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Autore: Nao Yoshikawa    10/10/2021    5 recensioni
ScarletStrange con accenni Starker ispirata al film di Makoto Shinkai "Your Name/Kimi no na wa"
Wanda Maximoff e Stephen Strange non si conoscono e vivono in due paesi diversi. Eppure alcune notti avviene uno strano cambio di corpi tra loro, in sogno, che li costringe a vivere la vita l'uno dell'altro.
Vivendo vicino una stazione ferroviaria, Wanda Maximoff era abituata ad essere svegliata dal rumore dei treni in arrivo o in partenza.
Ma quella mattina nessun rumore l’aveva svegliata, fatta eccezione per la sveglia sul cellulare.
Stephen Strange, abituato al silenzio perfetto di casa sua, si lasciò andare ad un gemito infastidito quando sentì distintamente un treno che fischiava. Non c’era stazioni ferroviarie vicino casa. E poi viveva al decimo piano, non avrebbe dovuto sentire niente a priori.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Pietro Maximoff/Quicksilver, Tony Stark/Iron Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Tony ma di cosa stai parlando?»
La testa aveva iniziato a fargli male, a pulsargli.
Certo, come aveva potuto dimenticarsene? Il terremoto c’era stato veramente, in tv ne avevano parlato per tanto tempo. Una tragedia terribile.
«No, tu di cosa stai parlando. Sei proprio certo di non esserti sbagliato?»
Non si era sbagliato. Aveva vissuto lì, nel corpo di Wanda. Ma se era vero che la città era stata distrutta e che non ci viveva più nessuno, con chi aveva parlato?
Stephen prese il cellulare. I messaggi erano spariti, cancellati.
Come se non fossero mai esistiti.
«Io… senti, prendiamo un taxi. Dobbiamo andare fino a lì.»
«Ma Stephen, te l’ho detto. Lì non c’è niente, solo mac-»
«Facciamo come dico, punto e basta!» alzò la voce tanto che Tony non osò andargli contro.
Era terrorizzato e confuso. Non aveva senso tutto ciò, niente aveva senso.
Presero il taxi, il quale li lasciò vicino a Novi Grad. Per il resto dovettero proseguire a piedi. Durante il loro tragitto avevano incontrato qualche persona ca cui avevano chiesto delle informazioni.
«A Novi Grand non vive più nessuno da dopo il terremoto. Nelle zone limitrofe troverete forse qualche abitazione, qualche negozio, ma niente di più» aveva detto loro un uomo.
Tony non osava proferire parola, per quanto assurdo gli sembrasse tutto ciò, motivo per cui il loro viaggio proferì in silenzio.
Quando arrivarono, circa un’ora e mezza dopo, Stephen si rese conto che era tutto vero: sembrava che il tempo si fosse fermato e quella era una città fantasma. C’erano diverse macerie e lì dove erano state rimosse, un tempo dovevano esserci state delle cose.
«È davvero inquietante» sussurrò Tony. «Come può questa ragazza vivere qui?»
Ci mancò poco che Stephen non crollasse sulle sue stesse gambe. Aveva bisogno di sapere, di avere la certezza che Wanda fosse viva, perché la sensazione che aveva addosso era terribile.
Visitarono per un po’ quella città abbandonata e distrutta, dopodiché decisero di chiedere informazioni, ma per far ciò dovevano tornare indietro.
Appena fuori città c’erano alcuni negozi poco frequentati e ciò che a Stephen interessò subito fu una biblioteca. Dopotutto, quando si trovava nel corpo di Wanda, ci aveva lavorato per un certo periodo. Ad accoglierli c’era una signora anziana.
«Clienti! E stranieri per giunta, questo non capita tutti i giorni. Da dove venite?»
«Da New York» rispose subito Tony. «Il mio amico sta cercando una persona, una ragazza. Vive… viveva a Novi Grad, credo» dopodiché lanciò uno sguardo a Stephen che stava cercando sconsolato fra i libri.
«Oh, povero caro» sospirò l’anziana. «Non sono sopravvissuti in molti. Sa, quel terremoto è stato terribile, ha distrutto praticamente tutto nonostante sia durato così poco.»
«Non c’è una lista… una sorta di registro degli abitanti della città? Ho bisogno di controllare una cosa» disse ad un tratto Stephen. Quello era l’unico modo che aveva.
«Dovrebbe esserci qualcosa del genere in quegli scatoloni lassù. Da quando la biblioteca è stata distrutta, molti dei libri si trovano qui.»
