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Autore: lulette    09/10/2021    4 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Capitolo VI




MA NON E' VERO AMORE?






"Sai una cosa Merlino? Con tutto questo parlare di pipì, mi é venuta una gran sete!"

Merlino, involontariamente arricciò tutto ciò che poteva essere arricciato in un viso, in una smorfia di disgusto.

"Passami una caraffa!" ordinò Artù.

"Siete sicuro, sire? Ne abbiamo fatte già fuori cinque, di caraffe e voi ne avete bevuto la maggior parte."

"Allora, mangerò anche qualcosa."

Il re allungò la mano per prendere una manciata di biscotti.

Dopodiché Merlino lo accompagnò sul letto, gli tolse gli stivali, la cintura e cominciò a svestirlo per la notte.

"Non farlo" si lamentò il sovrano."

"Cosa, maestà?"

"Non voglio ancora dormire, devo ancora finire di raccontarti le mie tristi disavventure amorose" disse con occhi mesti.

"Le vostre tristi, ma certamente numerose, disavventure amorose" ribatté sorridendo il valletto.

"Merlino, é ancora presto!"

"D'accordo Artù, ma qui voi starete più comodo. Siamo sul tappeto da ore: io non ce la faccio più!"

"Forse il tuo culo secco é troppo delicato!" disse sarcastico il re.

"Certamente più del vostro culo grasso!" ribatté pronto il servitore.

Artù si imbronciò un attimo, ma poi si mise a ridere:

"Il non ho il culo grasso!"

"E io non ho il culo secco!"

"Puoi sdraiarti con me se vuoi" chiese spontaneamente il re.

Merlino deglutì. "Grazie, ma volevo chiedervi di potermi accomodare sulla vostra sedia, Artù: é da sempre che vorrei provarla" mentì il servo che voleva solo evitare di dare una risposta diretta e il re annuì.

"Vi lascio così: vestito, ma sdraiato! Potete giusto riposare un po'!"

"Ma tu resterai con me?" disse il sovrano con un lieve affanno.

"Certamente, se lo desiderate rimarrò"

Il servo si accoccolò sulla sedia di Artù ed entrambi si appisolarono in pochi istanti.



Merlino si risvegliò qualche tempo dopo, a causa di un certo male al collo: la sedia del re non era poi così comoda, almeno per dormire. Avrebbe dovuto dare retta al re e giacere con lui: dei, non poteva permettersi neanche di pensarla una cosa simile!

Vedendo Artù sonnecchiare beato pensò che sarebbe stato meglio per lui, allontanarsi e andare a dormire anche lui in camera sua. Era in parola con Artù che sarebbe rimasto accanto a lui, ma il re se ne sarebbe sicuramente scordato, vista la quantità di vino che si era scolato.

Però a Merlino dispiaceva non essere di parola con il suo re. Inoltre, il sovrano non aveva ancora finito di confessargli il suo passato amoroso e forse un'occasione come quella non si sarebbe ripresentata tanto presto.

Cercò di allontanarsi il più silenziosamente possibile, ma sfortuna (o fortuna) volle che il suo piede colpisse una caraffa lasciata sul tappeto (forse proprio quella della pipì del re) che andò a colpire il muro di fronte e rimbalzò più volte sul pavimento di coccio, con un clangore tale, che Artù si svegliò, urlando come un ossesso: 

"Aaaahh! Merlino! ...Cosa? ... Che Fai? Dove stai andando?"

Il servo mentì di nuovo: "Stavo andando a prendere altro vino, perché ormai é finito!"

"Buona idea!" disse Artù con voce roca ma subito si bloccò:

"No, non tu Merlino! Stasera non mi farai da servo. Stasera sei mio ospite. Chiedi a una guardia di mandare qualcuno."

"Potrei far mandare Gwen! É sicuramente ancora sveglia e potrà bere con noi un po' di vino o assaggiare la mia bevanda."

Artù impallidì visibilmente: "No, non é il caso, Merlino! Non voglio disturbarla. E poi, ricordi? ... Serata tra uomini."

"Ma quando mai? Non mi sembrava avessimo stabilito una sciocchezza simile!" Il servitore si fermò, strinse gli occhi, come per cercare di afferrare qualcosa che gli stava sfuggendo e un dubbio balenò nella sua mente.

