Fumetti/Cartoni americani > Transformers
Segui la storia  |       
Autore: _Cthylla_    10/10/2021    2 recensioni
|Contesto generale/vago sebbene si rifaccia a certi fumetti della IDW|
Il giovane e tendenzialmente ansioso mech di nome Odysseus incontra qualcuno infinitamente più disgraziato di quanto sia lui.
Dal testo:
''«Non farmi male…» fu tutto quel che disse l’altro.
«Te l’ho detto, non ti faccio niente» ribadì Odysseus, il quale iniziava ad avere il dubbio che quella povera creatura ormai fosse in grado di pronunciare solo quelle poche frasi che aveva sentito «N-non sarei in grado nemmeno volendo, in effetti… e non solo perché sei più grosso di me, amico».
«Amico» ripeté il mech arancione, e il modo in cui disse quella parola la fece suonare quanto di più alieno possibile «“Amico”… io non ho amici. Nessuno di quelli come me ne ha. Siamo… scarti. Disgustosi… inutili… le mie mani… le mie mani…»"
Genere: Dark, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Tarn
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2
 
 
 
 
 




 
 
 
Charybdis si rassegnò a tirarsi su dalla cuccetta con un breve sbuffo carico di frustrazione.
 
Mandare avanti l’attività non era facile perché, oltre a creare bambole, buona parte di quel che riguardava la contabilità e il controllo quaità/quantità delle materie prime ricadeva su di lei -sebbene Scylla desse il suo valido contributo e anche Odysseus, per quel che poteva- e lo stesso valeva per la gestione dell’ambiente domestico.
 
In teoria avrebbe avuto poco di che lamentarsi dato che se le cose stavano così era anche perché a lei per prima piaceva avere sotto controllo quanto più possibile dell'esistenza sua e di chi le stava attorno, però era stancante lo stesso… e i suoi fratelli minori, invece di ringraziarla per l’impegno e la dedizione che metteva in tutto, interrompevano la sua meritata ricarica facendo baccano.

Voleva loro bene, ma in casi come quelli erano seccanti quanto una scheggia di metallo conficcata nel posteriore.

 
Scese al piano di sotto riflettendo sul fatto che non sapeva quale, tra Scylla e Odysseus, fosse peggio. Scylla era fuori controllo perché, sebbene fosse disciplinata nel proprio lavoro e nello svolgere i lavori di casa quando era il suo turno, non c’era nient’altro in cui le desse retta e voleva sempre fare le cose a modo proprio; quanto a Odysseus, la sua incapacità di trattare con le persone e di disinnescare le discussioni faceva sì che tornasse spesso a casa malmesso, col risultato di dover pagare cure che di solito non erano gratis.
 
“E noi non nuotiamo certo negli shanix. Fosse stato così avremmo lasciato questo buco e riaperto altrove già da tempo” pensò.
 
Nella sfortuna però erano anche fortunati, almeno a livello di cure mediche, perché Brushsling aveva una cotta per Scylla che risultava palese perfino a Charybdis, per quanto lei si sentisse estranea nei riguardi di certe cose e tutto ciò a esse correlato. Grazie a questo c’erano state alcune volte in cui avevano pagato un po’meno le cure di Odysseus e certe in cui non le avevano pagate affatto -il tutto senza che Scylla avesse connessioni col medico.
Non che, per quanto ne sapeva Charybdis, a Scylla sarebbe dispiaciuto.

Per quanto Brushsling in quanto medico avesse prestato certi giuramenti, anche lui doveva mangiare e aveva spese alle quali fare fronte. Curare sempre gratis la gente non era un lusso che ci si potesse permettere, non laggiù.
Secondo Charybdis, alla cotta si aggiungeva anche il fatto che tutti quelli che finivano col prenderle da Scylla fossero quasi costretti ad andare nell’ambulatorio di Brushsling -non era l’unico dottore, ma era l’unico decente- e quindi a pagarlo, ma questa contrariamente alla cotta era solo una supposizione.
 
Raggiunse la porta sul retro e l’aprì senza tante cerimonie.
 
«… gli ho detto che poteva restare! Non sa dove andare, è ferito-»
 
«Prima di farlo avresti dovuto ricordarti che non vivi da solo, Odysseus. E riguardo le ferite cosa pensi di fare? Sei diventato un dottore per magia e non ce l’hai detto?»
 
