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Autore: Clementine84    11/10/2021    0 recensioni
“Cassie?”
La ragazza percepì un movimento alle sue spalle, segno che l’amico si era messo a sedere.
“Hmm?”
“Devo dirti una cosa” annunciò Alex.
Cassie si mise a sedere, ritrovandosi spalla a spalla con il ragazzo.
“Dimmi” lo spronò, rivolgendogli un sorriso che voleva essere rassicurante.
“Ti amo”.
Si voltò a guardarlo, con gli occhi spalancati, aspettandosi un sorrisino divertito o, addirittura, una buffa smorfia, a indicare che la stava prendendo in giro, ma tutto ciò che vide furono i due grandi occhi marroni del ragazzo che la fissavano, seri, specchiandosi nel grigio dei suoi.
“Non dire sciocchezze, Alex” lo liquidò, scuotendo leggermente la testa.
“Non è una sciocchezza. È la verità” replicò lui, deciso.
“Non puoi amarmi” sentenziò Cassie, stringendo le mani sul bordo del muretto, come se volesse essere certa di non rischiare di cadere.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: AJ McLean, Brian Littrell, Nick Carter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 1

 

1999 – Milano (Italia)

 

I wish I could find you
Just like you found me
Then I would never let you go

 

Cassie guardò l’amica, sdraiata su un lettino in quella stanzetta spoglia, con un colorito ceruleo che avrebbe fatto invidia all’eroina di qualche dramma romantico ambientato nella Londra ottocentesca, e sopirò, passandosi una mano sugli occhi. Perché non poteva mai andargliene una dritta?

Per ironia del destino, Marta, la sua migliore amica, che aveva conosciuto al liceo, appena trasferitasi in Italia, era una grande appassionata di musica pop e quale poteva essere il suo gruppo preferito, sulle cui foto aveva sospirato per tutta la durata delle superiori e che ancora ascoltava in auto, cantando a squarciagola? I Backstreet Boys. Il gruppo di cui Alex faceva parte, poco dopo la partenza di Cassie, aveva iniziato ad avere successo, diventando un vero e proprio fenomeno, dapprima in Europa, e poi anche negli Stati Uniti. Se, da una parte, la ragazza non poteva che essere felice e orgogliosa del suo amico e degli altri ragazzi, dall’altra sentire le loro canzoni alla radio e vedere le loro facce sorridenti che ammiccavano in TV o dalle copertine dei giornali, non aveva fatto altro che rendere molto più difficile superare la separazione da colui che era stato il suo migliore amico per tredici anni. Come gli aveva promesso, non l’aveva dimenticato. Lo pensava continuamente e gli mancava tantissimo. Certi giorni andava meglio di altri, a volte le sembrava quasi di averla superata, presa com’era dalla sua vita, tra l’università che stava per iniziare e le nuove amicizie, Marta in primis. Ma, poi, bastava sentire per caso una canzone dei Backstreet Boys alla radio per ritornare improvvisamente a sei anni prima, a quel pomeriggio al campetto, in cui tutto era precipitato e la loro amicizia si era rovinata. Non era più arrabbiata. Lo era stata, per molto tempo, ma, poi, la rabbia aveva lasciato il posto alla malinconia e la verità era che Alex le mancava terribilmente e avrebbe pagato qualsiasi cosa per poterlo rivedere e chiedergli scusa. Non per averlo respinto, quello no. Era stata sincera, non lo amava, e non rimpiangeva di non avergli dato false speranze. Ma, forse, Cassie avrebbe potuto essere un po’ più sensibile e cercare di capire i suoi sentimenti. Aveva pensato di chiamarlo infinite volte ma, un po’ per paura e, molto di più, per la difficoltà dell’azione in sé, aveva desistito. Ormai i Backstreet Boys erano famosi in tutto il mondo, avevano addirittura bloccato Time Square in occasione del lancio del loro ultimo album. Alex non era più il suo compagno di giochi, il suo confidente, era una celebrità. E mettersi in contatto con lui, non era così semplice. Non dopo tutto quel tempo. Avrebbe dovuto passare attraverso sua madre, ammesso che riuscisse a parlarci e non avesse cambiato casa o numero di telefono, e la ragazza non voleva metterla in mezzo nelle loro questioni. Quindi, si era semplicemente limitata a tirare avanti, fingendo di aver superato perfettamente la cosa e, ovviamente, guardandosi bene dal confessare a Marta di conoscere i componenti del suo gruppo preferito.