"Avete litigato con Ginevra!? Oh, no! Non di nuovo, Artù! Si può sapere cosa diamine é successo?"

"Senti, Merlino, non é ...  come pensi."

"Questo fatelo giudicare a me!"

"Vedi, é successo che ... oggi pomeriggio, io e Gwen abbiamo parlato seriamente e abbiamo deciso che sarebbe stato meglio per tutti e due, se ci fossimo presi una ... pausa di riflessione!"

Il servitore rimase a bocca aperta per un tempo incalcolabile, poi gemette:

"L'avete lasciata! Voi avete lasciato Ginevra! ... Agravaine! É opera sua!" confermò Merlino con voce piena di rancore e continuò:

"Vostro zio é egoista, insensibile ma soprattutto é antico come il cucco e ..."

"Bada, Merlino, stai sempre parlando di mio zio!" lo fissò il re severamente.

"Non é un mistero, lui non mi piace. Ma mi meraviglio di voi, Artù: permettergli di intromettersi così tra voi e Gwen! Che cosa vi ha detto? ... Una regina di colore non é adatta? Una regina proveniente dal ceto più basso non é idonea? ... Non ho capito perché gli abbiate dato retta. Voi amate Gwen!"

Artù si prese un po' di tempo per riordinare le idee.

"Merlino, credimi. Mio zio, é vero, me l'ha chiesto, ma non l'ho fatto per questo. É la verità!"

Merlino emise un lungo respiro e Artù si spiegò meglio: "Gwen é una grande donna. Sarebbe la migliore delle regine. Eppure é già da un po' che avrei voluto renderla libera, Merlino. Io non la merito..."

"Voi la meritate più di chiunque altro. Lei vi renderà felice. Siete fatti l'una per l'altro. Non conosco coppia più perfetta di voi."

"Così mi rendi le cose più difficili. Non sempre ciò che appare da fuori é la realtà."

"Ma io vi ho visto sire. Ho visto come la guardate, come la baciate. Non era finzione. Perché dubitate?"

"Per diverso tempo l'ho pensato anch'io, ma poi mi sono reso conto che l'ammirazione che provavo per lei, aveva offuscato un po' i miei sentimenti più profondi."

"Io lo vedo, che quando state con lei, dopo siete più sereno."

"Sì, ma é una dote innata di Gwen. Facci caso Merlino: anche tu e gli altri, quando parlate con lei, dopo siete più calmi. Non capita solo a me."

"Sì, é vero, ma ..."

Il re si portò la punta delle dita di una mano in mezzo agli occhi, come facesse fatica a dire ciò che doveva dire.
 
"Io non la merito perché ... non sento per lei ... tutto quello che un uomo dovrebbe sentire per la propria donna."

Merlino trattenne il fiato completamente stupito. Non l'avrebbe mai creduto possibile. Non riuscì a dire nulla e fu Artù a continuare.

"Nessuna donna, nessuna persona, dovrebbe accettare una situazione simile, tanto meno una donna come Ginevra. Ed é proprio perché le voglio veramente bene che non la sposerò".

"E lei come ha reagito?"

"La conosci. É stata estremamente comprensiva, ma le ho fatto molto male. All'inizio ha cercato di dissuadermi, perché come te, ha pensato a un'idea di Agravaine."

"Le avete detto ...proprio tutto?"

"Sì, era indispensabile. É stato terribile. Era come se le si fosse rotto qualcosa dentro. Mi sono inginocchiato per chiederle perdono e ha cominciato a piangere. Solo con le lacrime.
Le ho detto che avevo bisogno di lei, della sua presenza, della sua amicizia come re e come uomo. Le ho chiesto di rimanere a vivere nella stanza predisposta per lei a palazzo e che presto avrei voluto offrirle un lavoro. Lei mi ha ringraziato accettando l'alloggio e il suo solito lavoro di serva. Non ha capito che voglio proporle qualcosa di nuovo."

"Di che cosa parlate, maestà?"

"Vorrei darle un ruolo tra i consiglieri reali. Così potrà fare molto per il suo popolo, anche se non come regina."

"Accetterà" sorrise Merlino. "Sapete essere molto convincente quando volete. E anche lei vi vuole bene: non rinuncerà ad avervi comunque nella sua vita. Dovrà passare un po' di tempo, però. Ora sarà delusa e triste. É normale!"