Un mech arancio che non aveva mai visto -“Un senza-faccia!” notò- era seduto a terra, trattenuto con forza dai capelli di Scylla, lesta a legargli le mani dietro la schiena, tenere stretto il busto e avviluppare le gambe in una morsa dalla quale il tizio, comunque, non stava nemmeno provando a liberarsi. Era una massa di metallo tremolante e visibilmente terrorizzata.
 
«Lo porto da Brushsling e lo faccio curare, gliel’ho promesso-»
 
«Con quali soldi, di preciso?»
 
«I miei risparmi! Posso farci quel che mi pare o no?! Quando ne avrò abbastanza-»
 
«Considerata la tua tendenza a fare a botte con le persone come se il corpo non fosse tuo direi che “quando ne avrai abbastanza” li terrai per non pesare sul bilancio famigliare per l’ennesima volta, invece di usarli per un miserabile a caso» si intromise Charybdis, facendosi avanti in tutta la propria considerevole stazza.
 
«Eccallà… non avrei dovuto parlare di soldi. Quando uno lo fa, zac! Sbuca dal nulla come quando si invoca un demone» commentò Scylla.
 
«Scusami tanto se presto attenzione ai bilanci. Dimmi chi è questo tipo e da dove sbuca… anzi no» si corresse Charybdis «Non voglio nemmeno saperlo, buttatelo per strada e andiamo tutti a letto. Ne ho avuto già abbastanza».
 
«Glitch mi ha aiutato! C’era un tizio ubriaco-»
 
«E tu ci hai discusso finendo col fare a botte» completò Charybis «Ovviamente».
 
Scylla alzò gli occhi al cielo. «Lui non discute nemmeno, è il punching ball preferito del settore, è questo il problema».
 
«… ci è venuto addosso e io l’ho colpito con il coperchio del bidone-»
 
«Momento -momento -momento: stai dicendo che hai reagito?» si stupì Scylla «Questa è da segnare sul calendario».
 
«Venendo alle mani, che poi è esattamente quel che non deve far-»
 
«Non farla lunga, Chary. Ha reagito! Potrei anche commuovermi, avrei davvero voluto vederlo. Sicuramente non è servito a molto, ma ci ha provato. Sta crescendo!» esclamò Scylla, prendendo tra le mani il volto del fratello.
 
«Aaah, ‘fanculo!» sbottò Odysseys, allontanandosi «Sentite, gli ho promesso che sarebbe potuto rimanere e mi ha dato una mano, quel tizio è finito per terra e non si rialzerà mai più, o comunque non con le proprie gambe, per cui-»
 
«Stai dicendo che il budino di berillio qui presente è riuscito a fare una cosa del genere? A guardarlo non l’avrei ritenuto possibile. Forse ho fatto bene a legarti, “Glitch”» commentò Scylla, ora molto seria, trascinando il mech davanti a sé «Come hai fatto di preciso?»
 
Da parte del mech in questione si sentì solo un mormorio indistinto, che divenne uno strillo spaventato quando i “capelli” di Scylla si strinsero di più attorno a lui. Aveva anche iniziato a piangere, non per il dolore -per quanto la presa fosse stretta non lo era tanto da fare così male- ma per la paura.
 
«Scylla-» iniziò a protestare Odysseus, venendo subito interrotto.
 
«Hai aiutato mio fratello, Budino: per questo ti ringrazio. Ora dimmi in che modo, perché quando faccio una domanda voglio che mi si risponda».
 
Charybdis si limitò a scuotere la testa e sospirare, seccata sia dall’atteggiamento della sorella sia da quella perdita di tempo e di sonno. Tuttavia non disse niente, perché suo malgrado aveva capito da un pezzo che era inutile farlo.
 
«O-outlier» balbettò Glitch «I-i-io-»
 
«Un outlier?» si sorprese la femme, allentando non di poco la stretta «… immagino che sia sempre per questo se quei simpaticoni del Senato ti hanno ridotto in questo modo».
 
Il mech annuì.
 
«Non cambia niente» disse Charybdis «Non resterà in casa mia, non possiamo permetterci di accogliere chiunque Odysseus decida di raccattare in giro. Buttalo per strada» ripeté «E finiamola con questa storia».
 
«Lui resta!» si intestardì il giovane jetformer «Qui ci vivo anche io o sbaglio?! Quel che penso io conterà pure qualcosa!»
 
«Solo in certi ambiti. Questo non è tra essi» replicò Charybdis, con aria più seccata che mai. Scylla fuori controllo bastava e avanzava, non serviva proprio che anche Odysseus si mettesse a fare danni.
 