Era tutto filato relativamente liscio fino a qualche mese prima, quando Marta aveva preso i biglietti per una delle date del Millennium Tour a Milano e aveva praticamente obbligato Cassie ad accompagnarla, facendo leva sul suo senso di colpa e sulla capacità di portare l’amica all’esasperazione in pochissimo tempo. Così, Cassie aveva ceduto, ripetendosi che rivedere Alex e i ragazzi, seppur da lontano, le avrebbe fatto piacere e certa che, comunque, un incontro a quattrocchi sarebbe stato pressoché impossibile e, quindi, non c’era nulla di cui preoccuparsi.

Ovviamente non aveva fatto i conti con la legge di Murphy. Avete presente, no? Quella regola che dice che, se qualcosa può andare storto, lo farà? Ecco, esattamente. Cosa poteva andare storto? Per esempio il fatto che Marta, complice il caldo torrido di quell’afosa giornata di inizio luglio e l’attesa in fila sotto il sole cocente per accaparrarsi i posti migliori, si fosse sentita male e fosse stata trasportata d’urgenza all’interno del palazzetto, dove era stata fatta stendere su un lettino, in attesa che si riprendesse.

Cassie era nervosa. Non che fosse preoccupata per l’amica, che stava già meglio, ma si sentiva agitata, pur senza una ragione particolare, solo per il fatto di trovarsi nel backstage del concerto. Al contrario dell’amica, però, che continuava a guardarsi intorno, speranzosa, ogni volta che la porta della stanzetta in cui l’avevano portata veniva aperta, sognando di intravedere qualcuno dei suoi idoli, Cassie aveva il cuore che batteva a mille per la stessa ragione, ma non si trattava di sensazioni positive.

“Ho sete” piagnucolò Marta, mettendosi a sedere sul lettino.

“Ti sei già scolata tutta l’acqua che ci eravamo portate dietro” la rimproverò Cassie, con sguardo torvo.

“Ma io ho ancora sete” insistette l’altra. “E sono stata male perché mi sono disidratata, quindi devo bere”.

Cassie alzò gli occhi al cielo e sospirò. “Okay” cedette, rintracciando il portafoglio nello zainetto. “Mi è sembrato di vedere un distributore automatico, in corridoio, quando siamo passate. Vado a vedere se ti recupero una bottiglietta d’acqua”.

Aveva appena voltato l’angolo, per tornare dall’amica, dopo averle comprato una bottiglietta d’acqua al distributore che, non si era sbagliata, c’era nel corridoio, quando la sua più tremenda paura, ma anche la più grande emozione, le sfilò davanti nella forma di cinque ragazzi, tutti vestiti con delle buffe uniformi blu, che li facevano somigliare a degli alieni. Per primo, riconobbe Kevin, alto e slanciato, con corti capelli neri arruffati e un pizzetto ordinato; poi Howie, con i capelli scuri legati in una coda portata bassa e le labbra carnose; dietro di lui, con i riccioli color miele che gli ricadevano sulla fronte, la mascella pronunciata e un sorrisino divertito, Brian, seguito, subito dopo, da Nick, alto, molto più di quanto se lo ricordasse, sempre biondissimo e con un braccio teso in direzione di Brian, a cui stava dicendo qualcosa. Per ultimo, leggermente distanziato dagli altri, lo sguardo basso, mentre si sistemava una manica del costume di scena, e i capelli di un curioso color giallo paglierino, Alex. Il suo Alex. Dopo sei lunghi anni, era lì, a pochi passi da lei. Cassie si immobilizzò, il battito accelerato e la salivazione azzerata, senza sapere cosa fare o cosa pensare. Avrebbe voluto gridare il suo nome, fargli sapere che era lì, correre ad abbracciarlo e, allo stesso tempo, sparire, nascondersi, diventare invisibile pur di non dover affrontare quell’incontro. In preda a emozioni contrastanti e senza riuscire a decidere a quale parte del suo cuore dare retta, Cassie non fece nulla, limitandosi a restare lì impalata, con gli occhi sbarrati e la bottiglietta stretta in mano.

All’improvviso, quasi come se fosse stata catapultata nella scena di un film, Alex si fermò e, per qualche ragione incomprensibile, alzò la testa, voltandosi verso di lei. I loro sguardi si incrociarono per un istante in cui a Cassie sembrò che il tempo si fosse fermato. Non era più nel corridoio del backstage, non teneva più in mano una bottiglietta di acqua gelata e non stava più nemmeno tornando dalla sua amica che era stata male. Nulla di tutto ciò che aveva costituito la sua vita fino a pochi istanti prima era reale e si era sentita catapultata indietro di sei anni, in quel campetto dietro casa. C’erano soltanto lei e Alex. Lo vide strabuzzare gli occhi, sorpreso e, a quel punto, sentì se stessa pronunciare il suo nome.

“Alex”.

“Cassie?” chiese lui, incredulo.