"Prima ho mandato a cercare Lancillotto. Gli diranno che il suo re ha bisogno di lui, subito" affermò Artù.

"Dei del cielo. Per Gwen?"

"No, Merlino, per te. Adesso che so che ti piacciono i ragazzi e che ami un cavaliere senza alcuna speranza, pensavo di proporti lui come intrattenitore nelle lunghe e fredde notti invernali!"

"Davvero?" Merlino aveva gli occhi fuori dalle orbite.

"No, Merlino! É ovvio che lo faccio chiamare per Gwen!" ribadì il sovrano, afflitto da tanta ingenuità.

"Ah! Mi avete fatto prendere un colpo!"

"Sembrava l'idea non ti dispiacesse troppo!" disse il re, acido.

"No, che dite! Lancillotto é un caro amico!"

"E sa che ti piacciono i ragazzi?"

"No e vorrei non lo sapesse. Però sa altre cose di me..." Merlino si riferiva al fatto che Lancillotto era uno dei pochissimi a sapere della sua magia, per cui si riscosse e decise di minimizzare "... cose che devo aver detto anche a voi, credo."

"Per esempio?"

"Credo di avergli parlato di un paio di corteggiatrici, particolarmente insistenti!" rispose Merlino.

"Insistenti come?"

"Una tentò di baciarmi ma io girai la testa all'ultimo momento, per cui mi baciò su una guancia!" disse sorridendo il valletto.

"Questa mi mancava! E l'altra?"

"L'altra dopo aver finto lo svenimento, si sedette su di me, per non farmi scappare, mi tolse il fazzoletto e mi fece un succhiotto nel collo. E riuscì anche a baciarmi più volte. Ma erano baci non consenzienti per cui non li considero come tali. Era piuttosto robusta. Prima avevo un debole per le ragazze robuste, così allegre e spensierate, ma adesso... é colpa sua se da quel giorno io diffido di loro."

Artù sghignazzò brevemente. "E comunque anche di questa non ne avevi parlato con me!"

"Non ne vado particolarmente fiero!"

"Posso capire..."

"Credete che tra Gwen e Lancillotto possa funzionare?" chiese Merlino speranzoso.

"Io credo che Lancillotto sia ancora innamorato di Ginevra."

"E lei?"

"Non ne ho idea. Gwen deciderà da sola della sua vita. Io ho solo voluto fare tornare Lancillotto, forse per scaricarmi la coscienza. Non so ... Lui se ne andò per non intromettersi tra la donna che amava e il suo sovrano. Inoltre é sempre stato uno dei miei migliori cavalieri."

"Siete molto severo con voi stesso. Posso sapere perché non me l'avete detto, di Gwen, intendo?"

"Non te l'ho mai detto perché speravo si trattasse di un momento di confusione e pensavo che le cose forse si sarebbero potute aggiustare."

"Forse parlarne avrebbe potuto aiutarvi a capire meglio, a capire prima. Non sono solo il vostro servo Artù, sono un vostro amico. Mi fa male pensare che non avete voluto confidarvi con me. Tuttavia vi posso capire meglio di quanto pensiate."

"Merlino, in realtà non credo che tu possa capire. Hai presente quando prima ti parlavo delle ragazze che mandavano da me? Con nessuna di loro ho provato qualcosa di più del semplice piacere fisico. Quando anni dopo ho conosciuto Gwen, così diversa e amabile, ho fatto dentro di me il paragone tra lei e le altre ragazze. E ovviamente ne é uscita più che vincitrice. Per questo ho creduto fosse vero amore ma ... col tempo è cambiato qualcosa, è successo senza che lo volessi: ho cominciato a sentirmi attratto da un'altra persona, una persona per la quale non avrei mai ritenuto possibile provare qualcosa e invece ... quindi ho capito di essermi sbagliato su Gwen."

A Merlino sembrava di non aver capito bene e quando realizzò le parole di Artú, gli venne un mezzo colpo al cuore.

"Quindi siete innamorato di un'altra donna?... La conosco?" disse il valletto sforzandosi di mantenere il tono più neutro possibile.

