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Autore: giorgyleoo    11/10/2021    0 recensioni
"E io lo amavo. Amavo quel bambino. Amavo quel ragazzo. E avrei amato quel maledetto sorriso per il resto della mia vita, anche se quel destino sarebbe stata la mia condanna."
"Infiniti corpi celesti vi sono nel cielo, ma una sola stella, solamente una effigia il nostro amore, e mai avrei smesso di ammirarla. Perché quella tenue, fragile luce...era l'unico mezzo per far sì che le nostre iridi si incontrassero di nuovo. E quel tocco invisibile ai sensi, sarebbe stato sufficiente."
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Seguite il cammino di due giovani hobbit, prima amici d'infanzia, poi fratelli che infine, insieme, dovranno attraversare l'intera Terra di Mezzo per distruggere l'anello del potere. Solo in quel lungo viaggio capiranno entrambi che non potranno essere solamente due semplici amici, capiranno cos'è l'amore...e i sacrifici che devono esser fatti per garantire la felicità dell'altro. Niente avrebbe potuto separarli...fino a quel fatidico giorno.
Ma la loro storia verrà messa a repentaglio dal signore oscuro in persona, che si manifesterà in un modo ancor più pericoloso tramite un solo, piccolo Anello.
La mia storia è presente anche su Wattpad✌🏻❤️
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Frodo, Sam, Sauron, Smeagol
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Vivevo con mio padre Hamfast Gamgee in via Saccoforino ad Hobbiville. La Contea era una meraviglia, conoscevo ogni albero, ogni filo d'erba, ogni posticino dove mi nascondevo per giocare. Beh...in realtà giocavo da solo. Ero un bambino molto timido e non riuscivo a fare amicizia con nessuno. Di giovani Hobbit era pieno. I più vivaci, forse i leader del gruppo erano Meriadoc Brandibuck e Peregrino Tuc, ma da tutti chiamati solo con i diminutivi Merry e Pipino. Sembravano inaffidabili ma simpatici. Volevo giocare con loro, ma allo stesso tempo preferivo restare da solo ad esplorare le bellezze della Contea e aiutare mio padre con i fiori e le piante di casa mentre lui faceva il Gaffiere al Pub. Avevo sei anni quando lo vidi per la prima volta. Abitando vicino a casa Baggins, la casa del signor Bilbo, non fu proprio un colpo di fortuna. Stavo annaffiando accuratamente le piantine fuori casa mia, come ogni giorno, mio padre era a lavorare e la mia curiosità era al culmine a quell'età. Sapevo che Bilbo non riceveva molte visite, e non gli andavano a genio i visitatori. Se ne stava segregato in casa a scrivere non so cosa per quasi tutta la giornata. Ma quel giorno cambiò. Notai che alla sua porta si cinsero tre Hobbit di statura più alta e snella rispetto a quelli dì Hobbiville. Un uomo non molto robusto, con capelli ricci e biondi come il miele, una giovane donna dai capelli ramati e mossi, che bussò alla porta. Per la mano aveva un bambino, forse della mia età, ricciolino con un dolce sorriso sul volto mentre osservava una farfallina blu posarsi da fiore a fiore. Il mio sguardo era molto curioso verso quel piccolo hobbit. Non riuscivo ad intravedere ogni suo dettaglio, fino a che entrarono e non lì vidi più. Sapevo di non poterlo fare, ma avevo solo sei anni, troppo piccolo per sapere cosa era giusto. Posai L'annaffiatoio a terra e mi diressi verso casa Baggins, in cima alla collina. Sbriciando dalla finestra riuscii ad intravedere il signor Bilbo molto entusiasta nel vedere quelle persone. Abbracciò forte il bambino che lui ricambiò con un sorriso, dopodiché si misero tutti seduti. Non sentii molto, solo che era tanto tempo che non venivano ad Hobbiville, e vari saluti. I loro nomi erano Drogo Baggins e Primula Brandibuck provenienti dalla Terra di Buck in una casa che sentii si chiamava Villa Brandy. Conoscevo la Terra di Buck nella Contea, ma mio padre non mi ci aveva mai portato. Non appena Bilbo pronunciò il nome del bimbo, mentre lo prendeva in braccio, non so il perché ma il mio cuore perse di un battito. Frodo. Frodo era il suo nome. Ad un tratto scivolai, ma per fortuna non si accorsero di nulla. O almeno era quello che credevo. Quando sbirciai di nuovo, il piccolo Frodo non