“Oddio, non ci credo” disse lei, correndo ad abbracciarlo.

Pur sotto shock, il ragazzo la strinse forte e fu come essere tornata indietro nel tempo, a sei anni prima, quando erano amici e tutto era perfetto.

“Non è possibile. Non puoi essere tu” disse Alex, senza smettere di tenerla stretta.

Una voce profonda disturbò il loro incontro. “Ehi, tu. Lascia stare AJ. Allontanati” le intimò, posandole una mano sulla spalla.

Cassie si voltò di scatto, trovandosi davanti un omaccione con lo sguardo severo. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Alex la precedette. “È tutto a posto, Q. La conosco” spiegò. Poi, rivolgendo la sua attenzione a Cassie, domandò “Che ci fai qui?”

Cassie fece un gesto con la mano per indicare la porta dietro cui si trovava Marta, poco più in là.

“Ho accompagnato una mia amica al concerto, solo che è stata male e siamo finite qui”.

“Sta bene?” domandò Alex, preoccupato.

Cassie annuì. “Adesso sì. Ero andata a prenderle dell’acqua, ma non avrei mai pensato di incontrarti” aggiunse, mostrando la bottiglietta.

Lui le sorrise e, senza riuscire a smettere di guardarla, come se temesse di vederla scomparire da un momento all’altro, commentò “Oddio, è così strano. Non ci sentiamo da sei anni”.

“In realtà, io ti ho sentito” scherzò Cassie, riferita al successo dell’amico.

Alex ridacchiò, toccandosi i capelli sulla nuca.

“Ho pensato tante di quelle volte di cercarti” le disse, lasciandosi sfuggire un sospiro.

Cassie spalancò gli occhi, sorpresa. “E perché non l’hai fatto?”

“Non sapevo come fare. E non sapevo se ti avrebbe fatto piacere, dato come ci siamo lasciati” si giustificò Alex, abbassando lo sguardo.

“Certo che mi avrebbe fatto piacere” gli assicurò lei, posandogli una mano sul braccio.

Il ragazzo rialzò di colpo la testa, sorpreso dalla sua affermazione. “Non sei arrabbiata con me?” chiese.

Cassie scosse la testa. “Oh, lo ero” ammise. “Ma avevo anche 13 anni. Mi è passata. E avrei tanto voluto parlarti”.

“Perché non l’hai fatto?” domandò lui, dispiaciuto di aver perso tutto quel tempo per un’incomprensione.

Cassie rise, e Alex pensò che la sua risata fosse ancora il suono più bello del mondo. “Beh, non è così semplice mettersi in contatto con AJ dei Backstreet Boys” sentenziò.

Rise anche lui. “Mi fa strano sentirmi chiamare AJ da te. Non l’hai mai fatto” osservò.

“Fa strano anche a me. Penso ancora a te come Alex” confessò.

Il ragazzo le prese una mano. “E allora continua a chiamarmi Alex”.

“AJ, si può sapere dove…” li interruppe una voce, riconoscibilissima, alle loro spalle. Poi, vedendo con chi l’amico stava parlando, il ragazzo biondo si bloccò e spalancò gli occhi. “Cassie?”

“Ciao, Nick” lo salutò lei, sorridendo.

Il ragazzo ricambiò il sorriso, ma non fece in tempo a rispondere perché un’altra voce, ancora più riconoscibile della prima e collegata a un viso sorridente, con riccioli color miele e occhi azzurri luccicanti, esclamò “Oddio, sei davvero la nostra Cassie?”

“Pare di sì” rispose lei, andandogli incontro e lasciandosi stringere in un abbraccio.

“Ciao, Brian” gli sussurrò. “Sono felice di vederti”.

“Non hai idea di quanto sia felice io” ribatté il ragazzo. “E aspetta che ti vedano gli altri”.

Anche Nick si avvicinò e strinse Cassie in un abbraccio, che le fece enormemente piacere. Lei e Nick erano coetanei e, a parte Alex, ovviamente, e Brian, che adorava perché la trattava come se fosse la sorellina che non aveva mai avuto e la faceva morire dalle risate, con le sue battute e le facce buffe, era quello con cui aveva legato di più, quando era in Florida.

“Ciao, Cas. Ci sei mancata” le disse.

“Anche voi” ammise lei, felice di aver rivisto i suoi amici.

“Che ci fai qui?” le domandò Brian.

“Ho accompagnato una mia amica a vedervi, ma è stata male e ci hanno portate qui” spiegò, di nuovo.

Brian le rivolse un’occhiata preoccupata e chiese “Adesso dov’è? E come sta?”