"Per il momento, Merlino, vorrei cambiare argomento, non mi va di parlarne. É quello che prima mi hai chiesto anche tu, accennando al tuo cavaliere!"

Merlino sentiva dolergli la gola: gli veniva da piangere. La storia con Ginevra era finita, perché il sovrano si era innamorato di un'altra. Aveva già fatto molta fatica all'epoca ad accettare la storia tra Ginevra e Artù ma il re sembrava così felice che la felicità di Merlino era passata in secondo piano. Si sentì profondamente demoralizzato. Avrebbe dovuto rifare quel difficile percorso? Non credeva di potercela fare.

"Va bene, Artù" mormorò confuso.

Il sovrano era ancora sdraiato sul letto con un braccio sugli occhi come per nascondersi.

Merlino uscì dalla porta e chiese ad una delle guardie di far chiamare un servo che portasse vino, qualcosa da mangiare e soprattutto pesche.

Nel frattempo Artù rimase immobile nel letto e il valletto si occupò del camino. 

Qualche tempo dopo, due colpi secchi risuonarono alla porta che si aprì ed entrò un servitore trafelato con un vassoio enorme tra le mani. "Buonasera maestà. Oltre al vino, sono riuscito a trovare carne fredda che mi sono permesso di tagliare a tocchetti e condire con olio ed erbe aromatiche; insalata, pane e verdure sbollentate nel brodo di gallina, riso con funghetti, frutti freschi di bosco, uva e le pesche che lei ha espressamente richiesto."

Appoggiò tutto sul tavolo e prese fiato poiché sembrava avesse parlato senza neanche respirare.

"Grazie, George! Preciso e puntuale come sempre!" disse Artù affabile.

"Ciao George" disse Merlino sorridendo, seduto sulla sedia del re. L'uomo ebbe un sussulto: "Merlino! Non ti avevo visto, credevo di avere il compito di sostituirti?"


Intervenne il re: "Infatti è cosí! Stasera Merlino è in permesso premio!"


"Oh!" fece George stupito.

Merlino appoggiò le mani sulle spalle del collega, rigidissimo.

"Voglio assolutamente che tu mi dia un parere sulla bevanda che ho inventato questa sera."

"Grazie, ma davvero, non mi é permesso ..."

"Non puoi offendere un mio amico George: devi proprio assaggiare quell'intruglio!" disse Artù sorprendendo lo stesso Merlino.

"Non mi permetterei mai, sire; gradirei assaggiare il tuo ... intruglio, Merlino!" rispose George.

"Dovrai trovargli un nome! 'Intruglio' non é molto invitante, sai?" suggerì Artù al suo servo.

"Vorrei trovare un nome semplice, magari che comprendesse i nostri nomi. Tieni George!" disse Merlino passandogli la coppa.

"Tu che nome daresti a questa bevanda?" chiese il re a George.

"Macedonia di pesche, affogate nel vino." 

"Mh, troppo lungo!"

"Potrei avere un cucchiaino, Merlino?" chiese George.

"Non serve; è una bevanda che va gustata direttamente in bocca."

Dopo un po' di prove e sbuffi, George riuscì nell'impresa e parlò, masticando: "Mmh, complimenti é davvero buona!"

Re e servo rimasero entrambi molto sorpresi. "Se ho ben capito il tuo ragionamento, forse potrebbe andare Arlino?" propose George.

"Che orrore! Cos'è?" se ne uscì Artù.

"L'inizio del vostro nome, maestà, più la fine del tuo, Merlino!"

"No, non suona proprio!" rispose il valletto.

"Altrimenti ... Mertù!" disse George inchinandosi e uscendo dalla stanza.

"Mh... quasi quasi" fece il re.

"Perché no?" confermò Merlino sorridendo.


La presenza di George aveva in qualche modo alleggerito l'atmosfera, che si era appesantita dopo la confessione del re riguardo Ginevra e Merlino dopo essersi servito un piatto di riso, sedette al tavolo, dove anche Artù arrivò con una punta d'appetito.

"Il viso é oppimo, ne voete?" disse il servo parlando con la bocca piena.

"No, gaffie, Mellino; pendeò la cavne" rispose il biondo, facendogli il verso.

Il servo si limitò ad alzare gli occhi al cielo, preso com'era dal suo gustoso riso.

