo ancora cercando qualcuno >> concluse la frase abbozzando un sorriso.


Era così… delicata nel parlare, e il suo sorriso troppo, troppo gentile tanto da mettermi a disagio. Mi sentivo quasi un criminale a stare vicino a lei.


<< Sì beh, solo perché ho origini coreane non significa che debba lavorare in un ristorante coreano, che stupido stereotipo >> dissi bruscamente.


Non volli neanche guardare la sua reazione che mi alzai e mi allontanai.


**


Per qualche motivo a me sconosciuto ieri notte ero convinto che se fossi tornato a casa brillo non avrei pensato al fatto che ormai vivevo da solo. Mi sbagliavo di grosso.


Ora ero a scuola con due ore scarse di sonno, delle occhiaie paurose e ancora i rimasugli di ciò che avevo bevuto la sera prima. Dovevo proprio seguire la lezione di chimica?


<< Dai, fratello, abbiamo la lezione insieme, che figo! >> Joseph comparve al mio fianco e mi diede una pacca sulla spalla che mi risvegliò dal mio stato di trance. Se non fosse stato per lui che mi trascinò dentro l’aula, avrei marinato la scuola.
Io e Joe prendemmo dei posti in terza fila, i banchi erano uniti in modo che ognuno avesse un compagno da laboratorio.


Mi stavo massaggiando le tempie per alleviare il martellante mal di testa che mi era scoppiato quella mattina quando sentii il mio amico esultare a bassa voce.


<< Sì, cazzo! >> mi voltai verso il suo soggetto d’interesse e di colpo l’emicrania passò in secondo piano.


Hana era appena entrata in classe in tutto il suo splendore, aveva i capelli legati in una coda alta e questo, insieme allo scollo a barca del suo maglione, lasciavano scoperti il collo e le clavicole.


<< Buongiorno, ragazzi >> ci salutò entrambi ma vidi che si soffermò a guardare più Joseph che me, probabilmente era offesa per ciò che avevo detto ieri. Sbuffai, far rimanere male qualcuno era l’ultimo dei miei problemi e di certo non potevo stare attento a tutto ciò che dicevo, che rottura.


Dopo qualche minuto il posto accanto ad Hana venne occupato da un ragazzo dai capelli biondi.


<< Ciao, Mike! >> lo accolse con un sorriso.


<< Vorrei tanto che sorridesse anche a me in quel modo >> mi sussurrò Joe nell’orecchio.


<< Ma che cazzo dici? >> lo rimproverai.


<< Hana, ti volevo solo dire che sei incantevole questa mattina >> per poco non mi strozzai con la saliva alle parole di Joseph.


Entrambi si girarono verso il ragazzo che ora guardava fisso Hana.


<< Grazie, Joe >> rispose educata, e anche abbastanza imbarazzata aggiungerei.


<< Li conosci? >> domandò quello che avevo appreso chiamarsi Mike.


<< Oh sì, sono i nuovi trasferiti. Ti presento Joseph e Daniel >> disse Hana puntando prima il mio amico e poi me.


Notai che il biondino ci guardò molto ma molto male, quasi come se la nostra sola presenza lo infastidisse. Fortunatamente la professoressa entrò in classe giusto in tempo dal fermarmi a rispondere male a questo ossigenato.


La lezione fu noiosa, erano argomenti che già avevamo trattato alla vecchia scuola per cui per non addormentarmi ho dovuto trovare altro da fare. Per quaranta minuti ho contato quante volte Mike si fosse girato a guardare la sua compagna di banco e di come Hana a sua volta non si sia persa neanche una parola della professoressa. Per non parlare poi degli infiniti commenti che Joe non si è risparmiato riguardo la ragazza.


Quando finalmente la campanella suonò, ero ben cosciente di tre cose:


1. A Mike piaceva Hana
2. Hana era totalmente ignara di ciò
3. A Joseph piacevano da morire i capelli di Hana


**


Ero sopravvissuto alle lezioni mattutine grazie ad un unico pensiero: avrei potuto finalmente chiudere occhio nella pausa pranzo.


Entrai in mensa e senza neanche prendere da mangiare mi andai a sedere al primo tavolo libero, mi coprii il capo con il cappuccio per poi prendere lo zaino e poggiarmi sopra come se fosse un cuscino. Il vociare di sottofondo degli altri studenti non mi dava fastidio anzi, mi rilassava, il silenzio invece era la causa della mia notte insonne.


Non so quanto tempo fosse passato, ma a un certo punto avvertii un movimento d’aria seguito dal rumore di una sedia.


Hana era seduta di fronte a me e stava tranquillamente disfacendo il suo porta-pranzo.


<< Che stai facendo? >> domandai.


<< Sto mangiando >> rispose con tono ovvio.


<< Sì lo vedo, ma perché ti sei seduta qui? >>.


<< Ti ho visto da lontano e ho pensato che dovessi pranzare anche tu, cerca di non saltare i pasti che fa male >> le sue parole suonarono quasi come una ramanzina.


Notai che oltre al suo porta-pranzo sul tavolo c’era anche un vassoio con il cibo della mensa.


<< Perché? >> ero molto confuso dalle sue azioni.


La ragazza fece spallucce. Ma che problemi aveva?


<< Vedi di starmi alla larga >> mi alzai e così come ieri non mi girai a vedere come reagì.


Il suo modo di fare mi attraeva ma allo stesso tempo non mi fidavo, era troppo gentile con me e con gli altri in generale. Ero sicuro che nascondesse qualcosa.



 
   
 
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