“Dietro quella porta” rispose lei, indicando la stessa porta che aveva mostrato ad Alex, poco prima. “E sta bene, sta solo aspettando che le porti l’acqua” aggiunse, sollevando la bottiglietta che stringeva.

Brian gliela prese dalle mani e annunciò “Gliela porto io”, avviandosi verso la porta.

Cassie strabuzzò gli occhi, presa alla sprovvista dall’intraprendenza dell’amico. Gli corse dietro, per fermarlo, seguita da Nick e Alex ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, Brian aveva già abbassato la maniglia e fatto irruzione nella stanzetta dove si trovava Marta.

“Ciao” le disse, non appena la ragazza registrò la sua presenza. “Ti ho portato l’acqua”.

Marta restò imbambolata a fissarlo, con la bocca spalancata e il petto che si sollevava a ritmo sostenuto. Brian non poteva saperlo, ma era il preferito di Marta e, per un attimo, Cassie temette che l’amica andasse in iperventilazione o, peggio, svenisse di nuovo. Per questo motivo, si affrettò ad avvicinarsi a lei, posandole una mano sulla spalla e sussurrandole, in italiano “Respira”.

Nel frattempo, anche Nick e Alex erano entrati nella stanza e stavano osservando la scena con espressione divertita.

“Cassie ci ha detto che sei stata male” proseguì Brian, avvicinandosi a Marta e sfiorandole un braccio con la mano. “Come stai adesso?”

“Io...io…” farfugliò lei, senza togliergli gli occhi di dosso.

Cassie alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. “Marta, metti due parole insieme. Dai che ce la fai” la spronò, questa volta in inglese, dato che l’amica lo capiva benissimo.

Marta fece no con la testa.

“Sta meglio, Brian. Grazie” rispose Cassie, al posto dell’amica.

In quel momento, l’addetto alla sicurezza di Alex fece irruzione nella stanza, avvertendo i ragazzi che gli altri li stavano aspettando. Alex rivolse uno sguardo dispiaciuto a Cassie, poi si voltò verso l’uomo che era appena entrato e gli disse “Fai mettere le ragazze davanti alle transenne, così non si perdono il concerto”.

Lui annuì, sorridendo per la prima volta.

“Grazie, Alex” si sentì in dovere di dire Cassie.

“Figurati” minimizzò lui. Poi, avvicinandosi all’amica e posandole le mani sulle spalle, la pregò “Non andare via. Aspettami, alla fine del concerto. Dobbiamo parlare”.

Lei gli sorrise e annuì. “Okay”.

 

Poco prima di salire sul palco e iniziare il concerto, Nick si avvicinò ad AJ e lo scrutò, con aria preoccupata. “Sei pallido” osservò. “Stai bene?”

Il ragazzo annuì. “Sì. È che...è stato uno shock” ammise.

Brian li raggiunse in quel momento, dopo aver avvertito gli atri due dell’incontro che avevano avuto poco prima, e gli domandò “Contento di averla rivista?”

“Più che contento” rispose Alex, sorridendo. “Mi sembra un miracolo”.

“Addirittura?” commentò Nick, spalancando gli occhi.

Alex annuì, di nuovo. “Sì. Sai, non l’ho mai dimenticata. La amo ancora” confessò, con sguardo sognante.

Questa volta fu Brian a strabuzzare gli occhi. “Come?” sbottò. “E Donna?” chiese, riferito alla ex ragazza di Alex. “Siete stati insieme 5 anni!”

Il ragazzo alzò le spalle. “Perché non potevo avere lei” sentenziò.

Nick scosse la testa e ammonì l’amico “Non fare cazzate. L’ultima volta è finita male” gli rammentò.

“L’ultima volta aveva 13 anni. Adesso ne ha 19. È maggiorenne” disse lui, deciso.

“Cosa vuoi dire?” chiese il ragazzo biondo.

“Può mollare tutto e venire con me”.

Brian scosse la testa. “Vi siete appena rivisti dopo sei anni. Non ti sembra di correre troppo?”

“Non voglio perderla di nuovo” dichiarò Alex, con sguardo serio.

“Sì, ma così la spaventi” gli fece notare Nick. “Non sai nemmeno se ti ama”.

“Glielo chiederò” gli assicurò Alex.

“E se ti dice di nuovo no?” si informò Brian, preoccupato.

Alex fece un sorriso. “Adesso sono ricco e famoso. Vorrà pur valere qualcosa, no?”

“A meno che non sia cambiata in questi anni, Cassie non è il tipo da prestare attenzione a queste cose” osservò Nick, alzando un sopracciglio.

Alex gli mise una mano sulla spalla e annunciò “Non sono riuscito a conquistarla sei anni fa e credevo di averla persa per sempre. Adesso, il destino l’ha messa di nuovo sulla mia strada. È un segno, Nick. Non la lascerò andare via un’altra volta”.