Una volta ingoiato il boccone, Merlino chiese: "Stavate parlando delle vostre amanti, quando vi ho chiesto se qualcuna si fosse rifiutata di giacere con voi..."

"All'inizio non ci facevo molto caso, ma poco dopo, cominciai a capire alcune situazioni ... mh, questa carne é deliziosa ... comunque, sì, ce ne sono state. Certo non é che mi prendessero a schiaffi. Semplicemente piangevano. Qualche ragazza entrava già piangendo, altre scoppiavano in lacrime durante la cena e altre poco prima di andare a letto. Queste ragazze venivano da me 'risparmiate'. Anche solo per il mio orgoglio personale, non potevo fare altrimenti."

"E se una cominciava a piangere quando era già tra le vostre braccia?"

"Pazienza!"

"Come? Pazienza?"

"Cosa dovevo fare, interrompermi a metà?"

"Direi di sì!"

"Sono solo un uomo, Merlino e comunque non erano poi tante a piangere, sai? Fossero state ragazze nobili forse si sarebbero tutte quante sciolte in lacrime, ma le ragazze erano contadine, abituate a sopportare di tutto nella vita e per parecchie di loro, questo non era certo il peggio. Per la maggior parte delle ragazze, già una cena di quel tipo era un lusso proibito."

"E come facevate allora con quelle che piangevano?"

"Parlavo con loro, le rassicuravo e chiedevo loro di mentire in modo convincente con la famiglia e gli altri. Dovevano dire che era andato tutto bene e che il principe era contento di loro. Alla famiglia venivano comunque inviati i doni e garantiti i benefici promessi. Io stesso non ne facevo parola con nessuno (se non con Gaius)."

"Quindi le ragazze venivano pagate?"

"No, Merlino, ma avendo io usufruito delle loro grazie, le famiglie ricevevano dei regali, come se per certi versi, fossi per ognuna di esse una sorta di 'sposo per un giorno' e loro una specie di 'principesse per una sera'."

"Ma le ragazze non rischiavano di venire considerate poco serie?"

"Al contrario, Merlino. Le ragazze che si 'immolavano' per il benessere del principe, avevano più possibilità di trovare un buon marito. Anche se può sembrare strano, era proprio così."

"Ma perché piangevano allora?"

"Qualcuna era già innamorata, qualcuna avrebbe voluto aspettare il suo vero amore, altre avevano paura che sarebbero morte dissanguate. C'era un'ignoranza spaventosa su queste questioni. Nessuno dava loro le giuste informazioni e chiesi a Gaius di farlo. Lui avrebbe preferito che fosse stata una donna a parlare con le ragazze. Ma le donne a cui si rivolse spesso erano più ignoranti in materia persino delle mie amanti, per cui Gaius si accollò anche questo onere."

"Che uomo dolce!"

"Mai avuto alcun dubbio" sorrise Artù e continuò: "Qualcuna si spacciava per vergine senza esserlo, almeno credo."

"E in questi casi come vi comportavate?"

"Niente, facevo finta di non accorgermene! Altre me lo dissero chiaramente invece e io apprezzai davvero questa loro sincerità; mi dimostravano fiducia e rispetto. Erano inoltre, meno nervose e questo si traduceva in un vantaggio per me, ma anche per loro."

"In che senso, per loro?"

"Se si fossero sposate, avrebbero corso il rischio di venire ripudiate, lo sai, per cui una volta uscite di qui, potevano tirare un sospiro di sollievo. In fondo mi faceva piacere se potevo aiutarle in qualche modo.

Altre si buttavano ai miei piedi come per offrirsi in sacrificio in nome della patria, in un modo un po' plateale.

Altre ancora si approcciavano a me con fare adorante, come fossi stato il dio Apollo in persona. Talvolta ho pensato che a qualche ragazza fosse stato somministrato del vino o fossero sotto l'effetto di qualche strana medicina. Nemmeno Gaius lo escluse.

E poi c'erano quelle che non mi piacevano; non erano necessariamente brutte, ma qualcosa in loro mi allontanava, invece che attirarmi."

"A questo non avevo pensato. Come riuscivate a cavarmi d'impaccio?"