Stephen non se lo fece ripetere due volte, così si armò si pazienza e iniziò a cercare. Nel frattempo, si era degnato di raccontare a Tony la verità, che lo chiamasse pazzo o altro non gli importava.
«Mio Dio, ma sei davvero impazzito!» esclamò Tony esasperato. «Ti rendi conto che quello che dici non è possibile?»
«Lo pensavo anche io, ma evidentemente è possibile eccome!» esclamò Stephen spazientito. «Io e lei ci siamo scambiati di corpo più e più volte, per questo ero così strano.»
«D’accordo, va bene! Mettiamo pure il caso che questa storia sia vera. Qui non ci vive nessuno, il terremoto ha distrutto tutto, e se lei fosse…?»
«Parli troppo e mi sconcentri!» lo zittì. In realtà temeva di scoprire una spiacevole realtà. Dopo varie ricerche trovò finalmente ciò che cercava: in fondo ad uno scatolone aveva trovato un registro su cui erano segnate le vittime del terremoto di Novi Grad.
«Eccolo» sussurrò. Fece scorrere velocemente lo sguardo.
Ti prego, non il suo nome non il suo nome.
Arrivò alla lettera M e poi il suo cuore perse un battito.
Maximoff Pietro, 21 anni
Maximoff Wanda, 21 anni
E poi, qualche pagina dopo, Stephen avrebbe trovato un altro nome.
Parker Peter, 19 anni
Stephen lasciò cadere il registro e sentì le lacrime pungergli gli occhi. Lui non piangeva mai.
«Stephen? Ehi…?» sussurrò Tony. Lui si voltò a guardarlo, aveva sul viso un’espressione turbata.
«Com’è possibile, com’è possibile che lei sia morta tre anni fa? Io ho parlato con lei, ho vissuto la sua vita, come… come…?»
«Strange, Strange, respira, okay?» Tony si chinò su di lui. «Non posso credere che io ti stia dando retta, ma… se davvero questa cosa dello scambio dei corpi è vero, allora è possibile che in qualche modo c’entri anche il viaggio nel tempo?»
Viaggio nel tempo? Che altro c’era ancora?
«Mi fa male la testa e ho la nausea» sussurrò.
«Va bene, aspetta, ti porto fuori di qui…»
Tony lo afferrò e lo aiutò ad uscire dalla biblioteca.
«Avete trovato quello che stavate cercando?» chiese la proprietaria quando Tony fu rientrata.
«Purtroppo, sì. Poveraccio, ha scoperto che la ragazza che ama è morta in quel terremoto.»
Stephen ascoltava la loro discussione anche se con la mente pensava a tutt’altro. Nonostante non fumasse da anni, in quel momento avrebbe tanto voluto una sigaretta.
«Ci sono stati altri terremoti dopo quelli di Novi Grad che ha distrutto la città. L’ultimo è stato il mese scorso, ma non ci sono stati danni per fortuna. Deve essere terribile per il suo amico.»
Se doveva prendere in considerazione la possibilità del viaggio nel tempo (e Stephen era portato a credere che fosse vero), allora voleva dire che c’era un punto del tempo in cui lei era ancora viva.
Ma non sapeva come raggiungerla, ovunque lei fosse.
Lui e Tony avrebbero passato la notte in un modesto hotel lì vicino, nell’attesa di capire cosa fare. Stephen non voleva tornare a New York dopo tutta quella fatica, motivo per cui aveva deciso di prendersi un paio di giorni per riflettere.
Ma riflettere su qualcosa? Tutto ciò non aveva senso e quella sera faticò ad addormentarsi. Alla fine però la stanchezza lo colse e Stephen passò dal pensare al sognare. O almeno così credeva.
 
Si svegliò in un posto che non era il suo e che oramai tuttavia conosceva molto bene. Quella era la camera di Wanda, quei suoni provenivano dalla stazione. Rimase qualche istante immobile e non poté fare a meno di chiedersi come fosse possibile.
Era lì, nel suo corpo, in quella vita che, ora se ne rendeva conto più che mai, aveva imparato ad amare.
La porta si aprì e davanti a lui comparve Peter.
«Ehi, ma sei ancora in pigiama? Non dovevamo andare a fare una gita fuori porta?»
Gli occhi gli divennero lucidi. Stephen era diventato un po’ troppo sentimentale, ma cosa importava? Quel ragazzino era vivo.
Si alzò tremante, abbracciandolo.
«Peter! Sei vivo!»
Il ragazzo arrossì, soffocato nel suo abbraccio, cosa a cui non era assolutamente abituato.