 

Nel frattempo, Q aveva accompagnato le ragazze davanti al palco, facendole sistemare al di là delle transenne che dividevano il pubblico dalla parte riservata allo staff e ai fotografi, in modo che non si trovassero schiacciate dalla calca. Loro si sedettero a terra, in attesa che il resto della gente fosse fatta entrare e il concerto iniziasse.

Non appena furono sole, Marta chiese all’amica “Come conosci i Backstreet Boys?”

Cassie si voltò a guardarla. Sapeva che sarebbe arrivato il momento delle spiegazioni. “Perché sono amica di Alex da sempre”.

Marta alzò un sopracciglio, guardandola con aria scettica. “Alex?”

Cassie fece spallucce. “AJ. Chiamalo come vuoi. Per me è Alex”.

“Perché non me l’hai detto?” chiese ancora Marta, con una punta di delusione nella voce.

“Non mi andava, Marta. È una vecchia storia che mi fa stare ancora male” confessò Cassie, distogliendo lo sguardo.

Marta le mise una mano sul braccio e la pregò “Mi spieghi, per favore?”

Con un sospiro rassegnato, Cassie si decise a raccontare. “Te la faccio breve. Io e Alex siamo amici di vecchia data, tipo che ci conosciamo da quando siamo piccoli. Prima che partissi per l’Italia, lui mi ha detto che era innamorato di me e io l’ho respinto. Lui se l’è presa e non ci parliamo da allora”.

“Cristo” sbottò Marta. “Perché l’hai respinto?”

“Perché non lo amavo” rispose Cassie, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Ma quanti anni avevate?” volle sapere l’amica.

“Qualcosa tipo 13 io e 15 lui, credo” rammentò Cassie.

“Eravate dei ragazzini” commentò Marta.

“Esatto”.

“E adesso?” chiese ancora.

“Adesso cosa?” ripeté Cassie, non riuscendo a capire a cosa si riferisse l’amica.

“Ti ha chiesto di vedervi. Adesso lo respingerai di nuovo?” volle sapere Marta.

Cassie sospirò. “Nessuno ha detto che sia ancora innamorato di me” osservò.

“E, se lo fosse?”

“Marta, non lo vedo da sei anni”.

“E allora? Mi è sembrato sinceramente felice di rivederti” insistette la ragazza.

“Anch’io sono felice di averlo rivisto” ammise Cassie, sorridendo al pensiero di quell’incontro inaspettato.

“Lo ami?” le chiese a bruciapelo l’amica.

“No”. Cassie si stupì di come quella risposta le fosse uscita così naturale. Era vero. Gli era mancato enormemente e ancora non riusciva a credere alla fortuna che aveva avuto a ritrovarlo, ma non era innamorata di lui.

“Come no?” disse Marta, incredula.

Cassie scosse la testa. “No, mi dispiace” confermò. “Gli voglio bene? Sì, certo. Era il mio migliore amico e mi è mancato da morire. Lo amo? No. Non lo amavo sei anni fa e non lo amo ora. Mi dispiace”.

“Ma È AJ McLean dei Backstreet Boys” sentenziò Marta, incredula.

“E quindi bisogna amarlo a prescindere?” replicò Cassie, con una punta di sarcasmo.

Marta fece no con la testa. “No, ma è un ottimo partito. Se dovesse dichiararsi a me, lo seguirei in capo al mondo” confessò, sognante.

Cassie rise. “Libera di farlo, se vuoi”.

Anche Marta si unì alla risata. “No, grazie. Preferisco Brian” dichiarò.

“Ecco, a questo proposito” la rimproverò Cassie. “Riesci a rivolgergli la parola, la prossima volta che ti parla? Non posso continuare a farti da tramite”.

Marta sospirò, con espressione persa. “Non lo so. Ci provo”.

 

Alla fine del concerto, le ragazze furono nuovamente avvicinate da Q. Credevano che le avrebbe accompagnate fuori, invece le scortò fino a un’auto, spiegando che le avrebbe portate all’albergo dove alloggiavano i ragazzi e dove AJ le aspettava.

“Solo AJ?” domandò Marta, delusa.

Q rise e le fece l’occhiolino. “Ovviamente ci saranno anche gli altri”.