"Dicevo loro che non ero stato bene e se non bastava gli dicevo che fisicamente non ero in grado di avere rapporti ma che per amor mio, avrebbero dovuto dire agli altri che era andato tutto bene. E ovviamente gli ricordavo i regali e i vantaggi per la famiglia. Era un argomento che faceva sempre molto effetto sulle ragazze. Infine le invitavo comunque a restare a cena con me. Prenderle per la gola era sempre una buona idea, per renderle più benigne nei miei confronti, in ogni caso. La cosa strana era che all'inizio mi andavano bene tutte e con il passare del tempo me ne andavano bene sempre meno."

"E le ragazze particolarmente carine?"

"Perdonami, ma le più belle spesso erano una delusione: dei tronchi rigidi sarebbero risultati più sensuali."

"Che cosa terribile, povero sire mio!" scherzò Merlino.

"Tu scherzi, ma ad un certo punto, la cosa cominciò ad irritarmi e ad arrecarmi dolore. Dolore interno, intendo. Gaius temeva che potessi entrare in depressione."

"Mi dispiace molto, Artù. Io non ne avevo idea. Fu quando decideste di smettere? Come avvenne?"

"Ero sempre più scontento, dopo ogni incontro. Mi sembrava tutto così falso. Così, dopo un paio d'anni ... "

"Dei, Artù, un paio d'anni? Pensavo sei mesi al massimo!" fece Merlino del tutto sconcertato.

"Fai due conti Merlino: per tre mesi nulla, causa sifilide, più quelle che piangevano, più quelle che non mi piacevano. In sei mesi potrei non avere fatto niente di niente."

"Quante donne avete avuto?"

"Dimmelo tu!"

Merlino fece una botta di conti: "Ottanta?" chiese sgomento.

"Sessanta" lo corresse Artù. "Bisogna considerare che spesso andavo in missione fuori Camelot e in quei periodi non vedevo mai nessuna ragazza."

"Non sono certo poche. Io ho avuto una sola persona e neanche per intero." 

Merlino non poteva farci nulla: era arrabbiato e geloso. un'altra volta.

"Eccoti: ora sei tu che sei giudicante. Di nuovo. Io non lo sono stato con te. Prima di tutto sei stato tu a non volere Will ... per intero; inoltre avresti potuto avere tutte le donne e tutti gli uomini che volevi ... solo che non volevi.
Te ne do atto Merlino: sei più serio di me, contento?"

Il servo non voleva affatto tornare a discutere con Artù, sempre sulle stesse cose e cercò di cambiare argomento. Fu costretto a farlo spesso quella sera.

"Mi interessava sapere quale reazione ebbe vostro padre."

"Lo ringraziai e gli dissi che siccome ormai mi sentivo più sicuro di me, avrei preferito scegliere le donne da amare per conto mio.
Mi disse che era contento per questa mia decisione. Dopo due anni il suo obiettivo era ormai più che raggiunto. Mi disse di stare molto attento perché le ragazze là fuori non erano come quelle che avevano visitato la mia camera fino a quel momento ... insomma una sfilza di raccomandazioni. Tipico suo."

"E avete avuto delle relazioni con altre donne, dopo?"

"Sì, in pratica furono quasi tutte serve. Fu Morgana a iniziare: aveva una serva carina e maliziosa. Aveva notato che ogni tanto la guardavo quindi me la mandò in camera più spesso possibile per delle commissioni assurde: fiori, biscotti, prestiti di calici, alari, cinture... Non mi arrabbiai con Morgana. Lei sapeva che non avevo potuto scegliere nemmeno una delle ragazze con cui ero stato. Voleva solamente aiutarmi" disse il re con tristezza. Poi tutto in una volta cambiò tono: "Tu lo sai, Merlino, che serve e servi sono molto quotati a palazzo?" disse Artù con un bel sorriso.

"Diciamoci pure Artù, che se anch'io non fossi così serio, come mi reputate, io non avrei potuto comunque avere nessuna occasione di questo tipo, come invece hanno potuto fare le mie colleghe e i miei colleghi, vero maestà?"

"E perché mai affermi questo?"

"Mi sembra di aver capito che siete molto possessivo con tutte le vostre 'cose' e io mi sento a volte proprio come una delle vostre proprietà."