«Wanda, m-ma che? Pietro! Dammi una mano, tua sorella ha perso la testa!»
«Pietro! Anche lui è vivo!» esclamò senza pensare. Era incredibile quanto si fosse affezionato ad entrambi. Andò fino alla cucina, abbracciandolo.
«Ehi!» esclamò Pietro. «Ma che succede?»
«Non lo so, te l’ho detto che è impazzita!» gli rispose Peter ancora turbato.
Stephen lo guardò, con le guance bagnate di lacrime.
«Temevo di non rivedervi più» sussurrò. Se Peter era ancora confuso, Pietro aveva invece assunto l’espressione di chi era consapevole.
«Tu non sei Wanda, vero?»
Rimase interdetto per qualche attimo, e con lui anche Peter.
«Ma di che parli, non riconosci più tua sorella?» domandò infatti quest’ultimo in un sorriso poco convinto.
Strange socchiuse gli occhi.
«Come fai a sapere che non sono lei?»
Pietro sorrise.
«Io conosco Wanda. E ho sempre saputo fin dal principio che c’era qualcosa di diverso.»
Accidenti, Wanda. Tuo fratello è molto più in gamba di quanto pensassi.
Poco dopo tutti e tre si sedettero attorno al tavolo. Stephen iniziò a raccontare tutto sin dal principio, avvertendoli soprattutto del pericolo che correvano. Pietro aveva ascoltato tutto senza battere ciglio, Peter invece appariva sconvolto a causa di tutte quelle informazioni.
«C-cioè, tu non sei Wanda? Tu sei Stephen Strange? E vieni tipo dal futuro? Oh, mi fa male la testa…»
«Mi sorprende il fatto che ti sconvolga più questo che non il fatto che morirai. Morirete tutti a causa di un terremoto, dico sul serio.»
Pietro rimase in silenzio per qualche istante.
«Che tipo di legame hai con mia sorella?» domandò all’improvviso. Strange credette che fosse una domanda poco opportuna, soprattutto perché non avrebbe saputo cosa rispondere? Cos’erano? Amici, amanti, anime gemelle? Anime gemelle unite da un filo invisibile nel tempo e nello spazio?
Trovare le parole era difficile.
 «Lei ha stravolto il mio mondo. Sono venuto fino a qui per incontrarla e quando ho capito che era morta mi è sembrato di impazzire. Devo fare qualcosa per aiutarla, per aiutare tutti voi.»
Pietro chinò il viso senza smettere di guardarlo.
«Hai ragione. Però penso anche che tu stia per svegliarti.»
Il tetto prese a tremare. Era causa dal treno che passava o…?
Eh?
Lui e Peter sparirono dalla sua vita e Stephen si ritrovò nel suo letto, nella camera d’albero. Si mise seduto, era sudato e respirava a fatica. Era stato solo un sogno? No, impossibile, quello che aveva vissuto era reale, ma perché era tornato indietro?
«Cazzo…» gemette a voce alta, tanto da svegliare Tony, il quale accese l’abat-jour.
«Strange, che c’è che non va…?»
«I-io… io credo di essere tornato indietro nel tempo» mormorò, confuso. Tony stava per chiedergli di cosa stesse parlando, quando avvertirono entrambi qualcosa: tutto intorno a loro aveva preso a tremare e solo per un istante si erano guardati e avevano capito. Un terremoto. Poi era diventato tutto buio.
 
Qualcosa doveva averlo colpito in testa, Strange era sicuro. Avvertiva dolore, però era cosciente.
«Ahi… accidenti, ne ho abbastanza» si mise seduto. Forse la corrente era saltata. «Tony, ci sei?»
«Sì, ci sono. Ma cos’era, una scossa di terremoto? Che fortuna, eh?»
Si mossero nel buio e ad un tratto Stephen provò ad accendere l’interruttore. Quando la stanza fu illuminata, rimasero entrambi immobili.
«Amh, giurerei che non eravamo qui prima» disse Tony.
Infatti non erano lì. In qualche modo erano tornati indietro. Indietro, dove lei era viva.
Wanda entrò e nel ritrovarsi davanti quei due uomini, che conosceva ma che non si aspettava di vedere lì, per poco non cacciò un urlo.
«Wanda…» sussurrò Stephen.
«Aspetta. Lei è Wanda?» domandò Tony guardando prima lui e poi lei.
La ragazza si portò una mano davanti al viso, era sorpresa e visibilmente commosso.
