III.
10 Gridare
Questo è ingiusto. Ladybug non trova le parole adatte per continuare il discorso, ma più o meno sa che cosa vorrebbe dirgli. Gli direbbe che, se non fosse per Adrien (Agreste, il protagonista) che proprio non riesce a dimenticare, allora sarebbe in grado di provare i suoi stessi sentimenti. Ma qualcosa le blocca le labbra e le ammutolisce il cervello.
“Chaton…” Ci prova e torna dritta. Accartoccia le gambe al petto e con una mano gli accarezza la guancia. Crede, o forse spera, che con quel tocco lui possa sentire tutto quello che sta nel suo cuore.
Adrien non perde il sorriso, si inclina verso la mano mascherata e alza le spalle come se avesse appena finito di ascoltare quel fiume di parole silenzioso. Lo sa. “Che farai adesso? Proverai a dirglielo ancora?”
“Ho messo tutta me stessa in quella confessione, ci vorrà un po’ prima che possa essere in grado di farlo ancora” gli dice e prende un lungo respiro insoddisfatto. “Se mai lo farò ancora, comincio a credere che sia inutile corrergli dietro.”
Chat Noir lo capisce, sa cosa vuol dire inseguirla sui tetti di Parigi. Però non riesca a smettere, ci tiene troppo. “Non dire sciocchezze, Buginette.” Suo malgrado, per quanto lo ferisca, si allontana dalle sue dita e si alza in piedi. Si avvicina alla ringhiera della Torre Eiffel e le dà le spalle. “Lui ti piace, no? Dovresti dirglielo e smetterla di accontentarti di un sorriso, per quanto mozzafiato sia.”
Ladybug lo raggiunge a passo lento, “Forse potrei non essere stata chiara stamattina, mi sorprenderebbe sapere che abbia capito qualcosa del mio discorso” ammette, appoggiando gli avambracci al parapetto e il mento agli avambracci. “Mi mette ansia e finisco per impappinarmi sempre,” continua imperterrita, “credevo fosse passato e che fosse una fase della me di quindici anni, ma anche adesso che ne ho diciotto non riesco a parlargli dei miei sentimenti senza diventare incomprensibile.”
Chat Noir la guarda e sorride, mentre il vento di Parigi le smuove i capelli e i suoi occhi azzurri si scontrano alla perfezione con il colore argenteo della luna. Sono tre anni che lei ama un'altra persona e non ha mai smesso di fare male. “Sono innamorato di Ladybug!” urla nel vuoto e lo urla ancora e ancora, fino a che lei non connette e lo tira indietro.
“Che diavolo fai?” gli chiede, con il volto arrossato e il cuore che le pulsa nelle orecchie.
“Ti metto coraggio, Buginette.” Le accarezza la lunga treccia che negli anni ha sostituito i due codini. “Forza, urlalo anche tu.”
“Mi sentirà tutta Parigi, Chat!”
Lui ride e appoggia il gomito destro al parapetto, “Chi vuoi che ti senta quassù in piena notte? Smettila di trovare scuse inutili.” Ladybug apre e chiude la bocca mentre lui si gira di nuovo verso il vuoto e riprende a gridare. Non sa se a renderla così nervosa siano i suoi sentimenti o quelli del ragazzo mascherato che ha di fronte. Così non va bene.
Più lui parla, più lei non riesce a pensare a mente vuota e le gambe le si fanno molli. Cerca di focalizzarsi su Adrien, anche se la bocca di Chat urla il suo nome – l’unico che conosce, in ogni caso. Adrien dai capelli del grano, dagli occhi verdi e il sorriso mozzafiato.
“Sono innamorato perso di Ladybug, una cosa ingestibile ve lo giuro!”
Adrien.
"Ladybug, la mia Buginette regina del mio cuore!"
Adrien.
"Come si fa a non amarla?"
Adrien.
“Sono innamorata di Adrien Agreste!”
L'aria nei polmoni di Chat Noir diventa incandescente e lui è costretto a smettere di respirare. L'ultimo sospiro si perde nel cielo in una nuvola bianca: cosa? Ha sentito bene? Si fa teso mentre percepisce le mani di Ladybug che giocano con il ferro del parapetto.
"Cosa?" Questa volta lo chiede ad alta voce e lei si gira a guardarlo arrossata ed emozionata.
"Hai ragione, Chaton! Funziona, mi sento già più coraggiosa." La supereroina continua ad urlare e si spinge in alto appoggiando meglio i palmi sul metallo, "Adrien Agreste, avete capito?"Eccomi qui ❤
Per quanto questa storia sia sempliciotta, mi sto divertendo un mondo a scriverla! Per questo vi ringrazio per il supporto: se mi piace tanto mettere una sillaba dietro l'altra, è anche per le vostre parole di incoraggiamento e per il fatto che mi dite che state ridendo anche voi. Meno male, mi rassicurate davvero tanto.
Avevo promesso, due giorni fa, dei capitoli più lunghi ed eccolo qui: perdonatemi, mi è scappata la mano. Vi chiedo poi di pazientare ancora un po' per il prossimo, ci vediamo il 14!
Sia ❤