"È vero, Merlino, sono possessivo, ma tu non sei una cosa mia. Io credevo che tu stessi bene dove stai. Ma ti dirò che sei libero di frequentare chiunque ti piaccia a palazzo o altrove. E che potrei offrirti altre mansioni, forse più adatte a te. Sei sprecato come servo. E non sei neanche tanto bravo."

Merlino si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Con tre parole il re gli aveva messo a soqquadro ogni certezza. Il lavoro, lo stare accanto a lui, le relazioni. Come era potuto succedere tutto questo?

"E che mansioni avreste pensato per me? A me va tutto bene basta che possa rimanervi accanto. Sapete che il mio compito é quello di proteggervi."

"Avrei voluto farti diventare consigliere, come Ginevra. Hai una mente brillante, buon cuore, una visione ampia della vita e della giustizia. Camelot ha bisogno di te! Se non te l'ho mai chiesto é perché sono stato egoista e ti ho voluto solo per me. Ma non sono sempre così stolto e alla fine mi piacerebbe fare la cosa giusta."

"No, Artù, mai. Non posso! Oh, sappiate che vi sono immensamente grato, mi sento molto lusingato. E sono anche commosso. Ma avete ragione a dire che io sto bene dove sto e non desidero altro se non restare al vostro fianco per servirvi".

Artù lo prese per una spalla, al di là del tavolo e la scosse leggermente poi lo guardò negli occhi serio e disse: "Per ora mi va bene così, ma forse dovrò studiare una nuova figura professionale per te, dove potrai starmi vicino e dare una mano al consiglio. Potresti farmi da segretario o da assistente o una sorta di mediatore diretto tra me e il popolo per quanto riguarda i casi più delicati. Ne parlerò con Geoffrey.
E comunque anch'io voglio un ruolo per te, che ti veda accanto a me il più possibile. Non credere che ti libererai di me cosí facilmente."
 
Merlino sorrise e gli sfiorò il braccio che ancora stava sulla sua spalla. E ne approfittò subito per cambiare argomento. Non voleva pensarci adesso, al nuovo lavoro. Non era pronto, anzi era ancora piuttosto spaventato. Nessun ruolo gli avrebbe consentito di rimanere sempre vicino ad Artú come quello di 'valletto personale del re.' In quel momento avrebbe preferito di gran lunga rimanere al suo posto come aveva fatto negli ultimi tre anni. E poi chi avrebbe preso il suo posto accanto al re? Sapeva di non averne alcun diritto, ma la sola idea di un altro a occuparsi di Artù, lo mandava automaticamente in apnea.

"Allora sire, quante erano le servette così tanto disponibili con sua maestà?"

Artù si aprì in un gran sorriso, non privo di una certa malizia.

"Mah ... saranno state una ventina, ... non di più!"

Merlino che credeva di essere pronto, in realtà ci rimase malissimo e si fece indietro sulla sedia perché il re togliesse la sua mano da sopra la sua spalla.

"Quindi quando prima ho detto 'ottanta' avevo visto giusto. Praticamente,...la servitù al completo. Non ve ne siete lasciata sfuggire nessuna!"

"Giusto uno! Tu!" scoppiò a ridere il re.

"Non lo trovo divertente sire. Essere un servo non fa necessariamente di me un amante su richiesta. E comunque non mi vorrete far credere che con queste serve non vi siate spinto più in là del semplice atto, come con le ragazze dello 'Jus prìncipis'

"Non molto in realtà, ma almeno potevamo stare entrambi nudi!"

Merlino razionalmente pensò che fosse una cosa ovvia eppure si sentì enormemente ferito dalla leggerezza del re. Guardò Artù e fu quasi come vederlo per la prima volta, percependo una irresistibile antipatia nei confronti dell'altro. E cosa ancora più strana, in quel momento Artù gli parve brutto, davvero brutto!

"Mi sembra il minimo, vostra maestà!" rispose con un ghigno appena accennato.

Artù non diede segni di essersi accorto di niente e prosegui: "Direi di sì, quindi... qualcosa in più. Qualche carezza e qualche bacio più ardito ma mai lontanamente paragonabile alle tue pratiche animalesche!"

"Animalesche?" gridò spazientito il servo. "Siete voi che non capite niente di queste cose. Si tratta di pratiche del tutto umane e molto belle."