«Stephen, ma sei tu? Sei… ma come hai fatto ad entrare, quando sei arrivato?»
Lui non le rispose. L’abbracciò stretta, strinse quel corpo che oramai conosceva bene e respirò l’odore sui suoi capelli. Wanda lasciò che una lacrima le rigasse il viso e ricambiò la stretta, in quel momento non le importava né come né quando fosse arrivato.
Tony, un po’ in imbarazzo, si schiarì la voce.
«Qualcuno potrebbe spiegarmi?»
Stephen si staccò da lei. Avrebbe desiderato stringerla ancora, baciarla e ammirarla, ma non c’era tempo da perdere.
«Wanda, so che questo ti confonderà, ma la situazione è più complicata di quanto pensiamo.»
«Aspetta… in che senso?» chiese lei turbata.
«Ascoltami. Io vengo dal futuro… tre anni più avanti. In qualche modo io e te siamo venuti in contatto, ma la verità è che sei stata uccisa da un terremoto. Sei in pericolo e anche gli altri lo sono!» Stephen parlava veloce, aveva l’affanno, sembrava che stesse delirando, motivo per cui Wanda si spaventò un po’.
«Come… sono morta?»
«Vuoi forse farmi credere che abbiamo viaggiato nel tempo?!» esclamò Tony. «No, non ci posso credere, ditemi che è uno scherzo.»
«Per questo sono venuto qui, per avvisarti. Tu, Pietro e Peter dovete lasciare la città, subito, immediatamente!»
Wanda indietreggiò, spaventata a morte. Doveva metabolizzare troppe cose tutte insieme: Stephen era lì e portava con sé notizia terribili.
Era tutto troppo per lei.
La situazione divenne ancora più strana e imbarazzante quando si unirono anche Pietro e Peter. Quest’ultimo in particolare non poteva fare a meno di guardare Stephen, e soprattutto di guardare Tony.
«Io penso di aver capito» sussurrò. «Ma non ho capito chi sei tu.»
«Te l’ho detto, mi chiamo Tony Stark e sono il migliore amico di Strange» rispose seccato.
«Ah. Io invece sono il migliore amico di Wanda. E sono molto turbato perché mi sento come se fosse finito dentro un film» mormorò, lanciando un’occhiata in direzione di Stephen, Pietro e Wanda che invece se ne stavano in silenzio. C’era così tanto da dire che paradossalmente non sapevano da dove iniziare.
«Quand’è che ci sarà il terremoto?» chiese ad un tratto Pietro.
«Il 15 marzo. Quindi domani.»
«Ah! Ma è terribile!» sussultò Peter. «Se è davvero così, dobbiamo andarcene. Io non voglio morire, accidenti!»
Wanda teneva lo sguardo mani, le mani congiunte. Se era possibile lo scambio di corpi, perché non avrebbe dovuto credere ad un possibile viaggio nel tempo?
Anche se non era così che aveva immaginato il loro primo incontro.
«D’accordo. Se è così allora, non possiamo fare finta di niente» disse Pietro.
«Vuol dire che tu ci credi? Intendo… a tutto questo?» domandò Wanda sorpresa.
«Naturalmente sì. Credi che non abbia capito sin dal principio che c’era qualcosa di strano?» domandò e Stephen sorrise perché, ora se ne rendeva conto, sia in lui che in Peter aveva trovato degli amici.
«Amh, ovviamente anche io avevo capito tutto!» esclamò Peter arrossendo.
«Lascia stare ragazzino, nemmeno io avevo capito nulla» lo tranquillizzò Tony.
Allora era tutto deciso, più o meno. Avrebbero dovuto lasciare la città e questo sembrava molto più facile per gli altri piuttosto che per lei.
Wanda aveva bisogno di parlare con Stephen in privato o avrebbe rischiato di impazzire. Così si alzò, nervosa e lì Strange capì di doverle andare dietro.
Fuori l’aria era stranamente calda e davanti a loro c’era la stazione dei treni.
«Wanda?» la chiamò.
Lei non si voltò.
«Tutto questo è pazzesco. Ho aspettato di conoscerti e adesso scopro che tu vieni da… da un’altra linea temporale! E che sono morta…»
«Io sono qui adesso, quindi questo non può più accadere. Mi dispiace se ti ho turbato» disse avvicinandosi.
Fu solo allora che Wanda si voltò a guardarlo. Era arrossita e sembrava spaventata, oltre che arrabbiata.
«Ti dispiace? Si, fai bene a dispiacerti! Aspettavo di incontrarti e adesso che finalmente sei qui… è tutto tragico e assurdo e non posso fare a meno di farmi mille domande.»