era più nella stanza. Lo cercai con gli occhi fino a che sentii una vocina sottile dietro di me "Ciao." Disse. Io trasalii e scivolai di nuovo. Quando riaprii gli occhi ero a testa in giù con i piedi all'aria, sbattei le palpebre più volte accorgendomi che sopra di me c'era il bimbo che mi copriva dal sole "Scusa. Non volevo spaventarti." Esclamò. Io non riuscivo ad alzarmi. Rimasi imbambolato osservando il visino del piccolo Frodo da vicino, per la prima volta. La prima cosa che notai furono i suoi occhi celesti. Erano belli come l'oceano anche se lo avevo visto solo dai disegni di mio padre. Il suo viso era estremamente delicato solo al semplice sguardo. La sua pelle era bianca e priva di imperfezioni e Il suo nasino aveva una forma perfetta. Le sue guance erano rosee come il cielo al tramonto e gli zigomi erano piuttosto accentuati. Mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi e quella fu la prima volta che lo toccai "Dispiace a me." Borbottai giocando con le pellicine delle mie dita. Non osavo guardarlo, mi sarei bloccato ancora. "E perché mai?" Mi domandò. Cosa avrei potuto dirgli? Che li stavo spiando tutti? "I-io..." non riuscii a dire altro. "Non importa. Sai, anche a me piace curiosare. Anche troppo." A qual punto lo guardai. Aveva un sorrisetto da birbante, ma anche se fosse stato un furbacchione, io non lo avrei notato. Aveva un facchino troppo dolce per essere come Merry e Pipino. "Sono Frodo Baggins!" Esclamò allungando una mano verso di me. "Sam-Samwise Gamgee." Borbottai ancora. "Samwise..." mi studiò approfonditamente "Sam." Disse infine "Sam è meglio." Il modo in cui pronunciò il mio nome mi fece brontolare lo stomaco. Scandì ogni singola lettera. Non ci avevo mai pensato in effetti, tutti mi chiamavano sempre Samwise, ma Sam suonava meglio, molto meglio. "Tu non trovi?" Mi domandò non ricevendo riposta da me. "C-credo di si. Si, piace anche a me." Feci un discreto sorriso. Ci sorridemmo ancora, la mia bocca si aprì per dire qualcosa, ma non emessi alcun suono a causa della porta di casa Baggins che si aprì violentemente. "Frodo Baggins!" Gridò la madre che si teneva i lembi del vestito per non farlo toccare terra "Mi fai sempre spaventare. Ti ho detto mille volte si non sparire così!" Sbuffò "Sei anni e già mi sembri come tuo zio, in cerca di avventure." Frodo si girò, voltandomi le spalle e incrociò le braccia "Mi dispiace mamma. Non accadrà più." Lei prese un sospiro e si chinò su di lui accarezzandogli la guancia "Lo spero." Sorrise e poi guardò me "Ciao! Sarai stato tu ad attirare l'attenzione di mio figlio." Mi sorrise amorevolmente. Notai che aveva gli stessi lineamenti di Frodo, ma i suoi occhi erano castani come il cioccolato. "Sono io signora. Mi scusi." Bofonchiai. "Non c'è niente di cui scusarsi. Vi siete già presentati voi due?" La donna aveva una voce melodiosa, avrei potuto ascoltarla per ore. "Lui è Sam." Intervenne Frodo sorridendomi. "Ma che bel nome." Disse Primula "Mio figlio non ci mette molto a fare amicizia come hai potuto vedere...Sam." Poi si rivolse a suo figlio "Ma Frodo dobbiamo proprio andare adesso. Tuo zio Bilbo vuole sapere ogni cosa." Sorrise. "E io voglio ascoltare le sue storie!" Esclamò Frodo entusiasta "Spero non ti influenzino troppo." Commentò la madre "Conosco benissimo la tua curiosità signorino!" Frodo si rivolse a me "Ci vediamo Sam. Possiamo giocare domani se ti va." Quella sua proposta mi fece venire gli occhi lucidi. Voleva giocare con me? Io?! Il goffo, paffuto e imbranato Samwise? "Ma si che mi va." Risposi "C-ci vediamo domani." Lui fece un dolce sorriso a trentadue denti e mi salutò con la mano. I nostri occhi si seguirono a vicenda fino a che non ci vedemmo più. Tornai a casa lentamente tra i pensieri nella testa, mio padre sarebbe tornato a casa tardi come ogni giorno. Anche se avevo solo sei anni ero già molto indipendente. Quella sera non avevo molte fame. Mangiai solo qualche pomodoro raccolto quella mattina e mi misi a letto. A quel punto la mia mente ricominciò a pensare a quel bimbo di nome Frodo. Come primo approccio sembrava simpatico. Avrei davvero voluto che diventasse mio amico, volevo giocare