Arrivate in un bell’albergo di lusso in centro a Milano, Cassie e Marta si misero ad aspettare il ritorno dei ragazzi dal palazzetto, sedute al bar. Non dovettero attendere molto. Dopo una mezz’oretta, i ragazzi iniziarono ad arrivare, entrando alla spicciolata. Ci furono baci e abbracci per Cassie da parte di Howie e Kevin, che ancora non l’avevano vista, poi Cassie fece le presentazioni ufficiali a Marta. Presero tutti qualcosa da bere e iniziarono a chiacchierare, ricordando il periodo passato insieme in Florida e aggiornandosi reciprocamente sulle rispettive vite. A un certo punto della serata, mentre Marta rideva con le lacrime agli occhi per l’ennesima faccia buffa di Brian, Cassie e Alex si trovarono soli a parlare, leggermente appartati dal resto del gruppo.

“Mi sei mancata, Cassie” confessò lui, prendendole una mano.

Lei sorrise e concordò “Anche tu, Alex”.

“Non hai trovato un nuovo migliore amico?” scherzò lui, lanciando un’occhiata a Marta.

Anche Cassie guardò l’amica. “Marta? Sì, Marta è la mia nuova migliore amica. Ma questo non vuol dire che abbia dimenticato quello vecchio”.

“Nemmeno io ti ho mai dimenticata” le disse lui, con un tono di voce basso e roco e fissandola intensamente negli occhi.

Cassie si sentì correre un brivido lungo la schiena, ma non era una sensazione piacevole.

“Ne sono felice” commentò, distogliendo subito lo sguardo. Poi lanciò un’occhiata all’orologio, appeso alla parete di fronte a lei, e annunciò “Si è fatto tardi, dobbiamo andare”.

“Di già?” chiese Alex, dispiaciuto, e tentò di convincerla “Resta ancora un po’”.

“Non posso” spiegò. “Domani abbiamo il treno per tornare a casa”.

“Non restate per il concerto di domani?” si informò il ragazzo, sorpreso.

Cassie fece no con la testa. “Non abbiamo i biglietti”.

“Non vi servono. Vi faccio entrare io” le propose lui, con un sorriso.

Cassie si voltò a guardare Marta, che fissava Brian con sguardo adorante, e sospirò. La sua amica sarebbe stata al settimo cielo se avesse potuto assistere nuovamente al concerto.

“Okay. Se c’è posto in albergo ci fermiamo anche domani. Grazie” acconsentì.

“Non c’è bisogno che torniate al vostro albergo, domani” dichiarò Alex, sicuro di sé. “Venite a stare qui. Vi facciamo riservare una camera. Ovviamente a mie spese”.

“Alex…” tentò di ribattere lei, ma il ragazzo le posò un dito davanti alle labbra, impedendole di parlare.

“Ti prego” la supplicò. “Voglio rivederti”.

Cassie sospirò. “Okay” cedette.

Lui sorrise e le disse “Grazie”.

“No, grazie a te” replicò la ragazza. Poi, avvicinandosi a lui, gli diede un bacio sulla guancia, sussurrandogli “Buonanotte, Alex. Ci vediamo domani”.

Anche Alex la baciò, ma prese bene le misure in modo tale che il baciò si posò all’angolo della bocca di Cassie. Poi la salutò “’Notte, Cassie”.

 

La sera successiva, dopo il concerto, tornarono tutti in albergo insieme, dato che Cassie e Marta avrebbero passato la notte lì, in una stanza che Alex aveva fatto riservare per loro. Dopo aver fatto di nuovo due chiacchiere al bar, Alex propose a Cassie di andare in camera sua, per continuare la conversazione in privato. Cassie esitò. L’istinto le diceva di non andare. Era pericoloso. Cos’avrebbe fatto se Alex avesse di nuovo tentato di baciarla e lei si fosse trovata chiusa in camera sua, sola con lui? Così com’erano comparsi, quei pensieri assurdi sparirono con un battito di ciglia. Cosa diavolo andava a pensare? Era di Alex che si stava parlando, il suo migliore amico. Non le avrebbe mai fatto nulla di male. Acconsentì e lo seguì nella sua stanza. Si sedettero sul letto e ricominciarono a parlare.

“Quindi domani partite?” gli chiese lei, d’un tratto.

Il ragazzo annuì e, con aria sconsolata, rispose “Purtroppo”.

Facendo finta di non aver notato il suo tono di voce triste, chiese ancora “Dove andate?”

“Vienna. E poi Germania. Ma poi torniamo in Italia per una data a Viareggio” spiegò lui. “Tu, invece?”

“Me ne torno a casa con Marta” disse semplicemente lei.

Alex le prese le mani. “Vieni con me” disse, guardandola negli occhi.

Cassie si ritrovò a spalancare gli occhi, incredula. “Come, scusa?”

“Non tornare a casa. Vieni in Austria con me” ripeté lui.

“Ma...non posso!”

“Perché?”

“Devo prepararmi per i test all’università” tentò di spiegare.

“Studiare è sopravvalutato” scherzò lui, smorzando la tensione.