"Sarà così, ma io non potrei mai ridurmi a fare certe cose con qualcuno" disse il re con fare altezzoso.

"Forse perché non avete ancora trovato la persona giusta con cui lasciarvi andare" rispose Merlino con un sorrisetto sprezzante.

Artù deglutì. Le parole di Merlino gli diedero fastidio ma avevano allo stesso tempo un certo sentore di passione, di emozione. Il re fu attraversato senza volere da un lungo, piacevole brivido. 'Dei, non voglio che le visioni tornino. Non quelle di Merlin con Will!'

"E altre donne oltre alle serve?" tornò sotto Merlino.

"Una sola, al di fuori del Castello. Perché per conoscere donne di altri paesi avrei dovuto necessariamente spacciarmi per mercante o cacciatore. La verità é che non mi andava più di mentire."

"E' di lei che siete innamorato?"

"No. Non ha nulla ha che fare con lei."

"Questa donna com'era?"

"Guarda, io non ci pensavo minimamente quando la conobbi. Aveva parecchi anni più di me, era vedova, simpatica. Non era brutta ma neanche bella. Lavorava in una specie di locanda ed era piuttosto povera. Una figlia del popolo."

"Certo che ... detta così ...non sembra sto granché!"

"E invece con lei sono stato molto bene, Merlino. Ero rilassato, ero me stesso: sapeva che ero il principe di Camelot e ha sempre mantenuto il segreto. La prima volta che ci siamo incontrati però... mi offese molto."

Il servo cominciò a ridere: "Vi ha offeso? Allora già mi piace. Non avete pensato che magari vi ha attirato proprio per questo?"

Artù alzò la testa: "Ti stupirò Merlino, ma almeno in parte, credo tu abbia ragione! Penso di essere attratto dalle persone che sanno tenermi testa, che mi trattano normalmente anche se sanno che sono il re. Questa donna é così! Ginevra é così! ... " Stava per dire 'Tu sei così!' ma si bloccò.

"Beh" aggiunse il servo "anch'io l'ho fatto ... penso di essere stato il primo a chiamarvi babbeo e asino reale, ma non mi avete mai baciato per questo... In compenso mi avete mandato prima in carcere e poi alla gogna."

"Questo perché sei uno stupido e anche un idiota" disse mentre Merlino ridacchiava maligno.

"Però credo che sia per questo che tu sei diventato il mio migliore amico e gli altri no."

Artù si versò una coppa piena di vino e guardò verso Merlino che si stava ingozzando di frutti di bosco, a una velocità pazzesca.

"Andavo alla locanda ogni volta che potevo, per poterle stare vicino. Lei mi stuzzicava, mi spunzecchiava, mi diceva anche qualche cattiveria e mi faceva ridere come un matto. E anch'io lo facevo; non mi ero neanche accorto di farle una corte così serrata. Adoravo stare con lei, così, tempo dopo, molto semplicemente mi ha invitato in camera sua e ho scoperto che non stavo aspettando altro. Non chiedermi nulla perché non te lo dirò, anche solo per galanteria. Sappi però che quando prima mi hai detto che preferisci i ragazzi, perché amano con più impeto, in realtà non é sempre così! Gli uomini hanno più forza fisica, ma una donna può amarti con grande passione, come e anche più di un uomo. Credimi! Ti consiglio prima o poi di dare a una donna la possibilità di amarti: potrebbe ribaltare le tue convinzioni."

Merlino non disse nulla ma era un po' contrariato.

'Perché mai mi dice queste cose? Vuole forse buttarmi tra le braccia di una donna?'

Il servitore bevve una coppa di vino tutta d'un fiato.

"Da come ne parlate, sembravate molto preso."

"É sicuramente stata molto importante per me. Si é trattato di una forma d'amore più maturo: lei prendeva ciò che potevo darle e sembrava bastarle. E comunque era dotata di un coraggio e una forza interiore straordinari."

A Merlino già da parecchio tempo, frullava in testa una domanda per Artù. Forse si trattava di una domanda inutile, superflua, ma quella sera il servo, aveva percepito 'qualcosa'. Poteva anche essere un'idea nata solo a causa dei suoi sentimenti per il re, che gli facevano vedere cose che non esistevano, ma secondo lui c'erano stati diversi segnali.
"Artù ... solo ragazze?"



   
 
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