Stephen sospirò. Non aveva tutti i torti, le loro vita avevano preso una piega inaspettata e difficile.
«Hai ragione. Forse avresti preferito non avermi mai conosciuto.»
Non era una domanda. Wanda fece una smorfia e si avvicinò, abbracciandolo.
L’abbraccio di prima non aveva potuto goderselo appieno, ma adesso era bellissimo.
Lui sfiorò i suoi capelli, godette del respiro sulla sua pelle. Era stato così impegnato, così preoccupato, da non poter godere della sua presenza. Le baciò la fronte e dovette trattenersi dal cercare le sue labbra.
«Mi saresti mancato lo stesso» sussurrò Wanda.
Forse non aveva senso, ma cosa aveva davvero senso per loro?
Lei lo aveva reso più umano, lui le aveva insegnato a lasciarsi andare.
Le accarezzò una guancia e poi incrociò i suoi occhi chiari.
Al diavolo tutto, il tempo è così relativo.
Chiuse gli occhi e si chinò su di lei.
«Scusate rag-ah!»
Peter era rimasto immobile ed era arrossito, soprattutto quando entrambi si erano voltati a guardarlo, un po’ accigliati.
«Amh, io… emh… Volevo solo dire una cosa… però torno dopo.»
«Peter, che c’è che non va?» domandò Wanda, ancora tra le braccia di Strange.
«Emh. C’è una cosa di cui dobbiamo parlare.»
 
«Voi siete impazziti! No, questa cosa non si può fare!»
Pietro aveva avuto un’idea impossibile da realizzare.
«Ma dobbiamo farlo. Novi Grad è una piccola città, non può essere così difficile da evacuare!» protestò lui.
Stephen serrò la mascella. Oh, perché doveva capitargli uno così altruista? Non potevano salvarsi loro e accontentarsi?
«Io sarei dalla sua parte» disse timidamente Peter. «E poi… beh, tu sei un medico, sai anche tu quanto è importante tentare di salvare una vita.»
Tony annuì, pensando che Peter fosse davvero forte.
«Ci sai fare con le parole, ragazzino.»
«E va bene, d’accordo!» esclamò Stephen. «Ma come avreste intenzione di realizzare questa cosa?»
Wanda, che invece era stata d’accordo sin da subito con l’idea del fratello, si fece pensierosa.
«Bisognerebbe lanciare un allarme.»
«Ma non possiamo dire che ci sarà un terremoto, nessuno ci crederebbe» aggiunse Peter.
«No» s’intromise Tony. «Ma possiamo inventarci qualcosa. Un incendio o una cosa del genere.»
Peter tremò.
«Sembra pericoloso e sono sicuro che sia anche illegale!»
«Non ti succederà niente e poi sei con ben due adulti!» lo tranquillizzò. «Ma nel pratico, come facciamo a dare l’allarme?»
«Ci sono!» disse Wanda. «Dall’università. Ma basterà.»
«Per quello non preoccupatevi. Ho un’idea su chi potrebbe aiutarci» aggiunse Pietro.
Peter si lasciò andare ad un lamento.
«Adesso sì che sembra proprio illegale. Ma al diavolo, voglio farlo!»
Stephen cercò di ridimensionare il suo entusiasmo. Si trattava comunque di un’impresa difficile.
«Va bene, d’accordo! Possiamo tentare, abbiamo un giorno, dopo tutto. Ma non metteremo a repentaglio le nostre vite, d’accordo?»
Wanda annuì.
«D’accordo.»
Alla fine si misero d’accordo di dover fare almeno un tentativo. Se non ci fossero riusciti, si sarebbero messi in salvo. Quando arrivò la sera, nessuno riuscì a dormire, Pietro stava pensando ad un piano più dettagliato, Peter era troppo eccitato e aveva preso a riempire Tony di chiacchiere, il quale però non era affatto seccato, anzi.
Wanda se ne stava affacciata alla finestra della sua camera, dalla quale poteva vedere le luci delle case e la stazione. L’ultimo treno stava arrivando.
«Stephen» sussurrò. «Pensi che ci riusciremo? Che io mi salverò?»
«Assolutamente sì. Sono tornato indietro per questo, anche se mi chiedo ancora come sia possibile. In realtà è dall’inizio che me lo chiedo, ma oramai ho smesso di trovarci un senso. Sei felice di vedermi?»
Wanda sorrise, un po’ amareggiata.