con qualcuno. E quel qualcuno era proprio Frodo Baggins. Il giorno dopo mi svegliai molto presto, era appena sorto il sole e per mio padre era una vera novità. Mentre lui faceva colazione io avevo già finito. Sparecchiai e entusiasta aprii la porta "Dove vai Samwise?" Chiese mio padre. "Ehm io...da un mio amico. A giocare." Lui sorrise "Un tuo amico? Così presto?" Fece finta di nulla, ma sapevo che era felice per me di aver sentito la parola amico uscire dalla mia bocca. "Non lo so." Non ci avevo pensato. Non ci eravamo lasciati un orario. "C-credo di si." "Stai attento. E non allontanati troppo, ci siamo intesi?" "Certo!" Risposi di corsa e uscii dalla porta diretto verso casa Baggins. Solo una volta arrivato mi accorsi che era davvero troppo presto. In giro c'erano solo contadini. Le luci di casa Baggins erano spente, stavano ancora tutti dormendo. Mi ero fatto prendere dall'entusiasmo, ma non volevo tornare a casa. Non volevo far spegnere il sorriso di mio padre. Così passai l'intera mattinata da solo come ogni giorno. Vidi Merry e Pipino giocare a rincorrersi, ma non volli raggiungerli. Come sempre preferivo rimanere in penombra. L'unica persona che avrei voluto incontrare era Frodo Baggins, così da un cespuglio mi affacciai per vedere se le luci della casa erano accese, ma niente. Decisi di tornare a casa mia. Mio padre se ne era già andato al pub a lavorare. Si era fatto mezzogiorno, ma di Frodo non c'era traccia. Pranzai con il cibo che papà mi lasciò a tavola e poi uscii in giardino a sistemare i fiori. Era il mio passatempo preferito, ma all'improvviso sentii di nuovo quella vocina dietro di me che mi fece trasalire, mi spaventò afferrandomi per le spalle "Booh!" Gridò. Io trasalii facendo cadere gli attrezzi da giardino, poi mi girai e rividi i suoi occhioni blu davanti a me "Ti ho fatto paura?" Disse sorridendo. Io mi poggiai la mano sul petto sentendo il mio cuore battere velocemente per lo spavento "Si! Mi hai fatto paura." "Lo sapevo." Non smetteva mai di sorridere "Allora? Andiamo a giocare?" Feci un sorriso a trentadue denti e lo seguii. Non mi piaceva addentrarmi troppo nel bosco vicino Hobbiville, ma vedevo il piccolo Frodo felice che correva estendendo le braccia, con i riccioli castani per il vento, rese felice anche me. "Vedi quel fiume?" Mi domandò. "È il Brandivino?" Cercai di indovinare. "No schiocchino! È uno dei suoi affluenti." Io mi accigliai "Cos'è un affluente?" Lui sorrise ancora "Come fai a non saperlo Sam?" Io scrollai le spalle. "Vediamo chi fa prima!" Esclamò cambiando discorso e partì senza preavviso. "Sei partito prima!" Gridai io e lo inseguii. Ci fu un tratto in cui correvano alla stessa velocità, mi girai verso di lui e lo vidi correre. Fu come se in quel momento il tempo si fece più lento, così che potevo vedere ogni suo dettaglio mentre si muoveva. Poi mi guardò e fece per correre ancora più veloce superandomi e arrivando per primo. Quando arrivai anche io lui si stese sul prato con il fiatone, lo imitai. "Non vale." Scherzai. "Si che vale. Sono più veloce di te Sam." "Questo è ancora da vedere!" Scoppiammo a ridere all'unisono e poi si alzò di scatto "Io parto domani." Mi sedetti. "Torni a casa?" "Nella terra di Buck, si." Vedevo nel suo volto un sorriso forzato. "Ho capito." Risposi. Giocammo a rincorrerci fino al tramonto, poi lui dovette preparare le valige, così riprendemmo la strada si casa in silenzio. Una volta davanti casa Baggins non potei fare a meno di chiederglielo "Tornerai?" Quella domanda lo fece sorridere di nuovo "Credo di si. Bilbo mi ha parlato di un mago che verrà il giorno in cui io tornerò." Anche io sorrisi "Un mago?" Lui scrollò le spalle con fare misterioso. "A presto Samwise Gamgee." Il modo in cui pronunciò attentamente e lentamente il mio nome mi fece venire un leggero brivido dietro la schiena. "A presto Frodo Baggins." Rientrò in casa sorridendomi in modo dolce fino a che la porta si chiuse. Avevo l'impressione che non avrei rivisto quel bimbo per molto tempo. Eppure fu l'unico che voleva giocare con me. Fu il primo amico che ebbi in tutta la vita.
   
 
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