«Lo dici tu!» esclamò Odysseus «Scylla, lui mi ha salvato dal finire conciato male, l’ha fatto anche se sapeva che usare la sua abilità gli avrebbe fatto male alla testa, non possiamo buttarlo per strada e farlo finire a stare in discarica un’altra volta!»
 
«La sua situazione non ci riguarda» insistette Charybdis «Scylla, a quanto pare sei l’ago della bilancia. Conto che per una volta sarai ragionevole».
 
La jetformer disse così, ma qualcosa nell’espressione della sorella minore le stava suggerendo che la “ragionevolezza” non sarebbe stata un’opzione che Scylla avrebbe tenuto da conto.
Vederla liberare il senza-faccia un paio di secondi dopo confermò i suoi timori.
 
«Ti ho sentita dire spesso e volentieri che un garzone avrebbe fatto comodo per le commissioni giornaliere da fare qui nelle vie vicine» disse Scylla «Ti ho anche sentita sbuffare che la casa, nonostante i turni, non è pulita come vorresti proprio perché tra tutti siamo impegnati col costruire le bambole e con le commissioni che ho già nominato. Sbaglio?»
 
«Non possiamo permetterci un garzone né tantomeno un domestico».
 
«Può pensarci il qui presente Budino. Gli diamo da mangiare, lo mettiamo in mansarda insieme a Odysseus, perché lui l’ha trovato e lui se lo tiene, lo porto dal dottore perché lo rimetta in sesto e pago usando tre quarti dei risparmi di Odysseus e po’di soldi del negozio -essendo il garzone…- ed ecco fatto».
 
«No».
 
«Non dobbiamo nemmeno pagarlo, Chary, a meno che non vogliamo».
 
«…»
 
«Un garzone E domestico praticamente gratis non ricapiterà tanto presto».
 
Charybdis rimase in silenzio per un po’.
 
«Se non lavora, o lo fa in una maniera che non mi piace, torna nella discarica a forza di calci sul sedere» cedette infine.
 
«Contavo che per una volta fossi ragionevole» sorrise Scylla, con appena un velo di sarcasmo nell’usare le parole utilizzate da Charybdis poco prima.
 
«Non tirare la corda. E vedete di non fare ulteriore baccano, perché vado in ricarica» concluse, tornando in casa senza aggiungere altro.
 
«Demone degli shanix sistemato. In realtà non ha tutti i torti a dire che dobbiamo stare attenti alle spese, ma se la crede già a sufficienza come Santa Protettrice Dei Bilanci senza che io le dia la soddisfazione di riconoscerlo apertamente. Nulla da dire, Budino? Grazie alla sottoscritta non dovrai necessariamente tornare in discarica».
 
Glitch, a testa bassa, mormorò a fatica qualcosa che suonò come “Non ero sicuro di avere il permesso di parlare”.
 
Scylla sollevò brevemente un sopracciglio. «Hai già parlato e non ti ha rimproverato nessuno».
 
«H-ho ri-risposto a una domanda… n-non sapevo s-se potevo… se potevo p-parlare liberamente o no».
 
«Non ho capito bene quel che hai detto, quindi alzati e ripetilo guardandomi in faccia».
 
«I-io-»
 
«In piedi».
 
Glitch obbedì e, a fatica, alzò la testa abbastanza da guardare negli occhi la femme.
 
«N-non sapevo s-s-se potevo parlare liberamente o n-no».
 
«Finché non farai danni e ti comporterai da persona e non da rifiuto robotico, per quanto i simpaticoni che ci governano possano averti messo in testa di dover fare proprio questo, potrai parlare liberamente. Tenendo conto il fatto di essere il garzone, ma liberamente. Hai capito?»
 
«Sissignora» bisbigliò il mech.
 
«Non ho sentito».
 
«Sissignora» ripeté Glitch, con un tono di voce più normale «E… e g-grazie».
 
«Prego. Domani mattina lo porto dal medico, Odysseus, quindi rimandate il pigiama party di benvenuto a un’altra occasione. A domani» concluse Scylla, saltando oltre la rete per tornare a perdersi tra i vicoli bui.

Per quanto fosse puntuale nell'iniziare a lavorare ogni mattina, era sua abitudine starsene in giro per il quartiere fino oltre le una, a volte semplicemente per stare in giro, a volte per trovare qualche mech di suo gusto o giocare qualcuno degli scherzi atroci con cui si divertiva a spaventare le persone di proposito, o tutte e tre le cose insieme; e quella sera, nonostante il pit-stop imprevisto causato dagli strilli di Odysseus, non faceva eccezione.