Cassie rise e gli tirò una pacca sul braccio. “Smettila”.

“Sul serio, Cassie” insistette Alex. “Non sto scherzando. Vieni con me”.

La ragazza sospirò. “Ammettiamo che dica di sì e venga in Austria con voi” concesse. “E poi?”

“E poi cosa?”

“Poi voi proseguirete il tour in Europa” gli ricordò.

“Puoi venire anche in Germania” propose lui. “E poi torni a casa con noi quando andiamo a Viareggio”.

“E quando tornerete in America?”

“Ce l’hai il passaporto?” ironizzò il ragazzo.

“Non scherzare” lo rimproverò Cassie, seria.

“Non sto scherzando” confermò Alex, fissandola.

“Alex, la mia vita è qui. Ho la mia famiglia, i miei studi, i miei amici…”

“Hai un ragazzo?” la interruppe.

Lei scosse la testa. “No”.

“Davvero?”

“Sì”.

“Allora stai con me” la spronò.

“Per recuperare il tempo passato?” chiese Cassie, pur temendo che non fosse ciò a cui si riferiva l’amico.

Infatti, Alex rispose “No. Cioè anche. Ma voglio stare con te perché ti amo”.

Cassie abbassò leggermente lo sguardo. “Ancora con questa storia?”

“Non ho mai smesso di amarti” confessò lui, prendendole nuovamente la mano.

“Non sei stato con una per cinque anni, scusa?” osservò lei, scettica.

“Solo perché non potevo avere te” ammise il ragazzo.

Cassie sospirò e ritrasse la mano che Alex teneva nella sua. “La situazione non è cambiata, Alex. Non puoi avermi”.

“Perché?” domandò lui, sinceramente confuso.

“Perché non ti amo”.

Alex non replicò subito, gli ci volle un attimo per registrare quell’affermazione. Poi, cambiando discorso, domandò “C’è un altro?”

“Anche fosse?” chiese lei.

“C’è?” insistette lui.

Cassie emise un altro sospiro. “Ha importanza?”

“No” concordò Alex. “Ma voglio saperlo”.

“Non c’è nessun altro, ma non posso comunque stare con te perché non ti amo. Mi dispiace” sentenziò, con più freddezza di quanta in realtà intendesse, ma voleva essere certa che capisse, una volta per tutte.

Il ragazzo distolse lo sguardo e commentò “Anche a me”.

Questa volta fu Cassie a prendergli la mano. “Possiamo restare in contatto, per favore?” lo pregò.

Lui annuì. “Okay”.

Lei si alzò, andò allo scrittoio ai piedi del letto e scrisse il suo numero di cellulare sul bloccchetto che veniva lasciato a disposizione degli ospiti.

“Questo è il mio numero” annunciò. “Chiamami, quando puoi. Fammi sapere come stai. Non voglio passare altri sei anni senza parlarti, Alex”.

Lui si limitò ad annuire, senza dire niente. Lei gli andò vicino e gli mise le mani sulle spalle.

“Prometti?” gli chiese.

“Prometto” le assicurò lui, alzando lo sguardo su di lei. Cassie dovette ricacciare indietro il groppo in gola quando notò che gli occhi del ragazzo erano pieni di lacrime.

“Ciao, Alex. Prenditi cura di te” gli disse, baciandogli una guancia. “Ti voglio bene”.

“Ciao, Cassie” ricambiò lui. Poi, mentre la guardava avvicinarsi alla porta e uscire, aggiunse “Ti amo”.

 

Cassie era appena uscita dalla stanza di Alex e stava percorrendo il corridoio, per raggiungere la sua, quando si imbatté in Nick, che tornava in camera dal bar. Pensando che il destino avesse voluto darle una mano, richiamò la sua attenzione. “Nick?”

“Sì?” fece lui, voltandosi di scatto.

“Posso parlarti un momento?” gli chiese.

“Certo” acconsentì lui, sorridendole. “Andiamo da me”.

Lei annuì e lo seguì nella sua stanza. Si sedettero sul letto e Cassie esordì “Devo chiederti un favore”.

“Dimmi” la spronò il ragazzo.

“Posso chiamarti, ogni tanto?” gli domandò.

Nick spalancò gli occhi, sorpreso da quella richiesta.

Cassie si lasciò sfuggire una risatina. “Non pensare male, è per Alex”spiegò. “Abbiamo...ehm...discusso. Di nuovo. Gli ho fatto promettere di tenersi in contatto, ma non sono sicura che lo farà. Quindi...ecco, se potessi avere sue notizie da te, starei più tranquilla”.