«Sarei stata più felice se il motivo della tua vita fosse stato diverso. Ma come hai fatto ad arrivare qui?»
«Ero venuto a cercarti. C’è stata una scossa di terremoto e non so come sono finito qui. Forse sono morto, avrebbe senso. Ma spero tanto che non sia così perché altrimenti sarebbe stato tutto inutile.»
Wanda cercò la sua mano, la trovò poco dopo e la strinse. Si era chiesta tante volte come avrebbe dovuto comportarsi, se avrebbe dovuto trattenersi o lasciarsi andare, ma oramai nulla aveva importanza.
«Grazie per essere venuto da me.»
Stephen la strinse più forte.
«Grazie a te.»
Si guardarono per un istante. Lo sapevano, quello non era il momento giusto, ma a chi importava? A chi importava del tempo, oramai?
Stephen poggiò le labbra sulla sua fronte, poi scese a baciarle le labbra e finalmente la baciò come aveva sempre sognato. E Wanda non oppose resistenza, per la prima volta decise di lasciarsi andare, di chiudere gli occhi e di sentirlo totalmente.
Non riuscirono a staccarsi per quella che sembrò una vita, mentre invece si era trattato solo di pochi minuti.
«Stephen, io ti…»
Forse l’amore era quello, dopotutto. Così coinvolgente, così passionale, così forte da provocarle quasi dolore. Stephen le posò le dita sulle labbra.
«Aspetta, ti prego. Non adesso, non così.»
Provava gli stessi sentimenti, ma aveva paura per quello che sarebbe dovuto succedere adesso. Wanda questo lo capì e baciò la punta delle sue dita.
«Tu sai quello che penso. Sei stato dentro di me e hai vissuto la mia vita abbastanza da saperlo. Tu mi conosci come nessuno, oramai.»
E pensando ciò, Wanda capì che doveva essere lui e nessun altro la persona adatta a lei. Anche se pareva ridicolo. Anche se erano divisi dallo spazio e dal tempo.
Videro da sotto la porta la luce accendersi. Pietro entrò, osservandoli nel buio.
«Dobbiamo andare. Il sole sorgerà tra non molto.»
Il terremoto era avvenuto (sarebbe avvenuto) a mezzogiorno, questo aveva dato loro modo di pensare ad un piano, anche se più volte Stephen l’aveva giustamente definita un’impresa impossibile.
«La gente non ci prenderà sul serio. Penserà che sia uno scherzo» aveva detto Tony.
«Già, a meno che non diamo loro un motivo serio per lasciare la città» era stata la risposta di Pietro.
«Aspetta un momento?! Non dirmi che vuoi davvero appiccare un incendio?! La gente la vogliamo salvare, non uccidere!» era invece l’idea di Stephen.
«Rilassati, non voglio dare fuoco a niente. Lasciate fare a me. Peter, tu sai quello che devi fare.»
Peter Parker sentiva di essere finto davvero all’interno di un film e solo quest’idea gli aveva dato tutto il coraggio di cui aveva bisogno. Tony era andato con lui in modo che non si mettesse nei guai.
Più o meno.
Il sole sarebbe sorto tra qualche minuto e l’università era vuota, oltre che chiusa.
«Come dovremmo entrare?»
Peter tirò fuori un mazzo di chiavi.
«Lavoro nella biblioteca e mi occupo dell’aula multimediale, ci andremo da lì.»
«Wow» disse Tony sinceramente stupito. «Sei pieno di risorse, ragazzino.»
Lui arrossì.
«Ricordamelo quado saremo nei guai» disse infilando le chiavi nella serratura.
 
Wanda si era stretta nella felpa, il sole non era ancora spuntato in cielo e faceva fresco. Quindi tutto quello che aveva conosciuto fino a quel momento sarebbe scomparso.
«Sei preoccupata per Peter? L’ho conosciuto abbastanza da poter dire con certezza che ce la farà.»
Lei abbassò lo sguardo.
«Non è questo, Stephen. Ma sono preoccupata per il dopo. Che ne sarà di noi? Questa cosa del viaggio nel tempo mi spaventa.»
Stephen la attirò a sé, stringendola. Non avrebbe detto che anche lui aveva la medesima paura.

Nota dell'autrice
Come avevo anticipato, a questo punto la storia prende una piega abbastanza diversa, a partire da come Stephen ( anche Tony) tornano indietro nel tempo e al "come" tenteranno di salvare la città (anzi, i suoi cittadini). Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, spero che questo vi sia piaciuto ;)
   
 
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