 
«Eeeevvaiiiii, puoi rimanere!» esultò Odysseus, saltando al collo del suo nuovo coinquilino «Oddio scusa! Mi ero dimenticato che tu e il contatto fisico non andate molto d’accordo» si dispiacque, sentendo Glitch sobbalzare come suo solito.
 
«N-non è che mi dispiaccia, è solo che non… n-non sono abituato a essere toccato. N-non più… e di certo non i-in questo modo».
 
«Dai, magari col tempo ti riabitui! Se lavori bene puoi restare, hai sentito. Andiamo?»
 
Glitch non si oppose né al fatto che Odysseus dopo aver preso le coperte dal capanno lo trascinasse in casa, né al suo chiacchiericcio -a volume contenuto, perché nessuno aveva voglia di trovarsi davanti Charybdis un’altra volta.
 
«Al piano terra c’è il negozio e un piccolo bagno» disse Odysseus mentre salivano le scale «Qui invece ci sono la stanza di Chary, quella di Scylla, un altro bagno e la cucina/soggiorno. Sopra, invece» continuò, salendo l’ultima rampa di scale che, stavolta, portava a una botola «C’è la tana del luponoide!»
 
«A-avete un luponoide in casa?!»
 
«Era un modo di dire, il luponoide sarebbe… dovrei essere i… vabbè, lascia stare. Prego!» esclamò il jetformer dopo essere salito e aver acceso la luce.
 
Bambole dalle fattezze mostruose.
Bambole dalle fattezze mostruose ovunque.
 
«Ecco le mie creazioni. Non avere paura, non ti fanno niente nemmeno loro» disse Odysseus, vedendo Glitch guardarsi intorno un po’intimidito «Quando ho deciso di volere un po’di privacy e ho sistemato la mansarda per stare quassù l’ho resa anche il mio studio. Staremo bene anche quando diventerà più freddo, il tetto è isolato e arriva calore dal piano di sotto. Ho anche un bagno tutto mio, è piccolo ma c’è pure la doccia… a proposito, vai pure».
 
«C-come?...»
 
«Eeeh… la doccia. Puoi usarla. Penso che non ti dispiaccia, no?»
 
Il mech color arancio, dopo qualche istante di immobilità, scoppiò a piangere.
 
«Non è che hai paura dell’olio, vero?...»
 
Glitch scosse la testa. «No… è solo… tu sei gentile».
 
«Faccio quello che posso… dai, amico, va tutto bene» cercò di tranquillizzarlo Odysseus, abbracciandolo.
 
Stavolta, Glitch non sobbalzò.
 
«E anche le mie sorelle in fondo non sono male… Charybdis è un po’… beh. Com’è» fece una breve smorfia e alzò gli occhi al soffitto «Ma in fondo non è una persona cattiva. Scylla nemmeno, anche se è drastica. Lo vedrai da solo conoscendole meglio».
 
«… mi fa tanta paura».
 
«Mh?»
 
«S-Scylla. Mi fa tanta paura e n-non so n-nemmeno bene perché…»
 
«Sì beh considerando che ti ha legato come un salame di cadmio appena ti ha visto non hai tutti i torti».
 
«N-non è per quello. I-io non la conosco ma è come se… è come se… non lo so, è tipo… familiare».
 
«Magari l’hai vista non so dove qualche tempo fa, non passa inosservata».
 
Glitch si strinse nelle spalle. «N-non lo so. Lo sai che non mi ricordo granché della mia vita».
 
A Odysseus sarebbe piaciuto poter fare qualcosa di più per il suo nuovo amico nonché coinquilino ma per quella sera, concluse, liberare un po’di spazio e cercare di procurarsi dei materiali per una cuccetta vera nei giorni a venire era la migliore nonché unica cosa che potesse fare per lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E anche questo capitolo c’è :D
 
Rispondo a domande che probabilmente nessuno si è posto xD:
 
- Sì: questa storia non va ad alterare quanto ho già scritto, ma è “canonico” rispetto a esso;
 
- Sì: se Glitch avesse i ricordi al proprio posto, saprebbe benissimo chi è Scylla. Lui, come Damus, ha conosciuto la Scylla futura. Lei invece, che qui è ancora giovane e sana, non ha idea di chi egli sia :)
 
Alla prossima,
_Cthylla_
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Transformers / Vai alla pagina dell'autore: _Cthylla_