“Certo, nessun problema” disse subito lui. Poi, fece la stessa cosa che lei aveva fatto prima con Alex. Si alzò e scrisse il suo numero sul blocchetto lasciato sullo scrittoio. Strappò il foglio e glielo porse. “Ecco, questo è il mio numero. Scrivi e chiama quando vuoi. Mi fa piacere”.

Lei lo prese e lo ringraziò.

“Sempre la stessa storia?” le chiese Nick, sedendosi di nuovo accanto a lei.

Cassie annuì, abbassando lo sguardo. “Mi dispiace, ma non posso proprio farci niente”.

“Lo so” concordò lui, inaspettatamente, e Cassie si ritrovò a fissarlo con espressione stupita. Non si sarebbe mai aspettata un’osservazione del genere da lui. Il Nick che ricordava, avrebbe difeso il suo amico, accusandola di essere senza cuore e di averlo fatto soffrire. A prescindere, senza nemmeno sapere esattamente come stavano le cose. Adorava il fatto che fosse tremendamente leale nei confronti degli amici, era una delle caratteristiche che più le piacevano di lui. Ma, allo stesso tempo, la faceva uscire di testa perché schierarsi senza avere un quadro completo della situazione era un atteggiamento estremamente immaturo. Evidentemente, Nick era cresciuto. Ed era maturato. Come lei, d’altra parte.

Cambiarono discorso e, per alleggerire l’atmosfera, si misero a parlare dei vecchi tempi, ricordando aneddoti avvenuti durante il periodo in cui si erano frequentati, a Orlando.

“Lo sai, quando abbiamo iniziato, avevo una cotta per te” confessò a un tratto Nick, con un mezzo sorriso dipinto sul viso.

Cassie strabuzzò gli occhi e quasi si strozzò con la tazza di caffè che Nick le aveva preparato e che stava bevendo. “Stai scherzando?”

“No” ammise candidamente lui.

“Perché non me l’hai mai detto?” gli chiese, ancora sconvolta da quella rivelazione.

“Perché mi piacevi ma, allo stesso tempo, ero intimidito”.

“Da me?”

“Sì” confermò Nick.

“Perché?” volle sapere.

“Perché eri qualcosa che non avevo mai visto e non sapevo come gestire” disse, semplicemente.

“Spiegati meglio” lo spronò Cassie, incuriosita.

“Sembravi così sicura di te, non avevi paura di niente. Andavi sempre in giro con gente più grande, non solo Alex, ma tutti i tuoi amici erano più grandi di te. Nonostante questo, tu ti trovavi perfettamente a tuo agio con loro, non ti sentivi mai fuori posto. Tutti ti adoravano, anche Kevin, e Kevin non adora mai nessuno al primo colpo. E poi eri intelligente, dannatamente intelligente. E io mi sentivo così stupido, in confronto, che credevo non avrei mai potuto interessarti” spiegò.

La ragazza scosse la testa. “Non avevo proprio niente di speciale”.

“Invece sì,” obiettò lui “per questo AJ è così preso per te”.

Obbligandosi a non soffermarsi su quell’ultima osservazione, che non faceva altro che rammentarle la conversazione avuta prima con l’amico, Cassie sentenziò “Per quello che può valere la mia opinione, non avresti dovuto sentirti intimidito da me. Non credevo di fare così paura, pensavo di essere gentile”.

“Oh, ma eri gentile” concordò Nick. “Anche troppo. Per questo mi piacevi. Solo che credevo mi considerassi un ragazzino”.

“Beh, lo eri. Lo eravamo entrambi, in realtà” gli fece notare lei e Nick annuì.

“E tu?” chiese poi. “Non hai mai avuto un debole per qualcuno di noi? Passavamo un sacco di tempo insieme, agli inizi”.

Cassie si strinse nelle spalle. “Beh, adoravo Brian perché mi faceva tanto ridere e mi trattava come la sua sorellina minore, ma non ho mai pensato a nessuno di voi come un potenziale fidanzato. Eravate semplicemente gli amici di Alex, tutto qui”.

Nick aprì la bocca per ribattere, ma Cassie lo precedette. “Adesso che vi ho rivisti, però, posso quasi affermare che sei diventato tu il mio preferito” sentenziò, con un sorrisino divertito.

“Davvero?” domandò il ragazzo, incuriosito.

Lei annuì. “Ti trovo cambiato. Sei più maturo. E mi piace parlare con te” notò. “Ma, ti prego, dimmi che ti diverti ancora a giocare ai videogiochi e a fare scherzi cretini a Kevin e Howie insieme a Brian”.

Nick scoppiò a ridere e fece sì con la testa. “Tranquilla,” la rassicurò “sarò anche più maturo, ma certe cose non cambieranno mai”.

 

  
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